Cache: che cos’è, a cosa serve, tipologie e consigli

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Un deposito temporaneo di dati o file frequentemente utilizzati, che vengono scaricati e richiamati rapidamente a ogni richiesta. Possiamo definire in questo modo la cache e l’attività di caching, vale a dire il processo di archiviazione di determinate risorse in locale, in modo che possano essere riutilizzate senza necessità di un passaggio di richiesta di andata e ritorno completa al server. La cache velocizza il flusso di informazioni tra il dispositivo dell’utente e i server che ospitano il sito, memorizzando localmente copie delle risorse e rendendo il caricamento molto più rapido. Ma non è solo una questione di velocità: una corretta gestione di questo strumento ha implicazioni significative anche sulla SEO, sulla user experience e, in ultima analisi, sui profitti di un’attività online. In questa guida approfondita esploreremo quindi il concetto di cache, il suo scopo, come gestirla e i problemi comuni associati, così da capire perché e come la memorizzazione in cache può rivelarsi un elemento cruciale per il funzionamento ottimale di un sito web e delle sue prestazioni.

Che cos’è la cache

In informatica, la cache è una forma di memoria ad alta velocità che conserva temporaneamente le copie di dati o file frequentemente richiesti.

La caching è un processo che permette di archiviare temporaneamente copie di file, immagini, pagine web e altri elementi in una posizione facilmente accessibile, in modo da ridurre il tempo di caricamento quando un utente visita un sito web. Risorse come HTML, CSS, immagini e JavaScript possono essere tutti memorizzati nella cache.

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Questo meccanismo consente di ridurre il tempo necessario per accedere a tali dati in futuro, rendendo le operazioni di lettura molto più veloci rispetto all’accesso diretto ai database o ai server originari.

Significato di caching

Il termine “cache” deriva dal francese e significa “nascondere” o “riporre”. Nel contesto dei siti web, il caching si riferisce più precisamente a diversi tipi di archiviazione temporanea e la cache è una sorta di “magazzino temporaneo” dove vengono memorizzate copie di dati o file a cui accediamo frequentemente.

Immaginiamo di visitare un sito web per la prima volta: il nostro browser deve scaricare una serie di elementi come immagini, script e fogli di stile. Questo processo richiede tempo e banda. La cache entra in gioco memorizzando questi elementi localmente sul nostro dispositivo: alla visita successiva, invece di scaricare nuovamente tutto, il browser può recuperare gli elementi dalla cache locale, velocizzando notevolmente il caricamento della pagina.

Ma la memorizzazione in cache non si limita solo al nostro browser: anche i server web utilizzano sistemi di caching per memorizzare temporaneamente dati e pagine web, riducendo il carico di lavoro e migliorando la velocità di risposta, così come ci sono anche la cache dei Content Delivery Network (CDN) e delle app. A prescindere dalla tipologia, ogni tipo di cache ha un ruolo specifico nel velocizzare il caricamento delle pagine e migliorare l’esperienza dell’utente.

Una particolarità della cache è rappresentata proprio dalle sue diverse implementazioni: la cache del browser, la cache del server e la cache di sistema sono solo alcune delle forme più comuni. Ognuna ha specifiche funzionalità e differenze che esploreremo più avanti. Importante è comprendere che la gestione della cache non riguarda solo la velocità, ma anche la privacy e la sicurezza. La cache può memorizzare dati sensibili e informazioni personali; pertanto, è essenziale adottare misure appropriate per proteggere queste informazioni.

In generale, infatti, la cache resta un meccanismo di memorizzazione temporanea utile per archiviare dati che vengono utilizzati frequentemente, con lo scopo di ridurre il tempo necessario per accedervi. Le pagine memorizzate nella cache vengono fornite come versioni HTML statiche per evitare query potenzialmente dispendiose in termini di tempo al database: la pubblicazione della versione più recente di una pagina potrebbe ad esempio richiedere l’accesso alle informazioni del database, e per questo serve più tempo rispetto alla pubblicazione di una versione della pagina già archiviata (memorizzata nella cache).

E quindi, nello specifico, la cache di un sito web viene impiegata per conservare una copia delle pagine web e dei loro contenuti, al fine di diminuire il tempo di caricamento e, come detto, migliorare l’esperienza utente. Questo è particolarmente importante per siti web ad alto traffico, dove la rapidità di accesso ai dati è fondamentale.

Comprendere la cache, una spiegazione semplice

Andiamo ancora più a fondo con le spiegazioni su che cos’è la cache, portando degli ulteriori esempi che possono chiarire questo concetto.

Stiamo per accedere per la prima volta a un sito web complesso, come un negozio online generalista che vende milioni di prodotti: senza l’uso della cache, ogni singolo elemento della pagina deve essere richiesto e caricato dal server, incluse immagini, script e file CSS. Questo processo può richiedere diversi secondi, soprattutto in presenza di una connessione non ottimale. Tuttavia, con la cache molti di questi elementi vengono salvati localmente sul dispositivo dell’utente. Al successivo accesso, la cache permette di richiamare rapidamente gli elementi già scaricati, riducendo drasticamente il tempo di caricamento.

Un altro esempio concreto può essere osservato nella fruizione quotidiana dei video. Servizi di streaming come Netflix e YouTube utilizzano la cache per memorizzare porzioni di video in anticipo, in modo da garantire uno streaming senza interruzioni. Similmente, i browser web conservano versioni precedenti delle pagine visitate, permettendo agli utenti di tornare indietro e rivisitare i contenuti senza dover ricaricare ogni singolo componente.

Breve storia della cache in informatica

L’evoluzione della cache ha radici profonde nel tempo, risalenti agli anni ’60 e ’70, quando i primi computer cominciarono a manifestare la necessità di migliorare le prestazioni attraverso tecniche di memorizzazione temporanea dei dati. La nascita della cache si può attribuire ai mainframe IBM, dove veniva utilizzata per memorizzare istruzioni e dati frequentemente richiesti dalla CPU: questo approccio ha rappresentato una svolta tecnologica in termini di efficienza, poiché ha ridotto notevolmente i tempi di calcolo.

Negli anni ’80, la tecnologia della cache fece il suo ingresso nei personal computer, diventando una componente essenziale per migliorare le performance dei processori. Con l’aumento esponenziale dei dati e delle applicazioni, la cache ha esteso la sua rilevanza non solo a livello hardware ma anche software, influenzando molti aspetti dell’informatica moderna.

L’evoluzione della tecnologia di caching

Alle origini, i computer erano ben lontani dalla potenza di calcolo a cui siamo abituati oggi. La necessità di ottimizzare l’accesso ai dati portò allo sviluppo delle prime forme di cache nei mainframe IBM, dove venivano memorizzate le istruzioni e i dati più utilizzati dalla CPU. Questo approccio, rivoluzionario per l’epoca, permise di ridurre drasticamente i tempi di elaborazione.

Con l’avvento di Internet e la crescita esponenziale dei dati, la cache ha assunto un ruolo sempre più centrale. Nuove tipologie di cache, come la cache del browser e la cache del server, sono diventate essenziali per gestire l’enorme mole di informazioni che viaggiano sul web, garantendo un’esperienza utente fluida e veloce.

Il web ha infatti ingigantito il ruolo della cache, estendendo il suo campo d’azione per includere non solo dati e istruzioni, ma interi contenuti web. Cache del server, cache del browser e cache di rete sono diventati strumenti cruciali per garantire che le informazioni venissero scambiate e visualizzate nel modo più efficiente possibile. Con l’evoluzione del web 2.0 e l’incremento delle applicazioni dinamiche, la cache ha assunto un ruolo ancora più strategico, facilitando l’accesso rapido a contenuti generati in tempo reale e migliorando significativamente la user experience.

La continua innovazione nel campo del caching ha portato anche allo sviluppo di tecniche avanzate come il caching distribuito, dove i dati vengono memorizzati su più server distribuiti geograficamente per ridurre ulteriormente i tempi di latenza e migliorare la disponibilità del servizio. In un’epoca in cui la velocità e l’efficienza sono fondamentali, la cache rappresenta uno degli strumenti più potenti e versatili a disposizione degli ingegneri del software e degli sviluppatori web.

Tipologie di cache: quali sono e a cosa servono

Lo abbiamo detto: il sistema della cache in informatica è ricco e variegato, con diverse tipologie che si differenziano per scopo e funzionalità. Comprendere queste differenze è fondamentale per sfruttare al meglio le potenzialità della caching e ottimizzare le performance di applicazioni e siti web, e in particolare per ottimizzare le performance del nostro sito web e offrire un’esperienza utente impeccabile.

Queste sono le principali tipologie di cache, che spesso lavorano insieme per migliorare la velocità, l’efficienza e l’esperienza utente nelle diverse applicazioni tecnologiche.

  1. Cache del browser
  • Memorizza elementi statici come immagini, file CSS e JavaScript sul dispositivo dell’utente.
  • Riduce i tempi di caricamento delle pagine web nelle visite successive.

 

  1. Cache del server
  • Memorizza temporaneamente dati e pagine web sul server per ridurre il carico di lavoro e migliorare la velocità di risposta e l’accesso ai contenuti.
  • Include strumenti come Varnish Cache e Redis.

 

  1. Cache delle applicazioni mobili
  • Ottimizza le performance delle app sui dispositivi mobili, memorizzando dati frequentemente utilizzati.
  • Migliora l’esperienza dell’utente, specialmente in condizioni di connettività limitata.

 

  1. Cache di sistema
  • Opera a livello di sistema operativo per ottimizzare l’accesso ai file e ai dati.
  • Migliora le performance generali del computer o del dispositivo.

 

  1. Caching distribuito
  • I dati vengono memorizzati su una rete di server geograficamente distribuiti per migliorare velocità e affidabilità.
  • Riduce la latenza e migliora la disponibilità del servizio.

 

  1. CDN
  • Distribuisce contenuti statici su una rete globale di server.
  • Migliora la velocità di accesso e riduce il carico sul server principale.

 

  1. Cache delle app web
  • Utilizzata nelle applicazioni web per memorizzare dati e risorse frequentemente richieste.
  • Migliora la reattività e la velocità di caricamento delle app web.

 

  1. Cache del database
  • Memorizza le query frequenti e i loro risultati per ridurre i tempi di accesso ai dati.
  • Utilizza sistemi come Memcached o Redis per ottimizzare le prestazioni del database.

 

Scendendo in questioni che ci riguardano più da vicino, possiamo dire che un sito web ha potere e controllo diretto su queste tipologie di cache:

  • Cache del server. Questa è la tipologia di cache su cui si ha il controllo maggiore e si possono implementare diverse tecnologie di caching sul server, come
    • Page caching: memorizza copie complete delle pagine web generate dinamicamente.
    • Fragment caching: memorizza parti specifiche di una pagina, come un elenco di prodotti o un blocco di contenuti.
    • Object caching: memorizza i risultati di query al database o altre operazioni complesse.
    • Opcode caching: memorizza il codice compilato di un linguaggio di scripting per evitare di doverlo ricompilare ad ogni richiesta.

 

  • Cache del sito. Molti CMS come WordPress, Drupal e Joomla offrono funzionalità integrate o plugin per gestire la cache a livello di sito web. Questo tipo di cache può includere:
    • Cache delle pagine: simile al page caching a livello di server, ma gestito direttamente dal CMS.
    • Cache degli oggetti: memorizza dati utilizzati frequentemente dal CMS, come le opzioni del tema o i widget.

Per quanto riguarda la SEO, invece, le tipologie di cache che impattano maggiormente il lavoro sono cache del server, del sito e CDN.

In sintesi, una corretta configurazione della cache del server può ridurre significativamente i tempi di caricamento delle pagine, migliorando il posizionamento nei risultati di ricerca. Anche la cache del sito contribuisce a migliorare la velocità di caricamento delle pagine, con un impatto positivo sulla SEO. Infine, pur non essendo strettamente una tipologia di cache gestita direttamente dal sito web, l’utilizzo di una CDN può migliorare notevolmente la velocità di caricamento delle pagine per gli utenti geograficamente distanti dal server principale. Questo può avere un impatto positivo sulla SEO, soprattutto per siti web con un’audience globale, garantendo un’esperienza di navigazione veloce e fluida per tutti gli utenti, indipendentemente dalla loro posizione geografica..

Come funziona il meccanismo di caching: le tre modalità principali

Una non ottimale memorizzazione nella cache non significa solo una cattiva esperienza utente, perché significa anche peggiorare il dialogo con i crawler di Google, proprio in virtù delle specificità di questo processo.

Per comprendere meglio, possiamo analizzare i 3 principali tipi di caching, le loro caratteristiche e i modi in cui si influenzano a vicenda.

  1. Cache lato server

La cache del server funziona memorizzando temporaneamente risposte a richieste e contenuti generati dinamicamente sull’infrastruttura del server stesso anziché su un dispositivo lato client. Questo tipo di cache può essere utile se abbiamo un sito che pubblica contenuti che cambiano frequentemente, ma che possono essere ugualmente memorizzati temporaneamente per ridurre il tempo di caricamento delle pagine.

Il vantaggio è che abbiamo controllo sulle impostazioni di memorizzazione, e in particolare possiamo definire tempi di cache diversi per file (e tipi di file) diversi presenti sul sito, valutando la necessità che ha l’utente di vedere l’ultima versione di quel file. Ad esempio, il contenuto HTML front-page dovrebbe probabilmente essere memorizzato nella cache più spesso dell’immagine di sfondo o del foglio di stile.

La frequenza di memorizzazione dipende dalla tipologia del sito in oggetto: un sito di news potrebbe richiedere un aggiornamento della cache a ogni visita dell’utente, e tutto deve essere valutato esaminando la nicchia di mercato, il contenuto del sito e persino le azioni similari dei competitor.

La gestione della cache è regolata attraverso l’assegnazione di un’etichetta di scadenza, che permette al browser di sapere per quanto tempo un elemento può essere conservato e riutilizzato, e quando invece è necessario richiederlo nuovamente dal server. Impostare correttamente la durata della cache permetterà di velocizzare i tempi di caricamento per gli utenti – motivo per cui Google suggerisce di configurare un periodo di validità di un anno per la maggior parte delle risorse statiche. Adottando tecniche avanzate di controllo delle versioni per le risorse, potremo inoltre utilizzare durate della cache più estese: se il nome di un file cambia, il server richiederà automaticamente il nuovo file dal server senza attingere alla versione precedentemente memorizzata nella cache. Se non si stabilisce una durata per la cache, invece, il server intenderà che è necessario recuperare nuovamente la risorsa ogni volta, potendo comportare una mancata memorizzazione nella cache. Questo può causare, spesso, tempi di caricamento significativamente più lunghi.

Il processo tipico del meccanismo di caching lato server si può sintetizzare in questi passaggi chiave:

  • Richiesta iniziale. Un utente visita una pagina web generata dinamicamente; il server riceve la richiesta e calcola la risposta in base al contenuto dinamico e ai parametri di richiesta.
  • Memorizzazione nella cache. Il server memorizza la risposta generata nella cache e imposta un intervallo di tempo di validità.
  • Richieste successive. Se un altro utente richiede la stessa pagina web entro l’intervallo di tempo di validità, il server fornirà direttamente la copia memorizzata nella cache anziché ricalcolare nuovamente la risposta.
  • Controllo di validità. Una volta scaduto l’intervallo di tempo di validità, la cache viene dichiarata non valida e il server dovrà rigenerare la risposta e aggiornare la cache quando riceve una nuova richiesta.

Questa gestione di codice, contenuto e query statici può essere supportata utilizzando un CDN, che si serve di una rete di server distribuiti in tutto il mondo per restituire dinamicamente i dati in base alla vicinanza geografica dell’utente. Questa funzione consente ai siti di operare in modo efficiente in situazioni impegnative e di fornire contenuti agli utenti in base alla posizione e alla capacità in tempo reale.

  1. Cache del browser

La memorizzazione nella cache del browser avviene a livello di singolo visitatore: non ne abbiamo controllo completo, ma possiamo influenzarla tramite le impostazioni di memorizzazione nella cache del server, che indicano al browser se deve o meno recuperare l’ultima versione di ciascuna risorsa.

In pratica, l’archiviazione temporanea delle informazioni del sito è ospitata nella cache del dispositivo del visitatore per il recupero in un secondo momento; il visitatore di ritorno può anche gestire manualmente i dati memorizzati nella cache e cancellare la cache interna, se necessario. Ciò permette di servire un’esperienza di navigazione reattiva, limitando al contempo il carico del server, ed è utile per siti grandi e complessi o pagine di e-commerce con un pubblico di ritorno significativo.

I browser come Google Chrome e Firefox in genere memorizzano nella cache le cosiddette risorse statiche (immagini, CSS), quelle che non cambiano troppo spesso da una visita all’altra e quindi possono essere caricate molto più velocemente, poiché non devono essere scaricate nuovamente dal Web.

Quando un utente visita una pagina web per la prima volta, il browser richiede al server le risorse necessarie per visualizzare la pagina, come file HTML, CSS, JavaScript, immagini e altri media; al ricevimento di queste risorse, il browser può memorizzarle nella cache locale (cache del browser) nel dispositivo dell’utente.

Sebbene non sia possibile controllare il modo in cui un utente imposti la cache del suo browser (se lo desidera, potrebbe persino eseguire un aggiornamento completo ogni volta), la caching del browser è ancora molto importante, poiché è così che il browser ricorda e memorizza i siti web visitati nella loro memoria locale, aiutando il sito a caricarsi più velocemente. Come proprietari del sito possiamo anche dettare quali informazioni la cache del browser client conserva pagina per pagina, e possiamo anche scegliere di svuotare la nostra cache per eliminare materiale obsoleto o “vecchio” – un’operazione da fare sempre dopo una riprogettazione del sito o dopo il completamento di un aggiornamento significativo.

  1. Cache di Google

Ci concentriamo anche su una terza forma di caching, quella realizzata da motori di ricerca come Google, che memorizzano una versione di backup di una pagina web che può essere fornita a un utente al posto della versione più recente della pagina stessa. Quando un motore di ricerca, come Google, indicizza una pagina, crea solitamente una versione cache che gli utenti possono visualizzare se il sito web originale è irraggiungibile o lento.

La cache di Google è quindi un’istantanea dei contenuti della pagina e viene acquisita quando Google ha eseguito l’ultima scansione della pagina del sito web: non abbiamo informazioni precise sul funzionamento di questa memorizzazione, ma gli esperimenti suggeriscono che il crawler di Google memorizza le sue visite al sito in una sorta di cache “virtuale” del browser. Ogni volta che esegue la scansione del sito, sembra utilizzare ciò che è già nella cache virtuale del browser come base di riferimento, e ciò gli consente di eseguire la scansione progressivamente di più ogni volta.

Le funzionalità di cache di Google presentano una serie di vantaggi, e in particolare:

  • Risultati di ricerca: permette di presentare rapidamente i risultati delle sessioni di ricerca agli utenti, poiché consente di mostrare una copia memorizzata della pagina web senza dover attingere direttamente dall’URL originale.
  • Monitoraggio delle modifiche: la cache di Google facilita lo studio e l’analisi delle modifiche apportate alle pagine web nel tempo, così da semplificare l’analisi e le valutazioni sulle ottimizzazioni SEO.
  • Disponibilità dei contenuti: se un sito web è temporaneamente offline o inaccessibile, la cache di Google consente di visualizzare comunque il suo ultimo stato indicizzato. Pertanto, gli utenti possono accedere al contenuto anche se il server originale è momentaneamente irraggiungibile.

Rispetto a quest’ultimo punto, usando l’operatore di ricerca avanzato cache:website.com/page (da sostituire con l’URL preciso) possiamo scoprire l’ultima volta che un sito o una pagina è stato memorizzato nella cache, nonché visualizzare appunto l’ultima copia statica presente nell’archivio virtuale di Google. Possiamo raggiungere la copia cache di una pagina web anche dalla SERP di Google, cliccando sui tre puntini verticali che – nelle ultime versioni – conducono alla funzionalità “Informazioni su questo risultato”, che appunto include anche un pulsante “cache” che ci fa visualizzare la versione memorizzata in cache della pagina web.

È importante notare, però, che se le impostazioni caching lato server indicano agli utenti di recuperare l’ultima versione di ogni risorsa a ogni visita, anche il crawler di Google (che è un utente virtuale) non sarà in grado di basarsi sulle scansioni precedenti e quindi potrebbe eseguire la scansione di una parte minore del sito web; se le impostazioni del server impongono quindi un aggiornamento a ogni visita, potremmo incappare in problemi in termini di ranking.

Dopo l’annuncio agli inizi del 2024, i link alla cache di Google sono stati effettivamente ritirati e quindi ora bisogna usare strategie differenti per visualizzare le copie “d’archivio” nel Web.

Il ruolo della cache server nel web

Andiamo ancora più a fondo con le nostre spiegazioni.

La cache del server è una tecnica utilizzata per memorizzare temporaneamente dati direttamente sul server, riducendo il carico di lavoro e migliorando la velocità di risposta. Questo tipo di cache è fondamentale per siti web ad alto traffico, dove la rapidità di accesso ai dati è cruciale. La cache del server può memorizzare sia contenuti statici, come pagine HTML e immagini, sia contenuti dinamici generati da database.

Un esempio comune di cache del server è l’utilizzo di sistemi come Varnish Cache o Redis, che memorizzano le risposte alle query più frequenti, riducendo il tempo di risposta del server. Questa forma di cache è anche strettamente legata alla scalabilità di un’applicazione. In un ambiente scalabile, più server possono condividere una stessa cache distribuita, permettendo di gestire picchi di traffico senza rallentamenti.

La cache del server svolge anche un ruolo chiave nella coerenza dei dati. Implementare politiche di coerenza della cache è fondamentale per garantire che i dati memorizzati siano sempre aggiornati e accurati. Questo coinvolge tecniche come la cache invalidation e la cache expiration, che aiutano a mantenere la cache sincronizzata con il resto dell’infrastruttura.

Cos’è la cache del browser e come funziona

La cache del browser è forse la forma di caching più conosciuta e utilizzata. Quando un utente visita un sito web, il browser scarica e memorizza localmente sul dispositivo elementi statici come immagini, file CSS e JavaScript. Questa operazione consente di velocizzare il caricamento delle pagine web nelle visite successive, in quanto molti degli elementi richiesti sono già presenti localmente e non devono essere riscaricati dal server.

La cache del browser è essenziale non solo per migliorare la velocità di caricamento, ma anche per ridurre il consumo di banda. Tuttavia, questa tipologia di cache può presentare il problema dell’obsolescenza dei dati. Se il sito web viene aggiornato ma la cache del browser contiene ancora una versione precedente, l’utente potrebbe visualizzare informazioni non aggiornate. Per mitigate questo problema, tecniche come l’invalidazione della cache e la configurazione di politiche di scadenza appropriate sono cruciali.

I browser moderni offrono anche strumenti integrati per gestire manualmente la cache. Ad esempio, in Google Chrome, accedendo alle impostazioni avanzate, gli utenti possono cancellare specifici dati memorizzati nella cache. Questo è particolarmente utile per risolvere eventuali problemi di visualizzazione dovuti a dati cache obsoleti.

Che cos’è la cache del sito

Esiste anche una cache del sito, come detto, che è una forma di caching che viene implementata a livello di applicazione web o CMS per migliorare le performance del sito web memorizzando versioni statiche delle pagine generate dinamicamente. La cache del sito può essere memorizzata sia lato client (nel browser dell’utente) sia lato server.

La cache del sito può trovarsi in diversi luoghi a seconda della configurazione: può essere salvata in file locali sul server, memorizzata in sistemi di cache come Redis o Memcached, oppure distribuita su più server attraverso una CDN (Content Delivery Network).

La gestione della cache del sito varia a seconda della piattaforma utilizzata. Esistono ad esempio plugin WordPress dedicati come W3 Total Cache o WP Super Cache che offrono interfacce semplici per configurare e gestire la cache. Questi strumenti permettono di svuotare e rigenerare la cache, configurare la durata della cache e impostare regole specifiche per pagine o sezioni del sito.

La gestione della cache del sito richiede anche una comprensione delle tecniche di cache invalidation e cache expiration per garantire che i contenuti siano sempre aggiornati e coerenti. In alcuni casi, può essere necessario implementare politiche di cache-busting, utilizzando query string uniche nelle risorse statiche per forzare il ricaricamento delle versioni aggiornate.

Gestire correttamente la cache del sito è fondamentale per bilanciare performance e accuratezza dei dati, migliorando l’esperienza complessiva dell’utente e l’efficienza del sito web.

Cache del sito: a cosa serve e come gestirla

La site caching, la memorizzazione in cache controllata lato client, consente ai visitatori di accedere al sito e alle sue pagine tramite Google Cache. Questa funzione si rivela utile per i proprietari di siti che sperimentano problemi con la gestione del traffico del sito  difficoltà di tipo infrastrutturale.

In breve, la site caching fornisce un “backup” del contenuto che consente ai visitatori di ritorno di visualizzare risorse che potrebbero essere temporaneamente non disponibili o inaccessibili se e quando gli elementi del sito cessano di funzionare. La visualizzazione di una versione memorizzata nella cache di un sito Web o di una pagina è controllata dai visualizzatori nel front-end del sito; questa configurazione back-end consente ai proprietari di stabilire quali dati memorizzare nella cache per la restituzione e per quanto tempo devono essere conservati.

Le opzioni della funzione cache possono essere impostate pagina per pagina, consentendo ai proprietari del sito di fornire un sito reattivo che si carica rapidamente e funziona bene. In questo modo, i siti possono ottimizzare la caching anche se offrono una combinazione di contenuti regolarmente aggiornati, materiali di lunga data o elementi complessi non memorizzabili.

La cache del sito ha diversi scopi, e in particolare può servire a:

  • Migliorare le prestazioni. La cache riduce il tempo di caricamento delle pagine web, poiché permette al browser di recuperare rapidamente i dati memorizzati invece di doverli richiedere nuovamente al server.
  • Ridurre il carico sul server. Una parte delle richieste viene soddisfatta dalla cache, pertanto il server risulta meno sollecitato, migliorando la sua efficienza e stabilità.
  • Risparmiare banda. La cache riduce la quantità di dati che devono essere scaricati dai visitatori del sito, diminuendo i costi di banda e aumentando la velocità di navigazione.

Per gestire la cache del sito possiamo utilizzare diversi metodi e strumenti, come:

  • Plugin e moduli. Sono disponibili numerosi plugin e moduli per CMS come WordPress, Drupal e Joomla, che permettono di configurare e ottimizzare facilmente la cache del sito.
  • Configurazione del server. A livello di server, è possibile utilizzare strumenti come Varnish o Nginx per implementare una cache più avanzata e personalizzata.
  • Cache del browser. È possibile impostare politiche di cache tramite l’uso di intestazioni HTTP, che consentono di controllare la durata e le modalità di memorizzazione nella cache del browser dei visitatori.

Come impedire la memorizzazione in cache

Se non desideriamo che il sito web venga memorizzato nella cache o appaia in archive.org – un’eventualità possibile, ad esempio se abbiamo pagine dinamiche con contenuti in continua evoluzione – possiamo utilizzare i seguenti metatag che, inseriti nel tag <head> della pagina HTML, indicano ai motori di ricerca come gestire la memorizzazione temporanea (caching) e l’archiviazione delle pagine web nel loro indice.

  • content=”noarchive”
  • content=”no-cache”

Nello specifico, content=”noarchive” specifica ai crawler dei motori di ricerca di non salvare una copia cache delle pagine web. Come detto, quando Google indicizza una pagina ne crea solitamente una versione cache, che gli utenti possono visualizzare se il sito web originale è irraggiungibile o lento: utilizzando il tag content=”noarchive” impediamo al motore di ricerca di creare e mostrare questa versione cache nelle pagine dei risultati di ricerca.

Il meta tag content=”no-cache” indica ai motori di ricerca e ai browser che la pagina non deve essere memorizzata nella cache del browser: ciò significa che, ogni volta che un utente visita la pagina, il browser dovrà caricarla direttamente dal server invece di utilizzare la versione memorizzata nella cache locale. Questo potrebbe risultare utile per le pagine con contenuti dinamici o sensibili che cambiano frequentemente e richiedono l’aggiornamento in tempo reale. A differenza del caso precedente, il tag “no-cache” si inserisce nel tag <head> della pagina HTML, ma all’interno di una meta di tipo http-equiv.

È importante notare che il metatag content=”no-cache” non è sempre sufficiente per impedire la memorizzazione nella cache del browser, poiché alcuni browser potrebbero ignorarlo. Pertanto, è consigliabile gestire anche la cache attraverso l’invio di intestazioni HTTP “Cache-Control” dal server web.

L’importanza della cache per la SEO

Se ci occupiamo di SEO non possiamo sottovalutare il potenziale impatto della cache, che gioca un ruolo cruciale non solo nel migliorare le performance del sito, ma anche nel determinare il suo posizionamento sui motori di ricerca. Estremizzando, un sito che carica rapidamente ha un potenziale superiore nei risultati di ricerca, offrendo un’esperienza utente superiore e riducendo il tasso di abbandono.

L’espressione cache SEO si riferisce alla strategia di ottimizzazione della cache per migliorare la velocità di caricamento del sito e, di conseguenza, il suo ranking nei motori di ricerca. Questo include una serie di tecniche, come la configurazione dei file .htaccess per controllare l’invalidazione della cache, l’uso di CDN per distribuire i contenuti statici e la compressione delle risorse per ridurre il tempo di caricamento.

Un elemento cruciale della cache SEO è la configurazione corretta delle intestazioni HTTP, che permettono di specificare la durata della cache per ogni risorsa. Un corretto uso delle intestazioni può migliorare significativamente la velocità di caricamento delle pagine, riducendo il tempo necessario per caricare gli elementi statici. Questo non solo migliora l’esperienza dell’utente, ma anche la crawlability del sito, permettendo ai motori di ricerca di indicizzare le pagine più velocemente e in modo più efficiente.

Un altro aspetto fondamentale è la gestione della scadenza della cache. Configurare correttamente i tempi di scadenza delle risorse cache può garantire che i contenuti rimangano aggiornati, evitando problemi di obsolescenza. Google, ad esempio, utilizza tecniche di caching per indicizzare le pagine web e mantenere una copia delle pagine nel proprio database, conosciuta come Google Cache. Assicurarsi che i motori di ricerca abbiano accesso alla versione più recente del sito è quindi essenziale per mantenere un buon ranking.

I vantaggi della gestione ottimale della cache

Gestire correttamente la cache di un sito web è cruciale per svariati motivi, a cominciare da un potenziale beneficio delle prestazioni delle pagine e dal consequenziale miglioramento della UX.

Quando un utente visita per la prima volta un sito web, il suo browser salva gli elementi del sito selezionati nella sua cache interna: questa funzione consente di memorizzare una serie di materiali sul computer del visitatore, che possono essere rapidamente recuperati dalla memoria quando ritorna su un sito Web invece di estrarre dati da download ripetuti di contenuti. La corretta memorizzazione nella cache consente di ottimizzare l’utilizzo della larghezza di banda del sito, ridurre il carico del server e gestire i costi operativi, e ciò avvantaggia anche i visitatori perché migliora la reattività della pagina, consentendo l’accesso a contenuti che potrebbero non essere disponibili a causa di interruzioni e migliorando l’esperienza utente complessiva per incoraggiare le visite di ritorno.

Sono in particolare tre gli aspetti positivi che possiamo evidenziare:

  • Velocità di caricamento delle pagine: una cache ben gestita riduce il tempo necessario per caricare le pagine del sito, migliorando così l’esperienza dell’utente e influendo positivamente sulla capacità del sito di convertire i visitatori in acquirenti o lead, diminuendo il tasso di abbandono.
  • Risparmio di risorse: la cache riduce il carico sul server, poiché le risorse archiviate nella cache vengono fornite direttamente all’utente senza la necessità di ottenere nuovamente i dati dal server. Ciò contribuisce a una maggiore efficienza e a un impiego ottimizzato delle risorse.
  • Miglioramento della SEO: la velocità di caricamento delle pagine potrebbe in qualche modo contribuire a migliorare il posizionamento nei motori di ricerca e quindi la SEO. Con una buona gestione della cache, il sito verrà indicizzato più velocementedai motori di ricerca e potrebbe beneficiare di una migliore posizione nei risultati di ricerca, funzionando con un’efficienza ottimale.

Cache sito web: perché migliorare velocità e user experience

La cache è insomma uno degli strumenti più potenti per migliorare le performance di un sito web. Riducendo il tempo di caricamento delle pagine e migliorando la disponibilità e l’accessibilità del sito, la cache gioca un ruolo cruciale nell’ottimizzazione dell’esperienza utente. Un sito che carica rapidamente non solo soddisfa le aspettative degli utenti, ma riduce anche il tasso di abbandono e aumenta il tempo di permanenza, due metriche chiave nel panorama del digital marketing.

La velocità di caricamento è un fattore critico nell’esperienza utente (UX). La cache del sito web permette di memorizzare localmente sul dispositivo dell’utente o sui server copia di pagine già visitate, riducendo il numero di richieste al server e accelerando il rendering delle pagine. Questo è particolarmente importante per i siti di e-commerce, dove un caricamento più veloce può fare la differenza tra una vendita completata e un carrello abbandonato.

L’ottimizzazione della cache non riguarda solo la velocità e la disponibilità del sito è un altro fattore cruciale. Utilizzando tecnologie come il caching distribuito attraverso Content Delivery Network, si può garantire che il sito resti accessibile anche durante picchi di traffico, evitando down-time e migliorando la soddisfazione degli utenti.

Ma una gestione corretta della cache non solo influenza l’experienza utente e la disponibilità del sito, ma ha un impatto diretto anche sulle conversioni. Un sito veloce e reattivo crea un ambiente favorevole alle transazioni, migliorando il tasso di conversione e, in definitiva, i profitti. Da un punto di vista strategico, investire nella gestione della cache può risultare in un notevole ritorno sull’investimento, rendendo questo aspetto tecnico una priorità fondamentale per chiunque operi nel digital marketing.

Gestire la cache: best practices e problematiche comuni

Gestire la cache in modo efficace richiede una comprensione approfondita delle sue dinamiche e delle best practices. Le impostazioni del sito relative ai dati memorizzati nella cache devono essere configurate attentamente per evitare sia il sovraccarico che la mancata archiviazione di dati cruciali. Un’attenzione particolare deve essere riservata alla configurazione dei tempi di scadenza della cache, che possono variare a seconda del tipo di contenuti (statici o dinamici) e delle esigenze specifiche del sito.

Uno degli aspetti più critici nella gestione della cache è l’aggiornamento. Ad esempio, aggiornare la cache del browser o del server è essenziale per garantire che le modifiche apportate al sito siano correttamente visualizzate. Questo può richiedere azioni come svuotare la cache manualmente, configurare le intestazioni HTTP per forzare l’aggiornamento o utilizzare strumenti specifici per la gestione della cache.

Come aggiornare la cache del browser e del sito

Aggiornare la cache del browser è un’operazione relativamente semplice ma cruciale per assicurarsi che gli utenti vedano la versione più aggiornata del sito web. In Google Chrome, per esempio, è possibile forzare l’aggiornamento della cache utilizzando combinazioni di tasti come Ctrl + F5 su Windows o Cmd + Shift + R su macOS. Questi comandi permettono al browser di bypassare la cache locale e ricaricare completamente la pagina dal server.

Inoltre, accedendo alle impostazioni avanzate di Chrome, è possibile cancellare specifici dati di navigazione, inclusi i file memorizzati nella cache. Questa operazione può essere particolarmente utile per risolvere problemi di visualizzazione dovuti a dati cache obsoleti.

Per aggiornare la cache del sito, soprattutto quando si utilizzano CMS come WordPress, esistono come detto diversi plugin e strumenti che possono automatizzare il processo: ognuno di loro offre opzioni per svuotare e rigenerare la cache, garantendo che le modifiche apportate al sito siano immediatamente visibili agli utenti.

Problemi comuni con la cache del sito

Sebbene la cache sia un elemento essenziale per migliorare le prestazioni di un sito web, può talvolta causare problemi, che inficiano l’esperienza dell’utente o compromettono la stessa memorizzazione. I più comuni sono:

  • Contenuti obsoleti. Quando la cache non viene aggiornata correttamente, i visitatori potrebbero vedere versioni obsolete delle pagine web, causando possibili incoerenze e problemi di usabilità. Per evitare questi disallineamenti tra ciò che viene visualizzato dagli utenti e le attuali informazioni del sito è fondamentale configurare correttamente i tempi di scadenza e utilizzare tecniche di invalidazione della cache.
  • Problemi di compatibilità. Alcuni plugin o temi potrebbero non essere compatibili con le impostazioni di cache, causando malfunzionamenti o errori visivi.
  • Problemi di privacy e la sicurezza. Memorizzare dati sensibili o informazioni personali nella cache può esporre il sito a rischi. È quindi importante escludere questi dati dalla cache e implementare misure di sicurezza appropriate, come la crittografia.
  • Sovraccarico del server, specialmente se i dati vengono memorizzati indefinitamente. Utilizzare politiche di cache-busting, come l’aggiunta di query string uniche nelle risorse statiche, può aiutare a mantenere la cache aggiornata e ridurre il carico sul server.
  • Difficoltà nella risoluzione dei problemi. In presenza di problemi con il sito, la cache può rendere più difficile identificare e risolvere la causa, poiché potrebbe essere necessario svuotare la cache per vedere gli effetti delle modifiche apportate.

Dal punto di vista tecnico, invece, si rivelano frequenti questi problemi pratici:

  • Durata della cache troppo breve o assente: una scadenza della cache troppo breve o la mancanza di una scadenza predefinita possono causare scarso utilizzo della cache, con conseguente aumento dei tempi di caricamento e del carico sul server.
  • Durata della cache eccessivamente lunga: impostare una durata della cache troppo lunga per contenuti dinamici e frequentemente aggiornati può portare a visualizzare ai visitatori versioni obsolete delle pagine, causando problemi di aggiornamento dei contenuti e di usabilità. Un consiglio per gestire in modo opportuno la durata è verificare la strategia dei competitor meglio posizionati e “prendere spunto” per le nostre impostazioni.
  • Mancata controllo della versione delle risorse: senza un adeguato controllo della versione delle risorse statiche, i visitatori potrebbero continuare a utilizzare vecchie versioni della cache anche quando sono disponibili versioni aggiornate delle risorse, come CSS, JavaScript e immagini. Allo stesso modo, è importante verificare che la cache abbia memorizzato la pagina corretta, soprattutto tra i risultati di ricerca di Google.
  • Utilizzo di URL non canonici: l’uso di URL diversi per lo stesso contenuto può generare cache duplicate e spreco di risorse, poiché il browser o il server potrebbero memorizzare più copie dello stesso contenuto.
  • Mancata compressione dei file: la mancata compressione di risorse come file CSS, JavaScript e immagini può aumentare i tempi di caricamento e la larghezza di banda utilizzata, vanificando i benefici della cache.
  • Mancata configurazione corretta della cache del server: la configurazione errata della cache del server per un’applicazione dinamica può provocare errori, come la visualizzazione di contenuti obsoleti o incoerenti.
  • Mancata ottimizzazione per dispositivi mobili: se la cache non viene ottimizzata per i dispositivi mobili, gli utenti potrebbero riscontrare lunghi tempi di caricamento e un’esperienza utente compromessa su smartphone e tablet.
  • Mancata configurazione della cache dei CDN: la mancata configurazione o l’uso inadeguato di una rete CDN potrebbe influire negativamente sulla distribuzione e sull’ottimizzazione delle risorse statiche.

Per gestire questi problemi, è importante monitorare e configurare correttamente la cache, garantendo che sia aggiornata regolarmente e che sia compatibile con gli altri componenti del sito; è consigliabile testare accuratamente le modifiche apportate al sito e alle impostazioni della cache, per assicurarsi che non causino problemi all’esperienza utente o alle prestazioni del sito.

Come risolvere eventuali problemi con la cache di Google

Se una gestione efficiente dalla cache può potenzialmente dare una mano agli sforzi di conquista di visibilità organica, il rovescio della medaglia è rappresentato dalle perdite di traffico e di posizionamento che possono derivare da impostazioni sbagliate.

Quando riscontriamo problemi con la cache di Google, possiamo intervenire con alcuni controlli e correzioni:

  • Check del tag canonical e di un suo utilizzo corretto.
  • Check della sitemap e, se necessario, generazione di una nuova sitemap.
  • Check della Search Console di Google per eventuali avvisi o messaggi
  • Check dello strumento Controllo URL di GSC.
  • SEO audit per una diagnostica, utilizzando strumenti come Screaming Frog o lo Spider di SEOZoom.
  • Check delle impostazioni di caching del server.

Strumenti di verifica e controllo della cache: quali sono e come usarli

Monitorare e verificare l’efficacia della cache del sito web è un passo essenziale per garantire che le ottimizzazioni funzionino correttamente. Uno degli strumenti più utili in questo contesto è il controllo Google Cache, che permette di vedere come Google memorizza e visualizza le pagine del sito. Questo strumento è fondamentale per identificare eventuali problemi di indicizzazione e garantire che i motori di ricerca stiano accedendo alla versione più aggiornata delle pagine web.

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Gli strumenti di verifica della cache non si fermano qui. GTmetrix, Pingdom e WebPageTest sono alcuni dei servizi più diffusi che offrono analisi dettagliate delle performance del sito. Questi strumenti non solo misurano il tempo di caricamento delle pagine, ma forniscono anche approfondimenti su come la cache sta influenzando le performance complessive del sito.

GTmetrix offre un’analisi approfondita e dettagliata del tempo di caricamento delle pagine, fornendo suggerimenti specifici su come ottimizzare la cache; Pingdom, oltre a misurare il tempo di caricamento, permette di testare il sito da diverse località geografiche, offrendo una visione granulare delle performance della cache distribuita; WebPageTest è uno strumento versatile che consente di effettuare test di velocità multipli e analizzare in dettaglio vari aspetti della cache e delle risorse del sito.

Utilizzare questi strumenti per monitorare e verificare l’efficacia della cache è fondamentale per mantenere alte performance e migliorare continuamente l’esperienza utente. Ricordiamo che anche piccole ottimizzazioni nella gestione della cache possono avere un grande impatto, e la continua verifica è la chiave per mantenere un sito web performante e reattivo.

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