PageRank di Google: cos’è e perché è ancora importante

È stato l’algoritmo che ha fatto la differenza, il (primo) motivo per cui Google ha superato tutti i motori di ricerca suoi competitor: era il 1998 e il PageRank rivoluzionava il modo in cui gli algoritmi classificavano le pagine web, introducendo un sistema capace di valutare l’importanza di un sito in base alla “qualità” dei collegamenti ricevuti da altri siti, e non solo al “numero”. Per anni, poi, il valore del PageRank associato a una pagina è stato un riferimento pubblico sfruttato da esperti SEO e webmaster per misurare l’autorevolezza di un sito, ma la progressiva evoluzione degli algoritmi di ricerca e l’abuso di pratiche manipolative hanno portato Google prima a nasconderne il valore e poi a integrarlo in un sistema più ampio di valutazione dei contenuti. E oggi? Il dato non è più visibile, ma il suo principio di funzionamento resta una componente essenziale nella SEO, e questa guida ne esplora i meccanismi, le trasformazioni nel tempo e le strategie utili per interpretarlo correttamente, evitando trappole e falsi miti.

Cos’è il PageRank

PageRank è l’algoritmo ideato da Google per determinare l’autorevolezza di una pagina web basandosi sui link che la collegano ad altre risorse online. È stato il primo e più distintivo criterio di classificazione utilizzato da Google sin dai suoi esordi, rappresentando per anni la base del suo funzionamento.

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Sviluppato nel 1997 da Larry Page e Sergey Brin durante i loro studi all’Università di Stanford, il metodo su cui si basa il PageRank si è ispirato al funzionamento delle citazioni accademiche. L’idea era semplice quanto rivoluzionaria: non è solo il contenuto di una pagina a definirne l’importanza, ma anche chi la cita e con quale autorevolezza.

Dal punto di vista tecnico, questo sistema assegna a ogni pagina un punteggio che riflette la qualità e la quantità dei collegamenti in entrata, funzionando come una sorta di “sondaggio di popolarità” nel web: semplificando, maggiore è il numero di link autorevoli che puntano a una pagina, più elevato sarà il suo valore agli occhi di Google.

Il funzionamento del PageRank ha rappresentato una svolta significativa nel mondo della ricerca online e ha permesso a Google di affermarsi rapidamente come il motore di ricerca più avanzato della sua epoca. Nei primi anni del web, i motori di ricerca classificavano i siti principalmente analizzando la presenza e la ripetizione delle parole chiave nei contenuti, ma con l’introduzione del PageRank l’attenzione si è spostata su un metodo più sofisticato e meritocratico: non basta cosa una pagina dice di sé stessa, conta anche chi ne parla e come.

L’algoritmo è stato per anni alla base del successo di Google, distinguendolo dai concorrenti e consolidandolo come il motore di ricerca di riferimento. Oggi il PageRank non è più un valore visibile pubblicamente, ma non è sparito del tutto: è stato integrato nei vari sistemi di ranking di Google, segno che la sua logica di fondo continua a influenzare il modo in cui l’algoritmo valuta la rilevanza delle pagine web, integrato in un sistema più sofisticato che considera altri aspetti come la qualità dei contenuti e l’affidabilità della fonte.

Come ha cambiato il concetto di autorevolezza online

Prima dell’arrivo del PageRank, i motori di ricerca si basavano su sistemi piuttosto semplici – e possiamo dire rudimentali – per classificare i risultati. Il metodo più diffuso era l’analisi delle parole chiave: più una parola era ripetuta in una pagina, maggiore era la probabilità che il sito comparisse tra i primi risultati della ricerca. Questo approccio, però, era facilmente manipolabile e portava spesso a risultati di bassa qualità.

Con l’invenzione del PageRank, Google ha introdotto un nuovo criterio: l’autorevolezza di una pagina non dipende solo da fattori interni (come i contenuti), ma anche da segnali esterni (i link ricevuti da altre fonti affidabili). Questo ha reso impossibile posizionarsi nelle SERP solo grazie a una ripetizione aggressiva di parole chiave, dando più importanza alla qualità delle pagine rispetto alla mera ottimizzazione testuale.

L’impatto di questo cambiamento è stato enorme: il web ha iniziato a premiare contenuti realmente rilevanti e informativi, mentre le tecniche di keyword stuffing hanno perso efficacia. Il PageRank ha quindi aperto la strada a una SEO più sofisticata, in cui la costruzione di una rete di collegamenti di valore è diventata cruciale per il posizionamento.

Perché si chiama PageRank: significato e altri utilizzi

Forse non tutti sanno che… il nome PageRank ha un doppio significato. Da un lato, il termine richiama il concetto di classificazione delle “pagine web” in base al loro valore: è il significato più immediato, quello letterale. Dall’altro, è anche un riferimento diretto a Larry Page, cofondatore di Google e tra i principali sviluppatori dell’algoritmo originale.

Nel tempo, poi, il modello matematico su cui si basa il ranking delle pagine ha ispirato applicazioni in altri ambiti oltre la SEO. Nel campo del Natural Language Processing (NLP) e dell’analisi testuale, ad esempio, il concetto è stato riadattato per identificare parole chiave rilevanti all’interno di grandi volumi di testi. In questo contesto, algoritmi basati su logiche simili a quelle del PageRank vengono utilizzati per analizzare la relazione tra termini e determinare l’importanza di singoli concetti in un dataset.

Il ruolo dei link nella valutazione dell’autorevolezza

Il PageRank si basa su un concetto chiave: non tutti i link hanno lo stesso peso. Alcuni collegamenti trasmettono più valore di altri, e la loro influenza su una pagina dipende da diversi fattori:

  • L’autorevolezza della pagina di origine. Un link proveniente da un sito con un alto PageRank avrà un impatto maggiore rispetto a uno da un sito poco rilevante.
  • Il numero di link in uscita presenti nella pagina linkante. Più collegamenti esterni ha una pagina, più il valore trasmesso attraverso ciascun link si “diluisce”. A livello pratico, ottenere un link da una pagina che ne contiene pochi è più vantaggioso rispetto a una che ne distribuisce centinaia.
  • L’uso strategico dei link interni. I collegamenti interni tra le pagine dello stesso sito aiutano a distribuire il valore del PageRank all’interno del dominio, ottimizzando la navigazione per gli utenti e consolidando la rilevanza delle pagine più importanti.

In sintesi, il PageRank è un metodo per rilevare l’importanza, la credibilità e il “peso” di una pagina Web in base al tipo di backlink che riceve. È un sistema che funziona in modo analogo alle citazioni accademiche: più robusto è un profilo backlink, più backlink appropriati e autorevoli riceve un sito, maggiori sono le sue possibilità di posizionarsi in alto su Google. Per questo, sin da quando PageRank è stato adottato per la prima volta, la comunità SEO ha iniziato a cercare di ottimizzare i siti in riferimento a tali valori.

Come funziona il PageRank?

L’idea alla base è stata sviluppata da Larry Page e Sergey Brin nei laboratori di Stanford, come descritto nel loro paper “The Anatomy of a Large-Scale Hypertextual Web Search Engine” . Il brevetto originale, pubblicato nel 1998, ha reso ufficiale il metodo con cui Google ordinava i risultati di ricerca, delineando i calcoli matematici che permettono di valutare i collegamenti tra le pagine.

Il sistema ideato da Google per valutare l’importanza di una pagina web si basa su un modello probabilistico che simula il comportamento di un utente che naviga cliccando casualmente sui link.

Il pattern riferimento è quello di un “navigatore casuale“, che clicca sui collegamenti senza un criterio preciso: alcune pagine, grazie ai collegamenti ricevuti, tendono a essere raggiunte più spesso di altre.

Per simulare questo processo, l’algoritmo assegna inizialmente lo stesso valore a tutte le pagine. Successivamente, il punteggio viene ricalcolato ripetutamente e ridistribuito in base ai link ricevuti fino a raggiungere una situazione di equilibrio. Il risultato finale è un sistema di valutazione che stabilisce quali contenuti hanno maggiore rilevanza nel web, premiando quelle pagine che ricevono link affidabili e pertinenti.

La formula del PageRank e il damping factor

L’algoritmo utilizza una formula matematica che esprime l’influenza di una pagina in relazione ai suoi link in ingresso:

PR(A)=(1−d)+di=1nC(Ti​)PR(Ti​)​

Questa equazione, descritta nel brevetto originale del 1997, significa indica che il valore PageRank di una pagina A dipende dai link che riceve da altre pagine T1​,T2​,…,Tn​, ciascuna delle quali contribuisce con una frazione del proprio punteggio.

Più precisamente, si basa sulle seguenti variabili:

  • PR(A) è il valore della pagina che vogliamo calcolare.
  • d è il damping factor, un parametro generalmente fissato a 0,85, che simula la probabilità che un utente continui a cliccare sui link invece di interrompere la navigazione.
  • PR(T_i) indica il valore delle pagine che linkano A.
  • C(T_i) rappresenta il numero totale di link in uscita presenti sulla pagina Ti​.

Il damping factor ha una funzione essenziale nell’algoritmo. Senza questo parametro, una pagina potrebbe accumulare valore in maniera illimitata solo perché riceve numerosi collegamenti, anche se di qualità dubbia. Per evitare questo effetto distorsivo, il damping factor ridistribuisce una quota del valore totale, simulando un comportamento utente più realistico in cui la navigazione non prosegue all’infinito.

Gli studi di Taher H. Haveliwala hanno mostrato che questa regolazione impedisce che l’intero sistema si concentri su poche pagine dominanti, garantendo invece una distribuzione più equa del valore tra i vari contenuti web. In questo modo, anche pagine con meno link diretti possono emergere nei risultati di ricerca se supportate da segnali di autorevolezza e qualità .

Come funziona la distribuzione del valore tra i link

Quando una pagina riceve valore tramite i backlink in entrata, questo valore viene trasmesso a sua volta attraverso i collegamenti presenti nella pagina: l’algoritmo di Google calcola questa trasmissione in modo proporzionale, considerando il numero totale di collegamenti e il contesto in cui essi sono inseriti, suddividendo il valore della pagina tra tutti i link in uscita, indipendentemente dal fatto che essi puntino a pagine interne dello stesso sito o a risorse esterne.

Se una pagina non ha link in uscita, il flusso di valore si interrompe. Se invece contiene dei collegamenti, il valore accumulato si distribuisce tra di essi in maniera proporzionale. Ad esempio, se una pagina riceve molto valore attraverso backlink autorevoli e al suo interno sono presenti cinque link in uscita, il valore trasmesso verrà suddiviso tra di essi. Più collegamenti sono presenti, minore sarà il valore trasferito da ciascuno. Pertanto, se una pagina con punteggio 6 include tre link verso altri siti, ciascuno riceverà 6/3=2 unità di valore; se invece i link fossero dieci, ognuno riceverebbe un peso inferiore, pari a 6/10=0,6.

Il principio è che il peso trasmesso a ogni link dipende sia dall’importanza della pagina di origine sia dal numero totale di link in uscita che questa contiene; ciò spiega perché ottenere un link da una pagina con poche uscite era più vantaggioso rispetto a una che ne conteneva molti.

Come detto, la logica si applica anche ai link interni, perché i collegamenti che puntano ad altre pagine dello stesso dominio aiutano a distribuire il valore tra le diverse sezioni di un sito, supportando il posizionamento degli asset strategici. Ad esempio, una pagina di grande autorità con un buon profilo backlink può trasferire parte del proprio valore alle altre pagine del sito attraverso link interni ben organizzati. Fan Chung, nei suoi studi dedicati all’analisi matematica del PageRank, ha evidenziato in particolare come una struttura interna ben pianificata possa ottimizzare la circolazione del valore senza disperderlo inutilmente.

Nei primi anni di Google, per sfruttare questa logica si cercava frequentemente di ottenere collegamenti da pagine istituzionali o con pochi link esterni, massimizzando così il passaggio di valore. Nel linguaggio SEO, il valore trasmesso dai collegamenti è spesso chiamato link juice, anche se alcuni preferiscono usare l’espressione link equity, concetto che non si limita alla quantità di valore distribuito, ma considera anche fattori determinanti come l’autorevolezza della pagina di origine, la rilevanza semantica del link e il contesto in cui è inserito .

Un sito strutturato in modo strategico può sfruttare al meglio la propria rete di link interni per amplificare il posizionamento delle pagine più rilevanti.

Storia ed evoluzione del PageRank

L’idea alla base del PageRank nasce nel 1997 nei laboratori dell’Università di Stanford, dove Larry Page e Sergey Brin stavano studiando un sistema per classificare le pagine web in modo più efficace rispetto ai metodi tradizionali. Il loro approccio si basava su una teoria ispirata al mondo accademico, in cui le citazioni tra articoli scientifici vengono utilizzate per determinarne la rilevanza; allo stesso modo, un link verso una pagina doveva essere interpretato come un “voto di fiducia“, un’indicazione dell’importanza del contenuto referenziato.

Nel 1998 Google ha depositato il brevetto ufficiale del PageRank sancendo l’adozione dell’algoritmo come fattore chiave per il posizionamento nei risultati di ricerca, dando il via a una innovazione che, come detto, ha permesso a Google di distinguersi dagli altri motori di ricerca, che fino a quel momento si affidavano prevalentemente alla densità delle parole chiave nei testi delle pagine. Con il PageRank, Google è riuscito a offrire risultati di qualità superiore, basandosi sulla rete di collegamenti piuttosto che su semplici ripetizioni di termini.

Alle origini, il PageRank era quindi (anche) un indice di popolarità del sito nel Web, determinata in base al numero di backlink ricevuti da altri siti, che rappresentavano dei “voti” di fiducia e gradimento, che a loro volta avevano un peso differente in base al valore del sito linkante e della sua popolarità. Su Wikipedia esiste una voce specifica dedicata a questo topic, con tanto di indicazione della formula semplificata per calcolare il PageRank.

Nei primi anni 2000 il valore PageRank di una pagina era consultabile da chiunque tramite la Google Toolbar, che mostrava un punteggio da 0 a 10, determinando così l’autorevolezza percepita di ogni sito web. Questo ha dato origine a numerose strategie SEO focalizzate sull’ottenere backlink da fonti ritenute affidabili, portando alla nascita di pratiche di link building mirate all’aumento del punteggio.

Con il passare del tempo, Google ha dovuto affrontare un problema crescente: la manipolazione artificiale del PageRank da parte di chi costruiva reti di backlink con il solo scopo di scalare le SERP. Per contrastare questi abusi, sono stati introdotti aggiornamenti che hanno cambiato radicalmente il peso dell’algoritmo, affiancandolo a nuove metriche e livelli di analisi più sofisticati. L’ultimo aggiornamento pubblico ufficiale del PageRank è avvenuto nel dicembre 2013, e nell’ottobre dell’anno successivo si annunciava l’addio al PageRank di Google Toolbar, con la stessa barra rimossa definitivamente dal browser due anni dopo.

Nel 2016, Google ha smesso di aggiornare il valore pubblico del PageRank, rendendolo una componente interna del proprio sistema di ranking senza più renderlo consultabile. Nonostante ciò, il concetto di valutazione dell’autorevolezza tramite i link è rimasto un pilastro centrale nelle dinamiche SEO e negli algoritmi successivi adottati dal motore di ricerca.

L’abbandono del PageRank pubblico e l’evoluzione dell’algoritmo

Il ridimensionamento del peso del PageRank è stato un processo graduale, iniziato quando Google ha notato che sempre più siti lo utilizzavano in modo strumentale, cercando di manipolare il proprio posizionamento tramite schemi artificiosi di link.

Nel corso degli anni, l’algoritmo è stato integrato in un ecosistema più ampio, in cui la valutazione dell’autorevolezza di un sito non dipende più solo dalla quantità di link ottenuti, ma da una combinazione di fattori qualitativi. Oggi, il PageRank è accompagnato da segnali di E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness), introdotti da Google per garantire che i contenuti forniscano informazioni accurate e affidabili.

Tuttavia, anche se il PageRank da toolbar è sparito e il valore “nascosto”, ci sono indicazioni diverse sull’architettura che era alla base della metrica: nel 2017 Gary Illyes su Twitter confermava che il PageRank è ancora un fattore di ranking, e nell’aprile del 2018 Google ha aggiornato e prorogato il brevetto del PageRank 2018. Indizi che ci confermano che il sistema di analisi dei link esiste ancora e viene ancora preso in considerazione da Google, e che ha “solo” perso il suo significato originale come metricaindipendente, perché il valore accumulato dai link è ora valutato in combinazione con altri elementi.

L’introduzione di Penguin e la penalizzazione del link spam

Uno dei momenti più significativi nell’evoluzione del sistema di ranking di Google è stato il rilascio dell’algoritmo Penguin nel 2012, che aveva l’obiettivo di identificare e penalizzare i tentativi di manipolazione basati su strategie di link building artificiose, come lo scambio massivo di backlink, la creazione di directory di bassa qualità e l’acquisto di link su larga scala.

Prima di Penguin, molte tecniche SEO si basavano su link schemes che permettevano a siti di bassa qualità di ottenere visibilità grazie a network di collegamenti costruiti ad hoc. Con l’aggiunta di Penguin all’algoritmo di base, Google ha iniziato a declassare attivamente i siti che facevano uso eccessivo di backlink non naturali.

L’aggiornamento ha avuto un impatto significativo sulle strategie SEO: le penalizzazioni hanno colpito interi network di siti, riducendo il valore del PageRank generato da fonti non affidabili. Google ha invitato i webmaster a rimuovere i link sospetti e ha introdotto lo strumento Disavow Links in Google Search Console, permettendo ai siti di segnalare quei backlink di cui non volevano essere associati.

Da allora, le strategie di ottimizzazione off-page si sono dovute adattare. L’accento è stato posto sulla naturalezza dei link, favorendo un modello in cui l’autorevolezza si ottiene attraverso menzioni spontanee piuttosto che tramite schemi costruiti artificialmente.

Oggi, gli algoritmi di Google sono in grado di individuare automaticamente e svalutare i collegamenti di scarsa qualità senza bisogno di penalizzazioni manuali, limitando quindi l’impatto dello spam nei link. Tuttavia, il concetto alla base di PageRank — cioè l’importanza dei link come segnale di rilevanza —continua a influenzare il posizionamento delle pagine sui motori di ricerca.

PageRank e SEO: perché è ancora rilevante?

L’algoritmo sviluppato da Google per misurare il valore delle pagine web non è più un riferimento esplicito nei risultati di ricerca, ma la sua logica di fondo è ancora parte integrante dei sistemi di valutazione. L’idea che i collegamenti possano determinare l’autorevolezza di una pagina rimane valida, anche se oggi il peso di un link è definito da criteri più complessi rispetto al passato – e in generale, il motore di ricerca si basa sull’individuazione delle entità e dei rapporti tra queste.

Google continua a considerare i collegamenti come segnali di fiducia e affidabilità, distinguendo quelli costruiti in modo naturale da quelli ottenuti con pratiche artificiali. Per questa ragione, la SEO moderna non può ignorare la qualità dei link in entrata, la gestione della rete di collegamenti interni e una strategia di acquisizione basata sulla creazione di contenuti realmente utili.

I collegamenti giocano un ruolo centrale nel trasferire valore tra le pagine e nel consolidare l’autorevolezza di un sito, ma non tutti hanno lo stesso impatto. Un link proveniente da una fonte rilevante, pertinente al tema trattato e inserito in un contesto significativo ha un peso molto maggiore rispetto a un semplice collegamento inserito in modo casuale o proveniente da un sito generico. La coerenza e la posizione del link all’interno della pagina di origine sono fattori che ne amplificano l’efficacia.

A questo si aggiunge l’importanza della gestione della rete di collegamenti interni. Distribuire correttamente il valore tra le diverse sezioni di un sito consente di far emergere le pagine più strategiche, migliorando la loro visibilità nei motori di ricerca. Per farlo, è necessario costruire una struttura armoniosa, dove ogni collegamento abbia una funzione precisa e contribuisca alla navigabilità e alla comprensione del contenuto da parte degli utenti.

Il rapporto tra PageRank e strategia di link building

In passato, ottenere il maggior numero possibile di link – indipendentemente dalla fonte, dal contesto eccetera – era considerata la strategia più efficace per migliorare il posizionamento. L’aggiornamento degli algoritmi ha però reso evidente che non è la quantità dei collegamenti a determinare la visibilità di una pagina, ma la loro qualità e pertinenza.

Un collegamento trasmette valore in base alla qualità del sito di origine, alla pertinenza del contenuto in cui è presente il rimando e al modo in cui è inserito all’interno della pagina. Un link proveniente da una pagina autorevole e tematicamente allineata avrà un impatto decisamente più forte di un collegamento generico o ottenuto in contesti poco credibili. Oltre all’autorevolezza della fonte, influisce anche la posizione del link nel contenuto: un collegamento integrato in modo naturale all’interno del testo di un articolo ha una forza maggiore rispetto a un link collocato in fondo alla pagina, in una sidebar o in un elenco secondario.

Anche la scelta dell’anchor text ha un peso, perché deve contestualizzare il collegamento in modo coerente, senza risultare artificiale o troppo ottimizzato. L’utilizzo forzato di parole chiave nei testi di ancoraggio è una pratica superata, che può persino ridurre l’efficacia del segnale trasmesso.

Questi aspetti hanno reso la link building un’attività più selettiva, dove la qualità e la strategia superano la semplice quantità. Ottenere menzioni spontanee attraverso contenuti di valore, collaborazioni editoriali e partnership con siti realmente affini è il metodo più efficace per costruire una rete di collegamenti solida e duratura.

Gli attributi dei link e il loro impatto sulla distribuzione del valore

Con l’evoluzione dell’algoritmo di Google sono stati anche introdotti attributi speciali per controllare il valore trasmesso da un collegamento. Il più noto è il nofollow, che segnala ai motori di ricerca di non trasferire il valore PageRank attraverso un determinato link.

A questo si sono aggiunti altri due attributi dei link, ovvero rel=”sponsored” (usato per contrassegnare link a pagamento o sponsorizzati) e rel=”ugc”, destinato ai collegamenti generati dagli utenti, come quelli nei commenti di blog e forum.

L’uso corretto di questi attributi aiuta a evitare azioni manuali legate a link non naturali e a modellare meglio il flusso di valore interno a un sito. Se una pagina riceve molti link con attributo nofollow, il beneficio diretto per il ranking sarà limitato, ma il traffico e la visibilità rimarranno comunque fattori importanti per la crescita complessiva.

Co-occorrenza e co-citazione: il valore dei segnali indiretti

Oltre ai collegamenti diretti, Google utilizza segnali più sottili per comprendere l’autorevolezza di una pagina. La co-occorrenza e la co-citazione sono due concetti che hanno acquisito sempre più importanza nelle strategie SEO avanzate.

La co-occorrenza si riferisce alla presenza ripetuta di un sito o di un termine chiave in contesti tematicamente affini, anche se senza un effettivo link. Se un brand viene menzionato frequentemente in articoli di settore, il motore di ricerca potrebbe considerarlo comunque rilevante per quel tema.

La co-citazione avviene quando due siti autorevoli citano la stessa risorsa, pur senza linkarla direttamente. Questo può contribuire ad accrescere la percezione di affidabilità di una pagina agli occhi di Google.

Questi elementi dimostrano che nella SEO contemporanea non conta solo la quantità di link ricevuti, ma anche il modo in cui un sito viene contestualizzato all’interno di una rete di contenuti pertinenti.

Il ruolo strategico dei link interni nella distribuzione del valore

Sebbene il valore di un dominio dipenda spesso dai link esterni, la gestione della rete di collegamenti interni gioca come accennato un ruolo altrettanto decisivo nel consolidare l’autorevolezza delle pagine più importanti.

Un sito ben strutturato è in grado di ridistribuire in modo intelligente il valore ricevuto dai link esterni, favorendo le pagine che si vogliono posizionare meglio. Per farlo, è essenziale:

  • Collegare le pagine più rilevanti nella navigazione principale e all’interno dei contenuti.
  • Evitare pagine orfane, ossia quelle che non ricevono alcun collegamento interno.
  • Usare anchor text descrittivi per chiarire l’argomento delle pagine linkate.

Una cattiva gestione dei collegamenti interni può disperdere il valore accumulato e impedire alle pagine strategiche di ottenere la giusta visibilità nei risultati di ricerca.

Link site-wide e reindirizzamenti: distribuzione ottimale del valore

Non tutti i link hanno lo stesso peso all’interno di un sito. I collegamenti presenti su ogni pagina, come quelli in footer, sidebar o menu di navigazione vengono considerati “site-wide” e trasmettono un valore inferiore rispetto ai link contestuali presenti nei contenuti principali. Per questo, nella strategia di ottimizzazione è preferibile dare priorità ai collegamenti interni contestuali, limitando l’uso eccessivo di riferimenti ripetuti ovunque nel sito.

Un’altra variabile da considerare è la gestione delle pagine eliminate o spostate. Se un URL che ha accumulato valore viene rimosso senza un’adeguata gestione del suo reindirizzamento, si rischia di perdere parte del valore acquisito. I redirect 301 sono il modo corretto per trasferire il valore di una pagina obsoleta verso una nuova risorsa, mentre i redirect 302 , essendo temporanei, non trasmettono lo stesso valore di ranking.

Il ruolo di SEOZoom nell’analisi dei link

Misurare l’impatto dei link non è sempre semplice, soprattutto considerando che i dati pubblici sul PageRank non sono più disponibili, ma una strategia di link building efficace richiede strumenti che permettano di valutare l’impatto reale dei collegamenti acquisiti. Con SEOZoom mettiamo a disposizione un sistema completo per monitorare la qualità della rete di link di un sito, offrendo una serie di metriche avanzate che vanno oltre le semplici informazioni sulla presenza di backlink.

Innanzitutto, la Zoom Authority permette di ottenere una valutazione chiara del livello di autorevolezza dei domini che puntano a un sito, analizzando non solo il numero di collegamenti in entrata, ma anche il contesto, la rilevanza tematica e la qualità del traffico generato. Questo permette di capire quali sono i link realmente utili e quali, invece, potrebbero rivelarsi poco efficaci o addirittura dannosi. Tutte queste informazioni contribuiscono a creare la classificazione dei link in ingresso presente nella sezione “Backlink” di un progetto, dove appunto tutti questi collegamenti sono valutati in scala da “bassissima qualità” a “altissima qualità”.

Inoltre, con le funzioni “Trova link partner” e “Trova Partner settore” è possibile scandagliare risorse utili all’interno della propria nicchia di mercato da cui potrebbe essere strategico acquisire un link, così come con l’analisi dei competitor c’è la possibilità di studiare le tattiche di acquisizione di link dei principali avversari organici.

FAQ: domande e dubbi frequenti sul PageRank

L’evoluzione dell’algoritmo PageRank ha portato a profondi cambiamenti nel modo in cui Google valuta le pagine web. Sebbene il suo valore numerico non sia più accessibile pubblicamente, il concetto di base è ancora parte integrante del sistema di ranking. I collegamenti mantengono un ruolo cruciale, ma la loro influenza viene misurata in modo più sofisticato, considerando non solo la quantità ma soprattutto la qualità.

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Di seguito, rispondiamo alle domande più comuni per chiarire il funzionamento del PageRank e il suo ruolo attuale nella SEO.

  1. Che cos’è il PageRank di Google e che cos’è oggi?

Il PageRank è stato l’algoritmo sviluppato da Google per valutare la rilevanza di una pagina web sulla base dei link in entrata. Oggi, anche se il sistema non è più visibile pubblicamente, i collegamenti continuano a rappresentare un fattore importante per il ranking, pur essendo affiancati da altri criteri come la qualità del contenuto e l’autorevolezza del sito.

  1. Chi ha inventato il PageRank?

L’algoritmo è stato sviluppato da Larry Page e Sergey Brin all’Università di Stanford nel 1997.

  1. Perché si chiama PageRank?

Il nome deriva sia dal concetto di “pagina” web che dal cognome di Larry Page, uno dei fondatori di Google.

  1. Qual è la formula del PageRank?

L’equazione originale dell’algoritmo è

PR(A)=(1−d)+di=1nC(Ti​)PR(Ti​)​

Dove:

  • PR(A) è il valore della pagina di destinazione
  • d è il damping factor, solitamente 0,85
  • PR(T_i) rappresenta il valore delle pagine che linkano A
  • C(T_i) è il numero di link in uscita di ogni pagina linkante

Questa formula calcolava il valore teorico di una pagina sulla base dei link ricevuti, distribuendo il punteggio tra le pagine collegate.

  1. Come agisce l’algoritmo PageRank?

L’algoritmo assegna inizialmente lo stesso valore a tutte le pagine, poi ridistribuisce il punteggio in base ai link ricevuti. Il processo di ricalcolo avviene più volte fino a quando i valori si stabilizzano, creando una gerarchia basata sui collegamenti più rilevanti.

  1. Cosa misura il PageRank?

Misura la “popolarità” e l’autorevolezza di una pagina web, valutando la quantità e la qualità dei link che la puntano.

  1. Perché il PageRank è importante?

Quando fu introdotto, il PageRank rivoluzionò il modo in cui i motori di ricerca classificavano le pagine, distaccandosi dai sistemi basati unicamente sulle parole chiave. Grazie alla sua struttura, Google riuscì a offrire risultati più pertinenti premiando le pagine con più riferimenti autorevoli. Oggi il concetto di base è ancora rilevante, ma integrato con altri fattori di ranking che ne hanno ridimensionato l’influenza diretta, come la qualità del contenuto e l’affidabilità del sito.

  1. Come misurare il PageRank?

In passato, il valore PageRank di una pagina poteva essere consultato pubblicamente attraverso la Google Toolbar, che mostrava un punteggio compreso tra 0 e 10 aggiornato periodicamente da Google. Questo valore veniva calcolato tenendo conto di tutti i link in entrata, pesati in base al loro valore di origine. Dopo il 2016 Google ha smesso di rendere pubblico il punteggio esatto del PageRank, ma il concetto è ancora alla base della valutazione dei link. Oggi, è possibile stimare il “peso” di una pagina in termini di autorevolezza e link equity attraverso le metriche alternative dei SEO tool, che valutano l’influenza di un sito in base ai link ricevuti e alla loro qualità.

  1. Che cos’è il punteggio del PageRank?

Il punteggio di una singola pagina rappresentava la sua autorevolezza relativa rispetto alle altre pagine del web, determinata in base al numero e alla qualità dei link ricevuti. Il valore specifico di una pagina veniva aggiornato periodicamente e visibile pubblicamente fino al 2016. Con il tempo, Google ha smesso di mostrarlo, ma il concetto alla base rimane utilizzato nei sistemi di ranking contemporanei.

  1. Come funziona l’intervallo di valori del PageRank?

Il PageRank originale assegnava a ogni pagina un punteggio compreso tra 0 e 10, basato su una scala logaritmica. Questo significa che la differenza tra un PageRank 3 e un PageRank 4 era molto inferiore rispetto alla differenza tra un PageRank 7 e un PageRank 8. Pagine con valore alto trasmettevano più autorevolezza ai link in uscita.

  1. Come si utilizza il PageRank?

In origine, i webmaster potevano monitorare il valore PageRank di una pagina tramite la Google Toolbar e ottimizzare la propria link building per aumentarlo. Il calcolo avveniva utilizzando la formula matematica originale, e la strategia principale consisteva nell’ottenere link da pagine con alto valore per beneficiarne. Oggi, pur non essendo più accessibile pubblicamente, il principio su cui si basa viene ancora utilizzato per misurare la distribuzione dell’autorevolezza all’interno di un sito e per pianificare strategie di link building efficaci.

  1. I link interni influenzano il PageRank?

Sì, una buona struttura di link interni aiuta a distribuire il valore tra le pagine di un sito, contribuendo a migliorare la loro rilevanza agli occhi di Google.

  1. I link nofollow trasmettono PageRank?

No, i link con attributo nofollow non trasferiscono il valore diretto di un collegamento, ma possono comunque contribuire ad aumentare la visibilità e l’autorevolezza di un sito in altri modi.

  1. Quando e perché Google ha smesso di usare il PageRank?

Google ha smesso di mostrarlo pubblicamente nel 2016 per impedire pratiche manipolative: le informazioni pubbliche sul PageRank avevano facilitato le attività di ottimizzazione manipolativa (anche attraverso tecniche di black hat SEO) e di utilizzo di link spam al fine di forzare il ranking. Nonostante la scure del Penguin Update, tantissime agenzie SEO e siti hanno continuato a lavorare solo concentrandosi sull’incremento manipolativo del PageRank, costringendo quindi Google a un giro di vite definitivo e finale. Oggi però continuano a esistere sistemi all’algoritmo interni ispirati alla sua logica.

  1. Perché Google tiene segreta la formula del PageRank?

La versione pubblica del PageRank ha portato a tentativi di manipolazione dei risultati. Per evitare abusi, Google ha smesso di rilasciare dettagli precisi sul suo funzionamento.

  1. Google utilizza ancora il PageRank?

Sì, ma in una forma più evoluta, affiancata da altri segnali di ranking che rendono il sistema più sofisticato e meno dipendente dai soli link.

  1. Cosa ha sostituito il PageRank?

Il concetto di valutazione tramite link è stato integrato in sistemi più avanzati, tra cui le metriche di E-E-A-T (esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità).

  1. Cosa significa PageRank in NLP (Natural Language Processing)?

In alcuni ambiti scientifici, il concetto di PageRank è stato adattato per determinare l’importanza di parole e frasi in set di testi, ma il suo utilizzo principale resta quello collegato ai link web.

  1. Come si ottengono link di qualità?

Attraverso contenuti utili, citazioni spontanee e menzioni su siti affidabili del proprio settore. Strategie come guest blogging, digital PR e collaborazioni editoriali possono facilitare l’acquisizione di backlink validi.

  1. Cosa conta di più: qualità o quantità di link?

La qualità è diventata il fattore predominante. Un link da una fonte autorevole e pertinente ha un impatto maggiore rispetto a un gran numero di backlink generici e di bassa qualità.

 

 

* immagine di copertina da
https://www.flickr.com/photos/brentdpayne/4304054542, rielaborata.

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