Mancava da luglio e, dopo diversi mesi di attesa, torna finalmente un nuovo episodio di Google Search News con il nostro ormai “classico” host, John Mueller, pronto a raccontarci le ultime novità direttamente dal team di Google Search. I temi al centro del video sono numerosi, perché ovviamente Google ha continuato a lavorare su diverse innovazioni e aggiornamenti che impattano il lavoro di chi si occupa di SEO e gestione di siti web. Insomma, andiamo a scoprire quali sono le informazioni e consigli preziosi per noi che lavoriamo nel mondo digital, sempre più dinamico e in continua evoluzione, per trovare spunti e insight da applicare nelle nostre strategie.
Le novità principali dall’ultimo Google Search News di novembre 2024
L’introduzione delle raccomandazioni su Search Console, la scomparsa dei link alla cache di Google nei risultati di ricerca, aggiornamenti da Google Trends, spunti interessanti sull’AI generativa e la SEO internazionale, oltre a una serie di esperimenti e piccoli miglioramenti alla documentazione ufficiale.
Il nuovo appuntamento con Google Search News di novembre 2024 si snoda attraverso diversi aggiornamenti tecnici e strategici su tematiche interessanti, che coprono vari ambiti del lavoro sui siti e non solo – ma, aspetto curioso, non menziona il rilascio del November 2024 Core Update, probabilmente per una mera questione tempistica. Con la solita ironia, John Mueller ci accompagna in questo mix di novità che includono cambiamenti a elementi tecnici, nuove funzionalità e importanti riflessioni sulla SEO moderna, toccando temi che spaziano dall’ottimizzazione delle prestazioni ai nuovi approcci per la gestione dei contenuti. A rendere l’episodio ancora più completo, il Googler dedica anche uno spazio ai dati più freschi di Google Trends e alle evoluzioni della ricerca basate sull’intelligenza artificiale, invitando sempre alla prudenza nell’adozione di questi strumenti.
Le raccomandazioni in GSC: correggere gli errori prima che diventino un problema
Il primo tema della puntata, e quindi novità a cui Google intende dare maggiore rilevanza, è l’introduzione di un sistema di raccomandazioni automatiche all’interno di Google Search Console. Questo aggiornamento è pensato per rendere la vita più semplice ai gestori di siti che non dedicano troppo tempo all’analisi continua dei propri dati SEO, offrendo un sistema che identifica subito i problemi più rilevanti e invita a intervenire prima che abbiano un impatto negativo.
Una delle principali potenzialità di queste raccomandazioni è, per esempio, il riconoscimento automatico di errori persistenti, come la cattiva implementazione dei dati strutturati o altre anomalie che potrebbero penalizzare il sito a livello di ranking, senza che sia evidente o facile da comprendere per chi gestisce il progetto. Si tratta di un vero e proprio assistente personale che rileva problematiche critiche e invia alert mirati, utili in particolare a principianti della SEO che non hanno il tempo o la preparazione per interpretare in profondità i report di Search Console, abilitando passaggi fondamentali verso l’ottimizzazione automatica.
Tuttavia, è importante chiarire che le raccomandazioni sono attualmente in fase di sperimentazione: non tutti i siti avranno accesso a questa funzionalità, al momento disponibile solo nei casi in cui Google ritiene che possa fornire un valore tangibile. Una limitazione che potrebbe sembrare vincolante, ma che segnala l’impegno costante di Google nell’affinare servizi che siano utili per situazioni specifiche, evitando di sovraccaricare ulteriormente i gestori di siti.
Un’ulteriore nota interessante è che, come già accaduto per altri strumenti, anche qui Google ha aperto al feedback dei webmaster: suggerimenti e segnalazioni da parte degli utenti saranno accolti per migliorare e adattare progressivamente il sistema.
Miglioramenti al report sulle performance
Il lavoro sulla Search Console non si è fermato a questo: oltre alle raccomandazioni, infatti, Mueller ha annunciato alcune ottimizzazioni al Performance Report, volte a semplificare la vita a chi gestisce più siti. In particolare, la nuova versione del report consente di mantenere filtri e impostazioni tra una property e l’altra, agevolando chi salta frequentemente fra vari account.
Questa modifica sembra piccola, ma può fare una grande differenza in termini di efficienza operativa. Spesso, chi ha più siti da monitorare deve ripetere lo stesso processo di configurazione ogni volta che passa da un progetto all’altro, dovendo reimpostare manualmente parametri di analisi, come filtri sulle query o sui dispositivi. Con questo aggiornamento, tutte queste opzioni rimangono attive anche se cambiamo il sito di riferimento, velocizzando le attività e riducendo il rischio di errori nell’interpretazione dei dati.
Un miglioramento nato proprio dalle richieste della community, testimoniando ancora una volta quanto sia importante la comunicazione tra Google e gli utilizzatori dei suoi strumenti.
Rimozione della cache nelle SERP: Google cambia il modo di visualizzare le pagine
Ne abbiamo dato notizia anche noi, e inevitabilmente John Mueller ci fornisce qualche dettaglio in più sulla rimozione della cache di Google.
Questo strumento permetteva agli utenti di visualizzare una versione memorizzata di una pagina web, utile in caso di rallentamenti o malfunzionamenti temporanei del sito. Ora, invece, il link alla cache non è più disponibile nelle SERP e l’operatore di ricerca avanzata “cache:” è stato rimosso.
Il cambiamento riguarda esclusivamente il modo in cui alcune pagine sono presentate o recuperate dagli utenti, e quindi non richiede alcun intervento tecnico o aggiustamento sui siti già attivi. Anche il meta tag robots noarchive – utilizzato per escludere pagine dalla cache di Google – perderà la sua funzione all’interno del motore di ricerca, pur continuando a essere supportato da altre piattaforme che ancora lo utilizzano.
In alternativa alla versione cache fornita da Google, all’interno delle SERP viene ora incluso un link all’Internet Archive, il famoso archivio digitale che conserva copie storiche delle pagine web. Ciò offre agli utenti un’opzione per accedere a versioni precedenti o salvate della pagina, garantendo comunque un backup delle informazioni nel caso dovessero verificarsi problemi tecnici temporanei.
Ad ogni modo, nonostante la portata di questa modifica, Mueller ha ribadito che il ranking e la visibilità dei siti non subiranno alcun impatto diretto. Inoltre, ha aggiunto che Search Console rimane lo strumento migliore per chi opera nel campo della SEO e vuole mantenere il pieno controllo su come Google visualizza il proprio sito, perché fornisce tutte le informazioni necessarie sulla scansione delle pagine e sullo stato delle loro versione attuali, consentendo di monitorare con precisione come i crawler di Google interagiscono con il sito.
Il parametro srsltid per tracciare le conversioni e-Commerce
Un’altra novità presentata da Mueller riguarda i siti di e-Commerce, con l’introduzione del parametro srsltid. Questo parametro fa parte delle attività di auto-tagging del Merchant Center e consente di tracciare con maggiore precisione le conversioni, fornendo ai gestori delle piattaforme di vendita online nuovi dati per monitorare l’efficacia delle loro campagne pubblicitarie.
Il parametro srsltid viene aggiunto all’URL del sito dopo la visualizzazione dei risultati di ricerca e si occupa di raccogliere dati relativi al comportamento degli utenti che, dopo aver visto un prodotto, compiono un’azione specifica sul sito. Importante notare che questo parametro non ha nessun impatto sui processi di crawling o indicizzazione da parte di Google, e non richiede alcuna modifica o controllo nel file robots.txt o in impostazioni di canonicalizzazione. In breve, l’aggiunta di questo tag non influisce sulla SEO del sito, ma contribuisce unicamente alla raccolta di metriche di conversione.
Se vogliamo gestire questo tipo di tracciamento automatico, Google ci offre la possibilità di attivare o disattivare l’auto-tagging direttamente dalle impostazioni del Merchant Center, personalizzando l’integrazione dei parametri secondo le esigenze del nostro sito e-Commerce. Tuttavia, è importante monitorare costantemente i dati raccolti per garantire che l’analisi delle campagne pubblicitarie sia coerente ed efficace.
Google Trends: uno strumento utile ma da usare con cautela
Google Trends è da anni uno strumento d’elezione per monitorare le tendenze di ricerca in tempo reale ma, come sottolineato da John Mueller nell’ultimo episodio di Google Search News, va utilizzato con prudenza e criterio. Mueller ci mette in guardia contro l’abuso dei dati di trending per la creazione massiva e non strategica di contenuti. Produrre articoli o pagine mirati esclusivamente a cavalcare l’onda di tendenze momentanee può risultare non solo inefficace, ma rischia anche di affollare il web con informazioni ripetitive e di scarso valore, penalizzando la qualità complessiva del sito.
L’uso oculato di Google Trends dovrebbe piuttosto concentrarsi sull’identificazione di opportunità reali: selezionare con attenzione i trend che riflettono una stagionalità consolidata o che rispecchiano l’interesse specifico del nostro pubblico di riferimento può garantire che i contenuti che andiamo a produrre siano effettivamente utili e pertinenti. È cruciale, quindi, far leva sulla nostra esperienza e competenza di settore, anziché inseguire ogni singolo picco senza una pianificazione più ampia.
Dati in tempo reale e da più regioni: Google estende le funzionalità di Trends
Sempre restando sul tema di Google Trends, un altro interessante aggiornamento riguarda l’espansione della funzione Trending Now Experience, che ora copre un numero più ampio di regioni geografiche e paesi. Questo miglioramento consente agli utenti di accedere a dati freschi e puntuali su ciò che sta catturando l’interesse collettivo in un dato momento, aprendo nuove opportunità per le strategie digitali, soprattutto per chi lavora in mercati emergenti o locali.
Con questa espansione diventa ancora più semplice identificare tendenze nazionali e locali in tempo reale, offrendo un vantaggio competitivo a chi opera in specifiche nicchie geografiche. Gli insight forniti da Trending Now sono utili non solo per reagire tempestivamente con contenuti aggiornati, ma anche per prepararsi al meglio a raccogliere e valorizzare informazioni di cui il proprio pubblico potrebbe aver bisogno in momenti specifici.
Sebbene sia fondamentale comprendere i dati emergenti, è altrettanto importante non farsi trascinare troppo facilmente da queste tendenze. Come sempre, la chiave risiede nel bilanciare reattività e visione strategica, evitando di disperdere energie su trend che potrebbero avere vita breve o scarsa pertinenza per il nostro pubblico finale.
Consigli SEO dalla community: AI generativa e SEO internazionale sotto la lente
Uno degli aspetti più interessanti emersi da questa puntata di Google Search News è la panoramica che John Mueller ha offerto su alcune delle recenti riflessioni e casi studio condivisi dalla community SEO. Tra i temi più discussi, l’uso dell’AI generativa ha catturato l’attenzione per le sue applicazioni creative, ma anche per le potenziali controversie. Un esempio curioso è il progetto musicale di Alizée Baudez, che ha utilizzato una AI generativa per creare una traccia audio originale, dimostrando come le tecnologie basate su intelligenza artificiale possano essere sfruttate anche in ambiti apparentemente distanti dalla SEO. Tuttavia, come sempre quando si tratta di AI, la chiave è saperla maneggiare con consapevolezza, integrandola efficacemente in una strategia di valore, piuttosto che utilizzarla in modo indiscriminato solo perché in voga.
Oltre all’utilizzo creativo dell’intelligenza artificiale, Mueller ha posto l’attenzione su uno dei temi cruciali – quanto complessi – per chi opera a livello globale: la gestione della SEO internazionale. Un contributo di grande rilevanza è stato offerto da Raquel González , che ha condiviso una guida chiara sui principali errori che possono compromettere il posizionamento globale di un sito, offrendo suggerimenti utili per evitarli.
Uno degli errori più comuni (e dannosi) è rappresentato dalle Geo IP redirects. Come ha spiegato Mueller, queste pratiche di reindirizzamento automatico degli utenti in base alla loro posizione geografica possono causare problemi seri per il ranking, segnalando una cattiva esperienza utente agli occhi di Google. È essenziale mantenere sempre il focus sulla chiarezza dei contenuti e sulla trasparenza delle azioni, per evitare che tali meccanismi automatici possano danneggiare l’esperienza di navigazione o creare confusione per chi visita il sito da diverse regioni del mondo.
La gestione della SEO internazionale richiede una grande attenzione ai dettagli, dall’implementazione degli hreflang tags fino alla configurazione dei country-specific redirects. Ogni aspetto va curato con precisione per supportare il posizionamento globale, assicurando che tutti gli utenti, indipendentemente dalla loro provenienza, ricevano un’esperienza di navigazione ottimale.
Struttura URL: quando è bene modificarla (e quando no)
Un altro tema delicato e complesso a cui Mueller ha recentemente dedicato attenzione è la struttura degli URL, un aspetto che a volte è “sopravvalutato” da chi si occupa di SEO.
Secondo il Search Advocate, infatti, spesso rischiamo di concentrarci eccessivamente sulla composizione degli URL, cercando di ottimizzarli in modo maniacale, pur dimenticando che ciò che ha un vero impatto sui risultati di ricerca è la chiarezza e la pertinenza dei contenuti all’interno della pagina.
Ma esistono momenti in cui è davvero necessario intervenire sulla struttura degli URL? Mueller ci invita a valutare con attenzione quando queste modifiche possano risultare strategiche e quando, invece, rischiano solo di rallentare i processi di crawling e indicizzazione. In realtà, cambiare la struttura degli URL senza una necessità obbligata può penalizzare temporaneamente la SEO del sito, poiché i motori di ricerca richiedono tempo per scansionare, comprendere e rielaborare tutte le modifiche.
Le situazioni in cui una buona definizione degli URL diventa cruciale si manifestano principalmente in contesti delicati, come siti che trattano contenuti sensibili o sezioni specifiche che richiedono filtri di sicurezza, come quelli del SafeSearch. Questa organizzazione consente di classificare correttamente il contenuto e favorisce una navigazione più sicura e chiara per l’utente.
In generale, Mueller ci ricorda che le modifiche strutturali alle URL devono essere limitate a circostanze davvero necessarie e ponderate attentamente. Prima di implementare cambiamenti, occorre valutare i benefici reali e considerare se ci siano alternative più rapide e meno impattanti per ottenere i risultati desiderati, idealmente evitando di intervenire su elementi che necessitano di tempo per essere metabolizzati dai motori di ricerca.
Nuovo supporto per AVIF su Google Immagini: qualità e performance migliorate
L’ultimo aggiornamento tecnico di questo episodio riguarda un aspetto cruciale per chiunque gestisca siti ricchi di contenuti visivi: l’introduzione del formato AVIF (AV1 Image File Format) ormai pienamente supportato su Google Immagini. Questo nuovo formato promette di migliorare la gestione delle immagini online grazie a una capacità di compressione superiore rispetto ai formati tradizionali come JPEG o PNG, mantenendo al contempo una qualità visiva molto elevata.
Il supporto nativo di Google per AVIF può contribuire a migliorare la velocità di caricamento delle pagine, un fattore che, come sappiamo, è essenziale soprattutto per l’accesso tramite dispositivi mobili, dove la stabilità della rete e le prestazioni del device possono influenzare l’esperienza utente. Ridurre i tempi di caricamento senza sacrificare la presenta immagini di alta qualità può incidere positivamente sui Core Web Vitals, influenzando direttamente sia la page experience sia il posizionamento nelle SERP.
Implementare il formato AVIF nei siti che gestiamo potrebbe dunque rappresentare una mossa strategica per mantenere alte performance e allo stesso tempo garantire la migliore esperienza di navigazione ai visitatori.