C’è molta agitazione nella comunità SEO internazionale dopo che, negli ultimi giorni, vari webmaster e consulenti hanno ricevuto una segnalazione in Google Search Console che comunica un’azione manuale contro il sito per presenza di articoli guest post non correttamente etichettati. Proviamo a scoprire cosa sta succedendo e come questo può influire sulla link building.
Azioni manuali di Google contro i guest post
Secondo le prime informazioni raccolte da Search Engine Journal, sembra che Google abbia avviato un intervento di tolleranza zero verso i siti che pubblicano guest post e ci sono vari resoconti di penalizzazioni per link in uscita innaturali.
In particolare, nel caso raccontato sul giornale online si riporta il messaggio ricevuto da un editore, il cui sito ha subito un’azione manuale da parte di Google che ha “rilevato che alcuni dei tuoi articoli sono guest post” e pertanto ha “disabilitato la tua autorità per i tuoi link in uscita” e “ignorato il trust nei link del sito”, impedendo quindi di generare PageRank verso il sito linkato.
Penalizzazione per guest post
Più nello specifico, il messaggio della Search Console (riportato qui sotto, sempre da SEJ) segnala che “Google ha individuato un pattern di link dal sito verso altro che appare innaturale o non pertinente” e che “cerca di manipolare artificialmente il ranking sul motore di ricerca”. Questa situazione “causa che i risultati di ricerca mostrino pagine non rilevanti per la query dell’utente” e viola le linee guida di Google per i Webmaster.
Come penalizzazione, Google sta “ignorando il trust dei link del tuo sito”, lasciando possibilità al webmaster di “rimuovere i link non naturali sul sito e inviare una richiesta di riconsiderazione”.
I motivi dell’intervento di Google
La mail di avviso ricevuta da Google specifica che questa azione manuale riguarda in particolare gli articoli a pagamento riscontrati sul sito (che, tra le altre cose, non specifica apertamente che accetta articoli guest post ). Il proprietario ha ammesso di aver pubblicato guest post (in media uno a settimana, negli ultimi tre mesi, quindi circa 15) e ha riferito che i link in uscita avevano un anchor text branded, non quindi ottimizzato per keyword.
L’aspetto interessante è che – nell’esempio di una pagina con problema fornito allegato al messaggio – Google ha identificato accuratamente il link incriminato e guest post su un totale di cinque link in uscita presenti nell’articolo, e quindi ha individuato esattamente quale dei link fosse a beneficio della persona che ha pubblicato l’articolo.
Come risolvere il problema
Il messaggio indica anche il processo per correggere l’errore, che deve seguire tre step:
- Identificazione dei link innaturali sul sito, ovvero “quelli aggiunti in cambio di qualche tipo di compenso, come soldi, beni o servizi, o di scambio reciproco”.
- Rimozione o uso del nofollow su questi link
- Richiesta di riconsiderazione con indicazione delle attività intraprese per risolvere il problema.
Link in uscita non contrassegnati correttamente
Non è il caso di farsi prendere (troppo) dal panico: leggendo gli altri resoconti riportati da Search Engine Journal, in particolare il caso sollevato da Alan Bleiweiss su Twitter, si intravede una spiegazione a questa attività del motore di ricerca, legata almeno in apparenza a un uso sbagliato del contrassegno dei link in uscita.
Nel post sul social network, il forensic SEO consultant spiega che un suo cliente ha ricevuto l’avviso di un’azione manuale di penalizzazione per link in uscita, che indicava come esempio un articolo marcato come “sponsorizzato“. Andando ad approfondire, però, si scopre che tale marcatura era riportata solo nel contenuto onpage e non attraverso l’uso di un rel nofollow o sponsored: insomma, il lettore poteva sapere che l’articolo era stato pagato, ma per Google era “regolare” e con link follow in uscita.
Un caso frequente e spesso tollerato su tanti siti, ma che evidentemente il motore di ricerca ha deciso di non tollerare più e di combattere.
Usare sempre il nofollow sui link nei guest post?
Quindi siamo di fronte a due “notizie”: da un lato, Google sta guardando con attenzione (di nuovo) al mondo dei link in uscita e dei guest post come strumenti per manipolare il ranking, intervenendo con azioni manuali e penalizzazioni (almeno quando i link sono segnati come follow). Dall’altro, Google chiede di usare in maniera più precisa l’attributo nofollow perché non vuole disincentivare i collegamenti tra siti (che sappiamo essere fondamentali per il motore di ricerca e per la ragnatela stessa del Web), sfruttando magari anche i nuovi rel dei link introdotti lo scorso settembre.
A quanto pare – e in attesa di eventuali comunicazioni ufficiali da parte di Mountain View – accettare e pubblicare guest post (anche con link a pagamento) non è sbagliato ma bisogna segnalare ai bot che tale collegamento è appunto frutto di un accordo, usando il rel nofollow o sponsored, soprattutto se in pagina forniamo informazioni contrastanti (come, appunto, contenuto sponsorizzato/promozionale eccetera). La conclusione cui arriva il pezzo su Search Engine Journal è che “continuare nella strategia di pubblicare guest post con link follow potrebbe pertanto essere rischioso, almeno in questa fase”, perché ci sarebbe una “nuova tattica di Google per combattere le strategie di link building più popolari”.
In attesa di capire quanto questo sia vero o quanto invece questi casi rientrino in normali operazioni di controllo da parte del motore di ricerca nella sua attività contro lo spam e i tentativi di manipolare il ranking, quello che possiamo consigliare è di evitare di mettere in pratica strategie spregiudicate di link building e affidare questa attività a professionisti esperti e seri, che sappiano districarsi nelle tattiche ed evitare errori e problemi al sito.
AGGIORNAMENTO DEL 2 MARZO
Nessuna azione specifica di Google contro i guest post e i link innaturali, ma solo normale attività di controllo da parte del team preposto: è Gary Illyes a ridimensionare il caso delle azioni manuali di penalizzazione emerso nei giorni passati, con una serie di messaggi su Twitter (riportati da seroundtable) in cui si dice addirittura sorpreso dell’attenzione verso questi interventi. A maggior ragione, dunque, vale quanto detto nel paragrafo precedente: la link building seria e professionale non è a rischio, ma bisogna fare attenzione a non eccedere in tattiche spregiudicate, così come per i siti che ospitano questa tipologia di contenuti è necessario studiare per bene gli attributi da assegnare ai link.