Gli esperti hanno iniziato a mettere in dubbio la previsione attribuita a comScore di una quota del “50% di tutte le ricerche su Google generato da ricerche vocali entro il 2020″, ma in realtà un nuovo studio di Adobe offre ulteriori spunti di riflessione sulla predominanza futura dei comandi vocali. L’analisi rivela infatti che già attualmente il 48 per cento dei consumatori utilizza gli assistenti vocali per la ricerca web classica.
Crescono le ricerche online attivate con la voce
La ricerca della nota software house americana segnala come crescente la penetrazione della voce come “interfaccia di ricerca“, con un valore che ha raggiunto il 48 per cento per le “ricerche web generali” effettuate dai consumatori. Ovviamente, la maggior parte di queste attività è prodotta da smartphone, che stanno diventando sempre più il device preferito per eseguire operazioni e navigare.
La tecnologia vocale è uno strumento quotidiano
Adobe ha intervistato un campione di circa mille statunitensi, approfondendo il loro rapporto con le tecnologie per i comandi vocali, i campi di utilizzo e le funzionalità preferite: in termini di frequenza d’uso, il 44 per cento dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di utilizzare la tecnologia vocale ogni giorno, mentre per i device ben l’85 per cento delle persone ha utilizzato la tecnologia vocale sui propri smartphone.
Le funzioni più usate con i comandi vocali
Lo studio si è anche concentrato sull’analisi delle funzioni più utilizzati e sui possibili impieghi futuri desiderati. Per quanto riguarda il presente, i comandi vocali (principalmente su smartphone) servono per:
- Ricevere indicazioni durante la guida – 52%
- Effettuare una chiamata – 51%
- Inviare un sms – 50%
- Controllo meteo – 49%
- Riproduzione di musica – 49%
- Ricerche web generali – 48%
- Impostazione di sveglie – 41%
- Controllo di notizie – 27%
- Invio e-mail – 17%
- Shopping – 16%
Uno spettro molto ampio di campi di uso, che non a caso corrispondono a una generale soddisfazione circa l’utilità della tecnologia vocale, indicata da 8 intervistati su 10 come uno strumento per “contribuire a migliorare la qualità della vita” e dal 92 per cento come un mezzo che “fa risparmiare tempo“.
Usi futuri e richieste degli utenti
Il focus sugli utilizzi potenziali futuri delle ricerche vocali ci consente di scoprire qualcosa sui desideri dei consumatori americani (e non solo), che in larghissima misura (il 90 per cento) vorrebbero innanzitutto avere funzioni vocali su un numero maggiore di dispositivi.
Le funzioni che vorrebbero usare sono, invece, indicazioni di viaggio (51 per cento), aggiornamenti di task lavorativi e appuntamenti in calendario, prenotazioni al ristorante (ma sappiamo che Google Duplex ha già integrato questa possibilità), prenotazioni di visite mediche, controllo del conto bancario, richieste di consegne alimentari o di servizi aggiunti in hotel e, infine, possibilità di eseguire pagamenti per amici, familiari, prestiti o fatture mensili.
Le criticità segnalate dalle persone
Certo, non mancano problemi e la soddisfazione generale è limitata da lamentele sull’accuratezza e sulla capacità di comprensione degli strumenti: ad esempio, secondo gli intervistati la tecnologia di riconoscimento vocale risponde esattamente a una domanda o comando solo il 69 per cento delle volte, anche se si tratta di una percezione personale e non di un risultato di un test sistematico. Altre questioni critiche riguardano la privacy, che è stata citata anche come principale ostacolo alla diffusione più ampia degli altoparlanti intelligenti.
Riflessioni sulle ricerche vocali e sul business
Al di là delle singole richieste o speranze, quello che conta anche per il nostro interesse è l’apertura dei consumatori alle transazioni eseguite attraverso smart speaker e altri dispositivi a comando vocale. Questo significa che il modello di business migliore nel contesto di assistenti virtuali o esperienze “voice first” potrebbe essere proprio puntare alle transazioni anziché alle pubblicità.
Questo studio ha il merito di fare luce sullo stato dell’arte della “voce” e delle ricerche vocali, che sembrano godere di buona salute e generale ottima considerazione da parte degli utenti. Come accennato, è interessante in ottica business online scoprire che i consumatori sono potenzialmente pronti e ben disposti a usare una gamma più ampia e complessa di funzioni vocali, ma già i dati sulle semplici ricerche su Google e affini sono informazioni preziose per la SEO.
Google punta sulle ricerche vocali
E non è un caso che Google stia investendo molto su questo ambito, come peraltro già anticipato da Pandu Nayak nei mesi scorsi: l’ultima novità è la “trasformazione” della ricerca vocale da “Ok Google” a “Ask your Assistant“, un segnale di come Mountain View stia puntando a diffondere l’utilizzo del suo assistente virtuale anche agli smartphone.
Ottimizzare i contenuti per la SEO e per le ricerche vocali
In ottica SEO, la diffusione dell’uso dei comandi attivabili via voce e delle ricerche su Google eseguite in tal modo conferma quanto già dicevamo in precedenti occasioni: ora più che mai, è fondamentale ottimizzare i contenuti per le ricerche vocali, per provare a intercettare nuovi utenti e aumentare il traffico, così come può essere una strategia vincente costruire dei contenuti capaci di rispondere alle domande degli utenti vocali, fornendo loro risposte semplici, pratiche e precise.
Immagini da Adobe Voice Technology Study, July 2019, via Search Engine Land