Come fare report SEO chiari ed efficaci: gli spunti dal webinar

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Non è semplicemente una raccolta di dati, ma uno strumento cruciale per verificare se le strategie SEO adottate stanno conducendo verso gli obiettivi aziendali prefissati. Un report SEO è un documento fondamentale per comprendere e migliorare le performance di un sito web, soprattutto quando viene presentato a clienti e stakeholder. E nel suo webinar, Maria Paloschi, SEO Manager presso The Brandformance Society, ci ha offerto una guida esaustiva su come creare report SEO efficaci, accompagnandoci in un viaggio attraverso i vari aspetti della reportistica SEO, i KPI essenziali da monitorare, le best practice da seguire per migliorare le performance del sito web.

Che cos’è un report SEO e perché è importante farlo

Un report SEO è un documento dettagliato che raccoglie e analizza dati relativi alla performance di un sito web nei motori di ricerca.

Crea report SEO perfetti
Rivivi il webinar di Maria Paloschi per imparare a realizzare report SEO chiari ed efficaci
Webinar

Non è un insieme sconnesso di dati provenienti da varie fonti, ma uno strumento fondamentale per allineare le strategie SEO agli obiettivi aziendali.

Questo documento esamina infatti vari aspetti, come il traffico organico, il posizionamento delle parole chiave, il tasso di conversione e il bounce rate: grazie all’analisi e all’interpretazione dei dati, un report SEO permette di valutare l’efficacia delle strategie implementate e suggerisce eventuali miglioramenti. Di fatto, serve a leggere la “salute digitale” del progetto digitale e a capire (e far capire ai committenti) se gli sforzi di ottimizzazione stanno portando i risultati desiderati.

A cosa serve fare un report SEO chiaro ed efficace

Un report SEO serve a vari scopi fondamentali.

In primo luogo, permette di monitorare e valutare l’efficacia delle strategie SEO implementate. Come detto, attraverso la raccolta e l’analisi dei dati è possibile capire se le azioni intraprese stanno portando i risultati desiderati o se è necessario apportare modifiche. In questo modo, assicura anche un monitoraggio costante delle performance del sito, offrendo una visione chiara su cosa sta funzionando e cosa no, che consente di apportare aggiustamenti tempestivi, evitando che eventuali problemi si protraggano nel tempo.

Questo documento fornisce inoltre un allineamento tra le attività di ottimizzazione e gli obiettivi aziendali, permettendo di dimostrare il valore del lavoro svolto agli stakeholder e offrendo una giustificazione tangibile per le scelte fatte e le strategie intraprese. Questo può tradursi in un supporto maggiore e in una giustificazione concreta dell’investimento in SEO, garantendo che le risorse siano allocate in modo efficace.

Infine, facilita la comunicazione tra il team SEO e altri dipartimenti o clienti, rendendo più semplice spiegare le strategie adottate e i risultati ottenuti, in modo non solo da supportare l’investimento in SEO, ma da evidenziarne anche il ritorno sull’investimento (ROI).

È evidente che, come ci ha spiegato Paloschi, per raggiungere questi obiettivi è necessario che il report sia chiaro ed efficace, ovvero che sia strutturato in modo da consentire non solo di vedere i numeri, ma anche di capire il loro significato e le implicazioni per il business. Solo così diventa uno strumento-guida per prendere decisioni informate e strategiche, grazie a insights che spiegano i risultati conseguiti e suggerimenti per migliorare le future azioni SEO. Questo tipo di report supporta la comunicazione interna e esterna, facilitando la comprensione delle strategie SEO anche da parte di chi non ha competenze tecniche specifiche.

Come si realizza un report SEO perfetto

L’esperta ci ha anche fornito rilevanti approfondimenti per riuscire a creare un report SEO efficace e chiaro, operazione che richiede una serie di passaggi ben definiti. Innanzitutto, è fondamentale stabilire chiaramente gli obiettivi del report, assicurandosi che siano allineati con gli obiettivi aziendali e delle campagne SEO in corso. Questo passaggio è cruciale per dare una direzione chiara all’intero processo di reportistica.

La scelta degli indicatori chiave di performance (KPI) è un altro elemento centrale. È importante selezionare quelli più rilevanti per il business, come il traffico organico, il ranking delle parole chiave, il tasso di conversione e il bounce rate. Questi KPI devono riflettere i progressi verso gli obiettivi stabiliti e aiutare a identificare punti di forza e debolezza nelle strategie SEO adottate.

L’utilizzo di strumenti affidabili come Google Analytics, SEOZoom e Google Search Console è indispensabile per raccogliere dati accurati e dettagliati. Questi strumenti forniscono le informazioni necessarie per analizzare la performance del sito e per presentare dati precisi e attuali all’interno del report.

Una volta raccolti i dati, è essenziale organizzarli in modo logico e comprensibile. Strutturare il report in sezioni dedicate ai vari aspetti della performance aiuta a rendere il documento più leggibile e accessibile. Ad esempio, puoi suddividere il report in sezioni come traffico organico, posizionamento delle parole chiave, performance delle pagine e raccomandazioni.

L’interpretazione dei dati è forse la parte più critica di un report SEO. Non basta presentare i numeri; è necessario spiegare cosa indicano i dati e come influenzano la performance del sito. Questo significa fornire insights che aiutino i lettori del report a comprendere meglio i risultati e a prendere decisioni informate. Ad esempio, un aumento del traffico organico può essere analizzato in termini di nuove parole chiave posizionate, miglioramenti in termini di esperienza dell’utente o campagne di link building efficaci.

Un report SEO efficace deve anche offrire raccomandazioni concrete su come migliorare la performance del sito. Ogni sezione del report dovrebbe contenere interpretazioni e insights che aiutino a comprendere non solo i numeri, ma anche il loro significato in termini di performance aziendale e suggerimenti per miglioramenti futuri. Basandosi sui dati raccolti, è possibile suggerire azioni specifiche che il team dovrebbe intraprendere per ottimizzare ulteriormente le performance SEO. Queste raccomandazioni dovrebbero essere supportate da dati e analisi approfondite.

L’aspetto visivo del report non deve essere trascurato. Utilizzare grafici, tabelle e altri elementi visivi aiuta a rendere i dati più comprensibili e a evidenziare tendenze e pattern significativi. Un report ben visualizzato può fare una grande differenza nella sua chiarezza e nella sua efficacia comunicativa.

Infine, mantenere un linguaggio chiaro e accessibile è fondamentale per assicurare che il report sia comprensibile a tutti, indipendentemente dalle competenze tecniche. Evitare termini eccessivamente tecnici e utilizzare un tono che sia accessibile anche a chi non ha una formazione specifica in SEO aiuta a garantire che il report sia utile e informativo per un pubblico ampio.

Quali sono i KPI da inserire e monitorare nei report

Un punto molto rilevante – che determina l’effettivo valore del documento – riguarda la scelta dei Key Performance Indicators essenziali da includere in un report SEO per monitorare le performance del sito web. Per Maria Paloschi, i principali KPIs che ogni SEO specialist dovrebbe monitorare sono:

  • Sessioni, ovvero il numero totale di sessioni sul sito, che indica il traffico generato.
  • Transazioni, ovvero il numero di vendite o conversioni effettuate attraverso il sito.
  • Revenue, vale a dire Il fatturato generato dalle transazioni, utile per valutare l’impatto economico delle attività SEO.
  • Conversion Rate, la percentuale di visitatori che completano un’azione desiderata (come un acquisto o una registrazione).
  • Lead, il numero di contatti qualificati generati attraverso il sito, importante per le strategie B2B.

Oltre a questi KPI diretti, nel webinar si è posto l’accento su altri indicatori altrettanto vitali che offrono insights preziosi:

  • Traffico organico. Indicatore primario per valutare l’efficacia delle campagne SEO. Monitorare l’incremento del traffico organico è fondamentale per comprendere l’attrattività del sito agli occhi dei motori di ricerca.
  • Posizionamento delle parole chiave. Sapere come si posizionano le parole chiave targetizzate all’interno dei motori di ricerca aiuta a comprendere se le strategie di ottimizzazione sono efficaci.
  • Bounce Rate. Un’alta frequenza di rimbalzo può indicare che le pagine non sono rilevanti o di qualità sufficiente per gli utenti arrivati tramite ricerca organica.
  • Livello di interazione con i contenuti. Analizzare quanto gli utenti interagiscono con i contenuti del sito (commenti, clic, condivisioni) fornisce uno sguardo sulla loro qualità e rilevanza.
  • Backlink e Autorità del dominio. La qualità e quantità dei backlink è un parametro essenziale per determinare l’autorevolezza del sito agli occhi dei motori di ricerca. Un’alta autorità del dominio spesso corrisponde a un miglior posizionamento generale.
  • Core Web Vitals (CWV). Questi parametri, introdotti da Google, valutano la velocità di caricamento delle pagine, l’interattività e la stabilità visiva. Sono diventati un fattore di ranking cruciale e aiutarci a migliorare l’esperienza utente.

Focus su campagne di link building e Core Web Vitals

Durante il webinar, l’esperta si è soffermata in particolare sulla rilevanza delle campagne di Link Building e sui Core Web Vitals.

In particolare, ha sottolineato come la link building possa accrescere l’autorità del sito attraverso l’acquisizione di backlink di alta qualità da siti rilevanti; in tale ottica, la ricerca e la costruzione di relazioni con altri siti diventa una priorità per migliorare il profilo backlink del sito.

Dall’altra parte ci sono i Core Web Vitals, con la loro crescente importanza nei fattori di ranking, che richiedono un monitoraggio continuo e interventi tempestivi. Migliorare la velocità di caricamento, garantire un layout stabile e ottimizzare l’interattività del sito può fare una grande differenza nel posizionamento sui motori di ricerca, e gli esempi pratici e raccomandazioni presentate nella lezione ci hanno fatto capire come affrontare queste sfide tecniche.

Andare oltre la SEO

Infine, Paloschi ha allargato il discorso oltre i confini della SEO tradizionale, mostrando come una strategia integrata con altre aree del marketing digitale possa amplificare ulteriormente i risultati complessivi. Content Marketing e Social Media Marketing non sono settori separati, ma vanno considerati in sinergia. Una strategia SEO supportata da contenuti di qualità e da una buona presenza sui social media può influenzare positivamente le metriche del nostro sito.

Una visione olistica e integrata, coordinata e capace di adattarsi in tempo reale ai cambiamenti algoritmici e ai bisogni del pubblico, è essenziale per qualsiasi progetto che aspiri a eccellere nel panorama digitale attuale.

Gli strumenti per fare report SEO

La creazione di un report SEO efficace e chiaro non può prescindere dall’utilizzo di strumenti affidabili e completi, essenziali per raccogliere dati accurati, analizzarli e presentarli in un formato facilmente comprensibile.

Tra gli strumenti chiave che Maria raccomanda per la realizzazione dei report SEO citiamo:

  • Google Analytics. Questo è uno strumento indispensabile che offre una vasta gamma di dati sul traffico del sito web. Google Analytics consente di monitorare il traffico organico, analizzare il comportamento degli utenti sul sito, e misurare il tasso di conversione. Nell’ultima versione, GA4, la piattaforma permette di tracciare le transazioni organiche e altre metriche rilevanti, fornendo una visione ancora più dettagliata del ritorno sull’investimento delle attività SEO.
  • Google Search Console. Questo strumento è cruciale per monitorare la performance del sito nei risultati di ricerca di Google. Google Search Console fornisce dati essenziali sul posizionamento delle parole chiave, la copertura delle pagine, i backlink e eventuali errori o problemi tecnici che potrebbero influenzare il ranking del sito. È uno strumento indispensabile per ottenere una visione completa della visibilità del sito.
  • SEOZoom. Paloschi definisce SEOZoom uno strumento completo per l’analisi SEO: con la sua vasta gamma di funzionalità, aiuta a identificare nuove opportunità e a ottimizzare le strategie SEO in modo più efficace.
  • Looker Studio. Questo strumento consente di creare report e dashboard personalizzati utilizzando i dati provenienti da diverse fonti, inclusi Google Analytics, Google Search Console e altri strumenti SEO – e da qualche mese c’è anche l’integrazione tra Looker Studio e SEOZoom! La sua interfaccia intuitiva permette di visualizzare i dati in modo chiaro e interattivo, facilitando la comprensione delle performance SEO e delle metriche chiave. Inoltre, puoi condividere facilmente i report con i membri del team o i clienti, rendendo la comunicazione dei risultati più efficace
  • PageSpeed Insights. La velocità di caricamento delle pagine è un fattore cruciale per la SEO, e PageSpeed Insights di Google permette di valutare questo aspetto in dettaglio. Lo strumento fornisce un’analisi dei Core Web Vitals, offrendo suggerimenti su come migliorare la velocità del sito e, di conseguenza, l’esperienza utente.
  • Ahrefs. Ahrefs è un altro strumento potente per l’analisi SEO, particolarmente utile per analizzare i backlink e la autorità del dominio. Ahrefs permette di monitorare la qualità e la quantità dei link in entrata, identificando opportunità per migliorare il profilo di link del sito e aumentare la sua rilevanza.
  • Screaming Frog. Questo strumento è essenziale per effettuare un’analisi tecnica del sito. Screaming Frog consente di eseguire una scansione completa del sito, identificando problemi come link rotti, errori di codifica, e altre questioni tecniche che potrebbero influenzare negativamente il posizionamento del sito.

Ogni strumento ha la sua specificità e insieme offrono un quadro completo che consente di redigere report SEO dettagliati, precisi e utili per prendere decisioni strategiche informate. L’uso combinato di questi tool permette di ottenere una visione completa e approfondita della performance del sito.

Con quale frequenza fare un report

Uno degli aspetti più dibattuti del tema è la frequenza con cui produrre un report SEO, che in realtà deve essere valutata in conformità alle necessità del progetto e agli obiettivi aziendali.

La SEO è un campo dinamico, e un monitoraggio regolare – che può essere mensile, bimestrale o trimestrale – è fondamentale per garantire che le strategie SEO siano sempre allineate con gli obiettivi aziendali e per poter reagire rapidamente ai cambiamenti dell’ambiente digitale.

Secondo Paloschi, in concreto la frequenza con cui creare un report SEO dipende da vari fattori, tra cui le dimensioni del progetto e gli obiettivi aziendali, ma possiamo delineare delle linee guida generali per orientarsi meglio.

Per progetti B2C è consigliato produrre un report almeno su base mensile. Questo fornisce una visione continua e aggiornata delle performance, permettendo di identificare rapidamente eventuali problemi e di implementare correttivi tempestivi.

Per progetti B2B, invece, potrebbe essere sufficiente un report ogni due mesi. In questo caso, la natura del mercato e dei cicli di vendita potrebbe non richiedere un monitoraggio così frequente come per i progetti B2C, ma è comunque cruciale mantenere una panoramica aggiornata delle performance.

In alcune situazioni specifiche, come nelle fasi iniziali di una campagna SEO o per progetti particolarmente dinamici, potrebbe essere utile creare report settimanali o bi-settimanali. Questi permettono di monitorare da vicino i progressi e fare aggiustamenti frequenti, garantendo che la strategia rimanga sempre allineata agli obiettivi del progetto.

Infine, per progetti molto complessi che richiedono un monitoraggio costante, l’uso di dashboard e strumenti SEO che offrono report in tempo reale può essere estremamente utile. Questo livello di monitoraggio permette di reagire immediatamente a qualsiasi cambiamento, assicurando che le strategie SEO siano costantemente ottimizzate e reattive.

Spunti e consigli sui report SEO: l’intervista a Maria Paloschi

Per concludere, come ormai di consueto abbiamo realizzato un’intervista esclusiva a Maria Paloschi, che con le sue risposte approfondisce ulteriormente i temi trattati durante il webinar e ci offre consigli pratici che derivano anche dalla sua diretta esperienza.

Il webinar di Maria Paloschi sui report SEO

È infatti da oltre dieci anni che Paloschi è attiva nell’ambito digital, come SEO expert e non solo: tutto parte da ina curiosità intensa per l’ecosistema digitale, le evoluzioni di Google e il comportamento degli utenti, che la spingono ad approfondire i motori di ricerca e il loro comportamento. Attualmente ricopre il ruolo di SEO Manager in The Brandformance Society e vanta un’esperienza consolidata negli ambiti SEO e digital marketing per brand B2C e B2B.

  1. Qual è l’importanza principale di avere una reportistica SEO regolare e chiara?

La reportistica SEO è essenziale per comprendere in che direzione sta andando il progetto, ma non solo.

Partiamo da un dato: secondo una ricerca pubblicata da Forbes solo il 22% dei marketers afferma di avere strategie basate su dati. Questa statistica ci porta a considerare l’importanza di riparlare di una strategia data driven nel mondo del marketing digitale e in particolare nella SEO.

Un report SEO ci aiuta quindi a:

  • Comprendere i risultati del lavoro svolto e avere l’opportunità di commentarli insieme al cliente, relazionandoli agli obiettivi.
  • Prendere decisioni sui next steps coerentemente con quelle che sono le finalità del progetto.
  • Valorizzare il nostro lavoro mostrando al cliente i dati raccolti in proposito.

 

  1. Quanto spesso raccomandi di fare un report SEO e perché questa frequenza è importante?

Non esiste una regola scritta, dipende dall’industry e anche dalle dimensioni del progetto, ma si può dare un consiglio generale:

  • Almeno mensile per i progetti B2C.
  • Almeno bimestrale per i progetti B2B

Consiglio: mettere in preventivo la quantità di report.

  1. Quali sono i Key Performance Indicators (KPI) principali che ogni report SEO dovrebbe includere?

Direi

 

  1. Oltre ai KPI classici, quali altre metriche trovi utili da includere nei report anche oltre la SEO?

Suggerisco

  • Durata media della sessione
  • Impressioni, clic e queries da Google Search Console
  • In caso di siti editoriali o in altri casi specifici la ricerca per immagini/news da Google Search Console
  • Variazione dei posizionamenti no brand 
  • Confronto tra impressioni e clic generate dalle kw brand e no brand YoY
  • Distribuzione delle keywords
  • In caso di campagna Link building i risultati ottenuti, così come in caso di ottimizzazione dei core web vitals
  • Controllo ed eventuale segnalazione di cannibalizzazione da parte del paid
  • Hero products dello store su cui concentrarsi
  • Stagionalità degli intenti di ricerca su Google

 

  1. Quali strumenti consigli per creare report SEO efficaci?

Come dico spessissimo il primo strumento è sempre la nostra testa! I dati di per sé sono muti, è necessario soprattutto interpretarli e sapere come valorizzarli. I principali strumenti che utilizzo sono:

  1. Come adatti i report per soddisfare le esigenze specifiche di diversi clienti o progetti?

I report SEO non possono essere standard, né tutti uguali. Questo perché c’è una profonda fase di analisi dei dati forniti da diversi tools. Solitamente faccio un report SEO mensile in Looker Studio ed un report SEO trimestrale con tutti i reparti coinvolti nel progetto (una business review). In questo modo la reportistica è sempre calata sul caso specifico del cliente.

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Non basta dare dati, il nostro lavoro non è quello di raccogliere numeri e presentarli senza spiegazioni. Siamo marketers! E l’interpretazione e la spiegazione del dato per ciascun caso è essenziale.

  1. In che modo un report SEO può influenzare le decisioni strategiche di un’azienda?

Un report SEO può essere dirimente per prendere decisioni strategiche. Un esempio: fornendo la stagionalità dei principali intenti di ricerca dell’utente è possibile elaborare lo stesso piano commerciale del business. L’analisi del search intent ci può fornire dati utili ad esempio su quali sono le ricerche correlate al brand e non in tutti i momenti dell’anno.

  1. Quali sono le best practices per presentare i report SEO ai clienti e garantire che siano chiari e comprensibili?

Mettere sempre in dubbio i dati che si osservano, demolirli, smontarli e ricostruirli, insomma: analizzarli. Quando tutto ci torna siamo pronti a condividere con il cliente un momento di riflessione.

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