È un disallineamento che può lasciarci perplessi: abbiamo seguito ogni regola e ottimizzato ogni tag, eppure la pagina che abbiamo curato con attenzione non si classifica su Google. Ancora peggio, nei risultati viene visualizzata un’altra pagina del nostro sito, meno strategica e utile. Da cosa dipende il posizionamento della pagina sbagliata su Google e cosa possiamo fare per correggere questo problema e indirizzare il motore di ricerca verso la nostra pagina preferita? Ecco come le chiavi per modificare il tiro e risolvere le cause di questo apparente errore di classificazione, che in realtà ci dà l’opportunità di analizzare il nostro sito e affinare ulteriormente la nostra strategia SEO.
La pagina sbagliata posizionata su Google
Il posizionamento di una pagina sbagliata su Google si verifica quando il motore di ricerca, per una serie di motivi, decide di mostrare nei suoi risultati una pagina del nostro sito che non è quella che noi avevamo pensato fosse la più adatta a rispondere a una specifica ricerca degli utenti.
In pratica, invece di vedere in cima ai risultati di ricerca la pagina che abbiamo ottimizzato per far emergere, troviamo un’altra pagina del nostro sito, magari meno dettagliata o meno pertinente. Questo può succedere per diversi fattori, come segnali confusi inviati a Google o una comprensione errata da parte del motore di ricerca di quale sia il contenuto più rilevante per una data query. Noi, quindi, ci troviamo di fronte alla necessità di intervenire per aiutare Google a “capire” meglio quale pagina vogliamo che venga mostrata per determinate ricerche.
Questo è un problema frustrante ma comune, che sorge quando Google non riconosce la pagina che abbiamo previsto come la migliore destinazione per il traffico e le ricerche degli utenti. Con la visualizzazione della pagina “sbagliata” ci esponiamo ad alcuni rischi strategici: la pagina posizionata potrebbe essere vecchia, non ottimizzata, potrebbe portare a meno conversioni o avere elevate frequenze di rimbalzo.
Anche se per noi il contenuto e la pagina che abbiamo costruito rappresenta la “miglior risposta” a una query, come sappiamo in ambito SEO la logica non sempre si può applicare e solo gli algoritmi determinano il ranking.
Per fortuna, ci sono diversi passaggi e tecniche SEO che possono tentare di correggere questo problema e far comprendere a Google qual è il contenuto che desideriamo posizionare.
Perché Google posiziona la pagina sbagliata?
Prima di tuffarci nelle operazioni di correzione e di ottimizzazione, però, dovremmo cercare di inquadrare la questione e capire perché Google ha scelto una pagina diversa da quella a cui avevamo pensato noi (e per la quale abbiamo lavorato).
Dobbiamo cioè provare a diagnosticare il problema, ricordando che la missione del motore di ricerca è fornire agli utenti le pagine migliori per le loro richieste: pertanto, gli algoritmi hanno determinato che la pagina da noi preferita non possiede sufficiente qualità e non garantisce il massimo livello di soddisfazione dell’utente, tanto da non meritare un posizionamento elevato.
Detta in altri termini: Google ha deciso che la pagina che effettivamente ha posizionato in SERP è quella più utile e adatta per rispondere alle query dei suoi utenti.
Le cause del posizionamento errato
Tra gli scenari più frequenti in cui ci possiamo imbattere ci sono il posizionamento migliore su Google di una versione vecchia e non aggiornata della homepage, il miglior ranking di una pagina promozionale con offerta ormai obsoleta al posto di quella con la proposta nuova, presenza in SERP di pagine di servizi (come quelle relative alla privacy e ai cookie), fino ovviamente alla cannibalizzazione delle keyword. In questo caso, l’errore nasce a monte, perché abbiamo pubblicato contenuti su argomenti identici (o ritenuti molto simili) e quindi Google è in difficoltà nel valutare la pagina da posizionare.
Se riteniamo di avere una pagina già pubblicata che è ricca di contenuti, ottimizzata in ogni aspetto e costruita dopo una keyword research mirata, ma ciò nonostante non è stata presa in considerazione da Google come miglior risposta per la query dell’utente, dobbiamo proseguire l’analisi per trovare l’inghippo.
Vale a dire, cercare di capire se la pagina che per noi è più efficace e specifica per l’argomento rispetto a quella sbagliata sia effettivamente tale anche per l’utente (e per Google), studiare i dati di interazione del pubblico per capire se è coinvolgente e attraente, se è di facile leggibilità; e poi, dal punto di vista tecnico, verificare che non vi siano errori quali blocco in robots.txt, presenza di contenuti duplicati, contenuti effettivamente ottimizzati per keyword specifiche, con testi ricchi e non scarni.
Errato posizionamento parole chiave su Google: i motivi più gravi
Approfondendo però l’analisi, possiamo ridurre la situazione due grandi problemi: cannibalizzazione delle keyword o mancata comprensione del search intent.
Nello specifico, la mancata corrispondenza nell’intento di ricerca si verifica quando abbiamo creato contenuti diversi che, sebbene correlati, servono a scopi differenti. Ad esempio, potremmo avere un articolo dettagliato su un prodotto che vendiamo e, separatamente, una pagina specifica dedicata alla vendita di quel prodotto. Entrambe le pagine sono valide e necessarie, ma rispondono a bisogni diversi: una fornisce informazioni, l’altra serve a convertire la visita in vendita. Se Google non distingue chiaramente questi intenti, potrebbe posizionare la pagina informativa quando l’utente è in realtà pronto per acquistare, o viceversa.
La prima operazione da intraprendere per correggere il posizionamento di una pagina sbagliata è valutare il search intent che sottosta alla parola chiave principale che abbiamo individuato (e che abbiamo cercato di intercettare): oggi più che mai, Google cerca di classificare contenuti che rispondono nella maniera migliore all’intento dell’utente e che soddisfano quindi il motivo per cui quella persona ha eseguito la ricerca, e non comprenderlo significa sostanzialmente sprecare tempo e risorse.
Estremizzando: se il search intent di quella keyword è strettamente transazionale non abbiamo molte opportunità di posizionarci bene con una pagina che offre un contenuto informativo e viceversa.
Passando a un esempio pratico, se la parola chiave principale è migliori notebook 2024 e noi intendiamo classificare la nostra pagina prodotto o la pagina di categoria, probabilmente non abbiamo possibilità.
Questo è infatti ciò che Google mostra attualmente per quella query:
La SERP ha un intento prioritario di ricerca commerciale, e infatti è dominata da pagine provenienti da siti aggregatori di terze parti e siti di recensioni che presentano un confronto dei migliori notebook, elencati in maniera numerata o ordinata. Scrollando rapidamente vediamo che nella prima pagina non c’è nessun produttore o sito di vendita al dettaglio.
Pertanto, dal punto di vista strategico è necessario spostare completamente l’attenzione da questa parola chiave o prendere atto della situazione e riorientare il contenuto e la pagina del nostro sito per allinearci a ciò che Google mostra e intende mostrare – perché questo è ciò che le persone desiderano leggere quando fanno quella ricerca.
Il secondo problema grave è la cannibalizzazione delle parole chiave, che si verifica quando sul nostro sito esistono più pagine o articoli che potrebbero essere rilevanti per la stessa ricerca su Google. Se, ad esempio, abbiamo più contenuti che trattano lo stesso argomento e sono ottimizzati per parole chiave simili, Google potrebbe non sapere quale pagina valorizzare di più. Di conseguenza, le pagine competono tra loro, e questo conflitto interno può portare a un posizionamento meno ottimale di entrambe nelle SERP. Invece di dominare una particolare query con una pagina forte, ci ritroviamo con più pagine che si erodono a vicenda la visibilità, compromettendo la loro capacità di raggiungere le posizioni più alte nei risultati di ricerca.
In entrambi i casi, i tool di SEOZoom ci possono aiutare a individuare le pagine critiche del nostro sito su cui sarebbe opportuno intervenire per risolvere il problema e aiutare Google a posizionare la pagina giusta.
Questi sono solo alcuni degli aspetti da valutare quando scopriamo che Google ha posizionato la pagina sbagliata del nostro sito, e dopo aver individuato (o quanto meno intuito) le cause del problema e della confusione possiamo passare all’azione correttiva.
Cosa fare quando Google posiziona la pagina sbagliata del sito
Quando inciampiamo in un caso di posizionamento sbagliato su Google, il nostro obiettivo è tentare di migliorare i segnali di ranking di una pagina per una parola chiave specifica, mettendo in campo una serie di ottimizzazioni SEO prevalentemente onpage, come ci suggerisce anche questo articolo di Adam Heitzman su Search Engine Journal, e sfruttando anche i tool contenuti in SEOZoom.
Dopo esserci assicurati che i contenuti corrispondano effettivamente all’intento individuato dal motore di ricerca, dobbiamo studiare il contenuto della pagina che speriamo di posizionare, per capire se davvero sia pertinente e ottimizzato.
L’autore statunitense suggerisce di provare a rispondere ad alcune domande che definiscono un quadro-base della ottimizzazione onpage di un contenuto, come ad esempio:
- La mia keyword principale è nel titolo della pagina?
- Faccio riferimento alla parola chiave principale nella descrizione?
- Al netto del mito del word count, la lunghezza del contenuto è in linea con quella dei primi 10 o dei primi 20 siti classificati?
- I siti concorrenti utilizzano parole chiave semantiche condivise che devo incorporare nella mia pagina?
- La mia pagina risponde a domande che un utente potrebbe avere per saperne di più su questo argomento?
Non meno utile è cercare di consolidare la pagina che desideriamo migliorare costruendo una rete efficace di link interni da pagine con alta autorità che siano rilevanti per il topic, in cui aggiungere un collegamento all’URL di destinazione usando eventualmente anche un anchor text aggressivo.
Un peso all’autorità della pagina arriva anche dai link esterni: se la pagina erroneamente posizionata da Google riceve backlink da altri siti, possiamo contattarli per chiedere di puntare alla pagina che invece desideriamo vedere in SERP, che quindi potrebbe acquistare nuovo valore agli occhi degli algoritmi.
Come accennato, poi, i dati sul comportamento degli utenti ci offrono insights validi per comprendere il livello di gradimento effettivo della pagina: tra i parametri da osservare su Analytics ci sono la frequenza di rimbalzo, la percentuale di clic ed eventualmente il tasso di conversione. Se quella che definiamo pagina pertinente riceve comunque traffico, ma le persone atterrano e se ne vanno rapidamente, significa che il contenuto non interessa gli utenti, che non trovano ciò che si aspettavano o che non riescono a navigare positivamente.
Redirect 301, la risorsa finale per correggere il posizionamento di due pagine
Se le strade appena descritte non dovessero portare ai risultati sperati nel giro di un ragionevole periodo di tempo – ricordiamo che alla SEO serve tempo per funzionare! – c’è ancora una strada che possiamo percorrere: impostare un redirect 301, eliminando fisicamente la pagina sbagliata per portare Google alla risorsa giusta che vogliamo posizionare.
Questo reindirizzamento segnalerà a Google lo spostamento permanente della vecchia pagina in una nuova localizzazione, e permette (di solito) di trasferire qualsiasi equity della vecchia pagina alla nuova pagina, offrendole quindi una spinta in termini di ranking.
Le tecniche per far perdere posizionamento alla pagina sbagliata
Dopo aver provato migliorato le condizioni della pagina che stiamo cercando di portare in alto delle SERP dobbiamo poi concentrarci sul downgrade della pagina che è attualmente classificata per quel termine di ricerca.
Si tratta di un qualcosa che va contro praticamente tutti gli insegnamenti SEO, ma, spiega anche Heitzman, “è ciò che deve accadere per garantire che la pagina pertinente sia in grado di posizionarsi”.
Un metodo immediato per raggiungere l’obiettivo è modificare il contenuto della pagina non pertinente, rimuovendo tutte le tracce della parola chiave e dei relativi termini, proseguendo con una rimodulazione dei link interni, in modo che puntino lontano da questa pagina e verso la pagina corretta, e poi ripetendo la stessa operazione per i link esterni, contattando i siti che ospitano backlink verso questa pagina per chiedere un reindirizzamento verso la risorsa corretta.
Che cos’è la deottimizzazione SEO
Quanto appena descritto si chiama deottimizzazione, un processo che a prima vista può sembrare controintuitivo, soprattutto in un campo dove l’obiettivo è spesso quello di ottimizzare e migliorare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca. Tuttavia, la deottimizzazione gioca un ruolo cruciale in determinate circostanze, come appunto quando per una query importante viene classificata una pagina non rilevante del nostro sito anziché la pagina che abbiamo ottimizzato per quella specifica ricerca.
In pratica, la deottimizzazione SEO implica l’analisi e la modifica di elementi di una pagina web che potrebbero essere stati sovraottimizzati o che stanno inviando segnali errati a Google. Il suo obiettivo non è danneggiare il ranking del sito, ma piuttosto chiarire e migliorare i segnali che inviamo ai motori di ricerca per assicurarci che le pagine giuste siano valorizzate per le giuste query.
Per spiegare ancora meglio, l’obiettivo della deottimizzazione è rimuovere una specifica pagina del nostro sito dalle SERP per riuscire a classificare al suo posto la pagina che ha maggiori probabilità di attrarre traffico e conversioni qualificate.
Ciò che dobbiamo ricordare e tenere a mente è che i clic e le impressioni non hanno senso se provengono dal pubblico sbagliato o se non generano conversioni. E quindi, lo scopo finale della deottimizzazione è rimuovere la pagina che indirizza il tipo sbagliato di traffico al nostro sito, sostituendola con una più adatta oppure semplicemente scegliendo la sua rimozione completa.
Come capire quando fare una deottimizzazione SEO
Facciamo un altro esempio di casi in cui può essere opportuno procedere con questa tecnica, prendendo spunto dall’articolo di Zoe Ashbridge su Search Engine Land.
Una ricerca per “scarpe da corsa rosse” restituisce pagine di categorie di e-commerce e pacchetti di immagini: la SERP suggerisce che l’utente sta cercando di acquistare scarpe da corsa rosse o di visualizzarne le immagini. È una SERP “guidata dal prodotto”.
Se il nostro obiettivo è il posizionamento per le scarpe da corsa rosse, allora la nostra pagina dovrebbe, come minimo, essere in grado di corrispondere all’intento nella SERP fornendo agli utenti che atterrano la possibilità di acquistare scarpe da corsa rosse e di visualizzare delle immagini correlate al prodotto.
Sulla base dell’analisi SERP, non ci sono molte chance che un articolo intitolato “le migliori scarpe da corsa rosse” possa posizionarsi per il termine di ricerca “scarpe da corsa rosse”, perché Google non dà priorità agli articoli informativi o alle guide nella SERP. Ma anche se questo articolo si classificasse, l’utente che clicca su quel risultato non ne sarebbe soddisfatto, perché aveva un intento diverso.
Posizionare la pagina sbagliata nella SERP non è insolito, ci dice l’esperta, che elenca alcuni segnali per riconoscere quando incappiamo in questa situazione:
- Pagine che guadagnano traffico ma non conversioni.
- Domande degli utenti che non hanno senso per l’offerta aziendale.
- Pagine create per raggiungere un determinato obiettivo, ma che non soddisfano le aspettative.
- Articoli che si classificano per parole chiave di conversione al posto di pagine specifiche per generare entrate (pagine prodotto, categoria di prodotto o landing page).
In generale, quindi, la deottimizzazione dovrebbe essere la nostra risposta ai casi in cui abbiamo una pagina che attira traffico, ma non riesce a convertire, e quindi guadagna traffico “sbagliato”, di utenti interessati ad altro rispetto a ciò che forniamo, essenzialmente a causa della mancata corrispondenza tra ciò che l’utente stava cercando e la pagina a cui è stato indirizzato da Google.
Le tecniche per fare una deottimizzazione SEO
L’articolo di Ashbridge riprende anche delle considerazioni di Martin Splitt, Gary Illyes e Lizzi Sassman di Google, che hanno spiegato come deottimizzare una pagina del nostro sito a favore di una più adatta.
Per la precisione, è opportuno intervenire quando abbiamo una pagina posizionata che non genera conversioni e, contemporaneamente, un’altra pagina sul sito che sarebbe perfetta da far classificare per la parola chiave target. Si tratta, quindi, di invertire due pagine del nostro sito dalla SERP di Google per la parola chiave desiderata.
A questo punto, premessa d’obbligo: corriamo il rischio di perdere del tutto il posizionamento e il traffico che ne deriva. Ma l’obiettivo della SEO non è solo guadagnare traffico, ma guadagnare traffico qualificato che supporti gli obiettivi aziendali. Se perdiamo solo clic e impressioni – e non conversioni – in realtà non stiamo rinunciando a “nulla” in termini di business.
Il processo di deottimizzazione dei motori di ricerca si articola in questi passagi.
- Scegliere la pagina della classifica desiderata
Prima di fare qualsiasi operazione, dobbiamo decidere quale pagina si posizionerà per la parola chiave desiderata e perché. Facciamo quindi un’analisi della SERP e guardiamo l’ordine di posizionamento scelto da Google per decidere la tipologia di intento e, quindi, la tipologia di pagina del nostro sito che potrebbe inserirsi tra quelle già in classifica.
Se le SERP sono piene di articoli, probabilmente dovremmo scrivere un articolo che soddisfi le intenzioni dell’utente. Se le SERP danno priorità alle pagine di e-commerce, allora dobbiamo avere un prodotto da vendere.
- Assegnare parole chiave alle pagine
Per avere le migliori possibilità di classificare qualsiasi pagina, la nostra pagina deve essere la più utile sul web.
Quando scriviamo un argomento, dobbiamo trattarlo in modo completo ed esaustivo, intercettando tutte le domande degli utenti, le keyword principali e quelle strettamente correlate. Come sappiamo, con l’Analisi SEO di SEOZoom possiamo avere questa panoramica in pochissimi secondo, utilizzando i dati per perfezionare il nostro contenuto in tutte le sue sezioni e paragrafi, sfruttando anche il lavoro già fatto dai competitor che si sono ben posizionati sul tema.
La parola chiave per la quale desideriamo posizionare la pagina desiderata dovrebbe essere utilizzata in modo naturale in tutto l’articolo. Torniamo alle basi della SEO e controlliamo anche che sia utilizzata nel tag title e nell’URL, se ha senso farlo.
- Valutare il posizionamento dei contenuti rispetto al contenuto desiderato
Ora è il momento di confrontare la pagina che desideriamo posizionare con le pagine attualmente in classifica. Quali elementi includono i concorrenti, mentre la nostra pagina non li include? Facciamo un’analisi del content gap e ottimizziamo la pagina per renderla davvero utile e competitiva sotto ogni punto di vista. Ad esempio, se le pagine in top10 utilizzano immagini di alta qualità, dovremmo usarle anche noi; se includono video, aggiungiamo anche noi un video eccetera.
L’obiettivo è fare tutto ciò che fanno i concorrenti, ma senza dimenticare gli utenti e clienti. Cosa significa? Che dobbiamo rendere la pagina veramente utile, utilizzando tutte le tattiche per soddisfare i bisogni (espressi o latenti) come analisi dei feedback, domande frequenti eccetera.
- Rimuovere le parole chiave dalla pagina deottimizzata
Uno dei motivi per il posizionamento errato della pagina può essere l’utilizzo di parole chiave in maniera appunto sbagliata.
Analizziamo quindi la pagina da deottimizzare e verifichiamo se stiamo utilizzando la parola chiave nel tag del titolo o nell’URL, modificando di conseguenza per “perdere” volontariamente segnali di ranking a favore dell’altra pagina.
Naturalmente, non possiamo né dobbiamo rimuovere tutte le parole chiave, soprattutto se sono contestualmente utili. Ciò che serve è rimuovere le keyword nei punti chiave e lavorare sulla tua di collegamento interno per quelle che devono restare.
- Rafforzare i collegamenti interni
La linking interna è infatti uno degli strumenti più potenti per aiutare a classificare i contenuti. Usando strumenti come Screaming Frog o la Google Search Console dobbiamo verificare tutti i link interni che puntano alla pagina classificata erroneamente e i collegamenti interni che puntano alla pagina che desideriamo classificare.
A livello ideale, dovremmo:
- Avere collegamenti che puntano alla pagina desiderata utilizzando come anchor text una delle parole chiave per le quali desideriamo che venga classificata, badando ovviamente a essere naturali in questo senso.
- Collegare la pagina attualmente classificata alla pagina desiderata utilizzando la parola chiave con ancoraggio in corrispondenza esatta, se riusciamo a ottenerlo in modo naturale.
- Sostituire i collegamenti alla pagina corrente con link alla pagina desiderata, purché sia ancora contestualmente rilevante.
- Creare nuovi collegamenti alla pagina che desideriamo classificare, costruendo la nostra architettura dei contenuti anche attraverso pagine che trattano temi correlati di approfondimento (come quelli suggeriti dai “Topic Secondari” di SEOZoom).
- Inviare le pagine a Google Search Console
Una volta completato tutto questo, inviamo le pagine modificate in GSC e attendiamo che Google faccia il suo lavoro. Potrebbe essere necessario attendere un paio di settimane o più prima che le modifiche abbiano effetto.
Gli altri interventi per classificare la pagina desiderata
Se abbiamo completato tutti i passaggi precedenti, ma la pagina desiderata continua a non essere classificata, ecco gli ulteriori passaggi che possiamo eseguire.
- Controllare il profilo dei backlink
In uno spazio competitivo, potrebbe essere necessario rafforzare il profilo backlink del nostro sito. Partiamo da un’analisi dei backlink dei competitor, mirando a colmare il divario attraverso la conquista di backlink altamente rilevanti da siti affidabili nella nostra nicchia.
Laddove naturale, possiamo ricevere link diretti alla pagina che desideriamo classificare; se ciò non funziona o se sbilancia troppo il profilo verso la “manipolazione”, possiamo puntare alle pagine di supporto all’interno del cluster di contenuti.
- Controllare le metriche di coinvolgimento
Le metriche di coinvolgimento (ad esempio conversioni, scorrimento, tempo sulla pagina eccetera) possono aiutarci a determinare se la pagina è davvero utile per i nostri utenti.
Se la pagina con cui siamo posizionati ospita un contenuto long-form e gli utenti scorrono solo fino al 25% della pagina prima di abbandonarla, probabilmente non è abbastanza convincente da conquistare e mantenere l’engagement. Potrebbe quindi essere necessario riscrivere il contenuto, valutando sempre (anche) ciò che fanno i competitor.
- Ottimizzare le prestazioni tecniche
Non solo velocità della pagina: oggi le performance tecniche del sito sono sempre più importanti per emergere. In spazi molto competitivi, garantire una buona esperienza all’utente – ad esempio, superando positivamente tutti i Core Web Vitals – potrebbe fare la differenza tra il nostro sito e quello di un concorrente.
- Impostare dei redirect 301
Se l’analisi del nostro sito ci convince che sia il caso di rimuovere la pagina che ha un posizionamento sbagliato, dobbiamo ricordarci di aggiungere un reindirizzamento 301 verso la home page del sito (scelta sempre valida) o verso un contenuto simile.
In alcuni casi, come nel caso della cannibalizzazione delle parole chiave, in questo modo possiamo fare il downgrade di una pagina per aiutarne un’altra a posizionarsi.
Per essere pienamente diligenti, dopo aver fatto i 301 dobbiamo fare una scansione dei link che puntano alla vecchia pagina e modificarli in modo che puntino direttamente alla pagina “nuova” che vogliamo posizionare, in modo da non diluire il juice e da non far perdere troppo tempo a Googlebot.
Come analizzare il problema del posizionamento sbagliato con SEOZoom
Un supporto concreto in questa attività di individuazione di un eventuale conflitto tra pagine e posizionamento migliore di quella sbagliata, nonché nella correzione dei problemi emersi, lo offre la rinnovata suite SEOZoom 2.0.
Al momento, infatti, il nostro tool è l’unico al mondo a utilizzare un motore in grado di svolgere un’analisi SEO completa in tempo reale, che non si limita ad analizzare banalmente i tag di una pagina web, ma esamina tutte le pagine web dei siti competitor in tempo reale, identifica il Search Intent degli utenti, valuta punteggi di Intent Match per la pagina studio e per quelle dei competitor e fornisce una serie di suggerimenti pratici per ottimizzare il lavoro.
In particolare, SEOZoom non si limita a offrire informazioni statiche sulla tipologia di search intent individuata per la keyword obiettivo – ovvero se sia di tipo commercial, informational, navigational o transactional – ma mostra anche il search intent “capito” da Google, indicando immediatamente i topic e le keyword per cui è possibile posizionare un contenuto, fornendo insights attendibili sempre aggiornati al secondo, tracciando in maniera maniacale le intenzioni di ricerca degli utenti in tutte le sezioni della Suite.
Questo ci permette quindi di migliorare più facilmente il contenuto che non si è posizionato bene, sfruttando magari anche un altro tool innovativo per arricchire le informazioni: per ogni keyword, infatti, ora sono disponibili le domande frequenti degli utenti che compaiono su Google, ideali per chi cerca di ampliare il topic del testo restando comunque a fuoco con ciò che il motore di ricerca sta posizionando.
Molto utili sono poi le feature che permettono di scoprire la presenza di un’eventuale cannibalizzazione tra due o più pagine del nostro sito, così come quelle che studiano l’ottimizzazione degli snippet da parte dei competitor meglio posizionati per offrire indicazioni sul format gradito a Google, e ancor di più la nuova funzione per il monitoraggio delle keyword di un progetto: ora possiamo anche modificare l’URL individuato da SEOZoom automaticamente (sulla base delle valutazioni degli algoritmi di Google) e quindi capire effettivamente cosa manca a quella pagina per competere per la keyword per cui è stata originariamente costruita.
La SEO può correggere Google
Con questi interventi dovremmo essere in grado di correggere il ranking delle pagine “sbagliate” – ovvero, la visualizzazione in SERP in posizioni di rilievo di pagine indesiderate per una parola chiave target – e risolvere un problema che può avere una influenza negativa sulla user experience.
In genere bastano semplici passaggi per dare i giusti segnali a Google e spostare il traffico verso la pagina desiderata, col risultato finale di offrire un’esperienza migliore all’utente, perché le visite giungono effettivamente sulla destinazione giusta, a tutto vantaggio anche delle metriche di engagement.