Si chiama Content Delivery Network, più rapidamente CDN, ed è letteralmente una rete per la consegna di contenuti multimediali. Si tratta essenzialmente di un’infrastruttura di vari server distribuiti geograficamente e progettati per ottimizzare la consegna di contenuti digitali lungo il Web: in concreto, i CDN forniscono rapidamente le risorse, riducono il carico sul server di origine e sono utili per gestire i picchi di traffico, tanto che anche Google ne consiglia l’utilizzo per raggiungere gli obiettivi di qualità prestazionale. Andiamo quindi a definire il Content Delivery Network e il modo in cui permette di servire i contenuti digitali agli utenti, con caratteristiche positive anche per la SEO.
Che cos’è un CDN
Content Delivery Network, in acronimo CDN, significa rete di distribuzione dei contenuti.
È una piattaforma composta da vari server posizionati strategicamente in varie parti del mondo, progettati per ospitare e distribuire copie di contenuti digitali, con l’obiettivo di ridurre o azzerare la latenza nel trasferimento dei dati e i tempi di caricamento di pagine e risorse online.
Questi server agiscono come punti di accesso locali per gli utenti, indipendentemente dalla loro posizione geografica, garantendo così che i dati viaggino la minima distanza possibile. In particolare, un CDN ha la funzione di distribuire via Internet contenuti particolari e pesanti, quali ad esempio file immagini, video, audio, file HTML, CSS e JavaScript, per diminuire la distanza fisica tra il server e l’utente e ridurre il ritardo nel caricamento di tali risorse.
I CDN possono essere utilizzati da qualsiasi tipo di sito web, dai piccoli blog alle grandi aziende con milioni di visitatori al giorno, e molte piattaforme di hosting offrono opzioni di CDN integrate o add-on per i loro servizi. Grazie a questo sistema, gli utenti in tutto il mondo possono visualizzare i contenuti di alta qualità di un sito senza che si verifichino ritardi di caricamento, con effetti positivi sulla user experience e vantaggi anche per il sito.
[Piccola nota lessicale: essendo una parola di origine inglese, in italiano possiamo usare (e sono reperibili occorrenze) indistintamente il maschile o il femminile per far riferimento a CDN. Noi abbiamo preferito la prima versione, e quindi un/i CDN, per seguire la declinazione con il maschile network.]
Le caratteristiche chiave dei CDN
In pratica, quindi, questa rete di server distribuiti in tutto il mondo è progettata per ridurre i tempi di latenza e migliorare la velocità e l’affidabilità dell’accesso ai contenuti online. Funziona insomma come un intermediario tra il sito web dell’utente e il server di origine dove sono ospitati i contenuti.
Sebbene siano probabilmente meglio conosciuti per la distribuzione di contenuti memorizzati nella cache, i CDN possono anche migliorare la distribuzione di contenuti non memorizzabili nella cache (uncacheable). In generale, secondo gli esperti quanto più del nostro sito forniamo attraverso un CDN, meglio è.
Senza CDN, un utente dall’Italia che accede a un sito ospitato negli Stati Uniti potrebbe sperimentare tempi di caricamento più lunghi a causa della distanza. Il CDN interviene proprio per minimizzare questo ritardo, detto anche latenza, memorizzando una copia dei contenuti su server più vicini all’utente e riducendo così il tempo necessario per il trasferimento dei dati.
Quando un utente accede a un sito web che utilizza un CDN, infatti, la richiesta viene automaticamente instradata verso il server CDN più vicino alla posizione geografica dell’utente. Questo server memorizza in cache i contenuti del sito web, come immagini, video e pagine web, e li distribuisce all’utente attraverso una connessione ad alta velocità. In questo modo, si riducono significativamente i tempi di caricamento dei contenuti e si migliora l’esperienza dell’utente.
Elemento non meno importante, questo processo non solo accelera il caricamento delle pagine, ma aiuta anche a gestire grandi picchi di traffico, distribuendo il carico su più server e prevenendo così il sovraccarico di un singolo server. Inoltre, il CDN può anche aumentare la sicurezza del sito web mediante l’utilizzo di tecnologie come la crittografia SSL e le protezioni contro gli attacchi DDoS, e assicurare così una presenza web stabile e affidabile.
Come funziona il Content Delivery Network
La funzione primaria di un CDN è di servire pagine web e altri contenuti web, come video o immagini, agli utenti basandosi sulla loro posizione geografica, l’origine della pagina web e il server CDN stesso.
Per capire il funzionamento di un CDN, vediamo prima qual è la situazione classica per i siti che non usano questo sistema.
La distribuzione dei contenuti senza CDN si basa su un solo server, che deve fornire risposta a ogni singola richiesta dei visitatori del sito, sia che siano localizzati nelle immediate vicinanze geografiche, sia che si trovino dall’altra parte del mondo. Ciò si traduce in un elevato traffico verso l’origine, che genera quindi un carico notevole che può rendere più probabile un guasto o un disservizio al server di origine, soprattutto nelle situazioni di picchi di traffico o di carico persistente.
Al contrario, il CDN si compone di più server che rispondono alle richieste degli utenti finali dall’ubicazione fisica e di rete più vicina alla loro posizione. In questo scenario, i contenuti sono memorizzati in diversi posti contemporaneamente, garantendo una copertura geografica più ampia che riduce la distanza per il trasferimento dei dati e, in questo modo, abbassa i tempi di attesa per gli utenti.
Comprendere il funzionamento delle reti CDN
In un’era digitale caratterizzata dalla attention economy ogni millisecondo conta: che si tratti di caricare una pagina, di trasmettere un video in streaming o di garantire la sicurezza delle transazioni, la velocità e l’efficienza nella consegna dei contenuti online sono diventate aspetti cruciali per qualsiasi attività sul web che abbia ambizioni di successo.
E quindi, i Content Delivery Network diventano alleati fondamentali per chiunque desideri garantire prestazioni web rapide, affidabili e sicure, perché aiutano a offrire un’esperienza online ottimale. Dalle grandi aziende che operano nel commercio elettronico ai piccoli blog che vogliono raggiungere un pubblico globale, l’utilizzo di questo sistema può fare la differenza tra un utente soddisfatto e uno frustrato.
Per fare un altro esempio, senza CDN se un utente del Regno Unito intende visualizzare i contenuti di una pagina web ospitati su un server negli Stati Uniti, i tempi di caricamento saranno lunghi perché la richiesta deve attraversare tutto l’Oceano Atlantico. Attraverso l’utilizzo di un CDN, invece, la risposta all’utente arriverà dal server più vicino alla sua posizione, con notevole risparmio di tempo e senza effetti negativi sulla qualità.
Una rete CDN agisce essenzialmente come un incrocio di traffico a più percorsi a cui diversi provider e server Internet possono connettersi e fornire a vicenda l’accesso al traffico del sito Web proveniente da ciascuna sorgente. Un CDN trasmette le risorse e il traffico avanti e indietro man mano che le risorse sono richiamate dai carichi di pagina, anziché attendere che ogni risorsa sia caricata sulle singole pagine o eseguire il rendering come elemento hard-coded. Inoltre, questo processo accade in tutto il mondo in più località, a differenza del “vecchio sistema” di fare affidamento su un unico server per tutti i servizi e la consegna dei contenuti; per ridurre ulteriormente il tempo di caricamento e il percorso di consegna, questi host di server tengono i file nella cache pronti per il rendering quando vengono chiamati.
Inoltre, poiché i server del CDN sono distribuiti in modo equo tra diverse regioni geografiche, si riduce anche il carico sul server originale del sito web.
Come sono fatti i Content Delivery Network: l’architettura dei CDN
L’architettura di un Content Delivery Network è una componente tecnologica sofisticata, progettata per massimizzare l’efficienza nella distribuzione dei contenuti digitali.
Semplificando, il CDN è classicamente composto da un web server di origine, che si chiama Content Provider o Origin Server, e dall’insieme degli Edge Server, detti anche Content Servers o Delivery Servers, ovvero i server su cui sono replicati i contenuti. Questa struttura può raggiungere anche dimensioni estese di qualche migliaio di nodi, distribuiti su decine di migliaia di server e dislocati in varie località geografiche, spesso vicino ai principali punti di scambio Internet per ridurre la latenza.
Ogni server archivia o memorizza nella propria cache copie di un sottoinsieme del contenuto Web (file HTML, immagini, audio, video, applicazioni) dal server host in più aree geografiche del mondo, note come PoP (Point of Presence). Ogni PoP ha propri server di caching, che concretamente permettono di distribuire i contenuti richiesti in base alla posizione dell’utente.
Questi server sono interconnessi e lavorano in modo coordinato per gestire le richieste degli utenti. Quando un utente cerca di accedere a un contenuto, come una pagina web o un video, la richiesta viene inizialmente inviata al server CDN più vicino. Se il contenuto è già presente su quel server, viene immediatamente consegnato all’utente. Se il contenuto non è presente, il CDN recupera i dati dal server di origine, li memorizza per le future richieste e poi li trasmette all’utente.
I CDN utilizzano quindi anche tecniche di caching, che consistono nel salvare temporaneamente copie dei contenuti più richiesti, per ridurre il numero di volte che i dati devono viaggiare dal server di origine agli utenti finali. Questo non solo velocizza il caricamento dei contenuti ma riduce anche il carico sui server centrali e la larghezza di banda utilizzata.
Il cuore di questo processo è la Request Routing, che indirizza le richieste verso gli Edge Server e stabilisce anche le modalità con cui i contenuti sono replicati, e poi spediti, agli utenti.
I CDN sono capaci di servire una gamma molto ampia di contenuti, tra cui immagini e video di qualità elevata, flussi audio, download di software (app, giochi e aggiornamenti di sistemi operativi), record di dati contenenti informazioni mediche e finanziarie, e “potenzialmente qualsiasi dato digitalizzato può essere distribuito tramite un CDN” (Akamai).
Il processo di distribuzione dei contenuti e la consegna delle risorse
Per utilizzare un CDN, i proprietari di siti web devono caricare i loro contenuti sulla rete del sistema e configurare le impostazioni sul proprio sito web per puntare al network; ci sono molte aziende che offrono servizi di CDN a pagamento o gratuiti, con varie opzioni e funzionalità disponibili. E quindi, in definitiva, i proprietari dei siti possono rivolgersi a un provider di servizi CDN (come ad esempio Akamai, leader mondiale del settore) per avere la possibilità di distribuire i contenuti del sito Web a ciascun server della rete.
Questi server memorizzano versioni cache del contenuto del sito, rendendolo immediatamente disponibile per le richieste degli utenti. Quando un utente richiede una pagina, infatti, il contenuto viene consegnato tramite il server a lui più vicino geograficamente, individuando le copie di contenuti web più prossime o facilitando la consegna di contenuti dinamici (come nel caso dei feed video live).
Anche se potrebbe apparire poco logico, utilizzare un CDN per distribuire risorse, anche quelle non immagazzinabili in cache, è generalmente più rapido che scaricare la stessa risorsa direttamente dai server di origine.
L’impiego di un CDN per trasferire risorse parte con la creazione di una nuova connessione tra il client e un server CDN nelle immediate vicinanze. Il segmento successivo del percorso, cioè il trasferimento dei dati dal server CDN all’origine, si svolge all’interno della rete del CDN stesso. Questa rete di solito mantiene connessioni già attive e persistenti con il server di origine. I vantaggi sono notevoli: concludere la nuova connessione il più vicino possibile all’utente elimina i costi superflui legati alla configurazione della connessione, che è un processo oneroso e che richiede tempo. Inoltre, l’uso di una connessione già attiva e “calda” permette di trasferire i dati immediatamente e alla massima velocità consentita.
Alcuni CDN ottimizzano ulteriormente il processo di trasferimento dei dati instradando il traffico verso il server di origine attraverso una serie di server CDN dislocati in Internet. Queste connessioni interne ai CDN si avvalgono di percorsi stabili e ottimizzati, a differenza di quelli che sarebbero determinati dal Border Gateway Protocol (BGP), il protocollo di routing fondamentale di Internet. Nonostante il BGP gestisca le direzioni del traffico su Internet, non sempre garantisce la massima efficienza in termini di prestazioni. Di conseguenza, i percorsi scelti dal BGP possono risultare meno efficienti rispetto a quelli ottimizzati all’interno della rete del CDN.
Come si attiva un servizio Content Delivery Network o CDN
Attivare un servizio CDN non è difficile, e tutto inizia con la scelta di un provider di CDN affidabile e professionale, che ci metterà a disposizione la registrazione e creazione di un account. In genere, il provider fornirà anche un’interfaccia utente intuitiva per la gestione delle funzionalità.
Il passo successivo consiste nell’integrare il CDN al nostro sito web, e può essere fatto attraverso diverse modalità: ad esempio, utilizzando un plugin apposito per il CMS (Content Management System) o aggiungendo manualmente i codici necessari alle pagine web – ad alto livello, il processo di configurazione consiste nel registrarsi con un provider CDN, quindi aggiornare il record DNS CNAME in modo che punti al provider CDN.
Una volta completata l’integrazione nel sito dobbiamo configurare le opzioni di caching e gestione dei file statici, che serve a ottimizzare la distribuzione dei contenuti sulla rete e migliorare l’esperienza dell’utente.
Infine, è importante testare attentamente il CDN per verificare che sia correttamente configurata e che funzioni correttamente; in caso di problemi o difficoltà, il provider dovrebbe fornire supporto tecnico dedicato per aiutare gli utenti a risolvere eventuali problematiche.
A livello ideale, si suggerisce di utilizzare una CDN per servire l’intero sito. Se l’utilizzo di un CDN per servire tutte le risorse non è un’opzione, è comunque possibile configurare una rete per servire solo un sottoinsieme di risorse, ad esempio solo risorse statiche.
I vantaggi della rete CDN per proprietari di siti e utenti
I Content Delivery Network sono insomma una rete di server ottimizzati per fornire rapidamente contenuti agli utenti, ed essenzialmente riducono il carico del server, riducono i costi del server e sono adatti a gestire i picchi di traffico.
In sintesi, i vantaggi in termini di prestazioni dei CDN derivano da una serie di principi: i server CDN si trovano più vicini agli utenti rispetto ai server di origine e quindi hanno una latenza di andata e ritorno (RTT) più breve; le ottimizzazioni di rete consentono ai CDN di fornire contenuti più rapidamente rispetto a quando il contenuto fosse caricato “direttamente” dal server di origine; infine, le cache CDN eliminano la necessità che una richiesta raggiunga il server di origine.
Grazie al Content Delivery Network si minimizza la distanza fisica tra il contenuto e gli utenti e, quindi, diminuisce la latenza, che rappresenta il ritardo tra l’inoltro di una richiesta su una pagina web e il completamento del caricamento della stessa sul dispositivo in uso.
Ma i CDN migliorano anche la velocità di caricamento e l’esperienza utente, perché ottimizzano la consegna in base al tipo di contenuto richiesto – contenuto web standard, contenuto dinamico, streaming video o download di file di grandi dimensioni – e inoltre aumentano la larghezza di banda e riducono i costi generali per i server.
Non meno importante è l’aspetto della sicurezza: le reti di distribuzione dei contenuti utilizzano strumenti di analisi e automazione in grado di scoprire attacchi DDoS (Distributed Denial of Service), attacchi man-in-the-middle, problemi di firewall e altri, e quindi incrementano la sicurezza del server, dei dati e delle applicazioni in uso.
In definitiva, quindi, i Content Network Delivery aiutano proprietari ed editori dei siti a fornire prestazioni più rapide, ridurre i tempi di caricamento per gli utenti, controllare il consumo di larghezza di banda, evitare o risolvere problemi di server sovraccarico e ridurre costi, sia di traffico che economici.
CND e prestazioni: le caratteristiche principali
Scendendo maggiormente nei dettagli, ci sono una serie di funzionalità prestazionali che i CDN offrono comunemente come parte del loro pacchetto di servizi base – ed è paradossale notare che molti siti non sfruttano a pieno queste feature, perdendo così l’opportunità di migliorare notevolmente le prestazioni.
- Compressione
La compressione delle risposte basate su testo è fondamentale e dovrebbe essere effettuata utilizzando gzip o Brotli. Se si ha la possibilità di scegliere, Brotli è l’opzione preferibile. Questo algoritmo di compressione più moderno supera gzip, raggiungendo livelli di compressione superiori.
Esistono due modalità principali attraverso cui i CDN supportano la compressione Brotli: “Brotli dall’origine” e “compressione Brotli automatica”. Nel primo caso, “Brotli dall’origine” (Brotli from origin) un CDN distribuisce risorse già compresse con Brotli direttamente dal server di origine; questa funzione richiede la capacità di gestire più versioni della stessa risorsa, ovvero quelle compresse sia con gzip che con Brotli, per un singolo URL. Nel caso di compressione Brotli automatica, invece, è il CDN stesso a comprimere le risorse, sia quelle memorizzabili in cache che quelle non memorizzabili. Alla prima richiesta di una risorsa, questa viene fornita con un livello di compressione “sufficientemente buono”, come Brotli-5, applicabile a entrambe le tipologie di risorse. Nel caso di risorse memorizzabili in cache, il CDN procede poi con un’elaborazione offline per comprimere ulteriormente il contenuto a un livello superiore, come Brotli-11, che è più efficace ma anche più lento. La versione più compressa viene poi salvata in cache per le richieste future.
In generale, per massimizzare le prestazioni i siti dovrebbero implementare la compressione Brotli sia sul server di origine che sul CDN; la compressione all’origine minimizza le dimensioni delle risorse che non possono essere servite dalla cache.
- HTTP/2 e HTTP/3
HTTP/2 e HTTP/3 sono entrambi superiori a HTTP/1 in termini di prestazioni. Tra i due, HTTP/3 promette i maggiori vantaggi prestazionali, anche non è ancora completamente standardizzato.
- Ottimizzazione dell’immagine
I servizi di ottimizzazione delle immagini offerti dai CDN si concentrano su interventi automatici per ridurre le dimensioni delle immagini durante il trasferimento. Questi includono la rimozione dei dati EXIF, l’applicazione di compressione senza perdita di qualità e la conversione delle immagini in formati più efficienti, come WebP. Considerando che le immagini rappresentano circa il 50% dei dati trasferiti in una pagina web media, ottimizzarle può avere un impatto significativo sulla riduzione delle dimensioni complessive della pagina.
- Minimizzazione
La minimizzazione consiste nell’eliminare i caratteri superflui da JavaScript, CSS e HTML. È preferibile eseguire questa operazione sul server di origine, dove i proprietari del sito hanno una conoscenza più approfondita del codice e possono quindi adottare tecniche di minimizzazione più incisive rispetto a quelle di un CDN. Tuttavia, se la minimizzazione all’origine non fosse possibile, quella effettuata dal CDN rimane un’alternativa valida
Perché scegliere una rete di distribuzione dei contenuti
L’utente medio del Web “non si preoccupa di come funzionano le pagine web o del provider di hosting web utilizzato da un’azienda, e tutto ciò che gli interessa è la propria esperienza utente, intesa principalmente come velocità di caricamento, contenuti di qualità e navigazione intuitiva”, commenta Kevin Rowe su Search Engine Journal.
Velocità significa soldi, e questo è particolarmente vero per i siti di e-Commerce, e vari studi dimostrano che le pagine che si caricano entro 0-2 secondi hanno i tassi di conversione e-commerce più elevati. Inoltre, i tassi di conversione diminuiscono in media del 4,42% con ogni secondo aggiuntivo di tempo di caricamento compreso tra 0 e 5 secondi.
Anche per i siti non e-commerce le velocità di caricamento delle pagine determinano i profitti, perché possono influenzare la frequenza di rimbalzo: i siti che si caricano in 1 secondo hanno una frequenza di rimbalzo media del 7%, mentre le pagine con una latenza della pagina di 3 secondi hanno un bounce rate dell’11% e quelle che ne impiegano 5 secondi salgono al 38% di rimbalzo.
In tutti i settori, quindi, l’utilizzo di CDN è una strategia standard per ottenere velocità di caricamento delle pagine ottimali sia per desktop che per dispositivi mobili: una ricerca di Cisco mostra che le reti CDN globali dovrebbero trasportare il 72% di tutto il traffico Internet entro il 2022, ed è “quasi impossibile ora soddisfare le aspettative degli utenti e competere con i siti della concorrenza senza utilizzare CDN”.
Ciò vale soprattutto nell’ottica del Page Experience, che ha reso fattori di ranking i Core Web Vitals (e altri parametri tecnici legati all’esperienza vissuta dall’utente sulla pagina) e quindi impone di verificare le prestazioni del sito su elementi come caricamento, interattività e stabilità visiva. E Google ha espressamente consigliato l’uso di CDN per la SEO, sia per  l’ottimizzazione delle immagini che per il miglioramento del LCP, il largest contentful paint che è uno dei segnali web essenziali presi in esame dal motore di ricerca.
Le statistiche sulla diffusione dei Content Delivery Network
Come rivela il Web Almanac 2022 (l’ultimo pubblicato finora), oggi i CDN svolgono un ruolo sempre più importante nella consegna di contenuti agli utenti di tutto il mondo, anche per i siti più piccoli, facilitando la distribuzione di contenuti statici e di terze parti come librerie JavaScript, font e altri contenuti.
La consapevolezza sui loro vantaggi è in costante aumento e così anche l’utilizzo: classicamente i CDN vengono utilizzati per fornire contenuti statici come immagini, fogli di stile, JavaScript e caratteri, tipi di di contenuto non cambiano frequentemente e sono quindi buoni candidati per la memorizzazione nella cache sui server proxy CDN. Una tendenza più recente, frutto anche di questa maggior attenzione e diffusione del sistema, è l’aumento di pagine di base in HTML servite dai CDN, una tecnica che può migliorare il tempo di caricamento della pagina stessa.
E così, osservando l’utilizzo di CDN per i siti web in base alla loro popolarità attraverso i dati del rapporto Chrome UX di Google, notiamo che la grande maggioranza dei siti tra i primi 1.000-10.000 sfruttano appunto questa tecnologia. Come spiega il report, è comprensibile che le società proprietarie di siti di alto livello stiano investendo in CDN per prestazioni e altri vantaggi. È però interessante che anche tra i siti ricadenti nel primo milione si è verificato un aumento di circa il 7% nella quantità di contenuti forniti tramite CDN rispetto all’anno precedente, una tendenza che può essere attribuita al fatto che c’è stato un aumento delle opzioni gratuite e convenienti per i CDN e molte soluzioni di hosting hanno CDN in bundle con i servizi.
Come scegliere un CDN: le caratteristiche da valutare
Agli inizi, un CDN era una semplice rete di server proxy che svolgeva tre funzioni essenziali:
- Memorizzare in cache contenuti (come HTML, immagini, fogli di stile, JavaScript, video eccetera).
- Ridurre i passaggi di rete per consentire agli utenti finali di accedere ai contenuti.
- Scaricare la terminazione della connessione TCP lontano dai data center che ospitano le proprietà web.
In altre parole, servivano principalmente a migliorare i tempi di caricamento delle pagine e a scaricare il traffico dall’infrastruttura che ospita queste proprietà web.
Nel corso del tempo, però, i servizi offerti dai fornitori di CDN si sono evoluti oltre il caching e l’offload di larghezza di banda/connessioni. In virtù della loro natura distribuita e della grande capacità di rete distribuita, i CDN si sono rivelati estremamente efficienti nella gestione di attacchi DDoS (Distributed Denial-of-Service) su larga scala, così come ha guadagnato popolarità l’edge computing, permettendo l’esecuzione di applicazioni e la gestione dei dati direttamente sui server al bordo della rete. E quindi, i provider CDN oggi forniscono anche servizi aggiuntivi come
- Firewall di applicazioni Web (WAF) ospitati sul cloud.
- Soluzioni per la gestione dei bot.
- Soluzioni clean pipe (Scrubbing Data-center).
- Soluzioni per la gestione di immagini e video.
Il processo di scelta di un provider di Content Delivery Network è quindi diventato più complicato perché sono aumentate le variabili da considerare. È vero che le prestazioni sono spesso un fattore chiave nella scelta di un CDN, ma appunto non dobbiamo trascurare le altre funzionalità che può offrire, come le opzioni di sicurezza e analisi, oltre a considerazioni come i costi, il supporto e il processo di onboarding.
In concreto, l’esperta Kate Hempenius ci suggerisce di prestare attenzione a queste caratteristiche:
- Prestazioni
A livello generale, la strategia prestazionale di un CDN può essere vista come un bilanciamento tra la riduzione della latenza e l’aumento del tasso di hit della cache. I CDN con numerosi punti di presenza (PoP) possono garantire una latenza minore grazie alla vicinanza geografica agli utenti, ma questo può comportare un tasso di hit della cache più basso a causa della distribuzione del traffico su più cache. D’altro canto, i CDN con meno PoP potrebbero trovarsi più lontani dagli utenti, ma sono in grado di offrire tassi di hit della cache più elevati.
Per gestire questo compromesso, alcuni CDN adottano un approccio a più livelli per la memorizzazione nella cache: le edge cache, vicine agli utenti, sono supportate da PoP centrali con tassi di hit della cache più alti. Se una edge cache non trova una risorsa, la ricerca si sposta verso un PoP centrale. Questo metodo può comportare una latenza leggermente superiore, ma aumenta la probabilità che la risorsa sia disponibile in una cache del CDN, anche se non direttamente in una edge cache.
Il bilanciamento tra riduzione della latenza e aumento del tasso di hit della cache varia a seconda delle esigenze. Non esiste un approccio universalmente migliore, ma dipende dalla specificità del sito e dal suo pubblico. È importante sottolineare che le prestazioni di un CDN possono cambiare notevolmente a seconda della regione geografica, dell’orario e degli eventi in corso. Anche se è essenziale informarsi sulle prestazioni di un CDN, può essere complicato anticipare le prestazioni esatte che si otterranno.
- Effetti sul LCP
Come accennato, l’obiettivo principale di un CDN è diminuire la latenza distribuendo le risorse tramite server geograficamente più vicini agli utenti, migliorando così le prestazioni di caricamento. In particolare, il Time to First Byte (TTFB) di una risorsa può essere notevolmente ridotto integrando un CDN nell’architettura del server del sito web.
Sebbene il TTFB non sia una metrica focalizzata sull’esperienza utente, è fondamentale per diagnosticare problemi relativi al Largest Contentful Paint (LCP), che invece è una metrica orientata all’utente e fa parte dei Core Web Vitals.
I CDN sono particolarmente efficaci nel migliorare LCP poiché ottimizzano sia la consegna dei documenti, riducendo il TTFB nella configurazione della connessione e nella cache del documento, sia la consegna di risorse statiche necessarie per il rendering dell’elemento LCP.
- Caratteristiche aggiuntive
Oltre alle funzioni principali, i CDN offrono spesso una vasta gamma di servizi aggiuntivi. Tra le funzionalità comunemente disponibili ci sono il bilanciamento del carico, l’ottimizzazione delle immagini, lo streaming video, l’edge computing e soluzioni di sicurezza.
Cosa chiedere a un CDN
Un testo di Rachel Vandernick ci accompagna ancora più a fondo alla scoperta delle caratteristiche cruciali da cercare in una soluzione CDN.
L’aspetto più importante è ovviamente la velocità: la rete CDN deve essere più veloce della nostra origine attuale, altrimenti non ci sarebbe beneficio nel cambio. Inoltre, dobbiamo assicurarci che funzioni bene nel fornire piccoli file e carichi utili di grandi dimensioni allo stesso modo.
Tra le principali metriche comuni che possiamo testare ed esplorare in una prova dimostrativa della rete ci sono:
- Tempo di risposta DNS all’ultimo miglio e all’utente finale. Utile a evitare che l’implementazione di una configurazione DNS complessa possa creare lunghe attese per gli utenti finali.
- Prestazioni nelle ore di punta. Se il nostro sito subisce grandi fluttuazioni di traffico in base ai giorni della settimana o alle ore del giorno, conviene testare la risposta CDN al momento più opportuno.
- Tempo di connessione. Serve a verificare se ci sono requisiti di base come connettività di rete, bassa latenza e zero perdita di pacchetti.
- Tempo di attesa su risorse meno popolari. I CDN sono un ambiente condiviso ed è importante sapere se le risorse meno richieste vengono recuperate dal server di origine rispetto a quelle servite dall’edge (come le risorse popolari).
- Cache Hit / Miss. Non è un buon segno notare molte richieste che tornano all’origine.
- Portata effettiva. Il valore del throughput non dovrebbe essere inferiore all’origine per asset di qualsiasi dimensione.
- Integrazioni API. È bene scegliere un CDN che, anche in futuro, possa essere configurato con il software esistente o che quello che andremo a sviluppare.
Più in particolare, nella scelta di un provider CDN efficiente dobbiamo valutare se dispone di una rete ampia e diversificata e conoscere la posizione dei suoi server, per verificare se soddisfa le esigenze del nostro pubblico target, sia attuale che relativo a potenziali nuovi mercati.
Volendo approfondire rapidamente, per scegliere un CDN in grado di soddisfare gli obiettivi di miglioramento delle prestazioni del sito dobbiamo anche:
- Considerare la posizione dei visitatori. Se la maggior parte del traffico del sito arriva dall’Europa, dovremmo scegliere un CDN con server in Europa per ridurre i tempi di caricamento delle pagine; com’è facile intuire, se i visitatori sono localizzati principalmente in Paesi asiatici, sarebbe più opportuno optare per un CDN con server in Asia.
- Valutare le funzionalità offerte dal provider di CDN, assicurandoci che supporti il tipo di file che intendiamo distribuire, come immagini, video o applicazioni web, e che inoltre offra opzioni di caching e compressione delle risorse, che possono ridurre ulteriormente i tempi di caricamento delle pagine.
- Considerare il costo. Molti provider offrono piani tariffari su misura in base alle esigenze specifiche, e ovviamente il prezzo deve essere valutato e misuratorispetto ai benefici che pensiamo di ottenere dall’utilizzo del CDN.
I costi del CDN: quanto costano i Content Delivry Network
A questo punto è più che lecito chiedersi quanto costa una rete CDN? Stando alle informazioni statunitensi, siti di aziende di medie dimensioni possono aspettarsi di pagare circa 200 dollari o più al mese per una soluzione basata sulle loro esigenze, mentre di solito le soluzioni per imprese di livello dimensionale maggiore sono quasi sempre personalizzate e su misura.
In linea di massima, comunque, il prezzo del servizio dipende da diversi fattori, come la quantità di traffico web, la posizione geografica dei visitatori e il livello di funzionalità richieste, e le tariffe medie variano da poche centinaia a migliaia di euro al mese.
Ci sono comunque diverse opzioni per scegliere una CDN adatta alle proprie esigenze: alcune aziende offrono pacchetti standard, che includono un certo numero di GB di traffico mensile e un determinato numero di posizioni server, mentre altri provider propongono tariffe personalizzate in base alle specifiche esigenze del cliente. Ancora, altri fornitori prevedono servizi aggiuntivi come la sicurezza web, l’ottimizzazione delle prestazioni e l’analisi del traffico, che ovviamente possono aumentare i costi mensili del CDN, ma al tempo stesso garantire importanti vantaggi per migliorare l’esperienza degli utenti.
Infine, è importante considerare che i costi del CDN possono variare nel tempo a seconda dell’evoluzione del traffico web e delle esigenze del sito web, e quindi è utile valutare attentamente le opzioni disponibili e scegliere una soluzione flessibile e scalabile, che possa adattarsi alle esigenze dell’azienda e del sito nel lungo periodo.
Chi sono i principali provider di CDN
Il mercato dei CDN continua dunque a evolversi con l’ingresso di nuovi attori e l’espansione dei servizi offerti dalle aziende esistenti. Volendo fornire una panoramica rapida, ci sono almeno cinque grandi provider da conoscere e valutare:
- Cloudflare. È uno dei provider CDN più popolari, con una rete globale ampia e affidabile, cui aggiunge l’offerta di servizi di sicurezza integrati, come la protezione DDoS e il Web Application Firewall (WAF). Il loro servizio CDN è progettato per essere facile da usare e si integra con una suite di strumenti per l’ottimizzazione delle prestazioni, come la compressione automatica e l’ottimizzazione delle immagini. Cloudflare si distingue anche per il suo impegno nell’innovazione, con soluzioni come l’edge computing che permettono di eseguire codice più vicino all’utente finale. Un aspetto potenzialmente negativo sta nella complessità di gestione, perché richiede un livello di competenze mediamente elevato per configurare correttamente la rete.
- Akamai. Akamai è uno dei pionieri nel settore dei CDN e offre una delle reti più estese e affidabili al mondo. Il loro focus è sulla velocità e sulla sicurezza, fornendo soluzioni avanzate per il delivery di contenuti, la difesa contro gli attacchi cyber e l’analisi delle prestazioni. Akamai è scelto spesso da grandi aziende e organizzazioni che richiedono un servizio di livello enterprise con capacità di gestire grandi volumi di traffico.
- Amazon CloudFront. Parte dell’ecosistema di Amazon Web Services (AWS), CloudFront si integra perfettamente con altri servizi AWS, come S3 per lo storage e Lambda per l’elaborazione serverless. Offre una distribuzione dei contenuti veloce e sicura, con la possibilità di personalizzare il comportamento del caching e di utilizzare la rete globale di AWS per raggiungere gli utenti ovunque si trovino.
- Google Cloud CDN. È il CDN Google, basato su Google Cloud Platform e integrato bene con altri servizi, come Cloud Storage e Compute Engine. Tra le funzionalità dichiarate ci sono il supporto universale per qualsiasi origine e backend; gli approfondimenti sulla sicurezza attraverso Cloud Armor; controllo granulare su chiavi cache, TTL e altre funzionalità di memorizzazione nella cache in base all’origine a seconda del tipo di contenuto fornito; corrispondenza di routing e selezione dell’origine
- Microsoft Azure CDN.Azure CDN, parte dell’offerta di Microsoft Azure, si avvale della rete globale di Microsoft per fornire un servizio CDN integrato con altri servizi cloud del gruppo. Offre funzionalità di personalizzazione del caching, ottimizzazione delle prestazioni e sicurezza, come la protezione DDoS. È una soluzione adatta per le aziende che già utilizzano l’infrastruttura Azure e desiderano una soluzione CDN che si integri facilmente con i loro servizi esistenti.
CDN e SEO, perché è importante l’uso di una rete
Da quanto scritto si comprende che la scelta di una rete CDN sta diventando sempre più urgente e inevitabile per i siti con un elevato traffico di richieste o che necessitino di una presenza globale, e più in generale è una priorità assoluta per i professionisti SEO e gli imprenditori che vogliono garantire una velocità di caricamento efficace per le pagine dei propri progetti.
Oggi più che mai l’UX e la SEO sono intrinsecamente intrecciate, ma in realtà è già da tempo che Google considera gli elementi UX per determinare le classifiche di ricerca; il vantaggio attuale è che Google ha già chiarito esattamente quali metriche andrà a monitorare e, quindi, quali dobbiamo migliorare.
In aggiunta ai vantaggi già descritti, poi, i provider di CDN premium includono anche report di analisi e insights come parte del pacchetto: le reti CDN possono, infatti, raccogliere e segnalare informazioni critiche come analisi del pubblico, dati sul traffico geografici e basati su query, dati sulla qualità del servizio, analisi degli eventi di sicurezza e diagnostica del visualizzatore, tutti indicatori utili da studiare per migliorare le prestazioni del sito.
Come detto, poi, l’utilizzo di una rete CDN influisce anche sulla sicurezza del sito, perché protegge i siti dagli attacchi denial-of-service (DDoS): distribuendo il contenuto a numerosi server, il network impedisce agli attacchi DDoS di colpire il server originale, e anche se un server all’interno della rete viene attaccato o riceve più traffico di quello che può gestire, la richiesta verrà reindirizzata a un altro server. Questi aspetti di sicurezza possono avere effetti positivi indiretti sulla SEO, perché migliorano l’esperienza dell’utente e creano fiducia nel sito o nel brand.
Le potenziali insidie per la SEO di una rete CDN
A fronte di questi vantaggi per la SEO, però, l’uso di una rete CDN può portare anche a potenziali svantaggi per un sito, come evidenzia l’articolo di Rowe.
Innanzitutto, “figure ben note nel settore SEO hanno messo in dubbio l’impatto dell’utilizzo dei CDN sul ranking delle immagini”, soprattutto nel caso dell’hosting di immagini su un dominio CDN o un sottodominio del sito Web. Ad ogni modo, “la cosa migliore che puoi fare per sfruttare la SEO delle immagini è comunque impostare la tua CDN con un sottodominio personalizzato correlato al tuo dominio principale”.
Un altro suggerimento è “impostare un record o un alias CNAME per ripulire il nome del sottodominio CDN” e di recuperare la link equity “contattando i siti che utilizzano le tue immagini ma si collegano alla fonte dell’immagine (il CDN) o all’immagine stessa anziché al tuo sito” e chiedendo ai loro editor di modificare l’URL.
Un’altra insidia riguarda i contenuti duplicati, ma è sufficiente impostare correttamente la rete CDN per non avere problemi e, in particolare, impostando un canonical header che comunichi ai crawler di Google che il contenuto sulla CDN è una copia dell’originale.
Infine, c’è un rilevante aspetto da considerare che riguarda il lato tecnico: se utilizziamo un CDN configurato per essere aggressivo nel gestire i bot, Googlebot non riuscirà a passare e scansionare e quindi niente del nostro sito verrà indicizzato. In altre parole, se il nostro Content Delivery Network è impostato per bloccare o limitare in modo eccessivo i bot, questo potrebbe impedire anche a Googlebot, il crawler di Google, di accedere al sito: di conseguenza, le pagine del sito non verranno indicizzate, il che significa che non saranno visibili nei risultati di ricerca.