L’hosting provider o web host è uno degli “attori non protagonisti” che possono contribuire alle fortune di un sito Web o, al contrario, peggiorarne le prestazioni: tecnicamente, è l’azienda che fornisce le tecnologie e i servizi che permettono a un sito di essere effettivamente presente online su uno spazio dedicato, sfruttando i suoi server fisici che assicurano la connessione alla Rete. Ma cosa succede quando cambiamo hosting e, per la precisione, il provider trasferisce i suoi server in un’altra località?
Gli effetti di un cambio posizione dell’hosting
Il tema è stato al centro di un recente appuntamento con AskGooglebot, la serie su YouTube in cui John Mueller risponde a dubbi e domande (anche banali…) poste dagli utenti della community, e nel caso specifico il Search Advocate si è soffermato a spiegare se la migrazione della posizione di hosting di un sito Web in un altro Paese possa influire sulla SEO, che tipo di effetti pratici potrebbero provocare spostamenti geografici più grandi di server e, soprattutto, i due modi per indirizzare gli utenti in una posizione specifica.
Tutto nasce, appunto, dalla richiesta di un utente, che domanda a Mueller: “La migrazione della posizione dell’hosting di un sito Web influisce sulla SEO? Ad esempio, cambia qualcosa se un sito Web australiano (e con un pubblico di destinazione australiano) migra la sua posizione di hosting dall’Australia agli Stati Uniti?“.
Google e modifica geografica dell’hosting
Mueller chiarisce immediatamente che, nella fase iniziale di questo processo, “ci saranno alcune modifiche al modo in cui Google tratta un sito” dopo il cambiamento dell’hosting.
Il primo effetto pratico che si potrebbe riscontrare dopo aver cambiato gli host del sito Web è un rallentamento della scansione: si tratta di una scelta precisa eseguita dal motore di ricerca, che in questo modo vuole assicurarsi di non causare problemi eseguendo troppo frequentemente la scansione del sito.
Appena Google comprenderà che non ci sono rallentamenti e problemi, la scansione riprenderà il ritmo abituale, rassicura John Mueller.
Questo effetto collaterale si verifica in tutte le migrazioni di hosting e i cambiamenti che interessano questo aspetto, quindi sia nei trasferimenti da un provider all’altro che nelle modifiche di posizione geografica eseguite dall’azienda: come prima reazione, Google cercherà sempre di essere cauto con le richieste di scansioni iniziali, come precauzione per testare il nuovo processo.
L’impatto sulla velocità di caricamento per gli utenti
Un altro aspetto da non trascurare riguarda il servizio effettivamente offerto agli utenti, perché il video invita a considerare che lo spostamento dell’hosting del sito Web in una nuova posizione può influire sulla velocità di caricamento del sito per i suoi visitatori.
Se la maggior parte degli utenti si collega da un’area geografica molto distante dalla nuova posizione in cui è ospitato il sito Web, ciò potrebbe comportare un’esperienza utente notevolmente più lenta che, come sappiamo, potrebbe influire sulla velocità e sui fattori di ranking della Page Experience.
Per la precisione, Mueller dice che “a causa della fisica e delle reti di computer, l’uscita può richiedere più tempo per raggiungere un server lontano” e a seconda della forza con cui questi aspetti si fanno sentire ne possono uscire condizionati la visibilità organica e la SEO.
Come risolvere i problemi di hosting
Per risolvere gli eventuali problemi riscontrati dopo il passaggio dell’hosting provider a server localizzati in altri Paesi, Mueller suggerisce un’opzione abbastanza semplice, ovvero utilizzare una Content Delivery Network (CDN) per ospitare il sito Web in più posizioni ed evitare che il tempo di caricamento subisca un impatto negativo.
Molti CDN permettono infatti questa opzione e, a seconda della piattaforma di hosting che stiamo utilizzando, il tuo sito potrebbe effettivamente trovarsi già su più server.
In particolare, Mueller spiega che “per essere il più vicino possibile agli utenti, alcuni siti Web utilizzano persino server in molte posizioni diverse: una rete di distribuzione di contenuti spesso fa questo e, se stai utilizzando una piattaforma di hosting, potrebbero già farlo anche per te”, assicurando che “questa configurazione va bene per Google“.
L’hosting non influisce sulla SEO e sul targeting geografico del sito
In maniera ancora più netta, poi, Mueller chiarisce che Google non usa la posizione dell’host del sito Web per il targeting geografico, e quindi i risultati e le prestazioni nella Ricerca in una particolare area geografica non saranno interessati dalla modifica fisica dell’hosting.
“Per quanto riguarda la SEO – conclude il Search Advocate – la posizione del server non viene utilizzata per il geotargeting: se desideri che il tuo sito web indirizzi gli utenti in una località specifica, devi utilizzare il dominio di primo livello con codice paese o l’impostazione appropriata in Google Search Console”, che si attiva quando impostiamo il tag hreflang.
In definitiva, quindi, un cambiamento nella posizione geografica dell’hosting di un sito Web può provocare un impatto temporaneo sulla scansione e potrebbe influire negativamente sul suo tempo di caricamento (e anche temporaneamente sul crawl budget), ma è un tipo di modifica che non influisce sulla SEO rispetto al targeting geografico.