“Il futuro di Google è nelle ricerche vocali“, diceva agli inizi di quest’anno Pandu Nayak intervistato da vari quotidiani italiani, ma forse noi lettori e utenti non ci aspettavamo che quel futuro sarebbe iniziato già ora! E invece, proprio in questi giorni, la compagnia californiana ha annunciato di aver esteso l’uso del markup speakable a qualsiasi tipo di sito, primo passo per la diffusione della voice search.
Che cos’è il markup Speakable
La guida ufficiale di Google ci spiega cos’è il markup speakable e perché è importante per le ricerche vocali: è una proprietà di schema.org che “identifica le sezioni all’interno di un articolo o una pagina web che sono più adatte per la riproduzione audio usando la sintesi vocale”. In termini pratici, l’uso di questa marcatura “consente ai motori di ricerca e ad altre applicazioni di identificare i contenuti da leggere ad alta voce sui dispositivi abilitati per l’Assistente Google tramite sintesi vocale”.
Uso non più limitato a Google News
La notizia è emersa all’interno di un discorso più generale su alcuni cambiamenti cui sta andando incontro Google News negli Stati Uniti (e presto in altri Paesi e lingue), ed è stato Bill Slawski su twitter a fare un focus sul markup speakable, chiedendo se ora il suo funzionamento si estendesse a tutti i siti, indipendentemente dal motore di ricerca di notizie.
Intuizione confermata da Danny Sullivan, che spiega appunto che la marcatura non è “più riservata solo ai contenuti in News“, pur sottolineando che “usare Speakable su ogni sito non garantisce che Google Assistant la usi sempre” e che comunque si tratta di una “beta feature”.
Come funziona il markup vocale
Finora, in circa un anno di sperimentazione, Google ha usato le informazioni con dati strutturati di speakable per rispondere a richieste di notizie di attualità sugli altoparlanti smart; l’utente può chiedere all’Assistente notizie su un argomento specifico, ottenendo fino a tre articoli da tutto il Web, con una riproduzione audio per le sezioni nell’articolo correttamente “marcate”. Inoltre, quando Google Assistant “legge ad alta voce una sezione speakable, attribuisce la fonte e invia l’URL completo dell’articolo al dispositivo mobile dell’utente tramite l’app”.
Questa funzione era riservata, come detto, solo ai siti che erano presenti come editori in Google News, ma ora questo limite è caduto e tutti i siti (per lo meno, quelli di attualità, in questa fase) possono concorrere per comparire tra i risultati letti a voce dall’Assistente.
Perché è importante per i siti e per la SEO
Questa notizia assume un rilievo particolare per tutti i siti: innanzitutto, ci conferma che la ricerca vocale è un approdo sempre più vicino, se già ora (come rivelato da vari studi) interessa quasi la metà dei consumatori a livello globale. Riuscire a essere presenti con i propri contenuti in una delle risposte vocali dell’Assistente di Google assicura un buon credito al sito: se non come traffico organico, di sicuro in ottica di brand awareness e fidelizzazione.
È sempre più importante dunque riuscire a ottimizzare i contenuti per le ricerche vocali, comprendere quali sono le più probabili domande degli utenti e creare testi che possano rispondere in maniera efficace al search intent.
Con speakable abbiamo uno strumento di controllo in più, perché ci permette di selezionare la porzione di contenuto che potrebbe essere fornita alle persone: finora, Google leggeva in modo quasi causale i feature snippet presenti in SERP, mentre da oggi in poi questa funzionalità dovrebbe seguire dei percorsi più certi e, appunto, in qualche modo gestibili anche dagli editor dei siti.