Motori di ricerca, le principali alternative a Google

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È difficile oggi immaginare Internet senza Google, eppure il motore di ricerca inventato da Larry Page e Sergej Brin è presente sulla scena da poco più di venti anni, mentre i primi strumenti in questo ambito erano attivi almeno dagli anni Novanta. E nonostante oggi Google sia il dominatore assoluto delle ricerche degli utenti, da mobile e da desktop, ci sono comunque tanti motori di ricerca alternativi che provano a farsi spazio e rosicchiare quote di mercato: ne abbiamo trovati tantissimi, tra quelli generalisti, quelli che promettono un’attenzione specifica alla privacy e quelli che invece sono specifici per una nicchia di riferimento, e ne abbiamo selezionato una decina.

Che cosa è un motore di ricerca

Abbiamo a disposizione una biblioteca vasta quanto il mondo intero, ma non c’è un catalogo per orientarci o per guidarci a individuare le risorse di cui necessitiamo. Sarebbe un incubo, vero? Ecco, i motori di ricerca sono il catalogo di questa biblioteca globale chiamata Internet, strumenti software sofisticati che ci permettono di trovare le informazioni che desideriamo nel vasto oceano di dati che è il web.

Il processo che sta dietro a un search engine è affascinante: quando digitiamo una parola o una frase nella barra di ricerca, il motore si mette al lavoro per analizzare miliardi di pagine web e fornirci i risultati più pertinenti, e quindi adatti a soddisfare la nostra esigenza. Questo lavoro avviene attraverso algoritmi sofisticati, che innanzitutto scansionano e indicizzano le informazioni presenti sul web – ovvero, leggono e catalogano le informazioni presenti su ogni pagina – e poi le valutano e classificano in base alla loro rilevanza e ai criteri specifici che sono stati impostati.

Quando cerchiamo qualcosa, quindi, il motore di ricerca consulta il suo indice e ci fornisce i risultati più pertinenti.

Anche la storia dei motori di ricerca è interessante quanto il loro funzionamento: tutto è iniziato nel 1990 con “Archie“, il primo motore di ricerca creato da Alan Emtage, uno studente dell’Università di McGill, in Canada. Archie era un programma molto semplice che permetteva di cercare file su server FTP pubblici. Da allora, la tecnologia dei motori di ricerca ha fatto passi da gigante, evolvendo in strumenti sempre più sofisticati e potenti. Oggi, infatti, esistono innumerevoli motori di ricerca, ognuno con le proprie caratteristiche e specializzazioni: alcuni, come Google, Bing e Yahoo, sono motori di ricerca generalisti, in grado di fornire risultati su qualsiasi argomento; altri, invece, sono specializzati in determinati settori o tipi di contenuti. Ad esempio, Amazon è un motore di ricerca per prodotti commerciali, mentre PubMed è dedicato alla ricerca scientifica.

Ogni motore di ricerca ha le sue peculiarità: Google, ad esempio, è famoso per la sua capacità di fornire risultati accurati e pertinenti grazie a un algoritmo sofisticato chiamato PageRank, ed è considerato il migliore motore di ricerca in assoluto (almeno, questa è l’opinione più diffusa a livello generale); Bing, invece, si distingue per la sua integrazione con Microsoft Office e per la sua capacità di fornire risultati visivi di alta qualità. Yahoo, pur essendo meno popolare di Google e Bing, offre una serie di servizi integrati, come la posta elettronica e le notizie, che lo rendono ancora un punto di riferimento per molti utenti.

In conclusione, che si tratti di trovare una ricetta, di fare una ricerca per un progetto o di acquistare un prodotto, i motori di ricerca sono lì per aiutarci a trovare ciò che cerchiamo nel Web nel modo più rapido ed efficiente possibile. E con l’avanzare della tecnologia, possiamo aspettarci che diventino sempre più intelligenti e personalizzati.

Motori di ricerca Internet, le statistiche sull’utilizzo

Questi strumenti sono quindi la bussola per il nostro viaggio nel Web e sono una parte integrante del modo in cui usiamo la Rete.

Proviamo allora a scoprire innanzitutto  quali sono i motori di ricerca più usati al mondo e in Italia, anche se il primo posto della classifica non riserva alcun tipo di sorpresa.

Stando ai dati di Statscounter, infatti, non c’è assolutamente paragone tra Google e gli altri motori di ricerca, almeno in termini quantitativi.

A livello mondiale, Google è usato dal 93 per cento delle persone (facendo due rapidi calcoli, significa una base utenti di circa 4 miliardi di persone al mondo!), lasciando al suo primo competitor – Bing – appena il 2.7 per cento della “torta”; al terzo posto troviamo YANDEX con una quota dell’1.15 per cento, di poco superiore all’1.11 di Yahoo! e al sorprendente 0.51 di DuckDuckGo, che ha superato Baidu (che continua a perdere quote e ora tocca lo 0.41 per cento) e si fa preferire soprattutto da chi è interessato all’aspetto della privacy, in quanto considerato mediamente più sicuro rispetto ai competitor legati a grandi brand.

La diffusione dei motori di ricerca in tutto il mondo

Non arrivano al punto di percentuale neanche gli altri motori di ricerca alternativi a Google, e in particolare YANDEX RU, Sogou, Naver, Ecosia, Haosou, Seznam, Shenma, CocCoc, Qwant, MSN, Daum e Mail.ru.

Il grafico qui sopra mostra i dati aggregati per tutte le piattaforme, ma l’analisi segmentata non offre risultati troppo differenti: da mobile, ad esempio, Google è scelto da oltre il 96 per cento degli utenti che cercano informazioni online (anche per la predominanza di Android), superando in questo caso Yahoo!, Yandex e Baidu, che si fanno forza della loro stretta territorialità.

Da desktop, invece, la diffusione di Google scende sotto all’88 per cento e si nota una maggior preferenza per altri motori di ricerca, quali Bing (6.76), Yahoo! (2.07), Yandex (1.5) e DuckDuckGo (0.6).

Altri motori di ricerca oltre Google, i dati in Italia

Restringendo il discorso al Search Engine Market Share d’Italia, abbiamo dati piuttosto simili a quelli globali.

Statistiche sulla diffusione dei motori di ricerca in Italia

Aggregando tutte le piattaforme, Google si conferma il miglior motore di ricerca, o quanto meno quello più usato, con oltre il 94 per cento delle preferenze; seguono Bing con il 3.19, Yahoo! con l’1.6, DuckDuckGo con lo 0.35, Yandex con lo 0.22 ed Ecosia con lo 0.16, mentre gli altri restano a cifre infinitesimali.

Anche nel nostro Paese il dettaglio del dispositivo sposta poco: da desktop, Google supera l’89 per cento, mentre Bing sale al 6.6 per cento e Yahoo! al 3.2; da mobile invece non c’è storia, perché Google arriva al 98 per cento di penetrazione, lasciando agli avversari solo le briciole, con Bing che si attesta appena allo 0.63 per cento di utenti.

La storia dei motori di ricerca online

Il quadro odierno è ben diverso da quello di 33 anni fa, quando iniziò a muovere i passi il primo motore di ricerca Internet: era nel settembre 1990 che, infatti, vide la luce Archie, creato da Alan Emtage per connettersi a tutti i server presenti negli archivi della McGill University di Montreal (Canada) e scaricare l’elenco di file pubblici, così da trovare un match con la richieste dell’utente nel database e mostrare l’indirizzo ftp da cui scaricare il file.

Un sistema lontano dal concetto attuale di search engine, ma dobbiamo ricordare che allora il world wide web era ancora un protocollo (la prima descrizione del suo funzionamento è del 1989, mentre il primo sito è del 1991) e Internet era appunto uno strumento usato prevalentemente dagli accademici per scambiarsi file e software.

Archie si fa notare, e sulla sua scia nascono successivamente i primi esempi di motore di ricerca Web che consentono davvero l’interrogazione delle pagine. Nel 1994 esordisce Web Crawler, realizzato da Brian Pinkerton all’università di Washington, che per la prima volta indicizza l’intera parte testuale delle pagine web e cerca un riscontro sulla base dei criteri forniti dall’utente. Nello stesso anno compaiono anche AliWeb, Lycos (ancora in attività) e soprattutto Yahoo!, che danno il via a una “piccola rivoluzione”.

In particolare, se AliWeb consente a ogni utente di inviare l’indirizzo del proprio sito, così da includerlo nella lista indicizzata, Lycos (che oggi è ancora attivo come portale web d’intrattenimento) si fa apprezzare immediatamente per la grande potenza nell’ispezionare il web e per sistema di ricerca innovativo, che dà peso alle ricerche già effettuate in precedenza, introduce i primi segnali di rilevanza e permette di approssimare le parole usate per l’indagine. Il suo archivio, che già dopo il primo mese di funzionamento contava 394mila documenti, nei due anni successivi si espande fino a superare i 60 milioni nel novembre del 1996.

Ben nota è poi la storia di Yahoo!, progettato da David Filo e Jerry Yang, che supera i competitor perché, per primo, fornisce anche una descrizione del sito indicizzato. Inoltre, il motore di ricerca Yahoo! è anche il primo a includere siti commerciali, facendo pagare un canone annuo per l’ingresso nell’archivio.

L’evoluzione dei search engine

Sempre in questi anni – gli stessi in cui si trovano le prime occorrenze della parola SEO per definire la search engine optimization – iniziano a comparire sul Web tantissimi altri motori di ricerca, più o meno famosi, come Excite, Ask e soprattutto AltaVista – per anni il miglior motore di ricerca per la sua velocità, la larghezza di banda quasi illimitata per i tempi e la possibilità di comprendere query in un linguaggio naturale, prima di essere surclassato da Google e poi acquisito, nel 2003, da Yahoo!.

Nella lista cronologica dei motori di ricerca ci si può imbattere anche in un nome misterioso, BackRub, un search engine nato per valutare come indicizzare le pagine web sulla base dei link che rimandano a quella stessa pagina: ovvero, più una pagina web viene linkata da altri siti, più aumenta la sua autorevolezza. È quello che fa (e ha fatto per anni) il PageRank di Google, perché in effetti BackRub è il nome del primo progetto di Sergey Brin e Larry Page, che nel 1998 daranno vita al motore di ricerca che tutti conosciamo oggi – e che somiglia sempre più a un motore di risposte, come si dice ormai d’abitudine. E per vedere com’era il Google delle origini possiamo sfruttare uno dei più famosi easter eggs del motore di ricerca, che ci porta appunto indietro nel tempo!

La storia dei motori di ricerca ha poi avuto altri passaggi fondamentali, come i miglioramenti dei web crawler, il perfezionamento della categorizzazione e indicizzazione del web, l’introduzione di nuovi protocolli come robots.txt per consentire ai webmaster di avere il controllo su quali pagine web devono essere sottoposte a scansione, l’introduzione della ricerca vocale e l’applicazione di sofisticate tecnologie per assicurare di fornire le risposte migliori alle query degli utenti.

Motori di ricerca: cosa sono e a cosa servono

Oggi usiamo il motore di ricerca su ogni dispositivo e in ogni modo – anche tramite ricerche vocali – e ci sembra scontato ottenere risposte precise in pochissimi istanti, “a prescindere” da come è formulata la nostra query. Facciamo infatti affidamento sull’intelligenza di Google e degli altri motori di ricerca, che utilizzano l’apprendimento automatico per elaborare e classificare le informazioni e sono diventati capaci comprendere il linguaggio umano naturale.

I motori di ricerca moderni funzionano grazie ad algoritmi complessi che prendono una query di ricerca e restituiscono risultati che di solito sono abbastanza accurati, presentando all’utente preziose informazioni in mezzo a una vasta miniera di dati.

Ovviamente, non è stato sempre così, come ricorda chi ha più esperienza, e i primi strumenti tipo search engine erano capaci appena di leggere e catalogare i documenti all’interno del “world wide web”, rendendoli poi disponibili agli utenti nelle cosiddette “SERP” (Search Engine Result Page) formate a partire dalla “query” (domanda) poste da una persona alla Rete.

Fino a non troppi anni fa, infatti, era necessario conoscere l’esatta formulazione del titolo di un sito web per trovarlo, oppure bisognava fare affidamento unico sull’exact match tra le keyword della query e quelle presenti nel contenuto, e ancora (e anche per questo) i risultati della ricerca erano pieni di spam e riuscire a far indicizzare nuovi contenuti dai motori di ricerca poteva richiedere settimane di tempo.

Ad ogni modo, in questo periodo non è cambiata troppo la funzione dei motori di ricerca, che compiono essenzialmente 3 azioni di base

  • Recupero delle informazioni

Quando un utente esegue una query, chiede ai motori di restituire risultati, che sono classificati gerarchicamente utilizzando segnali specifici, che considerano solitamente anche fiducia e pertinenza del topic.

  • Scansione sul web

Il search engine naviga sul web in modo metodico e automatizzato – la fase del crawling.

  • Indicizzazione

Nella forma di funzionamento più semplice e diffusa, le pagine vengono analizzate per titoli, intestazioni e campi specifici e aggiunte all’indice specifico del motore di ricerca – fase di indicizzazione.

Come funzionano i motori di ricerca

Un motore di ricerca è un programma che cerca nel Web i siti in base ai termini di ricerca delle keyword, scandagliando il Web per cercare le migliori occorrenze che rispondono alla query inserita dall’utente, a cui restituisce delle SERP, ovvero pagine che contengono un elenco di siti che l’algoritmo ha decretato essere pertinenti o collegate alla parola chiave cercata.

I motori di ricerca web catalogano il world wide web utilizzando uno spider, o web crawler, dei robot automatizzati per la scansione del web che servono proprio per l’indicizzazione dei contenuti e scansionano e valutano il contenuto delle pagine del sito e degli archivi di informazioni sul web.

Ciò che è diverso tra Google e gli altri motori di ricerca è il metodo per determinare la pertinenza e la rilevanza di una pagina rispetto alla query dell’utente: naturalmente, non ci sono informazioni ufficiali sui criteri usati per creare le classifiche – anche di Google, ad esempio, conosciamo i 200 fattori di ranking ufficiosi – ma possiamo dire che i migliori motori di ricerca sono quelli che riescono ad assicurare i risultati effettivamente più pertinenti e precisi, che appaiono nelle prime posizioni della SERP.

I migliori motori di ricerca alternativi a Google

Siamo arrivati ai giorni nostri, dominati da Google che, inevitabilmente, è anche il punto di riferimento degli sforzi della SEO, che è l’attività di ottimizzazione dei siti per cercare di raggiungere la maggiore visibilità possibile sui motori di ricerca (al plurale).

Questo significa che, per quanto usati da una quota minore o marginale di utenti, non dobbiamo trascurare di curare il ranking delle pagine del nostro sito sui motori di ricerca alternativi a Google, che possono offrire buoni riscontri in termini di traffico organico su keyword per le quali è difficile emergere su Google, ad esempio.

Oltre ai search engine generalisti, che scandagliano e archiviano tutto il Web, ci sono poi dei motori di ricerca specializzati in nicchie, ad esempio per cercare blog, annunci di lavoro o altre tematiche specifiche (BlogSearchEngine, motore di ricerca per blog, Indeed e Monster per la ricerca di lavoro e SongMeanings e LyricsMode per testi musicali), e che quindi offrono agli utenti informazioni che soddisfano le loro esigenze primarie. Ancora, ci sono anche dei motori di ricerca deep web, che agiscono in aree di Internet che non seguono la normale indicizzazione e quindi non possono essere facilmente trovate e indicizzate dai crawler (come Deep Dyve, un motore di ricerca deep web per riviste e articoli accademici).

Gli altri motori di ricerca

Oggi esistono diversi motori di ricerca web alternativi che sono capaci di fornire risultati di qualità come Google – o anche meglio, in riferimento ad alcuni aspetti specifici come la privacy, che è un punto dolente di Big G.

Alcuni di questi sono specifici per regione – in particolare, per Cina e Russia – mentre altri sono accessibili a un pubblico globale, ma ad ogni modo le funzionalità di ricerca dei principali search engine rimangono le stesse. Inoltre, aspetto più interessante, anche se non sono (ancora) così conosciuti servono comunque milioni di query di ricerca al giorno, e quindi possono rappresentare un’interessante opportunità di business.

La nuova tendenza: i motori di ricerca anonimi

Oltre all’efficienza, però, oggi gli utenti chiedono sempre più anche un’altra prerogativa ai search engines, ovvero la sicurezza e il rispetto dei dati privati, attraverso innanzitutto l’impossibilità di tracciare le sessioni e le attività (che quindi impedisce anche la profilazione commerciale standard di Google, che vediamo comunemente negli annunci mirati che compaiono nel circuito Ads).

Si fanno largo quindi i cosiddetti motori di ricerca anonimi o privati, che non memorizzano le informazioni di ricerca, mantengono la privacy dell’utente e, in alcuni casi, non raccolgono dati come indirizzi IP, impronte digitali del browser e informazioni sulla posizione.
A seconda del livello di sicurezza, un motore di ricerca anonimo permette all’utente di fare le classiche ricerche senza però tener traccia di queste attività, anche se la privacy offerta non è sempre uguale (dipende dal modello di business del motore di ricerca e, generalmente, è maggiore quando si abbina all’uso di una VPN, che contribuisce ad aumentare l’anonimato).

Tra le principali alternative nel campo dei motori di ricerca privati ci sono nomi come Startpage, DuckDuckGo, Qwant e Swisscows, che però continuano a non raggiungere livello elevati di diffusione, anche per questioni legate alla mancanza di soddisfazione delle “promesse” di privacy (qualche settimana fa, ad esempio, Wired USA ha scoperto una sorta di falla nel sistema anonimo di DuckDuckGo, che avrebbe creato una eccezione di privacy per Microsoft, suo partner commerciale).

In linea di massima, comunque, i motori di ricerca anonimi funzionano allo stesso modo di Google o Bing (che rappresentano, nell’ottica di chi è preoccupato per la sicurezza dei dati, i colossi cattivi che negli ultimi anni hanno lucrato sugli utenti attuando tattiche losche di violazione della privacy) e quindi permettono di accedere istantaneamente a qualsiasi informazione desiderata, sempre e ovunque.

In realtà, esistono due grandi tipologie di motore di ricerca privato: il search engine puro, che possiede un proprio indice e, ricevuta la query, esegue la scansione di diversi siti Web per raccogliere informazioni relative alle risposte desiderate, e un secondo tipo, noto anche come meta-search o motori di ricerca proxy, che sostanzialmente funge da ponte tra i motori di ricerca come Google e i suoi utenti, limitando così l’accesso di Big G a tutti i dati classici della navigazione.

Motori di ricerca online: elenco dei più usati oltre Google

Decidere quale sia il miglior motore di ricerca non è comunque facile, perché la qualifica dipende dai desideri e bisogni unici dell’utente, ma comunque il seguente elenco presenta quelli che sono i search engine oltre Google più popolari, apprezzati e usati.

  1. Bing

La principale alternativa a Google sembra essere Bing, il motore di ricerca di Microsoft.

È già dagli anni Novanta, in realtà, che la compagnia americana ha tentato il successo anche in questo settore, lanciando tra il 1998 e il 1999 MSN (in cui erano incluse tecnologie internalizzate con l’acquisizione di diversi motori di ricerca come Inktomi, Looksmart e AltaVista, attraverso la collaborazione con Yahoo!), poi Live Search (2006, tentando anche di impostarlo come motore di ricerca predefinito per il browser Internet Explorer), e poi nel 2009 Bing. La svolta è arrivata nel 2012, quando Yahoo ha contattato Bing con un’offerta per condividere la sua piattaforma per la ricerca, e oggi il search engine di Microsoft è davvero una possibile alternativa a Google.

Dal punto di vista tecnico, Bing utilizza un algoritmo esclusivo per scopi di scansione e indicizzazione, e quindi le sue SERP possono essere anche molto diverse da quelle fornite da una ricerca di Google, con variazioni anche nelle risposte tramite featured snippet. Inoltre, punta sulla caratteristica di essere un “motore decisionale“, offrendo suggerimenti di ricerca nella colonna laterale e fornendo opzioni di ricerca extra.

Secondo gli esperti, inoltre, la GUI di ricerca delle immagini di Bing è superiore a quella del suo rivale e molto più intuitiva, mentre il servizio di ricerca video è pulito e non soffre del bias nei confronti di YouTube che sconta invece Big G. Ad ogni modo, ci sono grandi affinità tra Google e Bing, come raccontavamo qualche tempo fa.

  1. Yahoo! Search

Yahoo! è un altro colosso statunitense: ancora oggi è uno dei provider di posta elettronica più popolari al mondo e anche il suo motore di ricerca Yahoo! Search continua a essere usato globalmente, nonostante l’ingresso in scena di altri competitor e una storia aziendale piuttosto travagliata.

Nel corso degli anni, infatti, il motore di ricerca di Yahoo! ha utilizzato prima i sistemi Google e poi quelli Bing per fornire risultati (e quindi, in pratica, le classifiche di Yahoo! Search forniscono gli stessi risultati visualizzati da Bing); oggi è disponibile in 38 lingue ed è in grado di restituire risultati riferiti a contenuti testuali, immagini, video e notizie, con moduli di ricerca per le informazioni locali, le mappe e gli acquisti.

  1. Baidu

Baidu è il principale motore di ricerca in lingua cinese – ricordando che in Cina vige un blocco governativo a tempo indeterminato, popolarmente noto come Great Firewall, su tutti i servizi di Google – ed è stato realizzato da Robin Li, che già nel 1996 aveva lanciato RankDex, che utilizzava un algoritmo simile al PageRank di Google (giunto solo due anni dopo).

Per la costruzione di Baidu, Li ha studiato Google non solo con il principio di fornire risultati di ricerca di qualità, ma anche servizi e funzionalità importanti per gli utenti, spingendo in particolare sulla ricerca assistita dalla voce.

  1. Yandex

Yandex è il più grande motore di ricerca in Russia, dove detiene quasi la metà del mercato, ed è stato lanciato online già nel 1997 (è quindi più vecchio di Google); inoltre, è usato anche in Bielorussia, Kazakistan, Turchia e Ucraina.

Il suo nome è la forma sintetizzata di Yet Another Indexer, ed è stato il primo motore di ricerca che è stato monetizzato per vendere annunci: ha infatti iniziato a fornire annunci contestuali sulla pagina dei risultati dei motori di ricerca nel 1998, due anni prima di Google.

Oggi è un search engine complessivamente facile da usare, e mette a disposizione degli utenti una suite di alcuni strumenti piuttosto interessanti, chiamata Yandex Technologies.

  1. DuckDuckGo

È uno dei motori di ricerca preferiti e di tendenza degli ultimi anni, considerato tra i più sicuri e quindi scelto soprattutto da utenti che hanno timori rispetto ai temi della privacy e del trattamento dei dati personali attraverso Google (che, come noto, sfrutta queste informazioni per offrire un’esperienza di ricerca personalizzata).

Fondato da Gabriel Weinberg nel 2008, DuckDuckGo si è guadagnato un nome come motore di ricerca senza scopo di lucro: si concentra maggiormente sul fornire risultati organici agli utenti rispetto agli annunci personalizzati, non raccoglie né memorizza i dati personali e, di conseguenza, i risultati della ricerca rimangono gli stessi a prescindere dall’utente che esegue la query.

Tuttavia, questo motore di ricerca non utilizza un sistema privato per generare i risultati, ma utilizza 400 diverse fonti algoritmiche, tra cui Yahoo! Ask, Wolfram Alpha, Bing, Yandex, Wikipedia e il crawler Web interno DuckDuckBot.

  1. Ask

Ask Jeeves è stato uno dei primi motori di ricerca della storia del Web, lanciato nel 1996 come sistema basato su domande e risposte degli utenti: in pratica, la maggior parte delle domande riceve risposta da altri utenti o sono sotto forma di sondaggi.

Cambia nome nel 2006 diventando semplicemente Ask, ma il suo successo scema con la crescita di Google: oggi continua a essere usato, caratterizzandosi anche per la possibilità di visualizzare l’anteprima di una pagina Web prima di fare clic su di essa, a differenza di altri motori di ricerca. Il suo layout è pulito e il raggruppamento dei risultati è pratico, ma la sua funzionalità di ricerca generale non ha il livello di qualità e la profondità assicurati da Google o Bing.

  1. Ecosia

Ogni ricerca su Google contribuisce concretamente a creare CO2: può sorprendere, ma anche una semplice query ha un impatto ambientale. Ecco perché, nel 2009, è nato Ecosia, il motore di ricerca green e sostenibile che promette di piantare alberi per compensare le emissioni nocive, utilizzando i ricavi generati dalle query.

In pratica, i risultati di ricerca su Ecosia – che si basano sul sistema di Bing, hanno server che funzionano al 100% con energia rinnovabile e non incoraggiano tracker di terze parti né vendono dati agli inserzionisti – presentano pagine organiche e una serie di annunci: quando l’utente clicca su un annuncio, Ecosia ottiene una piccola quota; in media, con circa 45 ricerche si finanzia l’operazione per piantare un albero. Inoltre, in termini di trasparenza, è possibile leggere i rapporti finanziari mensili che informano gli utenti sugli investimenti concreti delle entrate generate dalle loro ricerche.

  1. Brave Search

Brave nasce come browser web (presentato come “da tre a sei volte più veloce di Chrome”) e ha lanciato da qualche mese una versione in beta di motore di ricerca alternativo a Google, privato, indipendente e incentrato sull’utente.

Brave Search garantisce sicurezza e privacy: blocca gli annunci nei contenuti visitati, non traccia né profila gli utenti in base alle loro query di ricerca, previene il malware e impedisce a terzi di tracciare le attività.

Il progetto è diretto da Brendan Eich, creatore del linguaggio di programmazione JavaScript e co-fondatore di Mozilla, che ha acquisito la piattaforma di open search engine Tailcat, realizzata da Cliqz, sfruttandone la tecnologia per sviluppare e perfezionare Brave Search.

  1. Swisscows

Privacy assoluta è anche la promessa di Swisscows, che si autodefinisce “un motore di ricerca semantico adatto alle famiglie”: chiarisce di rispettare la privacy degli utenti e di non raccogliere, archiviare o tenere traccia dei dati, ma anche di vietare severamente la violenza e la pornografia ai minori di 18 anni, fornendo contenuti adatti alle famiglie e controllando le tipologie di contenuto mostrato sul web ai bambini.

Per determinare il contesto della query di un utente, Swisscows utilizza l’intelligenza artificiale, che dovrebbe assicurare una precisione sorprendente nel rispondere alle domande.

  1. Startpage

È lunga la storia di StartPage, lanciato nei Paesi Bassi già nel 2006 e oggi evolutosi in una sorta di “Google con più privacy”: questo motore di ricerca, infatti, utilizza i sistemi algoritmici di Mountain View per generare le proprie SERP, ma rifiuta il tracking e non raccoglie o vende i dati di navigazione, assicurando l’anomimato dell’utente.

Quando lanciamo una query di ricerca in Startpage, abbiamo la possibilità di selezionare una regione specifica per i risultati, attivare il filtro famiglia e configurare una serie di altre impostazioni senza dover eseguire l’accesso.

  1. Qwant

Dall’Unione Europea arriva anche Qwant, motore di ricerca lanciato nel 2013 e in possesso di un proprio motore di indicizzazione (raro caso nel Vecchio Continente), anche poi la dirigenza ha ammesso che la maggior parte delle ricerche vengono processate da Bing.

Il suo sistema non raccoglie i dati dell’utente e non usa bolle di filtraggio; il motore di ricerca è disponibile in 26 lingue ed elabora ogni giorno oltre 10 milioni di query di ricerca, e presenta anche la versione Qwant Junior che filtra automaticamente i contenuti inadatti ai bambini.

  1. Naver

Naver è una piattaforma online sudcoreana che ha sviluppato un proprio motore di ricerca nel 1999.

Spesso definito “Google della Corea del Sud“, Naver è stato il primo operatore al mondo a introdurre funzionalità di ricerca complete, come la compilazione di risultati di ricerca da varie categorie e l’elenco in un’unica pagina. Inoltre, nel corso degli anni ha introdotto una gamma di nuovi servizi, come notizie, e-mail e una piattaforma di domande e risposte.

  1. Neeva

Questa panoramica si conclude con uno dei progetti di motori di ricerca più ambiziosi del mercato: Neeva è stato creato da Sridhar Ramaswamy e Vivek Raghunathan, ex dirigenti di Google che volevano offrire un’esperienza di ricerca senza pubblicità e senza affiliazioni.

Il modello di business per raggiungere questo obiettivo è la formula dell’abbonamento (circa 5 dollari al mese, dopo un periodo di prova gratuita di quattro mesi in cui è possibile verificare come i risultati di Neeva si comportano rispetto a quelli dei competitor), che assicura il mantenimento della privacy e mostra i risultati di ricerca curati dal Web e file personalizzati.

Il motore di ricerca è alimentato da Microsoft Bing, le informazioni meteo sono fornite da weather.com, i dati di borsa da Intrinio e le mappe da Apple. Dopo nemmeno due anni, Neeva ha chiuso il 2 giugno 2023; come hanno scritto Ramaswamy e Raghunathan, “una cosa è costruire un motore di ricerca, e una cosa completamente diversa convincere gli utenti regolari della necessità di passare a una scelta migliore”, soprattutto se a pagamento.

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