Google Quality Raters Guidelines: le novità di gennaio 2025

Domini scaduti sfruttati per manipolare il ranking, contenuti creati in serie con l’aiuto dell’AI generativa e approcci ingannevoli per sfruttare la reputazione dei siti autorevoli sono pratiche sempre più insidiose e ben note al sistema di Google Search. La grande novità di questi giorni è che ora “entrano” anche all’interno delle Google Search Quality Raters Guidelines, che nell’ultima versione appena aggiornata introducono nuovi strumenti per valutare contenuti generati dall’intelligenza artificiale e migliorano i parametri per individuare forme di spam capaci di compromettere l’esperienza degli utenti sul web. Pur non avendo un impatto diretto sui ranking, queste linee guida riflettono un messaggio chiaro: è sempre più evidente l’attenzione di Google nel premiare contenuti utili, autentici e capaci di rispondere alle esigenze degli utenti, e al tempo stesso rafforza gli sforzi e continua a contrastare in modo deciso le strategie illecite che minano l’esperienza su Ricerca. In questo approfondimento esploreremo i punti salienti delle nuove regole e le loro implicazioni per chi, come noi, è impegnato nella SEO e nel marketing digitale.

Cosa cambia con l’update di gennaio 2025 delle Quality Raters Guidelines

A distanza di oltre dieci mesi dall’ultima revisione di marzo 2024, il 23 gennaio 2025 Google ha pubblicato un nuovo aggiornamento delle Quality Raters Guidelines, il documento che orienta il lavoro dei suoi quality raters, valutatori umani incaricati di giudicare la qualità dei risultati di ricerca per perfezionare continuamente gli algoritmi di ranking.

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Come sappiamo e ribadiamo spesso, queste linee guida – che ora contano 181 pagine rispetto alle 170 dell’edizione precedente – non influenzano direttamente il posizionamento delle pagine, ma rappresentano uno strumento utile per perfezionare i sistemi di ranking di Google e offrono indicazioni rilevanti per comprendere che tipi di contenuti il motore di ricerca considera di qualità e di valore.

In concreto, l’update introduce cambiamenti significativi su duetemi centrali, che riflettono le nuove priorità di Google per un web sempre più autentico, utile e libero da pratiche che ne compromettano la qualità.

  1. Il trattamento dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale generativa, ora chiaramente definito e messo sotto la lente d’ingrandimento dei quality raters.
  2. L’identificazione dettagliata di nuove forme di spam, tra cui l’abuso di domini scaduti, di contenuti scalati e della reputazione di siti consolidati.

Inoltre, come di consueto ci sono anche modifiche minori di tipo tecnico, come ampliamento degli esempi sulla valutazione di interpretazioni e intenti minori per le valutazioni di bisogni soddisfatti, rimozione di esempi obsoleti, correzione di errori di battitura, aggiornamento dei requisiti del browser e così via.

Il focus sulla AI generativa

Google sceglie di affrontare una delle rivoluzioni più radicali del copywriting digitale: l’intelligenza artificiale generativa. La diffusione di strumenti capaci di generare rapidamente testi, immagini e altri tipi di contenuti ha sin da subito sollevato interrogativi sulla qualità e sull’obiettivo di tale produzione, e ora anche i quality raters “sanno” come rispondere a queste sfide.

Il documento aggiornato dedica alla AI generativa una posizione centrale nella sezione 2.1 dedicata alle definizioni chiave, con indicazioni chiare per i valutatori e criteri specifici per valutare l’impatto e l’utilità dei contenuti.

Nessuna condanna preventiva dell’AI, ma una verifica rigorosa sull’effettiva capacità di questi strumenti di apportare valore unico agli utenti. È questa, in sintesi, la posizione di Google sulla intelligenza artificiale generativa, che trova anche una definizione precisa nella sezione dedicata, identificata come “un tipo di modello di apprendimento automatico che utilizza ciò che ha appreso da esempi pregressi per creare nuovi contenuti, come testo, immagini, musica e codice”.

Questa definizione non è solo tecnica, ma riflette una chiara consapevolezza delle dinamiche attuali del web, dove l’uso indiscriminato di modelli AI rischia di compromettere la qualità generale dei risultati di ricerca. In particolare, Google esprime preoccupazione per contenuti creati automaticamente senza revisione umano-editoriale, che risultano generici o addirittura fuorvianti, incapaci di fornire un reale beneficio agli utenti.

Il messaggio è evidente: l’esperienza umana e la supervisione professionale restano fondamentali per garantire la creazione di contenuti rilevanti e autentici.

L’aggiornamento delle linee guida chiarisce che l’uso di strumenti AI per la produzione di contenuti non è, di per sé, contrario alle linee guida di Google. Al contrario, AI può essere un alleato prezioso nei processi creativi, ma solo a una condizione precisa: i contenuti generati devono offrire valore originale, evitando superficialità o ridondanze.

Le guidelines mettono in guardia contro tattiche che sfruttano l’intelligenza artificiale per produrre enormi quantità di contenuti a basso costo che, pur formattati adeguatamente, non apportano informazioni utili o nuove agli utenti. Questo rientra nelle pratiche che Google identifica come scaled content abuse.

Un esempio concreto riportato nel documento è quello di un articolo palesemente generato da modelli di linguaggio, con una dichiarazione esplicita come “Come modello linguistico, non ho accesso a dati in tempo reale…” e contenuti spesso lasciati incompleti o interrotti. Questi testi non solo falliscono nello scopo di rispondere a un intento specifico dell’utente, ma danneggiano anche la percezione generale della qualità del web.

Gli strumenti AI, quindi, non saranno penalizzati per la loro natura, ma il loro uso improprio – a scopo manipolatorio o con bassa cura editoriale – sarà sempre più soggetto a valutazioni negative. Da questa prospettiva, l’aggiornamento rappresenta sia un avvertimento che un’opportunità per chi sa utilizzare l’AI in modo strategico ed etico.

Lotta allo spam e individuazione di nuove pratiche abusive

Il cuore del nuovo aggiornamento è rappresentato dall’ampliamento delle sezioni dedicate a contenuti di bassa e bassissima qualità, rinforzando i criteri per identificare e combattere le tecniche di spam emergenti. Google ha integrato anche nelle linee guida le tre nuove categorie di abuso introdotte con lo spam update di maggio 2024, che richiedono attenzione specifica da parte di chi gestisce siti o pubblica contenuti.

Giusto per ricapitolare, parliamo di:

  1. Abuso di domini scaduti

Questa pratica si verifica quando domini scaduti vengono acquistati e riutilizzati unicamente per sfruttare eventuali segnali SEO ereditati, senza introdurre contenuti o valore reale per gli utenti. È un utilizzo scorretto del potenziale storico dei domini, spesso asservito a logiche puramente di manipolazione del ranking.

  1. Abuso della reputazione del sito

Google evidenzia l’abuso di siti dotati di reputazione consolidata, sfruttati per ospitare contenuti di terze parti esclusivamente per guadagnare visibilità SEO. In questi casi, i contenuti mancano di utilità e qualità, rendendo la pratica oggetto di classificazione negativa. Tra l’altro, quasi in contemporanea all’update delle guidelines Google sembra aver esteso l’applicazione di questa policy anche alle regioni europee, con tantissime azioni manuali inviate ai siti con sede in Europa a partire dal 23 gennaio 2025.

  1. Abuso di contenuti su larga scala

Conosciuto anche come scaled content abuse, questo tipo di tecnica sfrutta l’automazione, spesso con strumenti di AI, per generare un enorme volume di pagine che si rivelano ridondanti o scarsamente informative. La nuova guida sottolinea come questo approccio vada contro i principi fondamentali della creazione di contenuti pensati per aiutare gli utenti.

L’estensione del documento per i quality raters indica chiaramente la volontà di Google di alzare il livello di qualità atteso. L’identificazione di queste tre specifiche pratiche dimostra che i sistemi di ranking continueranno a evolversi per contrastare approcci manipolativi e offrire agli utenti un web più affidabile. Per chiunque lavori nel settore digitale, l’invito è a rivedere le proprie strategie, prestando particolare attenzione alla trasparenza e al valore concreto dei contenuti.

Rafforzamento della valutazione degli intenti query minori

Piccole modifiche hanno interessato anche la scala “Needs Met”, il sistema che i quality raters utilizzano per esprimere un giudizio sul livello di soddisfazione che un risultato di ricerca fornisce in relazione alla query dell’utente. Google ha inaftti ampliato le linee guida fornendo indicazioni più precise per analizzare e valutare le interpretazioni minori e gli intenti della query, i cosiddetti “minor interpretations and intents”. Nulla di trascendentale, sia chiaro, perché non c’è stata una rivoluzione nella metodologia di valutazione, ma un affinamento che mira a rendere più equilibrata l’analisi delle query. Con le nuove istruzioni, i quality raters hanno ora elementi aggiuntivi per interpretare non solo le esigenze principali che una query può rappresentare, ma anche quelle secondarie, meno comuni o non predominanti, pur rientrando nel contesto dell’intento generale.

Le “interpretazioni minori” sono quelle varianti del search intent che, pur non rappresentando la richiesta principale, riflettono esigenze plausibili che meritano considerazione da parte dei risultati di ricerca. Ad esempio, una query generica come “ricette di pasta” può avere un intento dominante (trovare ricette generiche) e intenti secondari meno frequenti (ricette per persone intolleranti al glutine, opzioni per bambini e così via). Con l’aggiornamento, Google ha aggiunto esempi pratici e criteri più dettagliati per aiutare i raters a identificare e validare anche queste varianti, contribuendo a una visione più completa e sfumata di come determinare il grado di soddisfazione che un risultato fornisce rispetto alla query. Questo non implica che tali interpretazioni minoritarie debbano prevalere sull’intento principale, ma che possano comunque incidere sulla valutazione generale.

Oltre alla spiegazione teorica, il documento aggiornato include esempi illustrativi che mostrano come distinguere, classificare e trattare le diverse interpretazioni delle query. Questi esempi, che nel documento finale arricchiscono il framework di valutazione dei “Needs Met”, aiutano i raters a comprendere meglio quando e come tenere conto di una variante dell’intento. Ad esempio, se un risultato risponde esclusivamente alla parte minoritaria ma tralascia completamente l’intento principale della query, tale risultato sarà probabilmente giudicato insufficiente. Al contrario, un risultato che riesce a considerare sia l’intento principale che le interpretazioni meno comuni avrà maggiori possibilità di essere valutato positivamente.

Impatti pratici per noi: cosa imparare da questo aggiornamento

Come di consueto, le Quality Raters Guidelines offrono interessanti spunti per ottimizzare la nostra attività SEO in linea con i valori e le priorità tracciate da Google, e ovviamente l’aggiornamento è un’indicazione chiara di quali siano le priorità per il futuro del web secondo il colosso della ricerca. Ogni modifica – dal trattamento dei contenuti generati con AI al contrasto delle pratiche manipolative, fino all’analisi delle query meno comuni – rappresenta infatti un invito a costruire strategie più solide e allineate a standard in continua crescita.

Digital marketer, copywriter e SEO specialist possono cogliere diverse opportunità da questo aggiornamento, traducendo le novità delle guidelines in azioni capaci di migliorare il posizionamento e creare valore per l’utenti, rivedendo le tecniche operative e ampliando la visione sulla gestione dei siti e dei contenuti, in cui qualità, autenticità e trasparenza diventano le basi imprescindibili.

  1. Integrare l’AI generativa senza perdere il controllo

L’intelligenza artificiale offre un’opportunità unica per ottimizzare i processi di creazione dei contenuti, ma il rischio di sfruttarla in modo superficiale è sempre dietro l’angolo. Spingersi oltre la mera automazione significa avere una chiara visione strategica: ogni contenuto deve rispondere all’intento dell’utente, arricchire la conoscenza disponibile e, soprattutto, mantenere il controllo editoriale. Nessun modello AI, per quanto avanzato, può garantire di per sé la coerenza e l’affidabilità di ciò che viene prodotto.

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In una strategia SEO concreta, questo implica ridefinire i flussi di lavoro in modo che ogni output generato sia analizzato in profondità, verificato nei fatti, coerente con l’identità del brand e sempre contestualizzato rispetto alle richieste del pubblico. L’AI deve essere un supporto, non una sostituzione: come abbiamo detto spesso, anche tecnologie come il nostro AI Writer possono accelerare la produzione, ma la supervisione umana rimane centrale nel dare unicità, tono di voce e valore reale a ciò che viene pubblicato.

  1. Trasparenza e controllo: proteggere i fondamenti della reputazione

Un sito che pubblica contenuti non può più permettersi alcuna ambiguità. Un tema trasversale all’intero aggiornamento è il richiamo alla trasparenza, evidente soprattutto nella lotta a pratiche manipolative come l’abuso di domini scaduti o della reputazione di siti consolidati, e Google sembra inviare un messaggio inequivocabile: la costruzione di risultati di qualità parte dalla chiarezza assoluta riguardo all’origine e alla struttura del contenuto pubblicato.

Si ribadisce anche un altro spunto chiave essenziale: la reputazione di un dominio è il suo asset principale (lo abbiamo anche “dimostrato” con la nostra analisi sul peso di EEAT in relazione al ranking!), ed è anche il primo elemento messo in discussione quando si adottano scorciatoie. Pratiche come l’abuso di domini scaduti o la pubblicazione di contenuti “di rimbalzo” sulla reputazione consolidata di altri possono sembrare tentazioni interessanti per ottenere risultati immediati, ma alla lunga deteriorano credibilità e visibilità.

Il nostro obiettivo, quindi, deve essere totalmente opposto: consolidare l’identità del sito attraverso standard chiari, trasparenza nell’origine dei contenuti e un controllo editoriale puntuale. Questo è particolarmente importante quando si tratta di gestire collaborazioni esterne: post sponsorizzati, guest blogging, syndication e contributi editoriali devono essere valutati con la stessa attenzione dedicata ai contenuti interni. La costruzione di un’identità online forte, autentica e coerente non si ottiene casualmente, ma è il risultato di una gestione meticolosa e consapevole dei contenuti.

Verso un approccio SEO più consapevole

Questo aggiornamento alle Quality Raters Guidelines ci invita a rivalutare le strategie tecniche e in generale l’approccio etico e responsabile al lavoro sulla SEO. Creare un ecosistema di contenuti affidabili, rispondenti alle esigenze degli utenti e coerenti con le nuove aspettative di Google è ormai imprescindibile per chi mira a risultati duraturi. Adattare le strategie non è semplice, ma oggi non c’è spazio per scorciatoie o automatismi privi di supervisione. Lavorare con trasparenza, affidarsi a uno strumento in grado di guidare ogni passaggio – dall’analisi delle keyword alla gestione della reputazione, fino al monitoraggio delle query meno comuni – diventa il passo necessario per anticipare le tendenze e mantenere la competitività.

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