Erano anni che non si vedeva una tale volatilità nelle SERP a seguito di un aggiornamento algoritmico, almeno stando alle prime (e ovviamente parziali) analisi che si possono fare sul May 2020 Core Update di Google, lanciato all’incirca una settimana fa e ancora in piena fase di sviluppo, come ricordavano da Mountain View. Proviamo a capire cosa sta succedendo a siti e SERP in questi giorni e ad analizzare i primi effetti dell’aggiornamento primaverile del motore di ricerca.
I primi effetti dell’aggiornamento Google di maggio 2020
Avviato nella serata italiana del 4 maggio scorso, l’update ha fatto sentire da subito la sua portata con un debutto notevole (anche rispetto ai precedenti: qui le analisi sul September 2019 core update e sul January 2020 core update) e tre giorni di montagne russe. L’osservatorio SERP di SEOZoom ha fatto registrare dei picchi davvero sensibili il 5, 6 e 7 maggio, soprattutto per le grandi variazioni, prima di un nuovo periodo di calma apparente e qualche altra piccola scossa di assestamento.
Come stanno cambiando le SERP
Il dato che balza agli occhi sono i tre picchi toccati dalle grandi variazioni in SERP, come accennato: questo parametro di SEOZoom verifica il numero di pagine web che fanno registrare le maggiori oscillazioni quotidiane in termini di ranking, sia positive che negative, segno di una forte attività di testing da parte dell’algoritmo del motore di ricerca.
In particolare, il 5 maggio – primo giorno intero del nuovo update – quasi il 27 per cento delle pagine web ha vissuto questo improvviso saliscendi, mentre il 6 la percentuale è salita addirittura al 32 per cento e il 7 è tornata al 27 per cento. Il trend sembra essersi apparentemente fermato, perché nei giorni successivi l’attività è tornata nella norma.
Molte variazioni in prima pagina
Con SEOZoom possiamo anche scoprire su quali pagine delle SERP hanno fatto effetto questi sbalzi di ranking: dal 6 all’8 maggio è stata la mitica prima pagina di Google ad avere un’intensità elevata di cambiamenti, molto più frenetica rispetto agli standard stando al dato delle oscillazioni prima pagina di SEOZoom. Questo significa che l’update sta riscrivendo le SERP nella loro interezza e che Google sta cambiando idea sui siti da premiare con un posizionamento in Top10, probabilmente alla luce di nuove risposte più efficaci al search intent degli utenti.
Tuttavia, questo rimescolamento ha almeno inizialmente riguardato solo pagine già posizionate in top10, perché al dinamismo delle oscillazioni della prima pagina non corrisponde una simile agitazione nei risultati usciti da top10 nelle rilevazioni del nostro tool. Solo dal 10 maggio si iniziano a notare i primi movimenti: probabilmente l’aggiornamento si è prima concentrato a rimescolare le classifiche e ora sta scoprendo se ci sono nuovi siti da premiare e altri che non rispondono più adeguatamente ai requisiti di qualità.
L’analisi in UK
Le osservazioni italiane si applicano in maniera simile anche alle SERP britanniche monitorate da SEOZoom, anche se Google UK sembra ancora più mutevole: dal 6 maggio in poi i dati di big SERP fluctuations e 1st page fluctuations in questi casi vanno di pari passo, e quindi sono numerosi i siti che si sono ritrovati con una posizione diversa in Top10 da un giorno all’altro o che, con la stessa rapidità, hanno scalato le classifiche, sempre però all’interno della prima pagina.
Il giorno 6 maggio è stato quello finora record per le fluttuazioni di prima pagina su Google UK, con un’attività superiore del 126 per cento rispetto alla norma; per le grandi variazioni di SERP, invece, è stato il successivo 7 marzo a far registrare il valore più elevato di movimenti.
Cosa ci dicono queste osservazioni
Ricordando la parzialità di queste analisi (serve ancora una settimana per il completamento dell’azione dell’update, come anticipava Danny Sullivan nell’annuncio ufficiale), è comunque interessante notare cosa sta succedendo alle SERP di Italia e Regno Unito in queste fasi iniziali. In entrambi i casi, abbiamo effetti molto sensibili sul rimescolamento delle posizioni in prima pagina, con tanti siti che sono come schegge impazzite verso l’alto o verso il basso.
È importante sottolineare – come fa sempre anche Google – che l’update non colpisce settori o siti specifici ma è un aggiornamento – appunto – di alcuni criteri di valutazione da parte del motore di ricerca, che riassetta e verifica le sue classifiche. Quindi, non ci sono azioni specifiche che si possono compiere sui siti o interventi magici per recuperare ranking e traffico dopo un aggiornamento di Google, ma ci sono comunque consigli da seguire per i siti caduti.
Non confondere gli effetti del core update con l’impatto del Coronavirus
In questo contesto specifico, poi, c’è un altro errore di valutazione da evitare: confondere l’impatto dell’update con gli effetti del Coronavirus e collegare la perdita di posizioni al momento storico. Come abbiamo analizzato grazie al nostro nuovo strumento Impatto Covid-19 – poi chiamato più genericamente Previsione Trend – le ricerche organiche sono state fortemente colpite e influenzate dal lockdown e da tutti gli stravolgimenti alle nostre vite, ma solo (o comunque per lo più) in termini quantitativi: settori che prima avevano volumi di ricerca altissimi sono diventati meno interessanti, e altri che erano poco ricercati sono diventati di tendenza.
Questo stravolgimento generale non ha però riguardato le posizioni in classifica, almeno nella maggior parte dei casi, perché il search intent originale non si è modificato. Diversa invece è la situazione attuale rispetto al core update, che interessa proprio le posizioni e il modo in cui – secondo Google – le nostre pagine sono utili e di qualità per i bisogni delle persone.
L’analisi dell’update sulle SERP internazionali
Gli esperti statunitensi ci offrono qualche spunto di riflessione ulteriore sugli effetti del May 2020 core update di Google. In particolare, Roger Montti su SearchEngineJournal ha studiato quali sono gli elementi ricorrenti che ha notato a partire dal 4 maggio, e ovvero il forte interessamento per siti di salute e business con attività locali (aree solitamente molto attenzionate da Google), il lancio contemporaneo in tutto il mondo e in più lingue e mercati (mentre in precedenza gli effetti in alcune zone erano ritardati).
In base alla sua esperienza, Montti dice che l’estrema volatilità riscontrata fin qui può dipendere da due fattori:
- Il tempo necessario per implementare le modifiche a tutti i data center di Google a livello globale.
- Un interessamento di molti fattori che influiscono sulle ricerche.
Questa fase sarà poi seguita dalla correzione dei falsi positivi, ovvero dal lavoro di revisione che gli ingegneri di Google faranno analizzando i feedback degli utenti e il loro comportamento rispetto ai nuovi risultati, necessario per ottimizzare in maniera più definitiva le classifica ed, eventualmente, muovere in su i siti che lo meritano davvero e riportare in basso siti ingiustamente premiati.