Lavorare sulla pagina e su tutti gli elementi che la compongono e contraddistinguono (e su cui abbiamo diretto controllo) prima di intervenire sulle attività esterne al sito: questo è uno dei consigli che offriamo a chi approccia al mondo della SEO e uno dei cardini che guida la nostra strategia di consulenza per l’ottimizzazione dei siti web. La SEO è una disciplina complessa, che riunisce elementi diversi ma collegati che, direttamente o indirettamente, possono avere effetti sulle prestazioni del sito, ma il lavoro relativo alla SEO on page resta ancora oggi cruciale per il successo in termini di ranking e di traffico, nonostante le costanti evoluzioni di Google, perché riguarda fattori che influiscono sul modo in cui una pagina web si rivela efficiente e performante.
Che cos’è la SEO on page
Dal punto di vista letterale, l’espressione SEO on page o on site SEO fa riferimento alla ottimizzazione di tutti gli elementi presenti all’interno di una pagina web per il posizionamento sui motori di ricerca e per gli utenti.
Quando parliamo di SEO, o Search Engine Optimization, ci riferiamo a un insieme di tecniche e strategie volte a migliorare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca. La SEO on-page, in particolare, riguarda tutte quelle attività che possiamo svolgere direttamente sulle nostre pagine web per renderle più appetibili agli occhi di Google e degli altri motori di ricerca.
Si tratta dunque di una attività estesa e complessa, che interviene sia al contenuto che sul codice sorgente HTML di una pagina che può essere ottimizzata, e interessa una lunga serie di componenti come titoli, meta, URL, ma anche parametri dell’architettura, della leggibilità e dell’usabilità della pagina, fino ad arrivare al testo, alle keyword e ai link interni, concludendo poi con i dati strutturati che stanno conquistando sempre più peso nella costruzione del Web semantico.
In tal senso, e in pratica, tutto ciò che possiamo direttamente ottimizzare all’interno di una pagina web rientra nel campo d’azione della SEO on-page, che quindi si configura come la branca della SEO opposta alla SEO off page che, come spiega il nome, si concentra invece sull’ottimizzazione dei segnali che si verificano al di fuori del sito web su cui stiamo lavorando. Sullo sfondo poi c’è la SEO tecnica, che cerca di migliorare aspetti legati alla più generale gestione e organizzazione del sito nella sua interezza, valutando fattori quali velocità di pagine e sito, contenuti duplicati, struttura del sito, regolarità di scansione e indicizzazione.
SEO on page, i principali fattori
Sappiamo che Google prende in considerazione circa 200 fattori per il ranking delle sue SERP, e nella nostra guida abbiamo anche indicato quali sono gli elementi su cui lavorare per ottimizzare gli aspetti on site di un sito e di una pagina. Gli analisti e i SEO specialist, però, ritengono che ci siano cinque aree fondamentali di intervento per migliorare la SEO on page, che dovrebbero essere sempre valutate e verificate quando si progetta e monitora un sito.
Un sito è un ecosistema organico
Il presupposto da cui partire è che un sito è un ecosistema organico composto da tante entità differenti, e così pure la SEO: pertanto, concentrarsi solo su un aspetto rischia di non offrire i risultati sperati. Anche i link e il contenuto editoriale, elementi sicuramente fondamentali per il posizionamento, non rappresentano l’unico fattore valutato per il ranking dai motori di ricerca, che stanno diventano sempre più complessi e capaci di leggere e analizzare tanti altri parametri.
E dunque, avere tanti backlink può non servire a far rendere meglio un sito che è lento e offre una user experience negativa, così come la presenza di contenuti di qualità accettabile può essere penalizzata da interstitial invadenti su un dispositivo mobile, come abbiamo provato a spiegare anche negli articoli specifici su questi temi.
Ottimizzazione SEO on page, i 5 fattori da valutare
Qualche tempo fa, Kristopher Jones su Search Engine Land ha provato a tracciare un elenco dei cinque principali elementi di SEO on page su cui concentrare la propria attenzione e da non trascurare mai per un’ottimizzazione del sito. Si tratta di argomenti che abbiamo già affrontato anche nei nostri approfondimenti, perché l’autore cita, in ordine:
- Contenuto
- User Engagement
- Struttura tecnica
- Linking interna
- Responsivity Mobile.
Il lavoro per ottimizzare il contenuto on page
Si parte sempre dal contenuto, dunque, che resta il “re” per usare una (ormai vecchia) espressione attribuita originariamente a Bill Gates (che disse “content is the king” nel 1996 parlando delle sue previsioni sul futuro di Internet). In questo ambito, il primo passo per migliorare gli elementi on page è intercettare il search intent, perché la rilevanza del contenuto per l’intento dell’utente è sicuramente uno dei parametri più importanti per Google e, di conseguenza, per il lettore che atterra sulla pagina.
Consigli per ottimizzare il contenuto
In questo senso, il lavoro di ottimizzazione inizia dalla comprensione del tipo di intento legato alle parole chiave della pagina (che, semplificando, può essere di tipo informativo, transazionale, commercial o navigational), per poi analizzare la SERP e comprendere dunque quali sono le valutazioni del motore di ricerca, fino a puntare a correggere il tiro sulla pagina del sito, usando anche gli strumenti di SEOZoom come l’analisi del content gap.
Ovviamente basilare è anche una keyword research mirata sia a centrare l’intent che a fornire parole chiave semanticamente correlate per arricchire il contenuto con argomenti secondari, provando a rispondere a tutte le domande sul tema in modo esaustivo.
Gli interventi sui tag
Un ruolo importante è svolto (ancora) dai meta tag SEO, come title e heading, che servono per specificare l’intento e la sintassi del documento, organizzare le informazioni da fornire a utenti e motori di ricerca, rendere le pagine più facilmente scansionabili e attrarre l’attenzione del lettore. L’ottimizzazione su questi aspetti può concentrarsi nell’inserire le keyword principali in tag title, slug URL e titoli di pagina e nell’uso delle parole chiave correlate negli heading di sezione (H2, H3, H4).
Come ottimizzare l’user engagement delle pagine
Se questo primo punto riguardava le attività e le abilità del SEO copywriting in dettaglio, l’ottimizzazione on page dell’user engagement fa riferimento a uno spettro più ampio di competenze; le metriche da valutare sono le pagine per sessione, la frequenza di rimbalzo e il Click-Through Rate, che dipendono sia da motori di ricerca che dal comportamento dell’utente, che deve essere non solo attratto sulla pagina, ma anche convinto a restare e a interagire con il contenuto proposto.
Migliorare le pagine per sessione
Come noto, Pages per Session è la metrica che indica il numero di pagine visualizzate da una persona prima di lasciare un sito e viene indicata in Google Analytics insieme alla durata media della sessione (ovvero il tempo medio speso da un utente sul sito). Questi valori consentono di capire quanto una pagina sia interattiva e coinvolgente dal punto di vista della navigazione e aiutano a comprendere quali sono gli eventuali errori che impattano sul funnel di vendita o bloccano le conversioni, oppure (per un blog o siti di notizie) gli articoli che non generano interesse e vengono presto abbandonati senza condurre ad altre letture.
Per migliorare questi parametri si devono analizzare le pagine con frequenze di rimbalzo elevate e studiare specifiche opportunità per incoraggiare i lettori a prolungare le durate di sessione o la visualizzazione di altre pagine; ad esempio, si possono inserire call to action per incoraggiare le conversioni, o fornire opzioni aggiuntive di navigazione, come l’indicazione di articoli correlati o dei semplici link interni di rimando.
Intervenire sui tassi di bounce rate e CTR
Il bounce rate o frequenza di rimbalzo indica la soddisfazione degli utenti verso una landing page o un sito web, ed è un valore ambiguo: un tasso elevato di rimbalzo su un eCommerce potrebbe indicare che le pagine non sono coinvolgenti e non soddisfano l’intento dell’utente, ma su un sito informativo le persone potrebbero essere immediatamente soddisfatte e ottenere la risposta che stavano cercando in breve tempo. Per cercare di ottimizzare questo aspetto, comunque, ci sono alcuni piccoli interventi tecnici che è possibile attuare, come eliminare interstitial invadenti e pubblicità pop-up, migliorare il tempo di caricamento della pagina o scrivere testi per landing page pertinenti alle query di ricerca.
Miglioramenti per il CTR
Sul versante CTR, spesso abbiamo parlato dei dubbi che la comunità SEO ha su questo valore, che rappresenta la prima interazione che un utente ha con il sito: un click-through rate basso potrebbe indicare che il messaggio non è rilevante per la ricerca di un utente, ma anche che la meta description o il title tag non sono convincenti. Il lavoro di miglioramento di questo tasso si può incentrare sull’inserire keyword di exact match in title tag e meta description, nell’aggiungere già nella descrizione qualche indicazione vantaggiosa per gli utenti (offerte promozionali, sconti e così via) e, più semplicemente, nel compilare tag di lunghezza adeguata per evitare che possano essere troncati nella visualizzazione in Google Search.
Come rendere più performante la struttura tecnica della pagina
Anche la struttura tecnica del sito può influire sul coinvolgimento degli utenti e sul posizionamento delle keyword, perché senza una solida architettura la rete di contenuti rischia di non reggere e crollare. Gli elementi su cui concentrarsi in questo ambito sono la cosiddetta crawlability, la sicurezza e l’impostazione di URL SEO friendly, chiari e puliti sia per i bot che per gli utenti.
Facilitare la scansione di Googlebot
Molti siti rendono complicata la vita ai crawler dei motori di ricerca, che navigano i siti attraverso i link forniti tramite Sitemap e disponibili dalla home page: il primo punto di ottimizzazione on page tecnica è allora assicurarsi che il sito web sia scansionabile e che il crawl budget sia ottimizzato e ben speso, individuando le pagine del sito che devono avere priorità di scansione e indicizzazione, nel caso in cui i crawler possano analizzare ogni percorso.
Altrettanto utile è bloccare tutte le pagine che non si desiderano mostrare agli spider, posizionandole sotto il disallow file del file robots.txt; inoltre, è consigliabile ripulire le catene di redirect e settare parametri per gli URL dinamici.
Ottimizzazione e sicurezza
Come sappiamo, il protocollo HTTPS garantisce la sicurezza della comunicazione e delle transazioni attraverso un sito e rappresenta un fattore soft di ranking per Google; talvolta, su un sito possono esistere collegamenti misti o pagine HTTP che non sempre reindirizzano alla risorsa giusta. Per risolvere tali criticità bisogna analizzare in profondità il sito, individuare tali errori, inserire la sitemap nel file robots.txt indipendentemente da qualsiasi comando user-agent e, in ultimo, riscrivere il file .htaccess per reindirizzare tutto il traffico del sito web a un dominio specifico utilizzando il corretto URL HTTPS.
Correggere i collegamenti sbagliati
Un’altra azione di ottimizzazione on page riguarda la correzione di tutti i possibili casi di link rotti, reindirizzati o non funzionanti, che possono influire sulla velocità di caricamento, sull’indicizzazione e sul crawl budget. Una scansione del sito consente di scoprire i vari problemi presenti e i relativi status code: in linea di massima, bisogna intervenire per ottenere strutture di URL pulite con codici di stato 200, mentre ovviamente gli errori 4xx e 5xx sono da correggere.
Un possibile miglioramento è il redirect 301 da pagine danneggiate per spostare gli utenti a una pagina più pertinente, così come può essere utile realizzare una pagina 404 personalizzata con URL valido verso una risorsa alternativa. Per gli status code 5xx che influiscono sugli URL bisogna invece contattare l’hosting provider per segnalare le problematiche e richiedere chiarimenti e correzioni.
L’importanza dei link interni per la SEO on page
L’interconnessione interna a un sito consente di rispondere a una serie di obiettivi SEO come il miglioramento della crawlability, l’attenzione alla UX, gestione più efficace dei contenuti e creazione di una link building in home. La linking interna consente in pratica di creare delle porte che consentono a spider e utenti di attraversare tutti i percorsi immaginati con la SEO tecnica.
Un ambito classico di utilizzo dei collegamenti interni è quella dei deep link, ovvero indirizzare link da pagine di categoria superiore verso pagine orfane, che possono beneficare di questa autorità e indicizzarsi; inoltre, tale strategia potrebbe servire anche per smistare i lettori verso altri contenuti di interesse, invitandoli ad approfondire altri aspetti di un argomento o a scoprire altre sezioni del sito.
Attenzione alla navigazione mobile e alla responsivity
L’ultimo ambito di intervento di ottimizzazione SEO on page di un sito riguarda la cura che bisogna (ormai necessariamente) dedicare agli utenti che navigano da dispositivi mobile: in epoca di mobile-first index è assolutamente cruciale essere competitivi su questo fronte, che è divenuto prioritario anche per Google.
Il lavoro di miglioramento della responsivity si muove su tre fronti: innanzitutto, sulla implementazione di un web design responsive per il proprio sito, che rispetti tutti i criteri e le linee guida previste su questo tema. Altre azioni possono essere il miglioramento della velocità delle pagine riducendo le risorse on site o l’utilizzo di CDN per ridurre la latenza nel trasferimento degli utenti alle risorse (oltre che per alleggerire il carico di determinate risorse sul server che ospita il sito).
Google svela i 3 principali fattori SEO onsite
La centralità della SEO onsite è facilmente intuibile, quindi, anche perché (come detto) questa disciplina raggruppa tutti gli interventi che possiamo fare direttamente all’interno del nostro sito, su cui quindi abbiamo controllo totale e pieno, oltre a essere quelli più facilmente eseguibili anche senza particolari competenze tecniche.
Non sorprende quindi scoprire che più volte Google abbia più o meno esplicitamente invitato webmaster e SEO a concentrarsi prima o principalmente su determinati elementi di SEO on page, offrendo anche indicazioni e consigli precisi su ciò che più utile fare per migliorare la visibilità del nostro progetto. Uno dei momenti più interessanti in tal senso è arrivato grazie alla serie SEO Mythbusting su YouTube, in cui Martin Splitt, uno dei volti pubblici e più riconoscibili della compagnia americana, ha affrontato appunto argomenti SEO per “sfatare i miti” e offrire per così dire qualche notizia ufficiale e da fonte verificata; proprio nel primissimo episodio, il Googler Martin Splitt ha rivelato quali sono i 3 principali fattori SEO onpage su cui invita a concentrare l’attenzione e il lavoro.
On-site SEO, i consigli di base per l’ottimizzazione
Lo spunto arriva nel corso di una intervista/chiacchierata tra Splitt e lo sviluppatore Juan Herrera, che inizialmente pone al Googler domande introduttive del tipo “che cos’è un motore di ricerca“, “cosa significa indicizzazione”, “perché per un sito è importante apparire in alto nelle SERP”, “come fa Google a determinare quali risultati sono rilevanti per gli utenti” (la risposta è “attraverso gli oltre 200 fattori di ranking”, tra cui Splitt cita esplicitamente titolo, meta description, il contenuto effettivo in pagina, le immagini (e non solo per il ranking su Google Images) e i link).
I 3 principali fattori SEO per il ranking
È nella seconda parte che si affrontano gli argomenti di cui dicevamo, quando il Googler risponde alla domanda precisa “quali sono le tre cose principali che devo fare per rendere il mio sito più facile da scoprire?” e, in concreto, offre a tutti un’indicazione utile per comprendere quali siano i 3 più importanti fattori SEO su cui Google concentra l’attenzione.
I contenuti della pagina sono l’elemento prioritario
Anziché indicare “questo o quel framework” (una risposta che poteva essere attesa da uno sviluppatore), Martin Splitt di Google cita come fattore principale per posizionarsi in SERP il contenuto: per lui (che parla ufficialmente come voce di Google) un sito deve offrire contenuti davvero buoni e di qualità, che abbiano uno scopo (purpose) per l’utente.
Proseguendo nella sua descrizione del principale fattore di ranking, Splitt spiega che il contenuto di una pagina dovrebbe essere qualcosa di cui gli utenti hanno bisogno e / o che vogliono, aggiungendo con una battuta “il massimo è offrire qualcosa di cui hanno assolutamente bisogno e che vogliono, come il gelato”.
SEO purpose, l’importanza dello scopo della pagina
Quindi, la situazione ottimale per Google è quando “il contenuto dice dove sei, cosa fai, come mi aiuti con quello che sto cercando di raggiungere”, mentre una pagina auto-referenziale, in cui si dice solo “siamo una grande società piena di prodotti fantastici” non è utile a nessuno scopo per l’utente.
Più nello specifico, un sito deve cercare di “servire lo scopo delle persone che vuole attrarre e raggiungere il target che vuoi che interagiscano con i tuoi contenuti”, dice Splitt, che poi aggiunge un importante riferimento sul linguaggio. Per lui, bisogna assicurarsi di usare “le parole che userò” come utente. Il Googler dice che “se usi un termine molto specifico per il tuo gelato, diciamo come Smooth Cream 5000, io utente non lo cercherò perché non lo conosco” e ho solo bisogno di un gelato.
Il riferimento al purpose nella SEO non stupirà gli esperti e i lettori più attenti, visto che già nelle linee guida di Google ai quality raters c’è un intero capitolo che spiega come si deve valutare il beneficial purpose di una pagina, in particolare per quelle che fanno riferimento a topic YMYL.
Usare il linguaggio e le keyword migliori per offrire contenuti pertinenti al search intent
Quindi, in un contenuto ottimale è bene usare “da qualche parte” la keyword così specifica come il nome del gelato inventato da Splitt, “perché se cerco quel trademark lo posso trovare”, ma se la persona sta “esplorando” Internet alla ricerca di un gelato senza aver in mente un brand specifico bisogna riuscire a intercettare questo intento e parlare la lingua che parla l’utente.
Questo consiglio serve a descrivere sia l’importanza della pertinenza nei contenuti che la capacità di riuscire a comprendere quali sono le intenzioni che muovono le ricerche degli utenti, così da poter offrire loro delle pagine che rispondano ai loro bisogni, scopi ed esigenze (il purpose).
Le parole di Martin Splitt aiutano anche a definire un altro concetto basilare: nel lavoro SEO non bisognerebbe mai concentrarsi troppo sulle keyword e trascurare invece lo scopo. Le keyword sono importanti, ma ci sono tantissimi altri fattori che influenzano il posizionamento di un sito, e riuscire a capire ciò che cercano e ciò di cui hanno bisogno gli utenti è di sicuro una strategia valida per ottenere risultati.
Fattori SEO principali, quali sono secondo Google
Il secondo e il terzo fattore indicati da Martin Splitt per ottenere buoni posizionamenti su Google sono molto più tecnici e per certi versi spiazzanti, e riguardano rispettivamente l’utilizzo dei meta data e le performance dei siti.
Curare meta tag che descrivono i contenuti
Riguardo ai meta data, il developer advocate del Google Search Relations team dice che è fondamentale per un sito avere e mostrare “meta tag che descrivono i tuoi contenuti“, come una meta description che “ti dà la possibilità di avere un piccolo snippet nei risultati della ricerca che permette alle persone di capire quale dei molti risultati potrebbe essere quelli che lo aiuta meglio” ad avere risposte alla propria esigenza.
Ottimizzare titoli e meta description
Non meno utili sono i “titoli di pagina specifici per la pagina che stai offrendo”. Quindi, non è consigliabile “avere un titolo per tutto”, anzi “lo stesso titolo è male”, scherza Splitt, che poi aggiunge ancora che “se hai titoli che cambiano con il contenuto che stai mostrando, è fantastico. E i framework hanno modi per farlo”.
Le performance come fattore SEO
Infine, il terzo fattore SEO per il ranking svelato da Google sono le performance del sito, che per Splitt “sono sono fantastiche! Ne stiamo parlando costantemente, ma probabilmente ci stiamo perdendo il fatto che sono anche importanti per essere scoperti online”.
L’intervistatore a questo punto interviene per chiedere se gli interventi per migliorare le performance “non rendono solo il mio sito più veloce, ma rendono anche il mio sito più visibile agli altri?”, e la risposta di Splitt è abbastanza sorprendente. “Corretto”, dice, “perché vogliamo essere sicuri che le persone che fanno clic sui risultati della ricerca scegliendo la tua pagina possano ottenere rapidamente questi contenuti”, motivo per il quale le performance sono “uno dei tanti fattori” a cui Google guarda con attenzione per il ranking dei siti.
Come migliorare le prestazioni del sito
In termini pratici, per intervenire sulle performance Martin Splitt raccomanda fortemente di controllare più volte “hybrid rendering or server-side rendering” perché è quello che generalmente porta i contenuti più velocemente agli utenti. Inoltre, alcuni bots (ma non GoogleBot) potrebbero non interpretare e scansionare JavaScript, perciò sarebbe meglio offrire un rendering dinamico che faccia cambiare il codice per non intervenire in modo più pesante su tutta la struttura e assicurarsi, comunque, una interpretazione corretta.
Per Google, gli elementi per migliorare le performance sono innanzitutto aumentare la velocità con cui si mostrano i contenuti e il valore del first contentful paint mostrato in pagina, e poi curare l’ottimizzazione dei server, l’ottimizzazione delle strategie di caching, accertarsi che “i tuoi script non debbano girare per tipo 60 secondi per prendere tutto ciò che serve”. Si tratta di consigli generali che precedono temporalmente l’introduzione della Google Page Experience, che ha definitivamente introdotto le prestazioni tecniche delle pagine tra i fattori di ranking (anche se poi, a ben vedere, l’impatto effettivo sulla visibilità di tali elementi è stato ridotto e inferiore rispetto alle premesse).
Meta description e velocità come fattore di ranking?
Abbiamo definito “spiazzanti” questi due punti perché in genere (e per lungo tempo) la meta description non è stata considerata un fattore di ranking puro, quanto piuttosto un elemento utile per la user experience e per attirare i clic degli utenti a scapito dei competitor in SERP. Citare i meta tag in questo contesto (e non parlare ad esempio dei link) potrebbe significare che sta cambiando qualcosa nell’interpretazione di Google o è soltanto una considerazione personale di Martin Splitt?
Allo stesso modo, in vari interventi il collega di Splitt, John Mueller, aveva parlato delle performance e, in modo più specifico, della sola velocità di un sito in riferimento al posizionamento sul motore di ricerca, dicendo che il vantaggio dell’avere tanti fattori di ranking era che “non è necessario che tutto sia perfetto”.
Secondo quanto dice Mueller, la velocità di un sito è sicuramente importante, ma potrebbe non essere prioritaria rispetto ad altri elementi che il motore di ricerca valuta più utili per l’user experience. In pratica, se un utente trova utile e proficuo un sito lento a scapito di altri veloci, l’algoritmo di Google dovrebbe tenere in considerazione questi elementi.
Nelle parole di Martin Splitt, invece, si parla di performance come un fattore SEO top: probabilmente, però, il Googler non sta parlando specificamente di fattori di ranking algoritmico, quanto piuttosto di elementi da studiare e ottimizzare per migliorare il sito nel suo insieme.
In definitiva, e in verità, le parole di Martin Splitt hanno forse fatto aumentare alcuni dubbi sul ranking, anziché risolverli e chiarirli: ad ogni modo, le indicazioni fornite dal Googler sono sicuramente utili per sapere su cosa concentrare il lavoro di ottimizzazione on page del sito e quali aspetti migliorare per cercare di ottenere risultati migliori.
Ottimizzazione SEO on page, i tool di SEOZoom
Se queste sono le informazioni teoriche (con qualche accenno alle tecniche pratiche) per approcciare all’ottimizzazione SEO on page, in questa parte conclusiva ci rimbocchiamo le maniche per scoprire come funziona la sezione di SEOZoom dedicata appunto a questo aspetto, con cui migliorare la gestione dei vari interventi sulle pagine.
Come ricordava il nostro Ivano Di Biasi nel presentare (alcuni) degli aspetti che hanno caratterizzato sin dagli esordi la nostra piattaforma, SEOZoom è stato il primo SEO tool al mondo a offrire una visione del rendimento di un sito web non più basata sul posizionamento di parole chiave come i banali rank tracker, ma sul rendimento di ogni singola pagina web del sito. Poi i competitor internazionali hanno apprezzato e imitato il monitoraggio a pagine, ma intanto il nostro lavoro di sviluppo non si è fermato e ha alzato nuovamente l’asticella degli strumenti per la SEO on page, i cosiddetti on page SEO tools.
Come usare SEOZoom come on page SEO tool
Nella nuova suite SEOZoom 2.0 è ora presente una nuova sezione che si chiama espressamente SEO on page, che permette di eseguire un’analisi completa degli elementi di ottimizzazione onsite in tempo reale, scansionando i tag della pagina web di partenza e, contemporaneamente, anche tutte le pagine web dei siti dei competitor, identificando il Search Intent degli utenti, valutando punteggi di Intent Match e fornendo una serie di suggerimenti mirati sulle best practices di ottimizzazione SEO.
Oltre a questa utilissima funzionalità – presente all’interno dei progetti – la piattaforma ha ora una rinnovata area dedicata a verifica, controllo e gestione di tutti gli aspetti legati al lavoro di miglioramento onpage, che si attiva selezionando Pagine nel menu dei progetti.
Analizzare i contenuti e le pagine in tempo reale per migliorare il ranking
Con le continue evoluzioni dell’algoritmo di Google, oggi non importa più solo il rendimento dell’URL come entità, quanto piuttosto l’analisi del rendimento specifico dei contenuti presenti in quella pagina. Non si tratta solo di una questione filosofica: la nuova sezione consente di effettuare uno studio più approfondito del contenuto di ogni pagina web e del suo rendimento, offrendo velocemente dei suggerimenti per migliorare il ranking.
Focus su crawl budget e cannibalizzazione delle keyword
Il primo elemento che viene presentato è la valutazione sintetica delle prestazioni del sito, analizzate in tre tab: Crawl budget sprecato è un valore che informa immediatamente sulla quantità di pagine che non fanno traffico e visite perché non hanno neanche una keyword posizionata (e che quindi impiegano inutilmente parte del tempo che Google dedica al nostro sito); Migliora le tue pagine ci indica il miglioramento ottenibile in termini di traffico attraverso la sola ottimizzazione di un numero limitato di pagine (quelle che hanno bisogno solo di una piccola spinta per spiccare il volo); Obiettivo raggiungibile fissa il dato delle visite potenziali a cui potremmo ambire lavorando sulle pagine migliorabili e sulle keyword potenziali.
A guidare questa panoramica è la consapevolezza che ogni sito web presenta ai motori di ricerca un numero sovradimensionato di pagine web, molte delle quali potrebbero tranquillamente non esistere affatto. Per navigare queste pagine, Google impiega tempo e risorse, anche se alla fine non dà i risultati sperati: perché dunque sprecare prezioso Crawl Budget su pagine che non rendono o che sono cannibalizzate, invece di concentrarlo sulle risorse più performanti?
Inoltre, tra i tab navigabili della sezione c’è anche un focus specifico sulle pagine web a rischio cannibalizzazione, un altro problema che può portare alla perdita di visibilità e che è sintomo di una gestione complessiva del sito non particolare SEO onpage friendly, per così dire.
Come funzionano gli on page SEO tools di SEOZoom
I tool di SEOZoom presenti nella sezione Pagine sono a disposizione degli utenti che hanno inserito un dominio in un progetto monitorato.
L’area presenta 9 tab, ovvero Rendimento Pagine (la dashboard di apertura e sintesi), Con potenziale, Principali, Con più keyword, Trend positivo, Trend negativo, Nuove pagine, Cannibalizzazione e Pagine monitorate, che ora vedremo in dettaglio.
Ottimizzare i contenuti e le pagine con SEOZoom
La prima schermata che appare nel Rendimento Pagine raggruppa gli URL del sito sulla scorta di un range di traffico prestabilito, indicando in ogni riga il numero di pagine che rientrano nel parametro, il contributo portato al sito (volume aggregato delle visite), il numero di keyword totali, il rendimento e l’impegno di crawl budget di tutto il gruppo.
Più precisamente, la colonna rendimento indica il volume di traffico percentuale che deriva da ognuno di questi raggruppamenti, mentre nella colonna crawl budget si scopre quante risorse vengono dedicate alla scansione di queste pagine, grazie a una stima effettuata da SEOZoom per aiutare a capire quali sono le sezioni del sito web che stanno impiegando molte risorse e quali invece stanno portando un volume di traffico stimato maggiore.
Unendo i dati di queste due colonne si può facilmente e velocemente comprendere se, rispetto alla situazione complessiva, il rapporto tra performance e risorse è omogeneo oppure se ci sono delle pagine web poco efficienti che però occupano un numero elevato di risorse.
A destra, invece, possiamo passare all’analisi più dettagliata di ogni singola pagina web del sito, scoprendo il suo rendimento nelle SERP, le keyword posizionate, quelle che potrebbe essere più semplice portare in prima pagina e quelle lontane, fino a una specifica Analisi SEO che individua i problemi, gli errori e le possibili azioni correttive da apportare onpage.
Ad esempio, e sono per citare alcune delle informazioni che possono risultare, con questa analisi è possibile verificare problemi di Intent Gap – possibili carenze di focus di una pagina web rispetto a quelle che stanno ottenendo il meglio su Google – o più semplicemente scoprire i termini rilevanti per il topic utilizzati dalla maggior parte dei competitor, insieme ai termini secondari che hanno comunque rilevanza per la tipologia di pagina (segnalando sempre la presenza o meno di tali parole nella pagina esaminata), ma anche possibili errori SEO che creano disagio allo spider di Google (che si trova perso nella navigazione di innumerevoli pagine web inutili piuttosto che navigare le pagine buone del sito) come eccessi di redirect 301, problemi di Paginazione, Mancanza di indicazione del Canonical e così via.
Quindi, questa sezione permette di lavorare in maniera esaustiva e completa sulla SEO on page del sito, fare altre analisi di Crawling Budget Optimization e rendere felice lo spider di Google, portando più attenzioni alle pagine importanti del sito.
Studiare i contenuti del sito per migliorare la SEO on page
L’area dedicata alla gestione delle pagine e alla SEO on page è davvero molto ampia e versatile, ma soprattutto utile per poter migliorare la propria strategia SEO grazie a informazioni fondamentali.
Le pagine con potenziale sono quelle che hanno keyword posizionate in seconda e terza pagine di Google con un alto numero di ricerche mensili, che possono dunque generare un incremento di traffico attraverso un lavoro di ottimizzazione SEO delle keyword. Ad esempio, approfondendo l’analisi nel tab Analisi SEO, SEOZoom può segnalare quali sono delle keyword rilevanti rispetto al search intent riconosciuto da Google che non abbiamo utilizzato nel testo, fornendoci dunque un immediato consiglio per migliorare i contenuti della pagina valutando eventualmente di inserire tali keyword all’interno della pagina o nei tag heading (controllando anche le strategie dei competitor al riguardo).
In maniera intuitiva, poi, le pagine Con più keyword sono quelle che possiedono la quantità maggiore di keyword posizionate su Google, mentre le pagine Principali sono quelle che danno il maggior contributo in termini di volume di traffico – e in questo caso, la tabella consente di analizzare ancora più in profondità questi URL, scoprendo eventualmente anche le pagine simili che potrebbero provocare cannibalizzazione o che comunque portano ambiguità.
Informazioni dettagliate su ogni pagina (e sui competitor)
Gli altri focus a disposizione sono sulle pagine con Trend positivo e Trend negativo (facile capire che fanno riferimento, rispettivamente, a pagine che stanno avendo un rendimento positivo oppure che hanno manifestato un calo delle prestazioni) e, ancora, sulle Nuove Pagine, ovvero URL che hanno ottenuto dei nuovi posizionamenti in SERP – una funzione che offre informazioni che possono essere molto importanti per monitorare i competitor, inserendo a progetto un sito concorrente da monitorare, perché consente di identificare subito i contenuti con cui tale sito sta entrando in SERP.
Il tab Cannibalizzazione è un tool che mostra in dettaglio quali URL stanno competendo per le stesse keyword, confrontando le pagine web e segnalando se ci sono casi di competizione interna al sito per le medesime parole chiave, che genera come sappiamo un effetto potenzialmente negativo. È bene specificare che lo strumento di SEOZoom non rileva se il testo sia duplicato o copiato, ma semplicemente che secondo la scansione effettuata le pagine indicate sono posizionate per le stesse parole chiave e sugli stessi dati.
Infine, questa sezione si chiude con le “Pagine monitorate“, una sorta di blocco note che ci serve per segnalare direttamente a SEOZoom le pagine del sito che vogliamo tenere sotto controllo specifico, in aggiunta a quello automatico: strategicamente, si possono inserire sia le pagine più rilevanti per la propria attività online che quelle di competitor da marcare stretti, così da averle sempre a portata di clic per un check rapido.
Sempre in quest’area è possibile anche gestire gli interventi sul sito, chiedendo a SEOZoom di conservare un salvataggio di backup della versione precedente della pagina che stiamo per modificare, così da confrontare le performance (con la tabella che riporta le Variazioni di posizione dalla data di inizio monitoraggio) ed eventualmente (nei casi peggiori) ritornare allo stato antecedente alle modifiche.