Fare keyword research nell’era dell’AI, le strategie dal webinar

La keyword research non serve più. Si apre con questa provocazione il nuovo webinar di Laura Copelli in SEOZoom Academy: dopo averci parlato di come creare un piano editoriale con SEOZoom e ChatGPT, infatti, la SEO & Digital Strategist ha fatto luce su uno dei temi che emerge spesso nei dibattiti sul marketing digitale, mettendo però in discussione la visione “pessimistica”. Anche se in molti si dicono sicuri che, con l’avanzata dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi di ricerca sempre più sofisticati, le parole chiave sono ormai un concetto superato – Google sa già cosa vuole l’utente, indipendentemente dai termini utilizzati all’interno di un contenuto – chi lavora con i motori di ricerca sa che questa è una semplificazione “pericolosa”: se bastasse scrivere testi privi di strategia per posizionarsi online, non avremmo più bisogno di tool SEO, ottimizzazioni o competenze specifiche, e invece la competizione per occupare le prime posizioni nelle SERP è più accesa che mai. Ecco dunque che Laura Copelli ci mostra quanto sia ancora strategico individuare e organizzare le keyword giuste, soprattutto per competere in settori affollati e dominati da grandi player, integrando l’AI per semplificare questo processo senza mai perdere il controllo sui risultati. Andiamo a scoprire perché la keyword research non è affatto superata, quali sono i sistemi più efficaci per condurla nell’era dell’intelligenza artificiale e come evitare gli errori più comuni quando si lavora con parole chiave e ottimizzazione SEO.

Che cos’è la keyword research oggi e perché è ancora essenziale

Per anni la keyword research è stata considerata la base di qualsiasi strategia SEO, un passaggio imprescindibile per posizionare i contenuti nei risultati di ricerca. Oggi, con l’evoluzione dell’algoritmo di Google e l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa, alcuni si chiedono se sia ancora così necessaria. Si sente dire che il focus debba ormai spostarsi solo sulla qualità del contenuto e che Google sia in grado di interpretare il significato dei testi senza bisogno di parole chiave specifiche.

SEOZoom e AI, il mix perfetto per la tua keyword research
Segui i consigli di Laura Copelli e scopri come utilizzare gli strumenti giusti per dominare le SERP con un approccio efficace e data-driven
Webinar

Ma chi lavora con i motori di ricerca sa che questa affermazione non regge alla prova dei fatti. Come ci ha ben dimostrato Laura Copelli, le SERP non sono mai state così competitive e complesse, e senza un’analisi strategica delle keyword si rischia di creare contenuti destinati a rimanere invisibili. Google non è un sistema che premia indiscriminatamente qualsiasi testo ben scritto: continua a classificare le pagine in base alla loro rilevanza per le ricerche degli utenti, e per essere rilevanti bisogna sapere quali sono le query che contano davvero.

La keyword research non si limita più a raccogliere elenchi di parole chiave con alto volume di ricerca. Oggi è un processo molto più articolato, che richiede di:

  • Comprendere l’intento di ricerca dietro ogni query per creare contenuti che rispondano esattamente alle esigenze degli utenti.
  • Analizzare la concorrenza e individuare spazi in cui un sito può guadagnare visibilità rispetto ai competitor.
  • Ottimizzare i contenuti in modo mirato , facendo in modo che coprano gli argomenti più richiesti e abbiano più probabilità di posizionarsi nei risultati organici.

L’intelligenza artificiale può semplificare alcuni passaggi della keyword research, ma non può sostituire lo studio strategico alla base di questa attività. L’AI può aiutare a individuare termini correlati o suggerire varianti di query, ma senza una scelta ponderata delle keyword chiave e degli argomenti da trattare, i contenuti rischiano di essere generici o poco efficaci.

La funzione principale della keyword research

L’obiettivo della keyword research è individuare le parole chiave più efficaci per ottimizzare un contenuto e renderlo visibile nei motori di ricerca. Questo processo è cruciale per cogliere come gli utenti formulano le loro richieste, quali termini utilizzano e quale linguaggio adottano per cercare informazioni. A differenza di qualche anno fa, quando bastava ripetere una keyword più volte all’interno di un articolo per migliorare il posizionamento, oggi Google valuta la pertinenza semantica di un testo rispetto alla query. Questo significa che un contenuto deve essere in grado di coprire tutte le sfaccettature di un argomento, utilizzando un linguaggio naturale ma sempre coerente con le ricerche effettuate dagli utenti.

Chi si occupa di SEO e content marketing deve quindi riuscire a strutturare i contenuti in modo che rispondano alle domande degli utenti in maniera completa ed esaustiva, utilizzando keyword e correlati necessari per posizionarsi nel modo più efficace possibile.

Il ruolo della keyword research nel superare i competitor

Il valore della keyword research non si limita alla scelta di termini pertinenti, ma incide direttamente sulla capacità di un sito di superare la concorrenza nella SERP.

Un esempio concreto è il settore delle assicurazioni online, una delle nicchie più competitive in assoluto, come ha sottolineato l’esperta nel suo webinar. Supponiamo che più aziende abbiano una simile autorevolezza di dominio e contenuti di qualità comparabile. Cosa determina il sito che si posiziona meglio?

Uno degli elementi chiave è la keyword research:

  • Se una compagnia utilizza una keyword generica come “polizza auto”, mentre un competitor ottimizza con il termine più richiesto dagli utenti, per esempio “assicurazione auto”, Google potrebbe favorire il secondo sito.
  • La presenza della keyword giusta in URL, H1, titolo e corpo del testo può determinare un miglior posizionamento rispetto ai concorrenti.
  • Google valuta anche la completezza delle informazioni e premia i siti che offrono contenuti più ricchi, dettagliati e pertinenti rispetto alle query più rilevanti.

Una keyword research ben fatta non si limita a inseguire volumi di ricerca, ma analizza il comportamento degli utenti, identifica lacune nei contenuti dei competitor e assegna priorità strategiche alle keyword con il miglior potenziale.

SEO senza keyword research? I rischi di un approccio superficiale

Scartare la keyword research in una strategia SEO significa procedere senza una direzione chiara, con il rischio concreto di sprecare risorse su contenuti che non portano risultati. Le conseguenze di un approccio superficiale sono immediate:

  • Creazione di contenuti scollegati dalle reali esigenze del pubblico: senza un’analisi delle query più rilevanti, è facile produrre articoli che non intercettano ricerche frequenti o che non rispondono a intenti chiave.
  • Mancata copertura delle query competitive: i competitor che investono in keyword research identificano e occupano prima gli spazi strategici in SERP. Arrivare tardi su questi contenuti significa avere meno opportunità di posizionarsi in modo efficace.
  • Perdita di opportunità di intercettare intenti di ricerca non ancora soddisfatti: una buona keyword research permette di individuare bisogni latenti e di produrre contenuti che hanno già domanda ma ancora poca offerta, con grandi possibilità di ottenere traffico mirato.

Anche nel 2025 la keyword research resta un pilastro della SEO. La sua evoluzione non l’ha resa meno efficace, ma ancora più strategica, perché oggi è l’intento di ricerca – più ancora che il volume della keyword – a determinare il modo in cui Google classifica i contenuti. Per emergere nelle SERP, il primo passo è capire quali sono le parole chiave davvero rilevanti.

Perché il metodo tradizionale di ricerca delle keyword non è più sufficiente

I criteri con cui si selezionavano le parole chiave per la SEO sono cambiati in modo sostanziale rispetto al passato. Per anni, la strategia dominante era basata su metriche come il volume di ricerca, la difficoltà di posizionamento e la stagionalità delle keyword, con un focus esclusivo su numeri e classifiche. L’obiettivo era individuare i termini con il maggior traffico potenziale e inserirli nei contenuti, spesso in modo meccanico, senza approfondire troppo il contesto in cui venivano utilizzati dagli utenti.

Oggi, questa tattica non basta più. Google ha modificato in modo strutturale il modo in cui analizza e presenta i risultati di ricerca, dando priorità alla pertinenza e all’intento degli utenti piuttosto che alla semplice conformità a una keyword specifica. Questo significa che un contenuto non si posiziona più soltanto per la presenza di parole chiave ad alto volume, ma per la sua capacità di rispondere realmente e in modo esaustivo alle esigenze del pubblico.

In questo scenario, continuare a ragionare con il vecchio metodo porta a due problemi principali:

  • Il rischio di produrre contenuti ottimizzati su keyword popolari ma poco mirate , che attirano traffico generico senza soddisfare intenti di ricerca specifici.
  • La difficoltà di emergere in SERP sempre più complesse e affollate, dove ottenere visibilità significa fare scelte più strategiche rispetto al semplice targeting di parole chiave ad alto volume.

Dalla semantica all’intento: il cambiamento della SEO

L’evoluzione di Google ha portato progressivamente da un modello basato su parole chiave esatte a un sistema che privilegia la rilevanza semantica e la corrispondenza con l’intento dell’utente. Oggi il motore di ricerca non si limita più a individuare parole specifiche, ma valuta il contesto di ogni query, e quindi due ricerche apparentemente simili possono generare risultati molto diversi in base all’intento dell’utente, e che una pagina non si posiziona perché contiene esattamente una determinata keyword, ma perché soddisfa in modo efficace una domanda specifica.

Se un utente cerca “migliori smartphone per fotografia”, Google non premierà semplicemente la pagina con più occorrenze di quella frase, ma quella che offre una guida dettagliata sugli smartphone con le migliori fotocamere, con confronti, test e recensioni approfondite. Di conseguenza, la keyword research non può più limitarsi all’analisi del volume di traffico: deve concentrarsi sull’intento che si cela dietro le ricerche.

Le attuali SERP contengono più elementi rispetto al passato

Un altro fattore determinante nella trasformazione della keyword research è la struttura stessa delle SERP. Le pagine dei risultati di Google non sono più una semplice lista di link blu, ma un mosaico di elementi che rispondono a esigenze diverse, e il webinar ce ne ha offerto un’ennesima dimostrazione.

Oggi, quando un utente esegue una ricerca, può trovare:

  • Local Pack, che mostra attività e servizi geolocalizzati, mettendo in evidenza le recensioni e le informazioni di contatto.
  • Featured Snippet, ovvero riquadri che forniscono una risposta diretta senza bisogno di cliccare su alcun risultato.
  • Box “Le persone hanno chiesto anche, che suggeriscono domande correlate e ampliano la ricerca dell’utente con query aggiuntive.
  • Google Shopping, che evidenzia prodotti in vendita prima ancora dei risultati organici tradizionali.

Questa maggiore complessità cambia del tutto lo scenario della keyword research. Una parola chiave con un volume di ricerca elevato non garantisce più automaticamente visibilità, perché se il risultato migliore viene mostrato sotto forma di snippet, il traffico complessivo ai siti web si riduce drasticamente. Inoltre, in molte ricerche transazionali, la presenza di Google Shopping rende difficile per i siti ottenere clic, anche se il loro contenuto è ben posizionato.

Di fronte a queste nuove dinamiche, puntare esclusivamente sulle keyword con alto volume di ricerca può rivelarsi un errore. Al contrario, diventa essenziale capire dove e come appare un contenuto nelle SERP e quali opportunità di visibilità offre ciascun formato.

Il rischio di keyword inefficaci: quando il volume di ricerca può ingannare

Nel webinar, Laura Copelli ha mostrato come affidarsi solo al volume di ricerca di una keyword possa essere un errore strategico. Un elevato numero di ricerche non garantisce automaticamente che la parola chiave sia la scelta migliore: ciò che conta è la capacità del contenuto di rispondere in modo chiaro e pertinente all’intento di ricerca.

Lo dimostra anche uno dei casi studio presentati nella lezione, un test su due blog con contenuti simili ma strategie diverse: uno ottimizzato con keyword selezionate in base all’intento di ricerca, l’altro privo di una struttura SEO mirata. Il risultato? Il sito con keyword pianificate ha superato l’altro di 10 a 1 in termini di traffico e ranking , dimostrando che il modo in cui le keyword vengono usate determina il successo in SERP più ancora del loro volume di ricerca.

Google premia i contenuti che soddisfano al meglio la richiesta degli utenti. Se una keyword porta molto traffico ma non offre informazioni utili o complete, l’utente abbandona rapidamente la pagina e il contenuto perde valore. Al contrario, query più specifiche, anche con volumi più bassi, possono generare risultati migliori in termini di retention e conversioni.

Il nuovo approccio alla keyword research: dall’AI agli strumenti avanzati

Insomma, l’epoca in cui bastava individuare una manciata di parole chiave con alto volume di ricerca è finita: oggi chi lavora su questi aspetti deve concentrarsi sull’intento di ricerca, sulla competizione nei vari elementi delle SERP e sull’ottimizzazione strategica dei contenuti.

L’intelligenza artificiale sta modificando il modo in cui facciamo SEO, ma non può sostituire la capacità di interpretare i bisogni degli utenti e di tradurli in un piano editoriale efficace. Il vero vantaggio dell’AI è nella velocità di analisi, ma gli strumenti di keyword research avanzata, come quelli disponibili su SEOZoom, restano essenziali per effettuare selezioni strategiche che tengano conto della domanda reale e della concorrenza.

Il valore dell’intento di ricerca nell’analisi delle keyword

Uno dei punti chiave emersi nel webinar è che Google premia sempre più i contenuti che rispondono all’intento dell’utente, non semplicemente quelli che includono espressioni popolari. Questo implica che una ricerca basata solo sul volume della keyword rischia di essere inefficace: una parola chiave ad alto traffico può generare visite, ma se il contenuto non soddisfa le esigenze degli utenti, la pagina perde rilevanza nel tempo.

Questa necessità ha portato un cambiamento nel metodo di selezione delle keyword. Non basta più individuare query singole da integrare nei testi: serve costruire contenuti che coprano un argomento in modo completo, intrecciando concetti correlati tra loro per migliorare la copertura semantica ed esaurire il bisogno informativo dell’utente.

Nel webinar, Laura Copelli ha evidenziato come la ricerca delle keyword e la costruzione dei contenuti debbano andare di pari passo: partire dalle domande degli utenti e sviluppare un piano che non si concentri solo su keyword isolate, ma su un’intera rete di concetti collegati.

Strumenti avanzati per trovare le keyword giuste

Per lavorare in modo efficace non è sufficiente affidarsi a intuizioni o ipotesi: gli strumenti di keyword research offrono dati reali e analisi dettagliate, permettendo di operare scelte informate. Durante il webinar sono stati mostrati tool avanzati che aiutano a individuare keyword pertinenti e ad analizzare le loro reali opportunità di posizionamento.

Su SEOZoom, in particolare, sono disponibili diverse funzionalità che permettono di condurre una keyword research efficace:

  • Question Explorer: analizza le domande presenti nelle SERP e permette di individuare query correlate che emergono nei box “Le persone hanno chiesto anche”. Questo strumento consente di costruire contenuti più informativi e rispondere direttamente ai quesiti del pubblico.
  • Scopri Keyword e Interest Finder: due strumenti pensati per saturare il topic , ovvero coprire in maniera completa ogni sfaccettatura di un argomento, evitando di lasciare spazio ai competitor.
  • Analizza Lista Keyword: utile per verificare se le keyword generate da AI o da brainstorming manuale abbiano effettivo volume di traffico, evitando sprechi di tempo su termini poco rilevanti.

Queste funzionalità permettono di andare oltre la semplice individuazione di parole chiave, aiutano a costruire cluster semantici solidi e offrono insight strategici su quali query presidiare per aumentare la visibilità in SERP.

L’integrazione dell’AI nella keyword research

Un altro aspetto affrontato da Laura Copelli nel webinar è il ruolo dell’intelligenza artificiale in questo processo. Strumenti come ChatGPT, Gemini o Copilot possono accelerare la generazione di liste di keyword, ma presentano limiti evidenti quando si tratta di selezionare davvero quelle più efficaci.

L’AI non tiene conto del volume di ricerca reale, della concorrenza o dell’intento preciso dietro una query, e spesso genera elenchi ripetitivi o con keyword prive di significato strategico. Durante il webinar, è stato evidenziato come:

  • Molte keyword fornite dall’AI siano fuori contesto o poco pertinenti all’intento degli utenti.
  • Le liste automatiche non offrano metriche fondamentali come volume di traffico, stagionalità e difficoltà di posizionamento.
  • Spesso vengano restituite keyword troppo simili tra loro, senza una reale elaborazione strategica.

Per questa ragione, l’integrazione dell’AI va sempre affiancata a strumenti di analisi reali. Copelli ha suggerito un approccio combinato: utilizzare l’AI per un primo brainstorming di keyword, ma verificare ogni termine con strumenti come SEOZoom in modo da ottenere dati concreti e prendere decisioni consapevoli.

Dalla keyword research alla creazione di contenuti vincenti

Uno degli aspetti più rilevanti emersi nel webinar di SEOZoom Academy con Laura Copelli è il legame diretto tra keyword research e produzione di contenuti di qualità. Identificare le giuste parole chiave è solo il primo passo: senza un’applicazione strategica, l’analisi rimane fine a sé stessa e non porta risultati concreti.

L’obiettivo finale della keyword research è quello di creare contenuti che si posizionino nelle SERP, rispondendo esattamente alle domande e ai bisogni degli utenti. Questo significa lavorare in profondità su ogni argomento, organizzando il testo in una struttura coerente e completa, evitando dispersioni e lacune informative.

Come ha spiegato Copelli durante il suo intervento, le keyword selezionate devono essere tradotte in una strategia editoriale ben definita, che tenga conto non solo della SEO tecnica ma anche della logica con cui l’utente naviga e legge il contenuto. In questa fase, strumenti avanzati come quelli messi a disposizione da SEOZoom possono offrire un supporto essenziale per garantire un lavoro più meticoloso ed efficace.

Creare una struttura basata sulle keyword individuate

Una volta completata la keyword research, il passo successivo è definire un piano strategico per organizzare e distribuire le parole chiave nei contenuti, garantendo un’ottimizzazione naturale e coerente con le aspettative degli utenti.

Dalle indicazioni fornite nel webinar di Laura Copelli, il metodo più efficace prevede tre fasi essenziali:

  • Identificare gli argomenti principali. Le keyword raccolte devono essere analizzate per individuare i temi centrali che guideranno la costruzione dei contenuti. Questo aiuta a organizzare il blog o il sito in modo logico, creando un ecosistema di pagine interconnesse.
  • Suddividere le keyword in gruppi semantici. Non tutte le parole chiave devono essere utilizzate immediatamente nello stesso contenuto. Raggrupparle in cluster tematici permette di distribuirle in più articoli correlati, aumentando la copertura organica e la rilevanza per Google.
  • Definire una struttura gerarchica con titoli e sottotitoli ottimizzati. Un testo ben costruito aiuta gli utenti a navigare più rapidamente tra i concetti fondamentali e migliora la leggibilità, incentivando il tempo di permanenza sulla pagina. Ogni keyword strategica deve trovare spazio in H1, H2, H3 e nei paragrafi , assicurando una copertura completa del tema trattato.

Realizzare questa struttura in modo metodico consente di ottimizzare ogni contenuto per intenti di ricerca specifici, evitando sovrapposizioni e garantendo che ogni pagina del sito abbia un obiettivo chiaro.

Saturare il topic per conquistare più spazi in SERP

Nel webinar, Copelli ha ribadito quanto sia essenziale non limitarsi a una keyword principale, ma lavorare per saturare il topic, ovvero coprirne ogni aspetto rilevante per non lasciare margini ai competitor, che altrimenti possono colmare le lacune e ottenere un posizionamento migliore per domande correlate o argomenti complementari. Questo approccio aiuta a costruire un’autorità forte agli occhi di Google, aumentando le possibilità di posizionarsi in più sezioni della SERP.

Utilizzare strumenti avanzati di analisi consente di individuare tutte le variazioni di ricerca correlate a un tema, comprese quelle con volumi più bassi ma con un intento preciso e spendibile a livello strategico. In particolare, Interest Finder di SEOZoom è una risorsa efficace per esplorare parole chiave a coda lunga e scoprire opportunità di contenuto spesso trascurate.

Un punto sottolineato nel webinar è che anche le keyword con volumi di ricerca ridotti possono essere strategiche. Se molte pagine di un sito intercettano query specifiche, il traffico cumulativo può risultare significativamente superiore a quello derivante dalla sola ottimizzazione su keyword principali molto concorrenziali.

Un buon esempio di saturazione del topic è dato dai siti che trattano guide operative: non basta un solo contenuto generale con una keyword ad alto volume, ma è necessario articolare i contenuti in più risorse complementari, coprendo ogni declinazione possibile della ricerca e fornendo dettagli rilevanti su ogni sotto-argomento.

Analizzare e ottimizzare il contenuto con strumenti avanzati

Non basta pubblicare un articolo e sperare che si posizioni automaticamente. Uno dei passaggi chiave per il successo SEO è il monitoraggio e l’ottimizzazione continua, con l’obiettivo di intercettare nuove opportunità e migliorare le parti del contenuto che non performano adeguatamente.

Nel webinar, Laura Copelli ha evidenziato come l’Assistente Editoriale di SEOZoom sia particolarmente utile in questa fase. Attraverso questo strumento è possibile:

  • Verificare se il contenuto ha affrontato tutti gli aspetti essenziali del topic. L’analisi suggerisce eventuali approfondimenti da integrare per rafforzare la completezza del testo.
  • Rilevare keyword e concetti non ancora coperti. A volte bastano piccoli interventi mirati per migliorare la qualità complessiva dell’articolo senza doverlo riscrivere da zero.
  • Analizzare la distribuzione semantica delle keyword nel testo. Questo aiuta a evitare sovraottimizzazioni e a garantire che le parole chiave siano utilizzate in maniera fluida, senza forzature che potrebbero risultare negative per Google.

L’approccio data-driven è fondamentale, perché permette di intervenire con precisione su ciò che non sta funzionando e di ottimizzare i contenuti in base alle metriche reali di ranking e coinvolgimento utente.

L’intervento di ottimizzazione non deve essere sporadico ma continuativo: Google aggiorna costantemente le SERP, e mantenere un contenuto ai primi posti richiede aggiustamenti e aggiornamenti costanti. Gli strumenti avanzati aiutano a rendere questo processo più semplice ed efficace, fornendo insight dettagliati su come migliorare la performance nel tempo.

Keyword research tra SEO, AI e contenuti strategici: l’intervista a Laura Copelli

Approfondire il tema della keyword research nell’era dell’AI significa analizzare sia le metodologie operative che l’evoluzione dei motori di ricerca e delle piattaforme digitali. Proprio per questa ragione, nel webinar di SEOZoom Academy, Laura Copelli ha condiviso tecniche, test e strumenti utili per chi si occupa di SEO e content marketing.

SEO Specialist e Digital Strategist, Copelli è nota per il suo approccio multicanale e per la sua attenzione alla qualità dei contenuti. Attiva da anni nel settore, ha approfondito non solo le dinamiche dei motori di ricerca, ma anche quelle delle piattaforme di social networking, con un focus particolare su LinkedIn, dove è conosciuta come la “paladina dei copywriter”.
Intervista a Laura Copelli: come fare keywor research con l'AI
Il suo lavoro si concentra sempre più sull’ottimizzazione SEO dei contenuti in chiave multicanale, con l’obiettivo di posizionare al meglio profili personali, pagine aziendali e articoli non solo su Google e Bing, ma anche nei risultati interni dei social e nei tool AI. Questo approccio la porta a integrare pratiche di SEO avanzata, content strategy e analisi dati, con un metodo che va oltre la semplice keyword research e si estende alla massimizzazione della visibilità sui diversi canali digitali.

Webinar
Rivedi il webinar
Potenzia la tua keyword research con le indicazioni di Laura Copelli e gli strumenti giusti!

Nell’intervista che segue, abbiamo approfondito alcuni temi trattati nel corso del webinar, per capire come sfruttare al meglio le keyword, quali errori evitare e quale impatto ha davvero l’AI sulla SEO moderna.

  • Hai iniziato il webinar spiegando i tre motivi principali per cui la keyword research è oggi ancora importante: ci riassumi il tuo punto di vista?

Credo sia ancora importante perché usando le parole giuste dimostriamo competenza, possiamo superare i competitor che non le hanno usate e intercettiamo gli utenti che cercano con specifiche parole.

  • Nel 2023 hai realizzato un test per confrontare l’efficacia di testi SEO e testi non SEO: qual era la tesi del test e cosa hai dimostrato?

Volevo capire quanta differenza ci fosse tra lo scrivere in chiave SEO o meno.

Inoltre volevo misurare il tempo di permanenza in pagina, per capire se la scrittura “naturale” fosse più coinvolgente.

Ho dimostrato, numeri alla mano, che i testi scritti in chiave SEO superano quelli “naturali” 10 a 1. E che il tempo di permanenza in pagina è identico.

  • Hai parlato del concetto di pertinenza come elemento chiave per la scelta delle keyword: ci faresti qualche esempio?

La pertinenza di una keyword è fondamentale perché aiuta a intercettare l’intento di ricerca dell’utente e a posizionare i contenuti. Per pertinenza intendo quanto una parola risponde alla necessità che ha un utente mentre cerca una risposta.

Se ha bisogno di sapere a che ora tramonta il sole a Trapani deve trovare una pagina in cui c’è l’orario del tramonto in quella città, e non un articolo che spieghi il ciclo della terra rispetto al sole.

La pertinenza è il motivo per cui un utente sceglie di investire il suo tempo nel nostro contenuto.

  • Quali sono i limiti nel fare keyword research con ChatGPT?

ChatGPT restituisce inizialmente keyword secche o comunque prive di intento di ricerca. Serve modificare il prompt per avere keyword più lunghe, o keyword informazionali.

Ma anche quando le abbiamo ricevute non abbiamo tutte quelle informazioni che invece SEOZoom ci dà: volumi di traffico e stagionalità prima di tutto, e poi difficoltà di posizionamento, competitor in SERP, tipologia e molto altro.

  • Invece parlando di potenzialità di ChatGPT, in che modo i progetti ti aiutano a creare la struttura degli articoli dopo aver fatto keyword research? C’è qualche prompt che puoi suggerire?

Chiedo una struttura solo DOPO una serie di messaggi e risposte con il tool. Ho bisogno che capisca bene cosa mi serve. Nella chat avrò caricato informazioni come buyer persona e tono di voce. Avrò chiesto all’AI di analizzare qualche pagina di competitor. Poi avrò chiesto di estrapolare le keyword. Un prompt potrebbe essere:

“Dopo aver letto le informazioni che ti ho caricato e capito quali articoli ho già pubblicato, ti incollo una lista di keyword che rispondono ad un intento di ricerca diverso dagli altri articoli. Sulla base di queste keyword crea la struttura di un articolo con un titolo principale H1 e dei sottotitoli H2 e H3. Sotto a ogni titolo indicami brevemente cosa scrivere nel paragrafo sottostante.”

  • Quali sono gli strumenti di SEOZoom che ti aiutano di più nel tuo flusso di lavoro per identificare i topic strategici?

Mi piace molto “Question Explorer” perché mi evita di cercare manualmente in SERP tutte le domande collegate alla mia keyword. “Scopri keyword” mi aiuta a trovare le correlate e le long tail, e anche topic particolari. Lo abbino a “Interest Finder” per capire come saturare i topic. “Analizza Lista Keyword” mi consente di capire se le keyword che mi restituisce chatGPT hanno volumi di traffico. Ma lo uso molto anche quando i clienti mi passano la loro lista di keyword. Infine “Assistente editoriale” mi fa capire se nel mio articolo non ho coperto un topic o se mi sono persa qualcosa.

7 giorni di Prova Gratuita

Aumenta la tua visibilità online con SEOZoom!
TOP