Landing page: che cos’è e come crearne una perfetta

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È uno degli elementi fondamentali per qualsiasi strategia di marketing digitale orientata alle conversioni, ma per renderla davvero efficace bisogna rispettare alcune indicazioni e best practice. La landing page è una pagina web realizzata con l’obiettivo specifico di accogliere i visitatori del sito e convertire il loro clic in una azione concreta, come lead o acquisti diretti. Per sfruttare pienamente le potenzialità delle pagine di atterraggio dobbiamo però integrarle in una strategia efficace, che possa realmente massimizzare i tassi di conversione e supportare i nostri sforzi di raggiungere gli obiettivi, come fare iscrivere un utente a una newsletter, spingerlo a scaricare un ebook o finalizzare una vendita. Oggi cerchiamo di approfondire che cos’è una landing page, quanti tipi ne esistono e, soprattutto, come si costruisce una pagina efficace e in grado di trasformare gli utenti in clienti.

Che cos’è una landing page

Una landing page è una pagina web speciale, progettata specificamente per raggiungere un obiettivo preciso: convertire i visitatori in lead o clienti attraverso un’azione chiara e definita, come l’iscrizione a una newsletter, il download di un contenuto o l’acquisto di un prodotto.

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Diversamente dagli altri tipi di pagine web di un sito, come la home page o le pagine prodotto, la landing page è interamente dedicata a un’unica call-to-action (CTA), senza distrazioni o percorsi alternativi: tutto è studiato per guidare il visitatore in modo diretto e intuitivo verso la conversione desiderata.

Il concetto di landing page, quindi, trascende la semplice idea di “pagina di destinazione” dove l’utente atterra dopo aver cliccato su un annuncio o un link: una landing page efficace è costruita con intelligenza, mira a eliminare le distrazioni e a guida l’utente verso l’azione precisa impostata dalla strategia.

Una landing page ben strutturata è lo strumento essenziale per guidare l’utente verso la scelta desiderata, ma non si tratta solo di design accattivante o di testi persuasivi: creare una landing page efficace richiede un’attenta combinazione di ottimizzazione SEO, esperienza utente (UX) e precisione strategica. Ogni elemento, dal titolo CTA, deve essere pensato per facilitare la conversione, offrendo un contenuto chiaro e privo di distrazioni superflue.

La vera sfida è riuscire a creare un percorso fluido per l’utente, dalla proposta iniziale di valore fino al clic finale sulla call-to-action, ed esaminare i dettagli delle singole componenti della pagina diventa essenziale per capire come ottimizzare ogni elemento, minimizzando il margine di errore e massimizzando le occasioni di coinvolgimento.

Questa focalizzazione rende le landing pages strumenti fondamentali nelle campagne di marketing digitale, perché consentono di massimizzare il ritorno sugli investimenti (ROI) delle attività promozionali, trasformando il traffico in risultati concreti.

In parole semplici, la landing page è l’ultima fermata del viaggio dell’utente nel processo di conversione, creata per ottimizzare quanto più possibile quell’azione.

Landing page: definizione, origine e significato

Il termine landing page deriva dall’inglese, lingua in cui “landing” significa “atterraggio”. Nel contesto digitale, si riferisce alla pagina web su cui l’utente “atterra” dopo aver cliccato su un annuncio pubblicitario, una campagna email, un banner promozionale o un link presente nei risultati di ricerca.

L’utente, dunque, arriva alla landing page con una specifica aspettativa, ed è compito della pagina offrire pertanto una risposta immediata e mirata in linea con la promessa fatta dal messaggio promozionale che l’ha condotto lì.

Le prime landing page sono comparse negli anni ’90, con l’avvento dei primi annunci online e della pubblicità sul web. Con l’aumento delle campagne pubblicitarie digitali e la necessità di tracciare e ottimizzare il traffico, le landing pages sono diventate sempre più sofisticate e centrali nelle strategie di digital marketing. Inizialmente utilizzate per la vendita di prodotti specifici, queste pagine si sono nel tempo si sono evolute, diventando strumenti cruciali per diverse azioni di conversione, come la raccolta di contatti (lead generation), la registrazione a webinar e persino per effettuare download di contenuti gratuiti in cambio di informazioni personali.

Le differenze tra landing page e pagine del sito

Già da quanto scritto emerge la prima, grande differenza tra una landing page e la home page del sito o le altre pagine. In questo contesto, ottenere traffico è solo il primo passo: la vera sfida è riuscire a trasformare quella visita.

E quindi, la differenza sostanziale rispetto a una normale pagina del sito web è nel focus: una landing page è minimalista, priva di menu di navigazione invasivi o elementi che possano distrarre l’utente dal completare la call-to-action predefinita. Non è un luogo per esplorare informazioni generiche sul brand, ma uno strumento di marketing potente, orientato alla conversione immediata. Proprio per questo una landing page non è mai “casuale”; al contrario, ogni suo elemento – dall’headline al bottone di CTA – è calibrato per spingere alla conversione.

Ne consegue che non sono una landing page l’homepage del sito, una pagina prodotto, la pagina dei prezzi, quella dei contatti o il chi siamo, almeno dal punto di vista “formale”, perché in una prospettiva marketing, landing page è una pagina specifica che è stata disegnata espressamente per raggiungere un obiettivo, che può essere quello di accumulare indirizzi email e altre informazioni personali dei visitatori, oppure di consentire il download di un file pdf, la registrazione a un webinar o un acquisto diretto di beni o servizi.

A differenza di una homepage o di altre sezioni più istituzionali di un sito, una landing page non offre percorsi multipli, ma un solo punto di arrivo: condurre l’utente a completare l’azione desiderata, senza fargli perdere tempo o concentrazione. Una buona landing page capisce l’intento dell’utente – che arriva da un’ads specifica, da una campagna email, o da una ricerca mirata – e gli offre esattamente la soluzione che sta cercando, con un percorso intuitivo e diretto.

Che differenza c’è tra landing page e home page?

E quindi, gli elementi di distinzione risiedono soprattutto nell’intento e nella progettazione delle varie tipologie di pagine. Mentre ad esempio la home page del sito punta a fornire un ventaglio ampio di informazioni e opportunità di navigazione per orientare l’utente, la landing page concentra tutta la sua attenzione su una singola azione, eliminando ogni ipotesi di distrazione o di esplorazione alternativa.

Le landing pages sono progettate con una logica completamente diversa da quella delle altre pagine canoniche del sito. Nella homepage possono esserci molteplici sezioni organizzate per consentire agli utenti di conoscere meglio il brand, esplorare i prodotti o servizi offerti, leggere informazioni generali e interagire con vari touchpoint. Questa configurazione implica percorsi di navigazione dinamici che lasciano spazio a diverse opzioni o scelte secondo gli interessi personali di ogni utente.

Al contrario, la landing page adotta un approccio più rigido e specifico: non ci sono molteplici scelte di navigazione, perché l’unico obiettivo è condurre l’utente a compiere una precisa conversione. Se nella home di un sito è comune trovare menu ricchi di opzioni, nella landing page non troveremo nient’altro oltre alla call-to-action predefinita, come “iscriviti ora” o “acquista subito”. Ciò che conta, in questa pagina, non è permettere all’utente di esplorare il brand, ma di terminare un’azione, focalizzandosi esclusivamente su ciò che è stato promesso dall’annuncio che l’ha condotto lì.

Consideriamo un esempio pratico: supponiamo di condurre un utente su una landing page tramite una campagna Google Ads, promuovendo una consulenza gratuita su SEOZoom. In questo caso la landing page non offrirà molti percorsi di esplorazione, ma spingerà l’utente esclusivamente a richiedere la consulenza, riducendo ogni elemento che possa distrarlo (come voci di menu, footer o link a blog). L’efficacia di una campagna digitale, quindi, trova la sua massima espressione proprio nelle performance delle landing pages, che sono studiate esattamente per canalizzare l’attenzione su un solo obiettivo, rendendo così più probabile la conversione rispetto a una pagina web tradizionale.

La schermata above the fold di una delle più recenti landing page di SEOZoom

Come si raggiungono le landing page e come ci arrivano gli utenti

Sempre in tema di differenza, abbiamo detto che le landing pages non sono normali pagine di un sito web navigabile, come la homepage o la pagina dei contatti: svolgono, invece, una funzione altamente mirata all’interno di una strategia di marketing.

È quindi importante sottolinare come gli utenti trovano e atterrano su queste pagine.

Le landing pages sono generalmente raggiunte tramite canali promozionali specifici, come ad esempio:

  • Campagne Pay-Per-Click (PPC): annunci su Google Ads, Bing Ads o piattaforme di advertising visuale, che indirizzano direttamente gli utenti verso una landing page.
  • Email marketing: link all’interno di email promozionali o newsletter che puntano a landing pages pensate per una campagna specifica, ad esempio per l’iscrizione a un evento.
  • Social media ads: campagne su Facebook, Instagram, LinkedIn, o Twitter che linkano a landing pages appositamente create per queste piattaforme.
  • Banner e display ads: annunci visivi presenti su altri siti web che, cliccandoci sopra, portano a una landing page.
  • Risultati organici nei motori di ricerca (più raro): alcune landing pages possono essere indicizzate dai motori di ricerca se ottimizzate per determinate parole chiave, e gli utenti vi accedono tramite ricerche organiche.
Landing pages e indicizzazione: usare o meno il noindex?

Un altro aspetto strategico da considerare è se mettere o meno in noindex una landing page.

Come sappiamo, questo comando impedisce alla pagina di essere indicizzata dai motori di ricerca e, di conseguenza, di apparire nei risultati organici. A livello generale, la scelta di utilizzare il noindex dipende dalla strategia complessiva della landing page: per promozioni a breve termine o riservate ha senso, mentre per risorse continuative o che generano traffico SEO organico potrebbe essere un errore impedirne l’indicizzazione.

Diciamo che esistono due grandi scuole di pensiero in merito, o meglio due grandi casistiche.

  • Quando usare il noindex. Se la landing page è strettamente collegata a una campagna a pagamento o limitata nel tempo, come una promozione speciale o un’offerta a breve termine, potrebbe essere utile inserirla in noindex. In questo modo, evitiamo che la pagina rimanga attiva e visibile dopo il termine della campagna o che gli utenti vi accedano dopo che la promozione non è più valida.
  • Quando NON usare il noindex. Per landing pages costruite per ottimizzazione organica a lungo termine, il noindex non è consigliabile. Se la pagina è ottimizzata su precise parole chiave di nicchia ed è creata per generare traffico e lead in maniera duratura, ha senso renderla facilmente trovabile dagli utenti anche tramite ricerche organiche. Un esempio potrebbe essere una landing page su un servizio evergreen, come un corso o un webinar accessibile 365 giorni all’anno — in questo caso, lasciarla indicizzata permette di massimizzare il traffico senza affidarsi solo a campagne pubblicitarie a pagamento.

A cosa serve una landing page e perché è strategica

Una landing page non è solo una componente aggiuntiva della nostra strategia di marketing, ma rappresenta uno degli strumenti più potenti per massimizzare le conversioni e ottenere risultati tangibili. Che si tratti di acquisire nuovi iscritti, promuovere un prodotto o semplicemente ottenere contatti preziosi, la strutturazione efficace di una landing page è ciò che ci permette di spingere l’utente verso un’azione specifica, senza dispersioni.

All’interno di una campagna di marketing digitale, una landing page è il punto di contatto tra l’utente e il brand, creato per tradurre l’interesse suscitato da una campagna pubblicitaria in un’azione immediata e concreta. Se stiamo promuovendo un webinar, per esempio, la landing page sarà mirata esclusivamente a raccogliere adesioni; allo stesso modo, se l’obiettivo è spingere alla vendita di un prodotto, la pagina presenterà gli argomenti e i benefici che inducano l’utente a completare l’acquisto in quel momento.

Quello che rende la landing page tanto strategica è la sua capacità di agire come collante tra diverse componenti del funnel di marketing, e in particolare di collegare le previsioni della nostra campagna – sia organica che a pagamento – direttamente con il comportamento dell’utente. In pratica, abbiamo in mano uno strumento che punta a massimizzare il ROI riducendo le perdite dovute alla mancanza di attenzione o alle distrazioni.

Il suo impatto è ancora più evidente se consideriamo il concetto di lead generation: ogni volta che riusciamo a catturare i dati di un utente (come l’indirizzo email o il numero di telefono) mediante l’uso di una landing page, stiamo creando opportunità future. Ogni lead raccolto rappresenta una possibilità di interazione – non solo vendite immediate, ma l’avvio di relazioni durature che possono portare ulteriori azioni nel lungo termine. Inoltre, quando valutiamo il costo per acquisizione (CPA) di una campagna grazie ai dati raccolti sulla landing page, diventa chiaro come essa giochi un ruolo essenziale nel bilanciare la spesa pubblicitaria e i ricavi generati.

Le tipologie di landing page: quali servono per campagne efficienti

Non tutte le landing page sono uguali, né dovrebbero esserlo. La costruzione di una buona campagna digitale spesso include l’implementazione di diversi tipi di landing page, ognuna progettata per rispondere a obiettivi specifici. In una strategia ben articolata si possono infatti utilizzare pagine transazionali, pagine informative e landing pages mirate a offerte specifiche o eventi.

Le landing page transazionali, ad esempio, sono probabilmente le più comuni: sono create per spingere l’utente a compiere un’azione concreta, raccogliendo informazioni essenziali come nome, contatto email o il consenso per ricevere materiale promozionale. L’obiettivo qui è trasformare un utente anonimo in un contatto qualificato, pronto ad entrare nel nostro funnel di marketing. Le pagine di registrazione a servizi, come un ebook o un webinar, rientrano spesso in questo formato.

Dall’altra parte troviamo le landing page informative, orientate principalmente a fornire dettagli aggiuntivi su un prodotto, servizio o funzionalità. Queste si concentrano più sull’educazione e la persuasione dell’utente, offrendogli tutte le informazioni necessarie affinché possa compiere una scelta consapevole. Abbiamo bisogno di questo tipo di pagina nelle situazioni in cui l’utente potrebbe non essere ancora totalmente convinto, e desidera consultare e approfondire ciò che offriamo prima di passare all’azione.

Non dimentichiamo poi le pagine dedicate a offerte specifiche o eventi – promuovere una vendita lampo, un codice sconto limitato nel tempo o un evento come un webinar esclusivo – che sono sviluppate con un obiettivo assolutamente mirato. La loro struttura è pensata per generare urgenza e spingere il visitatore ad agire immediatamente, spesso attraverso countdown, limitazioni temporali o vantaggi imperdibili (come l’accesso a contenuti premium o sconti esclusivi).

Un’altra distinzione da considerare quando parliamo di landing pages riguarda la loro posizione all’interno del sito o della struttura complessiva del progetto.

Le stand-alone landing page rappresentano uno dei formati più diffusi: si tratta di pagine web autonome, che non sono collegate ad altre sezioni o menù del sito principale. Il loro unico obiettivo è quello di guidare l’utente verso la conversione, senza offrire ulteriori percorsi di esplorazione, e sono perfette per campagne di Click Through, Lead Capture o promozioni mirate. Ad esempio, possono essere utilizzate per la registrazione a eventi, per catturare contatti in cambio di risorse gratuite (come ebook), o per promuovere sconti limitati nel tempo. In certi casi, assumono anche la veste di “infomercials“, facendo leva su contenuti persuasivi e richiamando alla mente le logiche delle classiche pubblicità televisive.

Accanto alle stand-alone pages troviamo i micrositi, che sono un gruppo di piccole pagine strutturate, solitamente utilizzate per campagne più complesse che richiedono diverse sezioni informative. Questa tipologia di landing page avanzata si espande su più pagine interconnesse, offrendo una sorta di mini sito completamente dedicato a un’offerta o a un servizio specifico: questa soluzione è utile se vogliamo lanciare una campagna particolarmente complessa o segmentata, come un nuovo lancio di prodotto o una serie di eventi interconnessi, perché ci permette di offrire informazioni stratificati a più livelli in modo organico, senza l’ingombro di un sito principale, mantenendo largamente separata l’esperienza del visitatore dal sito principale.

Infine, possiamo trovare anche le landing pages interne al sito, cioè pagine di atterraggio che fanno parte della struttura interna del sito stesso, come accade spesso per pagine prodotto o sezioni specifiche di un sito che servono a conversioni mirate all’interno del percorso di navigazione principale (come una campagna che punta a una landing che parla specificamente di un servizio).

La scelta tra queste diverse configurazioni – e la chiave di una campagna di successo – dipende dalla capacità di adattare ogni tipo di landing page all’obiettivo specifico, anziché utilizzare una stessa formula per tutto, senza ovviamente trascurare gli obiettivi strategici della campagna e la complessità del messaggio che intendiamo veicolare.

Come sono le landing page transazionali: caratteristiche ed elementi distintivi

Abbiamo detto che le landing page transazionali sono la tipologia più comunque di questa pagina speciale, e quindi è opportuno approfondire alcune caratteristiche chiave per padroneggiarle a pieno.

Come fa intuire il nome, queste pagine di atterraggio hanno il compito di spingere il visitatore a eseguire una specifica attività, come compilare un modulo o, direttamente, acquistare prodotti, servizi o contenuti. Riprendendo le definizioni precedenti, rientrano in questa categoria le landing page di lead generation, che sono pensate solo per acquisire i dati dell’utente, esortandolo a iscriversi a una newsletter, a richiedere un preventivo o ad attivare un coupon sconto, e servono a creare un primo contatto fra il brand e l’utente in vista di una finalizzazione diretta successiva.

Ancor più semplici sono le landing page click-through, il cui solo obiettivo è fornire all’utente i dettagli basilari di un’offerta, evidenziando i benefici e il contesto di utilizzo del servizio o del prodotto, spingendolo sulla soglia dell’acquisto. Una forma spesso utilizzata per catturare l’attenzione è quella delle Viral Landing Pages, che incuriosiscono con contenuti studiati e possibilità di condivisione della pagina, che contiene giochi, video divertenti o comunque elementi spesso interattivi che rendono l’utente ben disposto verso il brand.

Approfondendo questi aspetti, possiamo quindi distinguere le pagine di atterraggio in base allo scopo specifico e alla progettazione mirata a massimizzare l’efficacia nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, riconoscendo:

  1. Landing pages di generazione lead (Lead Generation)

Queste pagine hanno lo scopo di raccogliere informazioni di contatto dei visitatori, come nome, indirizzo e-mail o numero di telefono, per trasformarli in potenziali clienti (lead). Sono spesso utilizzate per offrire contenuti di valore in cambio delle informazioni dell’utente, come e-book, guide, webinar o sconti. Per progettare una landing page di generazione lead efficace, è importante:

  • Creare un titolo accattivante e persuasivo che spieghi chiaramente il valore dell’offerta.
  • Utilizzare un design pulito e semplice, con pochi elementi di distrazione.
  • Includere un modulo di contatto breve e facile da compilare, chiedendo solo le informazioni essenziali.
  • Aggiungere testimonianze o recensioni per aumentare la credibilità dell’offerta.

 

  1. Landing pages di vendita (Sales)

Le landing pages di vendita sono progettate per promuovere un prodotto o un servizio e incoraggiare gli utenti all’acquisto. Sono spesso utilizzate in combinazione con campagne di advertising online, come Google Ads o Facebook Ads, per indirizzare il traffico verso l’offerta. Per creare una landing page di vendita efficace, è importante:

  • Presentare il prodotto o il servizio in modo chiaro e dettagliato, evidenziando i benefici e i vantaggi per il cliente.
  • Utilizzare immagini e video di alta qualità per mostrare il prodotto o il servizio in azione.
  • Includere una call-to-action forte e visibile, che inviti l’utente all’acquisto.
  • Aggiungere elementi di fiducia, come garanzie, politiche di reso o certificazioni, per rassicurare il visitatore.

 

  1. Landing pages di registrazione (Sign-up)

Queste pagine hanno lo scopo di incoraggiare gli utenti a registrarsi a un servizio, un evento o una newsletter. Sono spesso utilizzate per promuovere webinar, corsi online, eventi dal vivo o servizi in abbonamento. Per progettare una landing page di registrazione efficace, è importante:

  • Spiegare chiaramente i vantaggi e le caratteristiche del servizio o dell’evento, utilizzando titoli e sottotitoli persuasivi.
  • Fornire informazioni dettagliate sul programma, gli orari, i relatori o le modalità di accesso al servizio.
  • Includere un modulo di registrazione semplice e intuitivo, con campi obbligatori minimi.
  • Utilizzare una CTA chiara e visibile, che inviti l’utente a completare la registrazione.

I vantaggi della landing page

Tornando al generale, possiamo dire che la landing page è lo strumento strategico migliore per indirizzare clienti verso prodotti e servizi, perché è mirata, semplice, ottimizzata per poche keyword specifiche e presenta un chiaro invito all’azione, ovvero una (e una sola) call-to-action.

Convincere un utente qualsiasi a compiere una singola, particolare azione su una pagina web standard è molto complicato: la nostra soglia di attenzione è sempre più ristretta (nel 2015 era stata calcolata una media di 8,25 secondi, ma si sta riducendo sempre di più col passar del tempo e con l’evolversi delle tecnologie) e le classiche web page offrono troppe distrazioni.

Anche se l’utente ci raggiunge con uno scopo in mente, può infatti perdersi e distrarsi con un elemento della barra di navigazione, un link a un’altra risorsa, una pubblicità in pagina e così via. Al contrario, la bellezza e la forza delle landing page stanno nella loro capacità di andare dritto al punto, limitando le opzioni del visitatore a una sola scelta: accettare o rinunciare l’offerta.

Non essendoci barre di navigazione, sidebar, footer, e focalizzando il design e il copy al raggiungere un solo risultato, gli utenti sono guidati e spinti verso quell’obiettivo, realizzando appunto un percorso che ha un termine binario. Ovvero, la persona può completare l’azione programmata o lasciare la pagina, non c’è un’alternativa (tertium non datur, per dirla alla latina). E quando l’utente completa l’azione, abbiamo ottenuto il nostro lead.

Provando a sintetizzare, dunque, possiamo identificare alcuni dei vantaggi che le pagine di atterraggio possono offrire nel contesto del marketing digitale, contribuendo al successo delle strategie di brand e alla crescita del business:

  • Aumento delle conversioni. Le landing pages sono progettate per indirizzare gli utenti verso un’azione specifica, come l’acquisto di un prodotto o l’iscrizione a una newsletter. Grazie al loro design focalizzato e all’assenza di elementi di distrazione, le landing pages tendono ad avere tassi di conversione più elevati rispetto alle pagine web tradizionali.
  • Segmentazione del pubblico. Le landing pages permettono di creare offerte e contenuti specifici per ciascun segmento di pubblico, migliorando l’efficacia delle campagne di marketing e aumentando la soddisfazione dei clienti. Attraverso la segmentazione, è possibile offrire esperienze personalizzate e mirate, che rispondono alle esigenze e alle preferenze degli utenti.
  • Raccolta di informazioni sui clienti. Le landing pages sono un ottimo strumento per raccogliere informazioni sui visitatori, come dati demografici, comportamentali e di contatto. Queste informazioni possono essere utilizzate per migliorare le strategie di marketing, sviluppare nuovi prodotti o servizi e creare relazioni più strette con i clienti.
  • Test e ottimizzazione. Le landing pages consentono di testare facilmente diverse varianti di contenuti, design e offerte, per determinare quali elementi funzionano meglio e ottimizzare le performance delle campagne di marketing. Attraverso test A/B o multivariati, è possibile raccogliere dati preziosi sulle preferenze degli utenti e migliorare continuamente l’efficacia delle landing pages.
  • Facilità di implementazione. Le landing pages possono essere create e modificate rapidamente, grazie a piattaforme e strumenti di progettazione user-friendly. Questo permette di rispondere in modo agile alle esigenze del mercato, lanciare nuove offerte o promozioni e adattare le strategie di marketing in tempo reale.
  • Monitoraggio delle performance. Le landing pages offrono la possibilità di monitorare in modo accurato le performance delle campagne di marketing, attraverso metriche come il tasso di conversione, il costo per acquisizione (CPA) o il ritorno sull’investimento (ROI). Questi dati possono essere utilizzati per valutare l’efficacia delle strategie di marketing e apportare modifiche o miglioramenti in base ai risultati ottenuti.

La landing page come inizio di una relazione

Non dobbiamo però vedere la landing page solo come uno strumento per ottenere conversioni immediate, ma come il primo passo di una relazione continuativa con l’utente. Se è vero che uno dei suoi principali obiettivi è spronare il visitatore a compiere un’azione concreta — che sia completare un acquisto o iscriversi a una newsletter — il valore reale di una landing page si svela pienamente solo nel tempo.

Una pagina che funziona davvero non attira i visitatori per poi abbandonarli: li coinvolge e li introduce in un percorso più ampio, facendoli entrare in un funnel di marketing che, se ben costruito, può portare a numerose interazioni future. Che si tratti di un contatto via email, una progressiva educazione attraverso contenuti di valore o una seconda visita conclusa con un acquisto, ogni interazione può rafforzare la fiducia tra brand e utente, creando un legame solido e duraturo.

La landing page, in questo senso, è ben più di un punto di arrivo: è una porta d’ingresso, attraverso la quale possiamo costruire una relazione di lungo periodo con i nostri clienti o lead. È qui che iniziamo a dare valore all’utente, mostrando che comprendiamo i suoi bisogni e rispondendo alle sue aspettative. La creazione di fiducia, alimentata da una buona comunicazione successiva, è ciò che cementa la relazione e apre la strada a nuove opportunità di interazione.

Ogni conversione, quindi, non rappresenta un risultato finale ma piuttosto l’inizio di un dialogo continuo, dove l’utente si sentirà supportato e ascoltato. In definitiva, una landing page ben ottimizzata non offre solo una soluzione temporanea o una vendita a breve termine, ma è il primo tassello di una strategia pensata per trasformare il semplice visitatore occasionale in un cliente fidelizzato e soddisfatto, pronto a tornare ancora e ancora.

Com’è fatta una landing page efficace: gli elementi chiave della struttura

La struttura di una landing page è ben più di una semplice sequenza di elementi visivi e testuali. Ogni componente deve essere studiato per svolgere un ruolo preciso nell’esperienza di navigazione e nella conversione dell’utente, perché il successo della strategia dipende proprio dall’equilibrio tra ciascuna di queste sezioni, che lavorano in sinergia per guidare l’utente verso la call-to-action finale.

Queste pagine speciali possono essere fatte in ogni forma e dimensione, e possono essere estremamente semplici o terribilmente complesse in base al sito e ai dati a disposizione.

Una landing page efficace non è mai troppo carica di contenuti o elementi grafici inutili; al contrario, punta su un design semplice e intuitivo, eliminando distrazioni e segnali contrastanti. Deve essere ottimizzata per condurre l’utente senza sforzo dall’inizio fino al completamento dell’azione desiderata. Ciascun aspetto – dal testo alle immagini, dalla CTA al trust indicator – deve risultare funzionale rispetto al percorso che vogliamo far intraprendere al visitatore.

A prescindere da possibili elementi extra, però, e anche dagli obiettivi e dai traguardi che si prefiggono, tutte le landing page hanno delle caratteristiche in comune che le contraddistingue.

  • Un’headline, un titolo che rappresenta la prima cosa che le persone vedranno e leggeranno, e che in genere descrive esattamente ciò che offriamo.
  • Un’offerta, ovvero la ragione per cui l’utente deve compiere l’azione, che si ottiene mettendo in evidenza ciò che offriamo e i benefici che ne derivano.
  • Una call-to-action, l’elemento su cui le persone faranno il clic per compiere l’azione: solitamente è proprio un bottone, ma può essere anche un link o un modulo da compilare.

In realtà, la maggior parte delle landing page ha qualche altro elemento, come immagini e trust indicators, ma per essere efficaci bastano solo questi tre fattori e, anzi, mantenere quanto più semplici possibile la pagina e il messaggio ci permette di ottenere risultati migliori. Secondo altri esperti, in particolare, le landing page con offerte multiple ottengono il 266% di lead in meno rispetto a quello che hanno una sola offerta, quindi puntiamo alla semplicità.

Analizziamo quindi i vari elementi chiave che compongono una landing page efficiente , e vediamo come ciascuna di queste componenti, se pensata correttamente, possa aumentare le probabilità di conversione.

  • Headline accattivante per catturare l’attenzione immediatamente

È qui che mettiamo in campo il vero motivo per cui l’utente dovrebbe continuare a leggere.

Nel momento in cui l’utente atterra sulla nostra pagina, la prima cosa che vede infatti è il titolo. Questo è lo spazio in cui dobbiamo creare un’immediata connessione, attraendo l’attenzione con un messaggio che sia chiaro, diretto e coinvolgente. L’headline di una landing page efficace non solo attira, ma esprime in poche parole qual è il valore o il vantaggio che l’utente otterrà completando l’azione che proponiamo.

Un titolo persuasivo non si perde in fronzoli: deve essere succinto e coerente con l’annuncio o il link che ha portato l’utente sulla landing page. Se, ad esempio, una campagna di Google Ads ha promesso uno sconto del 50% su un corso di formazione online, il titolo della landing page dovrà ribadire con forza lo stesso concetto: “Ottieni subito il 50% di sconto sul nostro corso”.

È importante evitare titoli troppo generici o ambigui: in questo caso, il lettore potrebbe essere tentato di abbandonare immediatamente la pagina perché non vede un messaggio iniziale chiaro. Titoli come “Scopri di più sui nostri servizi” non funzionano su una landing page: l’utente sarà più facilmente convinto da una headline come “Abbiamo migliorato la SEO del 200%: ecco come”.

L’obiettivo dell’headline è quindi semplice: catturare l’attenzione e far capire subito perché vale la pena continuare a interagire con la pagina. E ricordiamoci che, in moltissimi casi, sarà raro che l’utente legga più del titolo prima di decidere se restare o abbandonare.

  • Offerta e valore: qual è l’incentivo per l’utente

Al cuore di una landing page ben progettata c’è la proposta di valore, o Unique Value Proposition (UVP): è la promessa che facciamo al visitatore, ciò che lo spinge a realizzare l’azione che proponiamo. Il valore dell’offerta dev’essere espresso con immediatezza e precisione, facendo leva sui desideri o bisogni dell’utente e rispondendo alla domanda più importante: “Cosa ci guadagno?”

Un’offerta non deve solo sembrare interessante, ma deve esserlo davvero. Le campagne di lead generation spesso regalano qualcosa di concreto per invogliare l’utente a fornire i suoi dati di contatto: un ebook, un webinar gratuito, un codice sconto. La chiave sta nel far percepire la nostra proposta come unica e vantaggiosa, fornendo anche prova del suo valore. Quanto più concreta o urgente l’offerta appare, tanto più probabile sarà la conversione dell’utente.

L’importante è non perdersi in tecnicismi o descrizioni prolisse: il messaggio deve essere semplice, focalizzato sul beneficio immediato.

  • CTA: la spinta finale

Una call-to-action efficace è progettata per essere visivamente dominante e testualmente persuasiva.

Tra tutte le sezioni di una landing page, la CTA è quella che letteralmente decide il successo o il fallimento della nostra campagna. È il momento in cui l’utente agisce, cliccando sul bottone che lo porterà a completare l’azione di conversione.

Prima di tutto, la CTA deve essere posizionata in modo che l’utente la veda immediatamente, senza dover scorrere troppo la pagina. Inoltre, il testo della call-to-action dovrebbe essere breve e assertivo, chiarendo esattamente cosa succederà dopo il clic. Frasi come “Scarica ora”, “Iscriviti subito”, o “Ottieni l’offerta” sono esempi di CTA efficaci perché includono un verbo d’azione esplicito e il beneficio immediato.

Attenzione però: una CTA troppo generica o non allineata con la proposta può far perdere l’efficacia della pagina. Ad esempio, “Vai” non è una CTA intuitiva. Al contrario, frasi che rafforzano il valore dell’azione come “Accedi gratis al webinar ora” o “Prova gratuitamente per 14 giorni” non lasciano dubbi riguardo cosa succederà al clic.

  • Immagini e video: come il visual supporta il testo

Le immagini e i video non servono solo a rendere la landing page “più bella”: la parte visuale gioca un ruolo strumentale nel comunicare il messaggio con rapidità ed efficacia. Le immagini sono usate per rendere l’offerta più tangibile e concreta, mentre i video forniscono una spiegazione più approfondita nel minor tempo possibile e con maggiore impatto.

Quando usiamo le immagini, è fondamentale che siano pertinenti con ciò che stiamo offrendo. Non si tratta di riempire lo spazio con foto generiche: ogni immagine deve rafforzare la proposta e stimolare visivamente l’interesse dell’utente. Lo stesso vale per i video: brevi video esplicativi o demo che mostrano il nostro prodotto o servizio in azione generalmente aumentano il tasso di conversione.

Uno studio ha rilevato che l’inserimento di video può aumentare le conversioni dell’86% rispetto alle pagine che ne sono prive. Questo perché i video riescono a consolidare rapidamente le informazioni, rassicurano i visitatori e li guidano verso la CTA con maggiore convinzione. Utilizzare strumenti come walkthrough video, dimostrazioni pratiche o testimonianze video rafforza la credibilità della nostra offerta e aiuta l’utente a visualizzare il beneficio in modo più immediato.

  • Trust indicators: dare fiducia al visitatore

La fiducia è un ingrediente chiave nel processo di conversione. Specialmente per gli utenti che visitano il nostro sito per la prima volta, il timore di un sito poco affidabile potrebbe farli abbandonare la pagina prima di eseguire un’azione. Ecco perché una buona landing page deve includere trust indicators o segnali di fiducia che rassicurino il visitatore.

I trust indicators possono essere testate recensioni di clienti precedenti, testimonianze reali o loghi delle aziende con cui abbiamo collaborato; a questo si possono aggiungere certificati di sicurezza (come la crittografia SSL) o garanzie come le politiche di rimborso. Questi segnali ci permettono di consolidare la fiducia dell’utente nel nostro brand e nella nostra offerta, riducendo qualsiasi percezione di rischio.

esempio di landing page di SEOZoom

Non dobbiamo mai sottovalutare l’impatto delle testimonianze: il parere di un altro utente che condivide la sua esperienza positiva con il nostro prodotto o servizio spesso vale più di mille parole promozionali. Includere recensioni o case studies ben visibili stimola una maggiore affidabilità e spinge l’utente a fidarsi della nostra CTA.

Come ottimizzare una landing page per la SEO

Anche se non è solitamente il primo scopo da raggiungere, nel progettare una landing page può comunque essere utile non trascurare l’ottimizzazione SEO, che consente a questa pagina di essere trovata anche attraverso ricerche naturali, aumentando la quantità e soprattutto la qualità del traffico.

Ciò vale come detto soprattutto per quelle pagine pensate per restare attive e continuare a generare traffico organico nel tempo; in tal senso, una landing page ben progettata e ottimizzata per i motori di ricerca può attrarre visitatori attraverso le ricerche naturali, incrementando non solo la quantità ma anche la qualità del traffico, soprattutto su query specifiche che riflettono un’intenzione di conversione immediata.

Per ottenere questi risultati, è fondamentale lavorare su tutti gli aspetti chiave della SEO: dalle parole chiave mirate alla strategia dei meta tag , fino all’ottimizzazione on-page del contenuto e delle immagini, senza dimenticare l’importanza di un URL strutturato in modo efficace.

Landing page e SEO: gli aspetti da curare

La base dell’ottimizzazione SEO per una landing page parte dalla keyword research e dalla individuazione del prioritario intento di ricerca degli utenti: è chiaro che in questo caso la competizione si gioca soprattutto su intenzioni transazionali (o al massimo commerciali), e il nostro compito è trovare le parole giuste per intercettare proprio quel pubblico che sta cercando una soluzione immediata e diretta, come quella che proponiamo.

Ad esempio, se stiamo promuovendo la prova gratuita di un software SEO, puntare a termini come “prova gratuita software SEO” o “strumento SEO per monitoraggio” sarà più efficace rispetto a keyword più generiche come “SEO”. È altresì utile includere long tail keywords che riflettano le query più dettagliate utilizzate dagli utenti interessati a soluzioni immediate e con un’alta probabilità di conversione, e l’analisi keyword con SEOZoom permette di identificare i termini più rilevanti e con il miglior rapporto tra traffico e competitività.

Da qui continuiamo a seguire le classiche best practices di ottimizzazione: una volta individuate le parole chiave, la loro integrazione deve essere coerente e strategica in tutta la struttura della landing page. Il primo passo riguarda i meta tag, essenziali per segnalare ai motori di ricerca il contenuto della pagina. Il meta title deve incorporare la parola chiave principale e al contempo risultare attraente per l’utente, poiché è ciò che verrà visualizzato nei risultati di ricerca; ad esempio, un title ben ottimizzato potrebbe essere “Prova gratis SEOZoom: il miglior software SEO per la tua strategia”.

Successivamente, la meta description dovrebbe fornire una spiegazione sintetica e coinvolgente del contenuto della pagina, includendo anch’essa una variante della keyword target. Pur non influenzando direttamente il ranking, una meta description accurata contribuisce a migliorare il clic-through rate; un esempio potrebbe essere “Scopri SEOZoom, il software SEO che migliora il posizionamento del tuo sito. Inizia subito la prova gratuita e monitora i tuoi risultati“.

Ma l’aspetto SEO va ben oltre i meta tag: è cruciale ottimizzare gli heading (titoli H1, H2 e così via) includendo le parole chiave nei titoli e sottotitoli per aiutare sia gli utenti sia i motori di ricerca a comprendere la struttura e il contenuto della pagina.

Allo stesso modo, le immagini presenti nella landing page devono essere ottimizzate, sia per quanto riguarda le dimensioni – per garantire tempi di caricamento rapidi – sia nel loro utilizzo del testo alternativo (alt text), che dovrebbe includere in modo naturale keyword pertinenti. Questo migliora la comprensione da parte del motore di ricerca e facilita l’accessibilità.

Infine, non possiamo tralasciare l’importanza di un URL ottimizzato: un buon URL, breve e includente la parola chiave principale, aiuta non solo i motori di ricerca ma anche l’utente a comprendere immediatamente il contenuto della pagina. Esempi possono essere esempio.com/prova-gratuita-software-seo – un URL chiaro, leggibile e ottimizzato.

Test e ottimizzazioni: come migliorare una landing page

Anche la landing page più curata non è mai definitiva. Qualunque sia il campo in cui operiamo – dall’e-commerce ai servizi SaaS – dobbiamo entrare nell’ordine di idee che creare e pubblicare la pagina non mette fine al nostro lavoro, perché per massimizzare le possibilità di conversione ci sono ancora dei passaggi da eseguire, facendo test e intervenendo con ottimizzazioni sulle parti da migliorare.

Il continuo perfezionamento è cruciale per mantenersi al passo con i gusti e i bisogni dei visitatori, ed è per questo motivo che i test e l’ottimizzazione delle landing pages sono parte integrante di qualsiasi strategia che punti al successo a lungo termine. Un’analisi regolare permette di individuare i punti deboli della pagina e migliorare le performance, massimizzando i tassi di conversione. In pratica, tutte le componenti della landing dovrebbero essere sottoposte a un processo di verifica, cominciando dal titolo e passando per immagini, copy del body, CTA e colore del bottone, colore di sfondo della pagina e dimensione e tipo di font scelto per i testi.

Essenzialmente, ci sono due approcci possibili a questa fase di prove: l’A/B test e il test multivariato.

Noto anche come split testing, l’A/B test consiste nel confrontare due versioni della stessa pagina web cambiandone un solo dettaglio, per scoprire quale funziona meglio. Nel caso della landing, possiamo ad esempio testare una nuova headline, mostrando la variante A originale a metà dell’audience e la variante B (col nuovo titolo) all’altra metà, analizzando e valutando i tassi di conversione.

È storia che, nella campagna presidenziale del 2008 negli Stati Uniti, il candidato (e futuro presidente) Barack Obama riuscì a ottenere 60 milioni di dollari in più di donazioni proprio grazie a un esperimento A/B eseguito sulla sua landing page.

L’altra tipologia di esperimento coinvolge invece una combinazione maggiore di variabili per capire quale funziona meglio: ad esempio, potremmo testare allo stesso tempo un nuovo titolo, una nuova immagine e una CTA differente. Come risultato, gli utenti non vedranno solo due opzioni, ma una delle otto o dodici varianti determinate dal numero di variabili modificate.

Non c’è un metodo di sperimentazione migliore in assoluto, perché molto dipende dalla tipologia di sito e dal tempo che abbiamo a disposizione: l’a/B test fornisce risposte eccellenti e certe, perché analizza un solo elemento, non ha bisogno di molto traffico ma necessita di tempo per completare tutti gli aspetti da variare e verificare. Il test multivariato è molto più veloce, ma ha bisogno di molto traffico per far verificare tutte le variabili. Il vantaggio di questi test risiede nella capacità di raccogliere dati concreti e scientifici su ciò che realmente influenza il comportamento degli utenti.

  • A/B testing: cosa testare e perché?

L’A/B testing è forse la tecnica di ottimizzazione più diffusa e facilmente implementabile. Si tratta di confrontare due varianti della stessa landing page (la versione A e la versione B), modificando un solo elemento per volta. È un modo efficace per scoprire quali cambiamenti influenzano positivamente le conversioni, sia in ambito grafico che testuale. L’idea è piuttosto semplice: una parte dei visitatori vede la versione A della landing page, mentre l’altra vede la versione B. Analizzando quale delle due ottiene il miglior risultato in termini di conversione, possiamo capire quali modifiche adottare in via definitiva.

Il bello dell’A/B testing sta nel suo potenziale incrementale: con piccoli cambiamenti, possiamo ottenere miglioramenti significativi. Ad esempio, un test interessante potrebbe consistere nel cambiare l’headline della pagina e vedere quale variante riesce a catturare maggiormente l’attenzione dell’utente e a spingerlo verso l’azione. Supponiamo di promuovere SEOZoom: la versione A del titolo potrebbe essere “Ottieni Il Massimo Dalla Tua SEO Con SEOZoom”, mentre la versione B potrebbe essere “Analizza E Monitora Il Tuo Sito Con SEOZoom, Inizia Subito”. Questa leggera differenza potrebbe comportare variazioni rilevanti nel tasso di clic e, successivamente, nelle conversioni.

Gli elementi principali che possiamo testare includono:

    1. Headline: Un titolo più incisivo può fare la differenza tra l’abbandono della pagina o il proseguimento dell’interazione.
    1. Immagini: La scelta di immagini diverse può influenzare immediatamente l’attrattiva della landing page. Provare una foto più emozionale rispetto ad una più descrittiva potrebbe modificare la percezione del visitatore.
    1. Call-to-action: Sia la posizione che la formulazione della CTA giocano un ruolo fondamentale. Esempi di CTA da testare potrebbero essere “Provalo ora!” rispetto a “Inizia subito!”, che trasmettono sfumature differenti di urgenza o invito.
    1. Colori: Anche qualcosa di semplice come il colore del bottone della CTA (verde, rosso, arancione, ecc.) può portare a differenze nel comportamento degli utenti.

Fondamentale in ogni A/B test è la raccolta e l’analisi efficace dei dati, cercando di testare su un campione abbastanza ampio da ottenere risultati statisticamente rilevanti.

  • Test multivariato: una strategia avanzata

Per chi vuole andare oltre il semplice A/B testing, esiste una tecnica ancora più sofisticata: il test multivariato. In questo caso, invece di testare una singola variabile per volta, come avviene nell’A/B test, il test multivariato permette di confrontare più variabili contemporaneamente, analizzando come ciascun elemento della pagina interagisce con gli altri. Con questo approccio possiamo testare combinazioni complesse di titolo, immagini, CTA e altri elementi, scoprendo qual è la configurazione ottimale per aumentare le conversioni.

Ad esempio, potremmo voler testare una combinazione di un nuovo titolo insieme a una differente immagine di sfondo, e allo stesso tempo variare il colore della CTA . Il test multivariato ci permetterà di vedere come agiscono insieme questi cambiamenti rispetto al tasso di conversione e quale set di modifiche produce i risultati migliori. Questo ci fornisce approfondimenti molto più completi su come ogni singolo aspetto della landing page impatta la user experience e, soprattutto, la propensione alla conversione.

Tuttavia, il successo di un test multivariato dipende fortemente dal volume di traffico disponibile. A differenza dell’A/B testing, che richiede semplicemente la suddivisione del traffico tra due varianti, qui ogni combinazione generata dalle variabili sarà vista solo da una determinata percentuale di utenti. Per ottenere risultati validi, è necessario un traffico sostanziale, altrimenti rischiamo di ottenere dati frammentari o poco significativi.

Il testing multivariato risulta efficace soprattutto nelle campagne ad alto volume di clic, dove anche una piccola ottimizzazione dell’intera pagina può portare a miglioramenti significativi. Utilizzando SEOZoom, è possibile monitorare non solo la risposta dei singoli test alle keyword organiche e all’advertising, ma anche l’impatto che ogni variabile testata ha sull’esperienza utente, determinando con precisione quali combinazioni favoriscono il miglioramento delle performance.

Come valutare e misurare l’efficacia di una landing page

Per misurare l’efficacia di una landing page si analizza innanzitutto il suo tasso di conversione (Conversion rate), che è appunto la percentuale di visitatori unici che effettuano l’azione voluta dall’inserzionista. Per ottenere un buon tasso CR, gli esperti consigliano di curare alcuni parametri, sia a livello tecnico che contenutistico, come ad esempio rendere compatibile la landing page per tutte le piattaforme (riducendo tecnologie pesanti e ormai obsolete come Java o Flash), inserire una call-to-action evidente e univoca, utilizzare un testo attraente e promuovere offerte speciali.

È importante riuscire a realizzare una comunicazione naturale e familiare per intercettare al meglio l’utente, tenendo conto di un fattore fondamentale: in genere, il lettore salta la prima parte della landing page (che serve solo a rafforzare e confermare i contenuti anticipati nell’annuncio sul quale al cliccato) per concentrarsi nella zona in cui è inserita la CTA, scrollando verso il basso. Quindi, bisogna costruire una landing page pensando anche a questo, così da stimolare l’azione immediata senza sfiduciarlo o dissuaderlo da un intento che ha già manifestato.

Il rischio maggiore che si incorre nel creare una landing page è dunque di deludere le aspettative dell’utente, e quindi la fase di atterraggio, il primo momento in cui vede la pagina dopo il clic, è fondamentale per riuscire a portare a compimento la conversione. In genere, si pensa che all’utente servano 5 secondi per familiarizzare con la nuova pagina: una landing page efficace riesce a far comprendere le caratteristiche del suo business in questo brevissimo lasso di tempo. Altrimenti, un utente insoddisfatto torna indietro alla pagina precedente e, da opportunità, diventa in realtà costo (sia per la spesa della pubblicità che per l’incremento del bounce rate).

Il rapporto tra landing pages e funnel di conversione: una connessione strategica

A proposito di ottimizzazioni – anche del messaggio – l’importanza di una landing page non può essere isolata dal più ampio contesto di una strategia di funnel di marketing ben strutturata. Ogni landing page, infatti, non è semplicemente una destinazione per chi clicca su un annuncio o interagisce con una campagna: è uno snodo cruciale nel percorso di avvicinamento di un utente dalla fase di interessamento fino alla conversione.

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Il funnel di conversione descrive i vari step che un potenziale cliente attraversa, partendo dalla prima interazione con il nostro brand fino a diventare un cliente effettivo. Queste fasi vanno dalla consapevolezza iniziale del problema o del bisogno (awareness) alla valutazione delle possibili soluzioni, fino alla decisione finale di acquisto o iscrizione (conversion). In questo processo, le landing pages fungono come acceleratori, posizionandosi come strumenti essenziali in ogni singolo step del funnel.

Ogni fase del funnel richiede una landing page costruita su misura per specifici obiettivi e intenti di ricerca, e capire dove nel funnel ci troviamo è fondamentale per elaborare un’esperienza che sia ottimale per l’utente. Se un visitatore è ancora nella fase iniziale di raccolta informazioni, una landing page più informativa sarà necessaria per educarlo e portarlo più in là nel percorso. Al contrario, se siamo più vicini al collo del funnel – dove l’utente è pronto per l’acquisto – sarà la call-to-action a focalizzare l’attenzione, spingendo ad azioni concrete come l’acquisto o la registrazione.

Nel dettaglio, la connessione strategica tra landing page e funnel si mostra in questo modo:

  • Fase di awareness (consapevolezza). Una landing page in questa fase deve concentrarsi principalmente sull’offrire contenuti di valore, come guide, whitepaper o webinar, per aiutare l’utente a capire meglio il problema o la soluzione offerta. L’obiettivo è spingerlo più in profondità nel funnel fornendo risorse utili in cambio di dati di contatto o iscrizione.
  • Fase di consideration (valutazione). Qui l’utente è già consapevole del problema, ma sta prendendo in considerazione varie opzioni sul mercato. Le landing pages in questa fase devono fornire dettagli concreti sull’offerta, mostrando benefici chiari rispetto ai concorrenti, magari inserendo testimonianze o Feature per guidare la scelta.
  • Fase di decision (decisione). È il momento più critico del processo di conversione. In questa fase le landing page devono essere costruite per stimolare un’azione immediata, usando offerte precise, bonus esclusivi o offerte temporanee per spingere l’utente a completare la conversione.

La chiave del successo è sapere esattamente a quale punto del funnel si trova il visitatore che atterra sulla nostra landing page. Solo così riusciamo a creare le condizioni migliori per passare senza intoppi dalla fase di iniziale interesse alla conversione finale, ottimizzando il tasso di successo non solo della pagina stessa, ma dell’intera strategia di marketing.

Come creare una landing page efficace che converte: la guida passo-passo

Creare una landing page che converte richiede attenzione al dettaglio e una solida strategia che tenga conto di tutti gli elementi essenziali per massimizzare le probabilità di successo. Ogni aspetto, dal concetto iniziale fino alla fase di ottimizzazione post-lancio, deve essere elaborato attentamente. L’obiettivo finale, come abbiamo visto, non è semplicemente attirare visitatori, ma garantire che l’utente compia l’azione desiderata, che sia l’iscrizione a una newsletter, l’acquisto di un prodotto o la registrazione a un webinar.

  1. Definire l’obiettivo della landing page

La prima domanda da porsi è semplice: qual è lo scopo della landing page? Prima ancora di iniziare a scrivere o progettare, dobbiamo avere ben chiaro l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Vogliamo raccogliere lead? Spingere il download di un ebook? Incrementare le vendite di un prodotto? Il messaggio che trasmetteremo e il copy che impiegheremo dipenderanno dal tipo di conversione che desideriamo ottenere.

Esempio concreto: se stiamo promuovendo SEOZoom ad aziende che cercano un software di monitoraggio SEO, il nostro obiettivo potrebbe essere farle iscrivere a una trial gratuita.

  • Domandiamoci: qual è l’azione desiderata che l’utente deve compiere una volta arrivato sulla pagina?
  • Scegliamo un unico obiettivo principale per evitare confusione negli utenti e disperdere l’efficacia.

 

  1. Identificare e conoscere il pubblico target

Troppo spesso le landing page falliscono perché non sono mirate al giusto pubblico. Individuare con precisione chi visiterà la nostra pagina è essenziale per modellare l’esperienza utente e il tono di voce. Studiamo il target di riferimento: quali sono le sue esigenze, desideri, dubbi e aspettative? Definire la buyer persona ci offrirà una guida solida durante la progettazione.

Esempio concreto: se il target è un imprenditore incaricato della gestione SEO di una piccola azienda, il linguaggio dovrà essere semplice ma professionale, senza tecnicismi eccessivi.

  • Costruiamo dei profili clienti che puoi tenere a mente durante la stesura del testo e la progettazione grafica.

 

  1. Creare una proposta di valore (UVP) forte e chiara

La proposta di valore è il cuore della landing page. Questo messaggio comunica in cosa si distingue la nostra offerta e perché l’utente dovrebbe scegliere noi rispetto ai competitor. La UVP deve rispondere alla domanda: Perché dovrei compiere l’azione che mi chiedi? Cosa ci guadagno?

Esempio concreto: invece di descrivere genericamente SEOZoom come un tool SEO, chiariamo subito quale differenza fa per il pubblico target: “Monitora la SEO del tuo sito come un esperto, con report dettagliati in pochi clic”.

  • Mantenere la UVP ben visibile nella parte superiore della pagina e renderla comprensibile al primo sguardo.

 

  1. Scrivere un titolo accattivante e una headline che attira

Il titolo è la prima cosa che il visitatore noterà una volta atterrato sulla landing page. Non abbiamo molto tempo per catturare la sua attenzione, quindi il titolo deve essere forte, chiaro e immediato. Dobbiamo dare subito al visitatore un motivo valido per restare e leggere il resto della pagina.

Esempio concreto: per SEOZoom, la headline potrebbe essere “Migliora il posizionamento del tuo sito con SEOZoom: monitoraggio semplice e risultati potenti.”

  • Usare voci e verbi attivi.
  • Mantenere il titolo concreto e in linea con l’annuncio o la pubblicità da cui proviene l’utente, per evitare confusione.

 

  1. Progettare un design semplice e senza distrazioni

Una landing page ben progettata deve guidare in modo intuitivo verso la conversione. Evitiamo il sovraffollamento di immagini, link o altri percorsi che possono distrarre l’utente e minimizziamo le opzioni offerte, concentrando l’attenzione solo sull’azione richiesta. Un design pulito, chiaro e lineare migliora l’esperienza utente e riduce il rischio di abbandoni.

Esempio concreto: eliminiamo il menu di navigazione o qualsiasi altro collegamento esterno nella parte superiore della landing page; tutto deve gravitare attorno alla call-to-action principale.

  • Usare colori a contrasto per far emergere i punti focali, in particolare la CTA.
  • Mantenere lo stile visivo coerente con il brand.

 

  1. Utilizzare immagini rilevanti e video esplicativi

Quello che il visitatore vede è importante quanto quello che legge. Scegliamo immagini che illustrano chiaramente il prodotto o il vantaggio di usare il servizio, e, se possibile, integriamo un video per spiegare rapidamente i dettagli più complessi o dimostrare la nostra offerta in azione. I video hanno un potenziale molto forte nel convincere rapidamente l’utente.

Esempio concreto: un video demo di SEOZoom che mostra come funziona il monitoraggio delle parole chiave può fornire un’idea chiara e immediata ai nuovi utenti.

  • Usare immagini originali o di alta qualità che valorizzano il messaggio.

 

  1. Inserire una CTA coinvolgente

Lo abbiamo detto: la CTA è il vero motore della landing page. Questa sezione deve essere evidenziata chiaramente e corrispondere unicamente all’azione desiderata. Il testo della CTA deve essere breve, diretto e comunicare un vantaggio chiaro. Evitiamo formule generiche come “invia” o “clicca qui” e usiamo invece linguaggio specifico orientato al risultato.

Esempio concreto: “Inizia la prova gratuita con SEOZoom ora” è molto più direzionato e motivante di “scopri di più”.

  • Posizioniamo la CTA bene in vista e in più sezioni della pagina, sempre ben collegata alla stessa azione.

 

  1. Aggiungere trust indicators per aumentare la fiducia

Per convertire, gli utenti devono fidarsi del brand e dell’offerta. L’inclusione di elementi di fiducia come testimonianze, recensioni o certificazioni aiuta a rassicurare i visitatori sul fatto che quello che offriamo è valido e che altri ne hanno beneficiato. Offrire trasparenza con garanzie di rimborso, politiche chiare o loghi di partner rinomati è fondamentale.

Esempio concreto: aggiungiamo testimonianze da parte di aziende che hanno usato SEOZoom con successo, o mostriamo certificazioni di sicurezza e riservatezza se raccogliamo dati sensibili.

 

  1. Ottimizzare la pagina per il mobile

Una fetta significativa del traffico web proviene da dispositivi mobili. Se la landing page non è ottimizzata per smartphone e tablet stiamo perdendo una grande opportunità di conversione. Assicuriamo (almeno!) che i tempi di caricamento siano veloci e che l’esperienza utente sia fluida anche su schermi più piccoli.

Esempio concreto: verifichiamo che il bottone della CTA su mobile sia sufficientemente grande, in posizione evidente (above the fold) e facile da cliccare anche su dispositivi touch.

 

  1. Effettuare test continui con A/B testing

Creare la landing page è solo l’inizio: la vera ottimizzazione arriva con il tempo, grazie a continui test A/B. Testiamo differenti versioni del titolo, delle immagini, della CTA per valutare cosa funziona meglio con il nostro pubblico. I test continui ci permettono di affinare la pagina e massimizzare il tasso di conversione in base ai dati reali.

Esempio concreto: proviamo versioni diverse della CTA di SEOZoom, ad esempio “Avvia la tua analisi SEO gratuita” e confrontiamo la sua performance con “Prova SEOZoom ora senza impegno”.

  • Se non sappiamo da dove iniziare, piattaforme come Unbounce, Leadpages o Instapage offrono strumenti integrati di A/B testing e landing page building.

 

Esempi e consigli per creare una landing page perfetta

Continuando nella parte pratica della costruzione di una landing page perfetta, possiamo far riferimento a un documento elaborato da SharpSpring, la piattaforma americana di Marketing Automation, e diffuso da Search Engine Land, che si intitola semplicemente “Creating Landing Page That Convert” che, in una ventina di pagine, delinea il processo che porta alla realizzazione di una landing page che converte e funziona.

Prima di tutto, dobbiamo avere chiaro in mente chi è la nostra audience e cosa vogliamo raggiungere, ragionamenti che precedono e guidano le fasi di creazione e design tecnico.

  • Definire l’audience

Una landing page efficace è costruita su misura degli utenti che cerca di coinvolgere: più questa pagina è personalizzata, maggiori sono le opportunità di conversione. Quindi, è fondamentale definire il target che vogliamo raggiungere, così da capire qual è il linguaggio migliore per parlare e presentarsi a questo pubblico, quale l’aspetto grafico da usare, quali dispositivi saranno usati per accedere alla pagina e quali sono i desideri personali degli utenti.

Ad esempio, evidenzia la guida di SharpSpring, se “il tuo prodotto è diretto a persone anziane, sarebbe meglio usare un font size più largo, avere una call to action ben in evidenza posizionata above the fold e scrivere i contenuti in uno stile che possa essere convincente per loro”. Tale landing page sarà inevitabilmente differente (anche di aspetto) da una disegnata per i millennial, che probabilmente vi atterreranno navigando con uno smartphone e sono abituati a scrollare un sito e scoprire anche eventuali parti below the fold.

  • Definire gli obiettivi

Altrettanto importante è capire quali sono i veri e concreti traguardi che possiamo raggiungere in base alla natura del nostro sito: come dicevamo, una landing page può incrementare il tasso di conversione, ma cosa significa conversione per noi? Tali pagine possono servire a vari scopi, come:

    1. Atterraggio dei clic di una campagna.
    1. Incremento degli iscritti a blog e newsletter.
    1. Iscrizioni di partecipanti a webinar.
    1. Incremento del tasso di vendita di un upsell.
    1. Anticipazione del lancio di un prodotto.
    1. Qualcosa di completamente differente.
  • L’aspetto di un’ottima landing page

Ognuno di questi obiettivi dà vita a una landing page completamente differente, adattata sulle specificità del nostro interesse. Se prima abbiamo descritto l’anatomia basica, per essere ottima una pagina di atterraggio deve avere anche altri (pochi) elementi che aiutano a massimizzare il tasso di conversione.

Partendo dal presupposto che “non esiste una landing page perfetta” e che ogni lavoro può essere migliorato, ci sono comunque alcuni consigli che consentono di ottimizzare le nostre chance, senza però dimenticare mai che tutto deve essere inserito in un piano e in una strategia superiori. Una “landing page di successo è più grande della somma delle sue parti”, dice Sharpspring.

Gli 8 elementi centrali per una landing page che converte

Ed eccoci quindi arrivati ai consigli pratici, agli 8 elementi che possono rendere la nostra pagina ad alto tasso di conversione:

  1. Un’headline accattivante

Come per le normali pagine web, i titoli sono fondamentali perché sono la prima – e a volte unica – cosa che i visitatori leggeranno, e quindi dobbiamo essere bravi a convincerli subito a restare e completare l’azione. La chiave è spiegare il beneficio di ciò che offriamo in pagina sintetizzandolo in una sola frase.

Perciò, consiglia lo studio, non parlare di funzioni, ma di ciò che le persone possono raggiungere grazie alla nostra proposta, incentrando il titolo sull’utente e dedicando alla sua stesura lo stesso tempo e attenzione che serve per fare il resto della pagina. Le ricerche dimostrano che il 90 per cento delle persone che legge un headline leggerà anche la CTA.

  1. Un’offerta vincente

“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare” è diventata una delle frasi cult de Il Padrino (addirittura al secondo posto assoluto delle migliori citazioni della storia del cinema secondo l’American Film Institute) ed è questo il segreto di una ottima landing page: possiamo costruire una pagina tecnicamente perfetta, ma se l’offerta è scadente non avremo risultati.

Se l’obiettivo è ottenere nuovi abbonati al blog, probabilmente dovrai offrirgli qualche approfondimento gratuito, come una guida su un argomento specifico. Se intendi far iscrivere persone al webinar, dovrai evidenziare le peculiarità dell’evento: cosa impareranno e come possono sfruttare queste informazioni? L’offerta è la seconda cosa che gli utenti leggono, e quindi il copy deve essere adeguato al tono e allo stile scelti per il titolo.

  1. Immagini che attirano l’attenzione

Alcune persone potrebbero non perder tempo a leggere i contenuti: per questo, se usiamo delle immagini correlate possiamo intercettare i loro sguardi e riuscire in questa opera di persuasione. Non dovremmo però usare vecchie foto di stock, perché le immagini della landing sono una sorta di seconda headline e deve essere potente, comunicando la forza del prodotto e dell’offerta in modo immediato.

  1. Un video carino

Ancor più funzionali delle immagini possono essere i video: se una foto “dice più di mille parole”, un video porta questa “cifra” a superare il milione! Studi confermano che i video sono un’ottima strategia per aumentare i tassi di conversione, e addirittura l’inserimento di tali risorse multimediali in una landing page può incrementare le conversioni dell’86 per cento.

  1. Trust indicators

Anche i trust indicators possono svolgere un ruolo persuasivo: inserire contenuti (di qualsiasi tipo) da parte di testimonial, feedback degli utenti, loghi delle aziende con cui collaboriamo o certificazioni ottenute aiutano a creare un rapporto di fiducia verso la nostra landing.

  1. Una call-to-action chiara

Le CTA sono una (la) parte decisiva della landing page, e per essere efficaci dovrebbero essere chiare, predominanti e assertive. Sul web troveremo in genere frasi secche come “Iscriviti qui”, “Scarica ora”, “Aggiungi al carrello”, che potrebbero funzionare, ma dobbiamo sempre ricordare di realizzare una call to action su misura del pubblico che abbiamo targetizzato e dell’offerta che proponiamo.

  1. Una pagina post-conversione

In molti casi, il processo di conversione di conclude con l’azione o, al massimo, con una pagina di ringraziamento (una thank you page): così facendo, si perde l’opportunità di “battere il ferro finché è caldo” e di cercare di ottenere altri risultati dall’utente che abbiamo appena accalappiato. Potrebbe quindi essere utile creare una pagina post-conversione che possa presentare una nuova e differente offerta (un prodotto da vendere o l’iscrizione a una newsletter).

  1. Personalizzare le pagine con contenuti dinamici

Alcuni trucchi possono aiutarci a dare una spinta alle conversioni, e in particolare l’uso di contenuti dinamici può essere una buona soluzione. Si tratta di contenuti personalizzati su misura dell’utente, grazie a dati raccolti in precedenza, che possono quindi rendere migliore la sua esperienza on page: ad esempio, accoglierlo sulla landing inserendo il suo nome, adattare il contenuto in base alla sua localizzazione o fornirgli suggerimenti di acquisto basati sugli ultimi prodotti comprati.

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