Il “futuro della SEO” va al di là della classica lotta per la visibilità con competitor e regole degli algoritmi, diventando una vera sfida contro l’intelligenza artificiale. Il nodo centrale diventa, infatti, come riuscire a far preferire i nostri contenuti non solo agli utenti, ma anche agli algoritmi di AI che stanno invadendo questo campo, come dimostra l’interesse generato da SearchGPT. All’Advanced SEO Tool 2024 a Milano abbiamo parlato proprio di questo, grazie al test del nostro Ivano Di Biasi, che ha dimostrato in che modo possiamo “dialogare” con i motori di ricerca AI e, soprattutto, quali sono gli strumenti che già abbiamo per influenzarli. Con una strategia ben studiata e l’utilizzo intelligente di SEOZoom, Ivano ha saputo catturare l’attenzione della community SEO più tecnica d’Italia, vincendo il premio come miglior esperimento SEO del 2024. Vediamo nel dettaglio come ci è riuscito e cosa possiamo imparare dal suo lavoro.
Come convincere l’AI a scegliere il nostro contenuto: il test di Ivano Di Biasi
Tutto è partito da un’idea ambiziosa: comprendere come i motori di ricerca basati su intelligenza artificiale analizzano e scelgono i contenuti, e come, attraverso un approccio strategico e ragionato, possiamo incidere sul loro funzionamento per far sì che i nostri articoli emergano tra miliardi di pagine.
L’obiettivo di Ivano Di Biasi era quello di dimostrare come sia possibile manipolare i risultati dei motori AI proprio come facciamo già per Google, utilizzando le corrette ottimizzazioni di contenuti. Il cuore del test si è infatti concentrato sul comportamento dell’intelligenza artificiale e sulle sue preferenze in fatto di contenuti, esaminando come un sistema di AI — potenzialmente simile a quello che utilizzeranno i principali motori di ricerca del futuro — sceglie e classifica i risultati. La tesi di fondo è che per emergere il contenuto deve essere utile e rilevante, e al tempo stesso che il motore di ricerca AI può – se guidato nel modo giusto – capire quale testo risponde meglio alle esigenze dell’utente, premiandolo con un posizionamento migliore rispetto ad altri.
L’esperimento ha quindi preso forma concentrandosi su una necessità sempre più centrale nella SEO attuale: l’intenzione dell’utente — lo scopo reale dietro una ricerca, non le keyword in sé. La fase iniziale è stata identificare in modo chiaro e preciso le domande che gli utenti si pongono, specialmente quelle che corrispondono a un bisogno informativo o decisionale. A tal fine, SEOZoom ha svolto un ruolo fondamentale, quale strumento capace di garantire un’analisi dettagliata delle keyword e delle FAQ di Google (presenti nel box People Also Ask e non solo), diventate già oggi — e saranno ancora di più in futuro — vere e proprie keyword.
Le fasi del test: dall’analisi delle domande all’esigenza dell’utente
Nella prima fase del test (condotto prima del lancio definitivo di SearchGPT, ndr), Ivano ha utilizzato proprio le FAQ individuate in SERP da SEOZoom con il Question Explorer per intercettare l’intento di ricerca specifico degli utenti in una nicchia molto settoriale, nell’ottica di creare contenuti che rispondessero in modo non generico, ma mirato. Non si è semplicemente limitato a rispondere al quesito, ma si è concentrato su come quella risposta fosse strutturata e presentata.
Più precisamente, il nostro CEO ha iniziato ad analizzare le domande reali degli utenti in una nicchia specifica — nel caso del test, si è concentrato sull’operazione della cataratta: attraverso SEOZoom, ha eseguito una ricerca accurata delle keyword correlate e delle domande frequenti che gli utenti pongono su questo argomento, generando un vasto elenco di oltre 500 parole chiave. L’intento era capire perché e come le persone cercassero determinate informazioni, riconoscendo la loro reale esigenza, per poi mettere a punto contenuti che non solo rispondessero, ma anticipassero anche eventuali dubbi e preoccupazioni.
Attraverso l’uso delle giuste risorse linguistiche e di una sintesi ben organizzata delle informazioni, i testi prodotti non si limitavano a rispondere alle query, ma lo facevano in modo naturale, comprensibile e senza forzature, grazie anche all’utilizzo dei nuovi tool per copywriter di SEOZoom basati su AI. Nello specifico, è stata data particolare enfasi ai rischi e ai benefici dell’operazione di cataratta, affrontando le paure dei potenziali pazienti e rassicurandoli.
Il risultato finale del test è interessante: non è tanto l’inserimento massiccio di keyword a garantire il posizionamento migliore (pratica che va, ormai, quasi in disuso), ma al contrario è la cura dei dettagli e l’attenzione alla completezza e accuratezza delle informazioni, presentate in modo fluido e coerente, che riescono davvero a fare la differenza. Questi fattori di ottimizzazione, come l’empatizzazione con l’utente, l’uso di una terminologia precisa, la capacità di trasmettere emotività al lettore e farlo immergere nel contenuto, sono diventati elementi imprescindibili per il successo di una pagina, non solo per gli utenti umani, ma anche agli occhi dell’AI.
L’ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca AI
Nel test, Ivano ha quindi sperimentato con “vere e proprie prove di persuasione“, adottando delle tecniche di scrittura che spingessero l’AI a preferire i suoi contenuti. Come ci è riuscito? L’elemento centrale è stato l’analisi delle abitudini dell’utente e l’adattamento del contenuto seguendo una narrativa che rispettasse le intenzioni di ricerca. Non bastava rispondere, ma occorreva capire come quella risposta poteva essere percepita dall’AI e dall’utente finale. L’AI, infatti, grazie alla capacità di processamento linguistico avanzato che possiede, riesce a distinguere nel testo se vi è una scorrevolezza fluida, se le informazioni sono accurate e se la risposta è coerente con quanto richiesto.
Da questo abbiamo tratto una lezione importante: posizionarsi bene con i motori di ricerca AI based significa adattare i contenuti al contesto e all’intenzione dell’utente, senza fissarsi eccessivamente su schemi fissi quali keyword density o lunghezza del testo come fattori predominanti. Il test ha dimostrato come, anche tramite l’uso di intelligenza artificiale per scrivere testi e la precisione nel formulare risposte, i contenuti possono realmente “convincere” l’AI a preferire quei contenuti rispetto agli altri, portandoli in prima posizione senza alcuna forzatura palese sul testo.
Pertanto, la SEO di oggi (e ancor di più quella di domani) non ruoterà più intorno alla semplice ottimizzazione dei fattori tecnici, ma dovrà essere incentrata sulla qualità del contenuto: la completezza, la precisione terminologica, la capacità di catturare l’attenzione dell’utente e di fornire una risposta adeguata e verificata. Il modello dei motori basati su intelligenza artificiali come quello testato è sempre più orientato verso una comprensione reale e profonda dei bisogni dell’utente, ed essere in grado di soddisfare queste esigenze in modo esaustivo è la vera chiave per far emergere il proprio sito.
L’AI, infatti, è oggi in grado di leggere e comprendere i testi in modo simile a come lo farebbe un essere umano e, pertanto, riconosce valore quando le informazioni sono accurate e ben rappresentate. In questo contesto, SEOZoom ha giocato un ruolo cruciale per monitorare l’efficacia del contenuto e valutare come la pagina potesse migliorare il suo posizionamento organico.
Ivano ha raggiunto l’obiettivo di “convincere” l’intelligenza artificiale della validità del suo contenuto lavorando su una terminologia specialistica, ma allo stesso tempo empatica, che si connettesse ai bisogni emotivi del lettore. L’AI non cerca solo la risposta corretta, ma anche quella che sembra più adatta alla percezione del bisogno dell’utente.
E quindi noi non dobbiamo limitarci a creare testi per un robot basato su logiche rigide, ma per un sistema che sa leggere, interpretare e scegliere la migliore risorsa per l’utente finale.
L’evento Advanced SEO Tool e il premio AST SEO Test
Come detto, il test di Ivano è stato presentato all’Advanced SEO Tool 2024, in una cornice che univa interventi pratici e altamente tecnici su temi emergenti nel campo dell’ottimizzazione per motori di ricerca. Con la Spacca Google Edition, l’evento ha messo al centro la community SEO più tecnica d’Italia, radunando alcuni tra i nomi più importanti del settore per confrontarsi su scoperte e strategie innovative.
Il format vede i relatori e relatrici sfidarsi non solo con webinar e case study, ma anche su “test reali” volti a dimostrare in che modo le tecniche presentate possano concretamente funzionare nel mondo reale della SEO. Ogni esperimento viene votato dai partecipanti, e il successo del test di Ivano Di Biasi prova quanto la sua idea abbia saputo catturare l’interesse della community.
Al termine della giornata, il test di Ivano è infatti stato riconosciuto come miglior esperimento SEO dell’anno, un premio che dimostra il continuo impatto e le potenzialità future di queste tecniche.
Ad accompagnare il test di Ivano c’è stato il lavoro di Elisa Contessotto, che ha portato uno studio altrettanto affascinante, incentrato su come l’intelligenza artificiale, utilizzando strumenti come ChatGPT, può diventare un motore di ricerca alternativo. Il suo lavoro ha coinvolto un campione di 71 persone, analizzando le risposte fornite dalle AI e comparando queste selezioni con quanto avrebbero suggerito veri esperti del settore. Quello che è emerso dal suo test è una riflessione importante su come l’AI sceglie le risorse dimostrando che, se da una parte dominano i brand conosciuti, dall’altra ci sono anche spazi per realtà più piccole che sanno rispondere in modo preciso alle esigenze dell’utente.
Questa combinazione di studi ha messo in luce una cosa: sia Ivano che Elisa hanno dimostrato che siamo di fronte a una nuova frontiera dell’ottimizzazione. Non si tratta più solo di SEO tradizionale, ma anche di saper adattare i contenuti agli algoritmi AI e di far emergere brand piccoli e grandi nel modo giusto.