Case sensitive e SEO: attenzione a maiuscole e minuscole!

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In inglese si chiama case sensitivity, anche se forse abbiamo più familiarità con l’espressione case sensitive, ed è un aspetto forse trascurato quando si costruisce un sito e, in particolare, si studia la struttura degli URL. Parliamo della distinzione tra maiuscole e minuscole, un aspetto che, apparentemente insignificante, può invece influenzare l’accessibilità, la sicurezza e l’efficacia della nostra presenza digitale e aprire a conseguenze complicate per i nostri sforzi SEO. In parole semplici, questa sensibilità all’utilizzo di caratteri maiuscoli e minuscoli può influenzare il modo in cui i sistemi informatici interpretano indirizzi web, nomi di file e parametri di ricerca e può quindi rivelarsi una trappola silenziosa nel mondo digitale.

Definizione di case sensitivity: che cos’è la sensibilità alle maiuscole

L’espressione inglese case sensitivity, traducibile in italiano come sensibilità alle maiuscole, indica ogni operazione di analisi del testo in cui le lettere maiuscole e quelle minuscole vengono trattate come fossero caratteri completamente differenti.

Se i sistemi case insensitive o non-case sensitive sono quelli che non discernono la differenza tra i caratteri maiuscoli e minuscoli (trattando quindi i caratteri in modo univoco), la case sensitivity è più precisamente la capacità di un sistema di riconoscere le differenze tra lettere maiuscole e minuscole

Pertanto, due parole apparentemente uguali, come Zucchero e zucchero, sono in realtà diverse per l’uso della lettera maiuscola o minuscola: come sappiamo, il primo termine fa riferimento specifico al cantautore italiano, mentre l’altro al comune prodotto alimentare.

Un sistema case-sensitive tratterà le lettere “A” e “a” come due entità distinte, mentre un sistema non case-sensitive le considererà equivalenti. Questa distinzione può sembrare minima, ma ha implicazioni significative in diversi aspetti del web.

Cosa significa case sensitive in informatica

Passando a un contesto tematico a noi più affine, la case sensitivity è una caratteristica dei sistemi informatici che fa sì che le lettere maiuscole e minuscole vengano interpretate come caratteri distinti.

Questo significa che il sistema è in grado di differenziare tra “A” e “a” e considerarli due simboli separati con valori diversi. Questa distinzione è fondamentale in molti aspetti della tecnologia e del web, poiché influisce sul modo in cui i dati vengono elaborati, memorizzati e recuperati.

Un sistema, linguaggio di programmazione o protocollo definito come “case sensitive” tratterà le lettere maiuscole e minuscole in modo diverso in ogni contesto in cui vengono utilizzate. Ad esempio, in un ambiente case sensitive, i termini “variabile”, “Variabile” e “VARIABILE” sarebbero considerati tre identificatori distinti, ognuno dei quali potrebbe rappresentare una variabile diversa.

La case sensitivity è una caratteristica comune tra i linguaggi di programmazione: C, C++, Java e Python sono case-sensitive, ad esempio, il che significa che gli sviluppatori devono prestare particolare attenzione alla capitalizzazione (intesa come uso delle lettere maiuscole) quando scrivono codice, perché un errore di maiuscolo o minuscolo può portare a errori di sintassi o, in alcuni casi, a bug più sottili e difficili da rilevare.

Differenti sono poi gli ambiti in cui la case sensitivity si manifesta nel mondo del web: come verifichiamo ogni giorno, le password sono un esempio chiaro di casi in cui la case sensitivity è cruciale per la sicurezza, perché una “A” maiuscola non è la stessa di una “a” minuscola, e questa distinzione è fondamentale per la sicurezza degli account online. Un altro esempio è rappresentato dai file system sui server web: sistemi operativi come Unix e Linux hanno file system case-sensitive, il che significa che i file “Immagine.jpg” e “immagine.jpg” sarebbero considerati distinti e potrebbero coesistere nella stessa directory.

Per quanto riguarda gli URL, la questione diventa più sfumata perché la specifica HTTP non impone la case sensitivity, anche se la prassi comune è trattare i nomi di dominio in modo non case-sensitive e il resto dell’URL in modo case-sensitive. Questo comportamento può però variare a seconda della configurazione del server web e del software utilizzato. In generale, quindi, SEOZoom.com e seozoom.com condurranno allo stesso indirizzo, mentre seozoom.com/Blog e seozoom.com/blog potrebbero portare a pagine diverse.

Altri esempi di sistemi case sensitive e di distinzione tra maiuscole e minuscole

Proseguendo in questo elenco di situazioni in cui una semplice lettera maiuscola o minuscola può fare la differenza, nel mondo informatico ci sono alcuni ambiti e linguaggi case sensitive (che discernono la differenza tra i caratteri maiuscoli e minuscoli), mentre altri sistemi sono case insensitive o non-case sensitive.

Tornando ai linguaggi di programmazione, se come detto JavaC, C++ e Python sono case sensitive, altri al contrario come BASIC, Pascal e ASP sono case insensitive, e quindi non importa il modo in cui scriviamo una parola, se usando maiuscole o minuscole.

Anche i sistemi operativi possono essere case sensitive o meno: tra quelli che non fanno distinzione ci sono MS-DOS e Microsoft Windows, che considerano equivalenti le due forme e accetta in maniera indifferente i comandi, sia in lettere maiuscole che minuscole. Al contrario, il sistema operativo Linux è sensibile alla differenza tra caratteri maiuscoli e minuscoli: siccome la maggior parte dei server web si basa proprio su sistemi Unix, per molti siti può esserci differenza tra due pagine come «index.html» e «INDEX.HTML».

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Questa distinzione vale anche per la gestione dei nomi dei file: Microsoft Windows non differenzia maiuscole e minuscole (anche se mantiene la distinzione nella maggior parte dei file system), mentre i sistemi operativi Unix trattano i nomi dei file in modo sensibile al maiuscolo/minuscolo.

Ancora diverso il caso degli URL, dove il percorso, la query, il frammento e le sezioni di autorità possono o meno fare distinzione tra maiuscole e minuscole, a seconda del server web ricevente; ad ogni modo, per convenzione, lo schema e le parti host sono rigorosamente minuscole.

Sempre a proposito di URL, possiamo dire che per natura i nomi di dominio o host sono trattati in minuscolo sia dai browser che dai server DNS (e quindi sono in pratica case insensitive); al contrario, i percorsi (il testo dopo la prima barra) sono case sensitive, anche se molti siti web normalizzano anche questa parte impostando automaticamente le minuscole.

Capire la case sensitivity: quando la SEO è case sensitive

Per chi si occupa di SEO, la case sensitivity è un fattore da non sottovalutare e può essere una spada a doppio taglio. Da un lato, l’uso coerente di maiuscole e minuscole può aiutare a creare una struttura URL chiara e facilmente comprensibile sia dagli utenti che dai motori di ricerca. Dall’altro, inconsistenze nella case sensitivity possono portare a problemi di contenuto duplicato: se il server considera URL con differenze di maiuscole/minuscole come pagine separate, i motori di ricerca potrebbero indicizzarle come tali, diluendo la forza SEO e potenzialmente confondendo gli utenti.

Un altro problema comune è rappresentato dai link in entrata: se altri siti linkano alla nostra pagina utilizzando una struttura di maiuscole/minuscole diversa da quella che abbiamo definito, potremmo non ottenere il pieno valore SEO di quei backlink, rendo necessario implementare dei redirect 301 per assicurarci che tutte le varianti conducano alla versione preferita dell’URL.

Inoltre, la gestione della case sensitivity nelle parole chiave è un altro aspetto da non sottovalutare. Anche se i motori di ricerca moderni tendono a non considerare la case sensitivity nelle query di ricerca, l’analisi delle parole chiave e la loro implementazione nei contenuti dovrebbero comunque seguire un approccio coerente per massimizzare la rilevanza e l’efficacia.

La linea di fondo per gestire tutte queste situazioni è comunque piuttosto semplice: la coerenza è la chiave per evitare problemi con la case sensitivity. Ciò significa che è fondamentale mantenere un uso uniforme e costante delle maiuscole e delle minuscole in tutti gli elementi che possono essere influenzati dalla case sensitivity, come URL, codice sorgente, nomi di file ed eventualmente password.

Questo approccio consente di prevenire confusione, errori tecnici e problemi di SEO che possono sorgere quando si utilizzano in modo incoerente maiuscole e minuscole in contesti dove il sistema fa distinzione tra le due. In pratica, adottare uno standard chiaro e seguirlo scrupolosamente in tutte le operazioni digitali aiuta a garantire che i sistemi informatici e i motori di ricerca interpretino e gestiscano correttamente i dati, evitando così problemi di accessibilità, sicurezza e visibilità online.

I rischi di una scarsa coerenza nella case sensitivity

Se non rispettiamo il suggerimento precedente e prestiamo scarsa attenzione alla case sensitivity, il nostro sito web può incappare in una serie di rischi SEO che possono comprometterne la visibilità e l’efficacia nei risultati dei motori di ricerca.

Ecco alcuni dei potenziali rischi:

  • Contenuto Duplicato. Se il server web considera URL con differenze di maiuscole/minuscole come pagine separate, si potrebbe creare involontariamente contenuto duplicato. I motori di ricerca potrebbero indicizzare entrambe le versioni dell’URL (ad esempio, esempio.com/pagina www.esempio.com/Pagina), diluendo la pertinenza e l’autorità della pagina e potenzialmente dividendo il traffico tra due URL che mostrano lo stesso contenuto.
  • Difficoltà con i backlink. Se altri siti linkano alla nostra pagina con variazioni nella capitalizzazione degli URL, potremmo non ricevere il pieno beneficio di tali link, perché alcuni motori di ricerca potrebbero non consolidare i segnali di link tra le diverse versioni case-sensitive dell’URL.
  • Esperienza utente compromessa. Gli utenti potrebbero incontrare errori 404 se tentano di accedere a una pagina digitando manualmente l’URL senza badare alla capitalizzazione corretta. Questo può portare a frustrazione e a una percezione negativa del sito, oltre a potenziali perdite di traffico. Inoltre, gli utenti che salvano o condividono URL potrebbero utilizzare versioni con capitalizzazione diversa, e questo può portare a ulteriore confusione e a una distribuzione incoerente del valore SEO tra le varie versioni dell’URL.
  • Problemi di crawl budget. Se un sito ha molteplici versioni case-sensitive di un URL, i crawler dei motori di ricerca potrebbero sprecare risorse preziose e crawl budget esplorando pagine duplicate invece di scoprire nuovi contenuti o aggiornare quelli esistenti.
  • Difficoltà nell’Analisi dei Dati. Avere URL con capitalizzazione diversa può complicare l’analisi dei dati di traffico. Strumenti come Google Analytics potrebbero registrare le visite a URL simili ma case-sensitive come sessioni separate, rendendo più difficile ottenere una visione chiara del comportamento degli utenti sul sito.

Google è case sensitive? Attenzione ai caratteri

La gestione della case sensitivity interessa quindi anche la SEO e l’ottimizzazione del sito, soprattutto se vogliamo evitare errori ed essere certi che utenti e crawler dei motori di ricerca riescano a raggiungere correttamente le nostre pagine.

È John Mueller a introdurre questo argomento e spiegare qual è l’approccio di Google agli elementi case sensitive, in particolare negli URL: in estrema sintesi, il motore di ricerca è sensibile alla distinzione tra maiuscole e minuscole, ma è ancora più rigorosa la ortografia degli indirizzi inseriti all’interno dei file robots.txt e per i redirect, che sono case sensitive: quando scriviamo le regole di reindirizzamento, in particolare, non dobbiamo trascurare di rispettare la sintassi corretta.

Google e URL: come sono trattate maiuscole e minuscole

Non è una sorpresa scoprire che per Google le variazioni di caso (e quindi l’uso di maiuscole o minuscole) possono rendere un URL diverso da un altro, in modo simile a come un URL con un trailing slash o barra finale è diverso da un URL senza barra, e possono provocare alcuni problemi SEO come una pagina orfana o un contenuto duplicato.

In pratica, inserire una lettera maiuscola all’interno del percorso di un URL crea, di fatto, un nuovo URL.

Pertanto, Mueller conferma che l’uso di caratteri maiuscoli o minuscoli ha un valore per Google, che è case sensitive: due URL potrebbero sembrare uguali e persino portare allo stesso contenuto, ma possono essere trattati come URL diversi se uno ha una lettera maiuscola e l’altro no.

Per definizione, infatti, “gli URL fanno distinzione tra maiuscole e minuscole” e quindi anche un elemento così apparentemente banale “conta e può rendere gli URL diversi”.

La canonicalizzazione delle versioni separate di un URL

In realtà, quando si trovano di fronte a URL che si differenziano per uso di maiuscole e minuscole, i motori di ricerca cercano di capire autonomamente se le pagine fanno riferimento allo stesso contenuto, risolvendo quindi il problema.

Tuttavia, anche se gestito in modo automatico, questo processo non è ideale per il sito, perché Google potrebbe impiegare più tempo per scoprire e indicizzare i contenuti: ad esempio, spiega il Search Advocate della compagnia, “i motori di ricerca proveranno a eseguire la scansione di tutte le varianti dell’URL che trovano”, e questo può rallentare la ricerca di altri contenuti utili sul sito web.

Quando incontra più versioni distinte di URL che mostrano lo stesso contenuto, Google avvia un processo chiamato canonicalizzazione, attraverso cui decide quale URL mantenere nelle SERP, consolidando tutti i segnali delle altre versioni in quell’URL; la pagina che finisce per essere visualizzata nei risultati di ricerca è nota come URL canonico.

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La canonicalizzazione non è esattamente un “problema” per il sito e per il suo ranking, ma è bene ricordare che i sistemi di Google potrebbero scegliere un URL differente da quello che avremmo scelto noi come prioritario, e quindi può impattare in qualche modo sui rendimenti, oltre ad avere effetti sul crawl budget.

Possiamo segnalare a Google quale versione di un URL desideriamo sia mostrata nei risultati di ricerca in due modi (anche complementari): usando link interni in modo coerente per puntare proprio a quella versione e aggiungere il link rel=”canonical”, elemento che aiuta a confermare la scelta e incoraggia i motori di ricerca a concentrarsi su quella versione.

Il file robots.txt è case sensitive

Più problematica è la mancata cura nell’uso di maiuscole e minuscole all’interno del file robots.txt, dove l’URL esatto gioca un ruolo cruciale: questo documento, in cui possiamo “segnalare quali parti di un sito web non devono essere sottoposte a scansione“, come ricorda Mueller, utilizza URL esatti.

Ciò significa che non curare la sintassi e l’ortografia è un errore grave per il file robots, perché se inseriamo solo una delle voci che fanno riferimento a una versione di un URL, le istruzioni non si applicherebbero ad altre versioni di quell’URL. Più in generale, è opportuno controllare con attenzione che tutti i dati (directory, subdirectory e nomi dei file) siano scritti senza mescolare maiuscole e minuscole in modo non opportuno.

Un problema risolvibile per la SEO

In conclusione, la case sensitivity è un principio fondamentale che interessa molte aree della tecnologia e del web: la sua comprensione è essenziale per garantire che le informazioni vengano gestite correttamente e che i sistemi funzionino come previsto.

Per gli esperti di SEO e i webmaster, in particolare, è decisivo tenere conto della case sensitivity quando si strutturano gli URL, si gestiscono i contenuti e si sviluppano strategie di ottimizzazione per i motori di ricerca.

Ad ogni modo, è sempre Mueller a rincuorarci e tranquillizzarci: in fin dei conti, la case sensitivity su Google è un aspetto che “non è così fondamentale per un sito web”, anche se è una best practice essere coerenti nel modo in cui usiamo le maiuscole e le minuscole negli URL.

Sospiro di sollievo anche per la gestione degli URL nei file robots, perché è sempre il Search Advocate a rivelare che “è raro che vediamo che la case sensitivity causi problemi”.

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