Google ritira lo strumento Parametri URL dalla Search Console

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Tra meno di un mese andrà in soffitta lo strumento Parametri URL della Search Console, in originale URL parameter tool, anche se probabilmente in pochi se ne accorgeranno: stando alle motivazioni che hanno spinto Google a fare questa pulizia di primavera, infatti, solo l’1 per cento degli utenti usava concretamente questo strumento, che essenzialmente consente di impedire a Google di indicizzare alcuni URL specifici del sito ed è quindi sostanzialmente inutile e obsoleto.

La decisione di Google: addio allo strumento Parametri URL

A dare notizia della decisione di Google è un post firmato da Gary Illyes, intitolato proprio Spring cleaning, ovvero le classiche pulizie di primavera che servono a rinfrescare gli ambienti dopo i mesi di clausura invernale: a partire dal prossimo 26 aprile, lo strumento Parametri URL in Search Console sarà ritirato e non è richiesta alcuna azione da parte degli attuali utenti dello strumento.

Nel corso degli anni, prosegue Gary del Search Team, “Google è diventato molto più bravo a indovinare quali parametri sono utili su un sito e quali, in parole povere, inutili”, rivelando che “solo l’1% circa delle configurazioni dei parametri attualmente specificate nello strumento Parametri URL è utile per la scansione”.

E quindi, in ragione “del basso valore dello strumento sia per gli utenti di Google che di Search Console, lo strumento per i parametri URL verrà ritirato entro un mese”, comunica Illyes.

La storia dello strumento

Lo strumento Parametri URL è stato introdotto per la prima volta nel 2009 in quella che allora si chiamava ancora Webmasters Tool, ricorda il post (che allega anche una immagine vintage dell’interfaccia originale): allora, “Internet era un posto molto più selvaggio di quanto non lo sia oggi”, con parametri “SessionID molto comuni, CMS che avevano problemi a organizzare i parametri e browser che spesso interrompevano i link”.

Grazie allo strumento Parametri URL, i proprietari dei siti “avevano un controllo granulare sul modo in cui Google eseguiva la scansione del loro sito, specificando in che modo determinati parametri influivano sui contenuti del loro sito”.

La prima interfaccia dello Strumento Parametri URL

Nel tempo, poi, il tool si è evoluto in sistema di gestione di query string e parametri URL, un modo per comunicare a Google di ignorare URL specifici o combinazioni di parametri URL, e già nel 2011 Google aveva potenziato lo strumento consentendo di controllare molti più scenari di parametri.

Come funzionava lo strumento Parametri URL in Google Search Console

La funzione contenuta nella GSC consentiva di gestire i Parametri URL ed era dedicata ai siti che usano “parametri URL per varianti di pagina non significative (ad esempio color=red e color=green) oppure parametri che consentono di mostrare fondamentalmente gli stessi contenuti ma con URL diversi (ad esempio, example.com/shirts?style=polo,long-sleeve e example.com/shirts?style=polo&style=long-sleeve)”, come si legge nella guida per evitare “una scansione inefficiente del sito”.

Sin dalla pagina di apertura, però, il team di Google metteva in evidenza un messaggio di allarme: un utilizzo errato del tool potrebbe generare danni al sito e al suo posizionamento nella Ricerca Google, perché il motore di ricerca “potrebbe ignorare pagine importanti del tuo sito senza avvisarti o segnalare le pagine ignorate. Se sembra un po’ drastico è perché molte persone usano lo strumento in modo errato o senza averne un’effettiva necessità. Se hai dubbi in merito all’uso corretto dello strumento, sarebbe meglio non usarlo“.

A cosa serviva lo strumento Parametri URL di Google

Il tool impedisce a Google di eseguire la scansione degli URL che contengono parametri specifici oppure parametri con valori specifici e serve a evitare che il crawler possa eseguire la scansione di pagine duplicate. I suoi effetti sono molto diretti: il “comportamento dei parametri si applica all’intera proprietà” e non è “possibile limitare il comportamento di scansione di un determinato parametro a un URL o a una parte specifici del tuo sito”.

Quando usare il tool della Search Console, i requisiti

Secondo Google, ci sono due situazioni che dovrebbero spingere a usare lo strumento Parametri URL: un sito con oltre mille pagine e (contemporaneamente) un numero elevato nei log di pagine duplicate indicizzate da Googlebot in cui sono diversi soltanto i parametri URL (ad esempio example.com?product=green_dress e example.com?type=dress&color=green). Insomma, sin dalle origini sembrava che il motore di ricerca ne scoraggiasse l’uso, motivo per cui non stupisce leggere del suo “pensionamento”.

Come usare lo strumento

La domanda chiave per capire come e quando usare lo strumento era “come influisce il parametro sul contenuto della pagina?”, da cui dipende il miglior modo per gestire le impostazioni e ottimizzare quindi il rendimento delle pagine lato SEO.

Come impostazione predefinita per i parametri già noti, esisteva la possibilità di lasciar decidere a Googlebot la modalità di gestione dei parametri: il crawler analizza il sito e determina quale sia il modo migliore e più efficace. Per chi invece vuole avere il controllo delle operazioni, è possibile decidere di non bloccare mai gli URL con uno specifico parametro, di sottoporre a scansione solo URL con valori determinati, di bloccare la scansione per specifici parametri.

In linea generale, tra quelli che eranpo i pro di questo strumento possiamo segnalare di sicuro la sua usabilità, che non toglie alcun tempo agli sviluppatori (e, affidando i compiti a Googlebot, neppure a chi gestisce il sito); inoltre, era adatto a ogni tipo di parametro URL, poteva prevenire la duplicazione dei contenuti e consentiva di indirizzare in modo più efficiente il crawl budget. C’era però anche qualche contro, tuttavia: innanzitutto, come altri interventi non consolida i segnali per il posizionamento e non era una direttiva obbligatoria, ma soprattutto funzionava solo per Googlebot e quindi non comunicaba gli stessi messaggi agli altri crawler dei motori di ricerca alternativi, come Bing, oltre a essere potenziale fonte di errori e problematiche.

Le alternative per comunicare i parametri URL a Google

Anche se non molto usato, quindi, il ritiro dello strumento ha comunque scosso la community SEO internazionale, che quindi si interroga sulle modalità alternative (e valide) per specificare la funzione dei parametri URL sul proprio sito.

Secondo Illyes, in realtà non serve “fare nulla”, perché “i crawler di Google impareranno automaticamente come gestire i parametri URL”.

Ad ogni modo, se preferiamo mantenere un maggiore controllo possiamo utilizzare le regole robots.txt (ad esempio, specificare gli ordini dei parametri in una direttiva allow) o utilizzarle hreflang per specificare le variazioni linguistiche del contenuto. Inoltre, Google ha affermato che i moderni CMS e piattaforme sono capaci di gestire la creazione di URL di qualità.

E quindi, in definitiva, la notizia dell’addio al tool URL parameters in Search Console non dovrebbe cambiare eccessivamente la nostra routine lavorativa SEO: se però facciamo parte dell’1 per cento di utenti che usava lo strumento, abbiamo tempo un mesetto circa per verificare quali regole abbiamo impostato e controllare come cambiano le cose con la scansione, l’indicizzazione e il posizionamento dopo il 26 aprile, iniziando nel frattempo a familiarizzare con le implementazione di modifiche via CMS e/o robots.txt per cercare di controllare meglio la scansione e l’indicizzazione di parametri URL specifici sul sito.

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