Oggi gli utenti danno per scontata la possibilità di cercare su di un sito ciò che desiderano quando lo desiderano, ottenendo risultati immediati e pertinenti. In realtà, per molti progetti online la ricerca interna è un “orpello” e non uno strumento aziendale, e quindi impostano sul sito un box di ricerca generica o uno strumento non ottimizzato, che non porta benefici e rischia addirittura di allontanare gli utenti. Pertanto, se le attività SEO e SEM funzionano e stanno effettivamente portando le persone sulle pagine, abbiamo un modo per sfruttare queste visite, ricavandone preziose informazioni da tradurre in un percorso di ricerca e navigazione efficace e funzionale. Il primo passo è semplice, e consiste appunto nell’impostare strategicamente una barra di ricerca interna al sito con cui tracciare e analizzare le ricerche fatte dagli utenti, che possono aiutarci a ottimizzare il traffico organico e aumentare le entrate e le conversioni.
Che cos’è la ricerca interna al sito o on-site search
Chiamata in inglese on-site search o internal search, la ricerca interna al sito è una funzionalità che permette agli utenti di cercare contenuti specifici all’interno di un dominio web, inserendo la query desiderata in una barra di ricerca appositamente integrata all’interno delle pagine.
Se ben implementata, questa funzione trasforma il sito in una biblioteca digitale dove ogni informazione è facilmente reperibile, consentendo agli utenti di visualizzare in modo veloce prodotti, articoli o servizi che non riescono a trovare a colpo d’occhio scorrendo le categorie, oppure che chiamano in maniera differente.
In genere, questa feature si presenta come un semplice box di ricerca bianco, che permette a ogni persona di digitare un termine o una query più lunga e di ottenere in risposta un elenco di risultati delle pagine pertinenti di quel sito, quelle che probabilmente contengono ciò che sta cercando. Per questo, una funzione di ricerca interna sul sito web può rivelare molto sugli interessi e sulle aspettative dei clienti, oltre che rappresentare una fonte di informazioni per migliorare pagine e contenuti.
Perché è utile la ricerca interna
La internal search non è soltanto un mezzo per agevolare l’esperienza degli utenti, ma è anche un sistema per ottimizzare vari aspetti del nostro progetto grazie all’analisi del comportamento e dell’interazione delle persone che realmente lo utilizzano.
La ricerca interna personalizzata del sito è una funzione cruciale che consente di raggiungere obiettivi aziendali e di garantire un’esperienza cliente fluida, perché offre informazioni più certe grazie alle quali è possibile testare, modificare e iterare il percorso di navigazione e gli stessi contenuti, per garantire che siano sempre di prim’ordine per gli utenti.
Sapere cosa vuole il pubblico è la chiave per creare contenuti di alta qualità, ma nella costruzione e nell’architettura del sito non è possibile prevedere tutte le esigenze degli utenti: per quanto la tassonomia sia precisa ed efficace, ci saranno sempre dei fattori che sfuggiranno alla progettazione perché legati a momenti o richieste specifiche.
Ecco quindi che quella che apparentemente è solo una casella di ricerca diventa (grazie ovviamente a un’efficace capacità di analisi dei dati ricavati) un aspetto essenziale del modo in cui i visitatori interagiscono con il sito web, per tracciarne il comportamento e ottenere informazioni importanti su possibili limiti dell’architettura del sito, sulle modalità di navigazione e – in alcuni casi – anche sulle parole chiave usate o non usate.
Rendere i contenuti di facile accesso e scoprire eventuali lacune – nei testi o nell’organizzazione strutturale del progetto – sono alcune delle principali sfide SEO. Inoltre, sappiamo bene come la user experience stia diventando sempre più importante per chi ha un sito, anche nell’ottica della Google Page Experience, e avere una scarsa UX può limitare la customer journey perché crea dei blocchi alle conversioni.
E quindi, se mettiamo gli utenti nelle condizioni di trovare ciò che cercano con facilità, avremo visitatori più propensi a rimanere sul sito, riducendo il tasso di rimbalzo e aumentando le possibilità di conversione o di engagement.
Quali sono i vantaggi per gli utenti
In estrema sintesi, impostare correttamente una barra di ricerca interna consente ai clienti di navigare nel sito più facilmente e rapidamente, anche senza dover passare attraverso più menu: è sufficiente digitare ciò che stanno cercando e il sistema troverà il contenuto pertinente per loro, indirizzandoli alla pagina giusta. È quindi un modo diretto per portare le persone esattamente dove vogliono andare, verso la pagina più appropriata per la loro esigenza.
Ci sono poi almeno altri tre benefici tangibili e immediati per gli utenti che possono usare una onsite search personalizzata:
- Riduzione degli attriti nella ricerca di prodotti o servizi
Alcuni studi rivelano che il 43% dei visitatori di un sito web utilizza immediatamente la barra di ricerca interna: la maggior parte dei visitatori, infatti, non è a conoscenza della struttura del sito e preferisce non perdere tempo a navigare alla ricerca di informazioni. Con la personalizzazione, il processo di ricerca diventa più diretto ed efficiente, superando le complessità di siti web e app di oggi che, spesso, sono densi di contenuti in vari formati, distribuiti su micrositi e sottodomini. Inoltre, gli acquirenti che utilizzano la barra di ricerca nei siti di e-commerce tendono a spendere fino a 2,6 volte in più rispetto a chi non la utilizza, e quindi la barra di ricerca interna è un ponte efficace tra gli utenti con un’intenzione d’acquisto marcata e le loro esigenze, senza costringerli a navigazioni complesse o a ricerche basate su tentativi ed errori.
- Pertinenza accresciuta per ogni query
Spesso gli utenti si scontrano con risultati di ricerca imprecisi, insufficienti o completamente irrilevanti, se il motore di ricerca non è configurato tenendo conto delle aspettative specifiche dei clienti e del settore. Serve quindi assicurare la pertinenza, che si articola in due aspetti fondamentali: corrispondenza e classificazione. La corrispondenza si riferisce alla capacità di trovare record rilevanti per una query, tollerando errori di battitura e comprendendo sinonimi o frasi alternative. La classificazione assicura che i risultati più adatti siano quelli più visibili. Gli strumenti di ricerca avanzati interpretano il comportamento online dell’utente per soddisfarne aspettative ed esigenze, personalizzando i risultati in base al profilo dell’utente, e questo si traduce in risultati su misura per ogni visitatore, che possono incrementare la soddisfazione e i tassi di conversione.
- Miglioramento dell’UX per i visitatori del sito
Un elenco lungo e disordinato di risultati può frustrare qualsiasi utente: con la ricerca personalizzata ogni persona vedrà in evidenza i risultati più rilevanti per la sua esperienza, con filtri e sfaccettature che renderanno l’interfaccia più intuitiva, anche nelle ricerche complesse. Inoltre, è possibile estrarre contenuti da diverse aree del sito per ridurre il numero di ricerche che l’utente deve effettuare.
Oltre a guidare rapidamente i clienti verso la conversione, una ricerca interna ottimizzata e personalizzata può sorprendere piacevolmente l’utente, facendogli scoprire contenuti o prodotti inaspettati: possiamo configurare le impostazioni per mostrare prodotti correlati, articoli stagionali o in promozione nei risultati di ricerca per determinate query, stimolando ulteriori interazioni con il sito.
Gli effetti positivi sul sito e sul brand
Cambiando ottica, sono molteplici anche i motivi per cui la ricerca interna personalizzata offre un vantaggio competitivo fondamentale per il sito, il brand o l’azienda – dopotutto, la soddisfazione degli utenti nelle ricerche si traduce in un successo diretto per l’attività.
- Scoprire le intenzioni del cliente
Una delle principali sfide per le aziende è comprendere cosa stanno cercando i clienti, spesso a causa di una mancanza di dati certi sugli interessi degli stessi. La ricerca interna personalizzata ci offre una finestra diretta su queste informazioni vitali. I consumatori, di fronte a un bisogno, si affidano alla ricerca e si aspettano risultati immediati e precisi. Questi “momenti immediati” rappresentano l’opportunità perfetta per connettersi con i clienti e comprendere le loro intenzioni. Ogni ricerca effettuata diventa così una miniera di dati analizzabili che ci permettono di accedere all’espressione diretta delle esigenze degli utenti, offrendoci approfondimenti strategici per il nostro business.
- Migliorare la rilevabilità dei contenuti
Un altro ostacolo è garantire che tutti i contenuti siano facilmente reperibili: con la crescita di un sito web, localizzare informazioni specifiche può diventare complesso, e alcune pagine, prodotti o dati possono essere più accessibili attraverso la ricerca interna piuttosto che tramite la navigazione tradizionale.
A condizione che il sito sia ben organizzato e indicizzato, la ricerca interna può analizzare ogni elemento e rendere tutti i contenuti rilevabili, indipendentemente dal numero di pagine o documenti presenti sul sito.
Gli strumenti di ricerca interna dotati di interfacce di ricerca federata sono particolarmente potenti, poiché possono eseguire ricerche simultanee su più indici: con una sola query, un’interfaccia di ricerca federata può mostrare risultati misti come post di blog, FAQ e prodotti in un layout chiaro e intuitivo, dove la pertinenza è calibrata sulle esigenze specifiche dell’azienda e dell’utente. Un motore di ricerca federato efficace può anche includere sinonimi e correggere errori di battitura, aumentando così le probabilità di fornire risultati pertinenti al cliente. In questo modo, la ricerca interna ottimizza le possibilità che gli utenti trovino ciò che cercano, incrementando i tassi di conversione senza richiedere sforzi aggiuntivi da parte nostra.
La ricerca personalizzata ci permette, come detto, anche di mettere in evidenza prodotti o informazioni che gli utenti potrebbero non scoprire navigando il sito in modo convenzionale, guidandoli così verso scoperte inaspettate che possono arricchire la loro esperienza e stimolare l’interesse verso aspetti del nostro brand che altrimenti potrebbero rimanere inesplorati.
Una leva per migliorare la SEO
In tale ottica, quindi, incorporare una ricerca interna al sito efficiente e ben visibile non è solo una questione di facilitare la navigazione agli utenti, ma è una strategia che si inserisce a pieno titolo nelle pratiche di ottimizzazione SEO. Un sito che comprende e soddisfa le esigenze informative dei propri visitatori può riuscire a costruire meglio autorevolezza e fiducia, sia nel pubblico sia nei confronti dei motori di ricerca.
La relazione con la SEO è particolarmente rilevante: una ricerca interna ottimizzata aiuta a distribuire il valore dei link interni, guidando gli utenti verso pagine che altrimenti potrebbero rimanere inesplorate. Inoltre, analizzando le query inserite nel box di ricerca possiamo ottenere preziosi insight sulle intenzioni degli utenti, attraverso cui ottimizzare i contenuti per rispondere ancora meglio alle loro esigenze. Questo non solo migliora la rilevanza del sito agli occhi dei motori di ricerca ma può anche ispirare la creazione di nuovi contenuti che colmino eventuali lacune informative.
Sfruttare le informazioni della ricerca interna per ottimizzare il sito
In particolare, la ricerca interna può servirci a scoprire alcune delle lacune nell’architettura o nei contenuti e a sfruttare al meglio il traffico esistente, ritrovando informazioni che rischiano altrimenti di passare inosservate.
Tracciando i risultati delle query immesse direttamente dagli utenti possiamo ad esempio verificare se alcuni prodotti sono difficili da trovare all’interno del sito, se sono stati nominati in modo poco efficace (usando varianti del termine più ricercato ed effettivamente utilizzato), o ancora se ci sono keyword correlate o latenti e nuove categorie che potrebbe essere utile inserire nel menu.
Possiamo anche verificare che i nostri contenuti – siano pagine prodotti, notizie o articoli del blog – rispondano davvero agli argomenti che interessano i visitatori e che li spingono a una ricerca nel box apposito, e soprattutto trovare nuove idee. Se gli utenti cercano prodotti specifici che non vendiamo – ma sono attinenti a quelli dell’eCommerce e possono diventare una possibile fonte di business – o se sono incuriositi da notizie o topic non trattati, possiamo pensare di aggiungere tali contenuti e rispondere quindi alle richieste del mercato.
Importante è anche comprendere da quale pagina parte la ricerca, perché questa informazione ci consente di capire se ci sono carenze nei contenuti o se ci sono prodotti che meritano di avere una visibilità maggiore (perché nascosti o molto richiesti in quel momento particolare).
Perché la internal search serve alla SEO
Negli ultimi anni, la on-site search ha recuperato centralità nei discorsi degli esperti di SEO e digital marketing, che ne hanno riconosciuto il valore per la causa più ampia del sito.
Una conferma è arrivata anche dall’intervento di Stephen Rahal, director of product marketing at Coveo, nel corso di SMX Next 2022, che, come riportato da Search Engine Land, si è soffermato proprio sulla funzionalità di ricerca interna al sito e sui suoi vantaggi per la strategia di crescita del progetto.
“I contenuti sono diventati lo strumento principale che utilizziamo per creare un dialogo con i nostri potenziali clienti e per coltivare relazioni con i nostri clienti online: per attirare la loro attenzione e impegnarli in una conversazione devono essere rilevanti e preziosi, ma anche interattivi“, ha detto. E per aiutare i nostri sforzi nella creazione di contenuti di qualità possiamo usare proprio la internal search, che rappresenta un’utile bussola per orientarci tra la sovrabbondanza di informazioni negli spazi digitali, che può rendere difficile sapere cosa vogliono i clienti dalla nostra organizzazione, perché è in grado di ridurre il rumore e fornire informazioni utili sui clienti.
Secondo Rahal, ci sono almeno 3 motivi per cui la on-site search può aiutare la crescita della nostra strategia digitale, ovvero:
- Fornisce dati sulle intenzioni degli utenti.
- Può migliorare le esperienze degli utenti.
- Può aiutare a migliorare i tassi di conversione.
Vediamo nel dettaglio cosa significano questi aspetti e come si raggiungono questi obiettivi.
- Ricerca interna al sito e search intent dei veri visitatori
L’obiettivo di un motore di ricerca interno al sito è “ovviamente quello di restituire i migliori risultati per la query, e la comprensione del linguaggio è fondamentale per restituire i migliori risultati”, spiega Rahal, per il quale “il modo in cui le persone effettuano le ricerche è spesso diverso dal contenuto creato attorno a un brand”.
Pertanto, la casella di ricerca del sito è un ottimo strumento per capire come le persone usano la lingua e può effettivamente mostrare agli esperti di marketing quali parole usa il loro pubblico, che è un modo che può rivelare il vero search intent. Queste informazioni vanno infatti oltre una keyword research basic, perché offrono insights più precisi e in tempo reale che i marketer possono sfruttare nei loro contenuti.
Le informazioni che possono provenire dalla casella di ricerca sono estremamente potenti, perché gli utenti che usano questa funzionalità esprimono il loro intento, la query che inseriscono, e i sistemi dei motori ricerca interna eseguono una ricerca per parola chiave, abbinando le parole nella query con le parole nei contenuti o nei prodotti andando oltre alla semplice e basica keyword research, dando (a chi sa analizzarli) una vasta gamma di segnali che possono servire ad aumentare la pertinenza.
- Internal search per migliorare l’user experience
“Le persone non mentono alla casella di ricerca”, afferma Rahal, e in effetti gli utenti sono piuttosto schietti quando inseriscono una query di ricerca nel box, che grazie a questa trasparenza possono diventare una delle maggiori risorse che abbiamo per ottimizzare l’esperienza del cliente.
Le informazioni dettagliate sui dati di ricerca on site possono infatti aiutare i professionisti del marketing a creare migliori esperienze sul sito: che si tratti di individuare i tipi di ricerca di contenuti a cui sono più interessate le persone o di determinare quanto sia facile per loro trovare le pagine più importanti, la ricerca sul sito ha il potenziale per migliorare drasticamente il coinvolgimento degli utenti.
Ci offre informazioni sulla lingua, su cosa pensano e su cosa stanno cercando, ma ci supporta anche nell’ottimizzazione delle esperienze che stiamo creando all’interno del dominio.
- On-site search per supportare le conversioni
Applicare le informazioni così ricavate e intervenire per migliorare il processo e la navigazione degli utenti può portare naturalmente a offrire un servizio complessivamente più efficace e anche ad alzare i tassi di conversione.
In un esempio citato da Rahal, il sito di una gioielleria statunitense aveva quasi messo fuori produzione un prodotto finché non ha visto i dati di ricerca interna: per la precisione, quell’articolo stava andando benissimo nel canale all’ingrosso, ma non così bene sul lato della vendita al dettaglio, ma solo analizzando i dati delle query di ricerca hanno scoperto che quel prodotto era il più cercato dai consumatori al dettaglio.
Il problema non era la mancanza di interesse, ma la difficoltà di rifornimenti, di quantità inferiori alle richieste: grazie al volume delle ricerche interne, il team di marketing ha scoperto che i clienti del sito cercavano effettivamente quel prodotto non trovandolo sempre disponibile, e ciò ha incoraggiato il brand ad aumentare i rifornimenti, col risultato che il tasso di conversione degli acquisti e-commerce del marchio è aumentato del 587%.
Come impostare un box di ricerca: tecniche e best practices
Passando agli aspetti pratici, posizionare e configurare il box di ricerca richiede alcuni accorgimenti, perché non basta aggiungere semplicisticamente un widget al sito per ottenere i risultati e i dati sperati. Inoltre, c’è da considerare l’altro lato della medaglia: se la funzione di ricerca non soddisfa le aspettative dei clienti, diventa un ostacolo più che un aiuto, perché si trasforma in una barriera tra gli utenti e ciò a cui sono interessati, che sia un prodotto da acquistare o un articolo da leggere.
In linea di massima, quindi, il box dovrebbe essere posizionato in un’area del sito immediatamente visibile, come l’header o il centro della homepage: classicamente, per la versione desktop si suggerisce una posizione nell’angolo in alto a destra, mentre per le pagine mobile potrebbe essere utile prevedere una linea nella parte superiore dello schermo.
Il design deve essere semplice e intuitivo, con un’icona riconoscibile, come la lente di ingrandimento, e un placeholder che inviti all’azione, ad esempio “Cerca qui…” o “Inserisci una parola chiave…”. La ricerca deve essere veloce e i risultati pertinenti, con suggerimenti automatici che guidino l’utente verso le query più popolari o rilevanti.
Per impostare un box di ricerca che sia non solo funzionante, ma anche funzionale per l’engagement è necessario poi considerare alcuni aspetti avanzati: la ricerca deve essere reattiva e fornire risultati in tempo reale, con un sistema di auto-completamento intelligente che suggerisca termini di ricerca popolari o correlati. È importante anche personalizzare l’esperienza di ricerca basandosi sul comportamento dell’utente, ad esempio mostrando risultati diversi a seconda delle pagine già visitate o dei prodotti visualizzati.
Ancora, l’internal search deve essere in grado di gestire errori di battitura o sinonimi, indirizzando comunque l’utente verso risultati pertinenti. Inoltre, è utile fornire filtri e opzioni di ordinamento per consentire agli utenti di affinare i risultati secondo le loro preferenze, e ovviamente il design del box di ricerca deve essere responsive, garantendo la stessa efficacia su dispositivi mobili e desktop.
6 consigli per ottimizzare la ricerca interna
La ricerca interna al sito è quindi una gemma nascosta che non si può trascurare in strategia SEO efficace, perché ci consente di intervenire per migliorare la user experience e le conversioni e, inoltre, ci mostra letteralmente cosa manca nella nostra content strategy e nella gamma di prodotti.
L’esperto Marco Bonomo, dalle pagine di Search Engine Watch, ha evidenziato quindi altri sei semplici consigli di ottimizzazione della internal site search che possono aiutarci a migliorare le performance del sito.
- Rendere la ricerca interna del sito parte della routine di ottimizzazione
Dopo aver impostato la funzionalità di ricerca sito interno e messo in pratica le nozioni di base per monitorare il comportamento degli utenti, dobbiamo rendere queste analisi parte del nostro processo routinario di ottimizzazione. Metriche come percentuali di uscita, perfezionamenti della ricerca o query di ricerca a “risultato zero” sono particolarmente rilevanti per l’aggiunta di un ulteriore livello di informazioni ai nostri audit e report e ci offrono ulteriori spunti data-driven.
- Usare Google Tag Manager per trovare query di ricerca a zero risultati
Analizzare i termini di ricerca è un ottimo modo per avere una comprensione di ciò che gli utenti stanno cercando, ma cosa succede quando le query digitate non hanno prodotto alcun risultato? Per fortuna, ci spiega Bonomo, c’è una soluzione rapida per questo, ovvero la creazione di un tag personalizzato di Google Tag Manager e di un evento su Analytics, che ci consentono di tenere traccia di queste query e di identificare ancora di più le lacune nei nostri contenuti o gamme di prodotti.
- Implementare una soluzione di ricerca smart
Per migliorare la ricerca interna possiamo usare software di terze parti, utili soprattutto per gli eCommerce: con questi strumenti, la navigazione tra migliaia di prodotti può essere effettuata in modo più efficiente, semplicemente implementando funzioni che aiutano a migliorare il tasso di conversione. Funzionalità come suggerimenti automatici o prodotti suggeriti sono diventati un must nel commercio online perché aiutano a massimizzare i ricavi della ricerca sul sito.
- Aggiungere una funzionalità di ricerca vocale
Soprattutto se lavoriamo in una nicchia B2C, “vale sicuramente la pena di considerare l’aggiunta di una funzione di ricerca vocale alla ricerca interna del sito”, suggerisce l’articolo. Considerando che smartphone e tablet stanno già generando oltre il 50% del traffico, ha senso rendere la ricerca sul sito ancora più accessibile aggiungendo una funzionalità che può solo crescere nel tempo, come dimostrano i trend della voice search.
- Valutare se disabilitare la casella di ricerca di Google
All’apparenza, l’idea di disabilitare la casella di ricerca di Google (che consente agli utenti di eseguire ricerche immediate e rapide sul sito o nella app dalla pagina dei risultati di ricerca) potrebbe sembrare bizzarra, ma può essere utile in casi particolari.
Ad esempio, “un grande e-commerce come Amazon potrebbe voler sfruttare la homepage per visualizzare offerte personalizzate e incoraggiare gli utenti ad acquistare articoli a cui non hanno nemmeno pensato, grazie a un’intelligente combinazione di storia delle ricerche e sconti flash”, scrive l’autore.
Che quindi suggerisce di seguire le linee guida della Casella di ricerca dei sitelink di Google e rimuovere la funzionalità per un breve periodo di tempo, testando i risultati per vedere se questa soluzione funziona anche per il nostro ecommerce.
- Usare Google Data Studio per i rapporti sulla internal site search
Per essere sicuri che una ricerca onsite sia davvero parte della nostra routine di ottimizzazione, Bonomo consiglia anche di creare una dashboard dedicata in Google Data Studio per la ricerca settimanale o mensile. Le metriche chiave che suggerisce di visualizzare sono i termini di ricerca principali, le uscite di ricerca, i perfezionamenti di ricerca, i ricavi, con la possibilità di filtrare per Paese e date.
Come tracciare le ricerche interne al sito: strumenti e tecniche
Dopo aver visto come intervenire dal punto di vista tecnico è arrivato il momento di imparare a “leggere” e sfruttare i dati ottenuti con la ricerca interna.
Innanzitutto, è bene sapere come appaiono queste ricerche e come vengono tracciate. Quando un utente effettua una ricerca interna, le informazioni inserite vengono solitamente trasmesse al server attraverso una query string, ovvero la parte dell’URL che segue il simbolo “?”. Ad esempio, in un URL come www.esempio.com/?s=parola+chiave, “s” rappresenta il parametro che indica la ricerca, mentre “parola+chiave” è il termine ricercato dall’utente.
La struttura di questi URL può variare a seconda del CMS utilizzato: WordPress, ad esempio, utilizza di default il parametro “?s=” per le ricerche, mentre su Prestashop la pagina dei risultati di ricerca interna avrà un URL con una query string composta da un parametro “?q=” seguito dalla keyword immessa. Quando usiamo Google per cercare un termine, invece, il parametro di ricerca di Google è ?q= seguito dalla nostra query, e altri CMS potrebbero utilizzare parametri diversi o permettere una personalizzazione più avanzata, e ad esempio alcuni sistemi avanzati offrono la possibilità di creare URL “puliti” o “semantici“, che nascondono i parametri di ricerca dietro URL che sembrano pagine normali, migliorando così l’usabilità e potenzialmente anche il posizionamento SEO delle pagine di risultato della ricerca.
È importante configurare correttamente questi parametri per assicurarsi che le ricerche vengano tracciate in modo accurato.
Per capire cosa cercano gli utenti sul nostro sito, lo step successivo è appunto monitorare le ricerche interne: strumenti come Google Analytics offrono la possibilità di tracciare queste informazioni attraverso la configurazione della “Ricerca sul sito” che, una volta attivata, consente di verificare le parole chiave ricercate, la frequenza delle ricerche e il comportamento degli utenti dopo aver effettuato una ricerca.
Altri strumenti di analisi, come Hotjar o Crazy Egg, possono fornire insight più visivi attraverso heatmap e registrazioni delle sessioni, mostrando esattamente come gli utenti interagiscono con il box di ricerca e quali azioni compiono in seguito.
Come tracciare le ricerche interne con Google Analytics
Probabilmente, il metodo migliore e più semplice per ottenere tutti i dati necessari per la nostra strategia è usare Google Analytics e associare il codice di monitoraggio interno del sito, ovvero il parametro di ricerca impostato.
Con l’introduzione di GA4 le impostazioni per eseguire questi controlli sono leggermente cambiate, ma di solito basta semplicemente far riferimento alla misurazione avanzata di Google Analytics 4, che può monitorare automaticamente le query di ricerca, e ad alcune configurazioni aggiuntive per verificare i dati nei rapporti è necessario eseguire, come spiega l’esperto Julius Fedorovicius.
Per verificare che GA4 possa effettivamente eseguire il tracciamento automatico della ricerca attraverso la misurazione avanzata è innanzitutto necessario “scoprire” se la ricerca impostata funziona con parametri di query. Basta un semplice controllo: usiamo personalmente la funzione di ricerca del sito, inseriamo una query e lanciamo la ricerca. Ora apriamo la pagina che si è ricaricata e leggiamo l’URL, per verificare se il termine di ricerca viene visualizzato dopo il punto interrogativo (come nell’esempio yoursite.com/?s=my+keyword).
Passiamo quindi alla proprietà Google Analytics 4 e clicchiamo su Amministrazione (l’icona a forma di ingranaggio nell’angolo in basso a sinistra), e poi su Stream di dati (nel box “Raccolta e modifica dei dati”), controllando che la misurazione avanzata “sia abilitata” (nei dettagli sullo stream). In questa schermata possiamo anche vedere i 5 parametri di query predefiniti che Google Analytics 4 riconosce: q, s, parola chiave, ricerca, query. Se il nostro sito web utilizza un parametro di ricerca diverso nell’URL per memorizzare la parola chiave di ricerca, possiamo aggiungerlo manualmente, tenendo presente che possiamo avere fino a 10 parametri in totale (separati da una virgola).
In questo modo, avremo una panoramica complessiva delle visite al sito che hanno incluso l’uso della funzionalità di ricerca e dell’interazione avvenuta dopo la ricerca, e poi ancora un monitoraggio del comportamento degli utenti, un’analisi profonda delle pagine e un elenco delle parole chiave ricercate.
Possiamo pertanto scoprire:
- Quante pagine sono state necessarie alle persone per trovare ciò che volevano.
- Quanti visitatori hanno rinunciato e lasciato il sito web.
- Quali parole chiave non hanno generato risultati abbastanza buoni, spingendo gli utenti a perfezionare i termini.
- Quanto sono stati ostinatii visitatori con la loro domanda, in base al numero di pagine di risultati consultate.
- Query più comuni
- Tendenze e identificazione di nuove ricerche, che possono aiutarci a trovare prodotti da aggiungere o topic di cui scrivere.
- Identificare errori ortografici comuni o altri modi per esprimere qualcosa.
- Quali aree del sito le persone scelgono di raggiungere con la ricerca anziché attraverso un menu di navigazione.
- Quali query portano gli utenti a interagire con il sito Web.
- Query con buoni tassi di conversione.