È un sito che si fa concorrenza da solo. Questa è la definizione più semplice e diretta di cannibalizzazione, un fenomeno che può sembrare paradossale ma che è sorprendentemente comune nel mondo della SEO e del marketing. Chiamata più specificamente cannibalizzazione delle keyword o cannibalizzazione dei contenuti, è una delle principali criticità che si incontrano nella gestione di un sito denso di pagine e articoli e, in particolare, se la keyword research per trovare nuovi spunti non viene eseguita in maniera ottimale. Proviamo a scoprire tutto su questo problema, che porta le pagine dello stesso sito a competere tra loro e che rischia di provocare confusione generale per gli utenti, diminuzione della visibilità nei motori di ricerca e una riduzione del traffico organico complessivo.
Che cos’è la cannibalizzazione
La cannibalizzazione è un fenomeno che si verifica quando un’entità, come un’azienda o un sito web, introduce nuovi prodotti, servizi o contenuti che finiscono per competere con quelli già esistenti, sottraendo loro risorse, visibilità o mercato.
In altre parole, è il caso in cui un’organizzazione si fa concorrenza da sola, riducendo l’efficacia complessiva delle sue offerte.
Questa situazione può manifestarsi in vari settori. Ad esempio, la cannibalizzazione nel marketing si verifica quando un nuovo prodotto lanciato da un’azienda sottrae vendite a un prodotto esistente della stessa azienda. Nel settore della ristorazione, un ristorante che apre una nuova sede nelle vicinanze di una sede esistente potrebbe finire per sottrarre clienti alla sede originale. Anche nel settore tecnologico, la cannibalizzazione può avvenire quando un’azienda lancia una nuova versione di un software o un nuovo dispositivo che compete con le versioni precedenti.
La cannibalizzazione può avere diverse conseguenze negative, tra cui una riduzione delle vendite complessive, una dispersione delle risorse e una confusione per i clienti. Comprendere questo fenomeno e adottare strategie per gestirlo è essenziale per ottimizzare le performance e mantenere una crescita sostenibile.
Cannibalizzazione marketing e altri settori
Allargando il quadro, il termine “cannibalizzazione” ha diverse accezioni in vari contesti.
Come accennato, nel marketing tradizionale la cannibalizzazione si verifica quando un nuovo prodotto introdotto da un’azienda sottrae vendite a un prodotto esistente della stessa azienda.
Questo fenomeno può essere intenzionale o non intenzionale. Ad esempio, un’azienda potrebbe lanciare una nuova linea di prodotti per attrarre un segmento di mercato diverso, ma finire per sottrarre clienti ai suoi prodotti già esistenti. Questo può portare a una riduzione complessiva delle vendite e a una dispersione delle risorse di marketing.
Un esempio classico di cannibalizzazione nel marketing è il lancio di un nuovo modello di smartphone da parte di un’azienda. Se il nuovo modello offre funzionalità simili a un prezzo leggermente inferiore, potrebbe attrarre i clienti che altrimenti avrebbero acquistato il modello precedente. Questo può portare a una riduzione delle vendite del modello precedente senza necessariamente aumentare le vendite complessive dell’azienda.
Ma cannibalizzazione è un concetto utilizzato anche in ambito economico, tecnologico e persino militare. In economia, la cannibalizzazione può riferirsi alla riduzione delle vendite di un prodotto a causa dell’introduzione di un nuovo prodotto simile. In ambito tecnologico, può riferirsi alla competizione tra prodotti simili all’interno della stessa azienda, come nel caso dei software o dei dispositivi elettronici.
In ambito militare, la cannibalizzazione può riferirsi alla pratica di smontare parti di un veicolo o di un’arma per utilizzarle come pezzi di ricambio per altri veicoli o armi. Questo può essere una soluzione temporanea per mantenere operativi i mezzi, ma può anche ridurre l’efficienza complessiva delle forze armate.
Cannibalizzazione SEO: significato e chiarimenti
Uno degli ambiti in cui il problema è più comune e rischioso è però quello della SEO.
La cannibalizzazione SEO si verifica quando più pagine dello stesso sito web sono ottimizzate per la stessa keyword o gruppo di keyword. Questo fenomeno può sembrare innocuo, ma in realtà può avere conseguenze significative.
Come il termine “cannibalizzazione” lascia intuire, la keyword cannibalization è un fattore problematico per la visibilità organica del sito, perché la presenza sul sito di URL che vanno in concorrenza per le stesse parole chiave genera quindi pagini simili per contenuto e, soprattutto, per keyword individuate e posizionate da Google.
Si chiama così perché il sito sta “cannibalizzando” i suoi risultati dividendo CTR, link, contenuti e (spesso) conversioni tra due o più pagine anziché una, come sarebbe più logico e proficuo. Quando due o più pagine competono per la stessa keyword, i motori di ricerca come Google non sanno quale pagina mostrare agli utenti. Di conseguenza, le pagine possono finire per “mangiarsi” a vicenda, riducendo la visibilità complessiva del sito. Questo non solo disperde il traffico, ma può anche influenzare negativamente il ranking delle pagine nei risultati di ricerca.
Effetto cannibalizzazione: un problema di visibilità
L’effetto cannibalizzazione è particolarmente problematico perché riduce la rilevanza di ciascuna pagina coinvolta.
Quando Google deve scegliere tra più pagine simili, può decidere alla lunga di non mostrare nessuna di esse in posizioni di rilievo. Questo significa che, invece di avere una pagina ben posizionata, potremmo ritrovarci con più pagine che si trovano in posizioni meno visibili.
La dispersione del traffico è solo uno degli effetti negativi: la cannibalizzazione può anche confondere gli utenti, che potrebbero non sapere quale pagina visitare per ottenere le informazioni di cui hanno bisogno.
Inoltre, la cannibalizzazione può influenzare negativamente le metriche di engagement, come il tempo di permanenza sulla pagina e il tasso di conversione, poiché gli utenti potrebbero abbandonare il sito se non trovano subito ciò che cercano. Questo può portare a una diminuzione della fiducia nel brand e a una perdita di opportunità di business.
La keyword cannibalization è un rischio per i siti
Le evoluzioni degli algoritmi di Google Search hanno in qualche modo limitato una vecchia tendenza di fare siti, ovvero concentrare un articolo solo sul posizionamento di una singola parola chiave oppure di tentare di fare targeting di termini specifici su più pagine, ragionando in base all’equazione “più pagine abbiamo nei risultati di ricerca, più impressioni riceveremo dagli utenti”.
In realtà, la situazione spesso è esattamente opposta: il targeting sulla singola keyword può fare più male che bene alla SEO del sito, perché appunto se più pagine si classificano per la stessa parola chiave, entrano in competizione tra loro, dividendo i benefici anziché moltiplicarli.
Ancora più importante, oggi si punta (o si dovrebbe) a ottimizzare il lavoro incentrando il contenuto sul search intent degli utenti, così da rispondere alla specifica tipologia di esigenza che ha spinto la persona a usare il motore di ricerca, ed è Google stesso a sancirlo apertamente, anche con il recente Helpful Content System, il sistema di contenuti utili. Inoltre, sul fronte pratico, con questo approccio più moderno è possibile intercettare più keyword con lo stesso contenuto, grazie alla qualità della scrittura e alla capacità di inserire tanti termini affini, anche dal punto di vista semantico.
Ciò nonostante, però, la cannibalizzazione è ancora un rischio latente, in genere dovuto a errori nella struttura del sito e a una carenza nella gerarchizzazione delle pagine, e può provocare CTR inferiore per ogni pagina coinvolta, un’autorevolezza del sito ridotta e tassi di conversione inferiori rispetto a una pagina consolidata.
Quando si verifica la cannibalizzazione?
La cannibalizzazione delle keyword è un fenomeno che può verificarsi in diverse circostanze, spesso a causa di una gestione non ottimale dei contenuti e delle strategie SEO.
Dal punto di vista tecnico, la cannibalizzazione delle keyword deriva da due principali errori, compiuti a livello di metadati o di contenuto della pagina.
Nel primo caso, più tipico degli eCommerce forniti di molte pagine di categoria, il fenomeno avviene se Google non riesce a comprendere quale sia la pagina principale e generale e quali, invece, quelle dedicate a tipologie più specifiche del prodotto.
Nell’altra eventualità, invece, il discorso è più complesso perché riguarda appunto gli argomenti trattati, e dunque la soluzione del problema deve essere valutata attentamente per evitare di intervenire in maniera penalizzante per il sito.
Comprendere quando e perché si verifica è fondamentale per prevenire e risolvere questo problema. La cannibalizzazione non è sempre evidente a prima vista, ma può emergere attraverso un’analisi attenta delle performance delle pagine e delle keyword. È importante monitorare costantemente il comportamento del sito e delle sue pagine per identificare tempestivamente eventuali segnali del fenomeno.
Condizioni che favoriscono la cannibalizzazione delle keyword
La cannibalizzazione delle keyword può essere favorita da diverse condizioni. Una delle più comuni è la creazione di contenuti simili o duplicati. Ad esempio, se un blog pubblica più articoli che trattano lo stesso argomento con variazioni minime, queste pagine possono finire per competere tra loro per la stessa keyword. Un’altra condizione che favorisce la cannibalizzazione è l’ottimizzazione eccessiva di più pagine per la stessa keyword. Questo può accadere quando si cerca di coprire un argomento in modo troppo dettagliato, creando più pagine che finiscono per sovrapporsi nei contenuti e nelle keyword target.
Anche la struttura del sito può influenzare la cannibalizzazione. Siti con una navigazione complessa o con molte pagine simili possono avere maggiori probabilità di incorrere in questo problema. Inoltre, la mancanza di una strategia di link interni chiara e coerente può contribuire alla cannibalizzazione, poiché i motori di ricerca potrebbero avere difficoltà a determinare quale pagina è la più rilevante per una determinata keyword.
Quali sono i siti più a rischio: tipologie e casi
È bene anticipare che ogni tipo di progetto online può ricadere in questo problema.
Per gli eCommerce, ad esempio, la cannibalizzazione delle keyword può avvenire quando esiste un blog collegato al sito principale, i cui articoli entrano in conflitto con le categorie dello shop o con pagine specifiche. Altro caso è quello di prodotti uguali che differiscono solo per alcuni elementi, non accuratamente segnalati nello sviluppo delle pagine.
Per i blog e i siti di informazione, invece, la keyword cannibalization avviene spesso quando si parla di un argomento in evoluzione con più articoli distinti, con quello più recente che non scalza fisicamente quello più vecchio e datato.
Quindi, alcuni tipi di siti sono più a rischio di cannibalizzazione delle keyword rispetto ad altri.
I siti di e-commerce, ad esempio, sono appunto quelli particolarmente più vulnerabili, perché spesso hanno molte pagine di prodotto che possono essere ottimizzate per le stesse keyword. Ad esempio, un sito di e-commerce che vende scarpe potrebbe avere diverse pagine di prodotto ottimizzate per la keyword “scarpe da corsa”, portando a una competizione interna tra queste pagine.
Anche i blog con un ampio archivio di articoli possono essere a rischio. Se un blog pubblica frequentemente contenuti su argomenti simili senza una chiara strategia di differenziazione delle keyword, può facilmente incorrere in problemi di cannibalizzazione. I portali di notizie sono un altro esempio di siti a rischio, poiché spesso pubblicano articoli su eventi attuali che possono sovrapporsi nei contenuti e nelle keyword.
Infine, i siti aziendali con molte pagine di servizio o prodotto possono anche essere vulnerabili. Se un’azienda offre diversi servizi simili e crea pagine separate per ciascuno di essi, potrebbe finire per ottimizzare queste pagine per le stesse keyword, causando cannibalizzazione. In tutti questi casi, è essenziale adottare una strategia SEO ben pianificata e monitorare costantemente le performance delle pagine per prevenire e risolvere eventuali problemi in tal senso.
Cannibalizzazione SEO: gli effetti negativi e i rischi di confondere Google
Come dicevamo, quando un sito è vittima di cannibalizzazione delle keyword si espone a una serie di rischi come perdita del traffico, indicizzazione e posizionamento di pagine errate nelle SERP, diminuzione delle vendite e ranking fluttuanti, anche in termini di Zoom Authority.
In pratica, è come se Google inizialmente suddividesse l’autorità, il peso e il valore attribuito al sito in più pagine, trasformando di fatto i contenuti dello stesso sito in competitor che combattono per posizionamento e visualizzazioni; allo stesso modo, si disperdono i link e gli anchor text, ma soprattutto si eleva il Crawl Budget e si “segnala” in maniera inconsapevole a Google la bassa qualità del contenuto delle proprie pagine, che potrebbe portare a un downgrade in termini di ranking.
Invece di avere una pagina forte e ben posizionata nei risultati di ricerca, potremmo insomma finire ad avere con più pagine che si trovano in posizioni meno visibili. Questo significa che il traffico organico viene disperso tra diverse pagine, riducendo l’efficacia delle strategie SEO.
Insomma, la cannibalizzazione delle keyword è un problema significativo per vari motivi, che vanno oltre la semplice competizione interna tra le pagine del sito.
Questo fenomeno può avere ripercussioni negative su diversi aspetti della nostra presenza online, dalla visibilità nei motori di ricerca alla qualità dell’esperienza utente. Ignorare o sottovalutare la cannibalizzazione può compromettere l’efficacia delle strategie di marketing e ridurre il ritorno sugli investimenti delle attività digitali.
Inoltre, la cannibalizzazione può influenzare negativamente le campagne SEA di marketing a pagamento: se le tue pagine non sono chiaramente differenziate, si rischia di spendere di più in pubblicità senza ottenere i risultati desiderati.
Un altro aspetto critico è la misurazione delle performance. La cannibalizzazione rende difficile valutare l’efficacia delle strategie di marketing, poiché i dati di traffico e conversione sono distribuiti tra più pagine. Questo può portare a decisioni basate su dati inaccurati o incompleti, compromettendo ulteriormente le attività di marketing.
Conseguenze sulla User Experience
La cannibalizzazione non è solo un problema di visibilità e traffico, ma può anche avere conseguenze significative sulla user experience. Quando gli utenti cercano una keyword specifica e trovano più pagine dello stesso sito che offrono contenuti simili, possono sentirsi confusi e incerti su quale pagina visitare.
Questo può portare a una riduzione del tempo di permanenza sul sito e a un aumento del tasso di rimbalzo, poiché gli utenti potrebbero abbandonare il sito se non trovano immediatamente le informazioni di cui hanno bisogno.
Inoltre, la cannibalizzazione può compromettere la coerenza e la chiarezza del messaggio di brand. Se diverse pagine del sito offrono informazioni simili ma leggermente diverse, gli utenti potrebbero avere difficoltà a comprendere quale sia l’offerta principale o quale pagina fornisca le informazioni più accurate. Questo può ridurre la fiducia degli utenti nel brand e influenzare negativamente la loro percezione del sito.
Infine, la cannibalizzazione può influenzare negativamente le conversioni. Se gli utenti non riescono a trovare rapidamente e facilmente le informazioni di cui hanno bisogno, potrebbero decidere di non completare un acquisto o di non compilare un modulo di contatto. Questo può portare a una riduzione delle vendite e dei lead, compromettendo ulteriormente il successo delle attività di marketing e il ROI complessivo.
Come identificare la cannibalizzazione SEO
Identificare la cannibalizzazione SEO è un passaggio cruciale per risolvere questo problema e ottimizzare la visibilità del sito web.
La cannibalizzazione può essere subdola e non sempre evidente a prima vista ma, con gli strumenti giusti e un’analisi attenta, è possibile individuare le pagine che competono tra loro per le stesse keyword. Questo processo richiede una combinazione di monitoraggio delle keyword, analisi dei dati di traffico e una revisione approfondita dei contenuti del sito. Vediamo come procedere.
Strumenti per il monitoraggio delle keyword
Il primo passo per identificare la cannibalizzazione SEO è utilizzare strumenti di monitoraggio delle keyword. La Google Search Console è il nostro primo riferimento di vedere quali keyword stanno effettivamente portando traffico al sito e quali pagine sono classificate per queste keyword. Analizzando questi dati e soprattutto le query effettivamente usate dagli utenti, possiamo identificare se più pagine del sito stanno competendo per le stesse keyword.
Oltre al monitoraggio delle keyword, l’analisi dei dati di traffico è fondamentale per identificare la cannibalizzazione SEO. In tal senso, Google Analytics è essenziale per vedere quali pagine stanno ricevendo traffico e come gli utenti interagiscono con queste pagine. Analizzando i dati di traffico, possiamo così identificare se ci sono pagine che stanno ricevendo meno traffico del previsto a causa della competizione interna.
Un’analisi approfondita dei dati di traffico permette anche di vedere come gli utenti navigano tra le pagine del sito. Se notiamo che gli utenti stanno abbandonando il sito dopo aver visitato una pagina specifica, potrebbe essere un segnale di cannibalizzazione. Inoltre, possiamo analizzare metriche come il tempo di permanenza sulla pagina e il tasso di rimbalzo per capire se gli utenti stanno trovando le informazioni di cui hanno bisogno o se stanno abbandonando il sito a causa della confusione causata dalla cannibalizzazione.
Un altro aspetto importante da considerare è l’analisi delle conversioni. Se notiamo una diminuzione delle conversioni su determinate pagine, potrebbe essere un segnale che la cannibalizzazione sta influenzando negativamente l’esperienza utente e la capacità del sito di convertire i visitatori in clienti.
Come identificare la cannibalizzazione delle keyword con SEOZoom
Chiarita sinteticamente la portata di questo inconveniente, veniamo alle buone notizie, ovvero ai modi per individuare sul nascere queste situazioni critiche.
Fino a qualche tempo fa, l’aspetto più complesso era identificare la cannibalizzazione delle keyword, perché l’unico strumento (o comunque quello più usato) era il comando site:, uno degli operatori di ricerca avanzata su Google. Aprendo la pagina del motore di ricerca, bisognava scrivere appunto site: seguito dal dominio di riferimento e poi dalla parola chiave potenzialmente cannibalizzata per ottenere l’elenco di URL indicizzate da Google come pertinenti all’argomento.
Ora è tutto molto più semplice anche grazie a SEOZoom, che ha sviluppato una serie di strumenti che e funzioni dedicate proprio alla gestione di possibili pagine cannibalizzate.
La prima feature specifica si trova all’interno della sezione Pagine dei progetti e permette di scoprire immediatamente, grazie a tabelle informative e dettagliate, se ci sono pagine potenzialmente duplicate, ovvero in competizione sulle stesse keyword. In particolare, l’elenco degli URL incriminati esprime, in percentuale, la possibilità che agli occhi di Google una pagina sia simile a un altra, mentre cliccando sul pulsante “Duplicati” si analizzano quali sono le keyword in comune e quali sono le pagine che competono sugli stessi dati.
Con questi insights SEOZoom non indica che il testo sia duplicato o copiato, ma semplicemente che, secondo la scansione effettuata, le pagine indicate sono posizionate per le stesse parole chiave in percentuale più o meno alta.
Lanciando una qualsiasi Analisi Keyword, inoltre, è possibile ottenere un’informazione simile a colpo d’occhio nel grafico sull’andamento dei siti in SERP: la possibile cannibalizzazione è segnalata da un’icona con le frecce di aggiornamento che richiamano l’attenzione e invitano a intervenire perché è avvenuta una variazione degli URL di posizionamento della parola chiave, con una pagina che ha preso il posto di un’altra rispetto all’analisi precedente.
Gli altri metodi per scoprire ed evitare la cannibalizzazione delle keyword – e un possibile autosabotaggio del ranking – sono disponibili nella specifica tabella “Pagine del sito sullo stesso argomento o fortemente correlato” che compare dopo aver lanciato l’analisi di un URL e nelle tabelle della sezione Pagine dell’Analisi Dominio, in particolare con la tab “Pagine Simili” che elenca appunto le pagine posizionate per keyword e argomenti simili (non necessariamente una cannibalizzazione certa, ma comunque contenuti da approfondire).
Ulteriore elemento utile, per ogni occorrenza SEOZoom segnala anche se la pagina “simile” è stata o meno linkata nella pagina che stiamo analizzando. Questa indicazione può essere molto rilevante per la nostra strategia, perché ci permette di verificare se abbiamo strutturato correttamente la rete di link interni per supportare il contenuto per noi principale, o se al contrario serve intervenire per far scorrere in maniera più fluida e mirata la juice – come scritto anche nel tooltip del software.
Come evitare la cannibalizzazione: strategie e interventi sul sito
Evitare la cannibalizzazione delle keyword è essenziale per garantire che il sito web mantenga una visibilità ottimale e offra un’esperienza utente coerente e soddisfacente.
Implementare strategie efficaci può aiutarti a prevenire la competizione interna tra le pagine e a migliorare il ranking complessivo del sito nei motori di ricerca. Gli interventi si articolano su più aree e fasi, richiedendo un approccio proattivo e strategico.
- Lavoro sulla keyword research
Prima di eseguire una keyword research per la generazione di nuovi contenuti sul proprio sito è bene prestare attenzione a quello che già c’è, per evitare la cannibalizzazione delle keyword e le sue conseguenze negative sul posizionamento delle parole chiave e sul ranking dell’intero sito.
Il processo della ricerca di nuove keyword o cluster di parole chiave dovrebbe dunque partire da un’analisi dell’esistente, verificando in particolare se le pagine già presenti hanno coperto l’argomento e il search intent, e in quale misura. Se la risposta è positiva, prima di creare nuovi contenuti potrebbe essere meglio ottimizzare le pagine esistenti, utilizzando gli strumenti appositi.
Inoltre, anche dopo la creazione di una nuova pagina “pulita” è sempre bene verificare che non si sia creata una cannibalizzazione non intenzionale, ripetendo il percorso descritto.
- Ottimizzazione dei contenuti
Una delle strategie più efficaci per evitare la cannibalizzazione è l’ottimizzazione dei contenuti.
Ogni pagina del tuo sito dovrebbe avere un focus unico e specifico, evitando la sovrapposizione di keyword. Questo significa che dovresti fare un’approfondita analisi delle keyword e assegnare (in linea teorica) a ciascuna pagina una keyword primaria e, se necessario, alcune keyword secondarie correlate, assicurandoci che i contenuti di ciascuna pagina siano unici e offrano valore aggiunto agli utenti.
Un altro aspetto importante dell’ottimizzazione dei contenuti è la creazione di una struttura di contenuti chiara e coerente: serve quindi utilizzare quindi titoli, sottotitoli e paragrafi ben definiti per organizzare le informazioni in modo logico e facilmente comprensibile. Questo non solo aiuta i motori di ricerca a comprendere meglio il contenuto della pagina, ma migliora anche l’esperienza utente.
- Revisione Periodica dei Contenuti
La revisione periodica dei contenuti è fondamentale per mantenere il sito aggiornato e rilevante. Effettua una revisione regolare dei contenuti per identificare eventuali problemi di cannibalizzazione e prendere provvedimenti per risolverli. Questo può includere la rimozione di contenuti duplicati, la fusione di pagine simili o l’aggiornamento dei contenuti esistenti per renderli più unici e rilevanti.
Durante la revisione dei contenuti è cruciale fare attenzione alle performance delle pagine. Utilizzando strumenti di analisi come Google Analytics e SEOZoom possiamo monitorare il traffico, il tempo di permanenza sulla pagina e altre metriche di engagement. Se notiamo che alcune pagine stanno performando meno bene del previsto, potrebbe essere un segnale di cannibalizzazione. In tal caso, valutiamo se sia necessario ottimizzare ulteriormente i contenuti oppure passare a interventi più diretti e risolutivi.
Come risolvere la cannibalizzazione delle keyword
Abbiamo quindi capito come evitare a monte il problema e come identificare la presenza di keyword e contenuti che si fanno concorrenza nello stesso sito, anche grazie a SEOZoom. A questo punto, come possiamo intervenire per risolvere la cannibalizzazione e smettere di confondere Google e utenti?
Questa parte di lavoro è nettamente pratica e richiede l’applicazione di alcune strategie, più o meno dirompenti.
- Redirect 301
La prima azione tecnica è quella di impostare un redirect 301 tra le pagine in competizione e quella per noi più strategica, che dunque diventa il punto di approdo del reindirizzamento.
In questo modo, il motore di ricerca dovrebbe avere le idee più chiare su quale pagina indicare come riferimento agli utenti che eseguono query, e gli stessi utenti/lettori potrebbero trovare più utili le informazioni che ritrovano (mai dimenticare il fattore umano, anche quando si fa SEO, né sottovalutare il valore dell’esperienza da fornire alle persone che atterrano sul sito).
I redirect 301 sono uno strumento potente per gestire la cannibalizzazione delle keyword. Questo reindirizzamento è permanente, cioè indica ai motori di ricerca e ai browser che una pagina è stata spostata in modo definitivo a un nuovo URL. Inoltre, il 301 trasferisce quasi tutto il valore SEO della pagina originale alla nuova pagina, aiutando a consolidare l’autorità e il ranking.
Per implementare un redirect 301 è necessario accedere al file .htaccess del server (se utilizziamo un server Apache) o configurare il reindirizzamento tramite il pannello di controllo dell’hosting o, in ambito CMS, usare alcuni appositi plugin WordPress o simili.
- Rel Canonical
Una seconda possibilità è l’utilizzo del Rel Canonical, così come si fa generalmente nei casi di contenuti duplicati per specificare l’URL da mostrare nei risultati di ricerca in maniera netta e inequivocabile. Questa strada consente di non eliminare i contenuti delle altre pagine, ma di privilegiare comunque quello che reputiamo più fondamentale per il progetto.
Il tag canonical un elemento HTML che indica ai motori di ricerca quale versione di una pagina dovrebbe essere considerata la versione principale. Per implementarlo, è necessario aggiungere un elemento <link rel=”canonical” href=”URL-della-pagina-principale”> nella sezione <head> del codice HTML della pagina duplicata.
- Riorganizzare i contenuti
Terzo intervento per affrontare e risolvere la keyword cannibalization è la riorganizzazione e ottimizzazione dei contenuti in competizione.
Utilizzando ad esempio gli strumenti di SEOZoom e l’analisi SEO possiamo scoprire keyword e topic non presi in considerazione che, se adeguatamente trattati, potrebbero aprire ulteriori canali di visibilità e attrazione di traffico, ma soprattutto differenziare il contenuto della pagina da quello dell’altra cannibalizzata. Significa, in pratica, concentrarci sulle keyword di long tail anziché sulla specifica e singola parola chiave e creare una struttura di link interni per suggerire a Google a quale pagina dare la priorità.
- Riunire o cancellare le pagine
C’è poi un’altra possibilità, utile in particolare ai siti di informazione, ovvero la creazione di un unico articolo “pillar” in cui far confluire anche i successivi aggiornamenti, senza cioè creare pagine nuove per ogni notizia successiva sul caso o sul tema. Alternativa, sempre per giornali online e affini, può essere quella di mettere in noindex i singoli articoli e di lasciare indicizzata solo la categoria di riferimento, che diventa quindi quella preferita dai motori di ricerca: se si sceglie questa tecnica, però, bisogna fare attenzione al livello di traffico generato dalle pagine che si de-indicizzeranno, perché se è elevato si rischia di creare un effetto nocivo a tutto il sito a cui potrebbe essere difficile rimediare.