Le istruzioni di Google per attivare i momenti chiave dei video nella Ricerca

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È sempre più il momento dei video, che spopolano sui social media, si fanno strada nelle classifiche di ricerca e producono incredibili ritorni per i professionisti che li hanno integrati nelle loro strategie di marketing. Stando a recenti ricerche internazionali, l’86% dei video marketer afferma che l’uso di video ha aumentato il traffico sul proprio sito, nell’84% li ha aiutati a generare lead e nel 78% ha aiutato direttamente ad aumentare le vendite. In parole povere, i video possono aumentare tutti i KPI di un sito e di un’attività, se usati nel modo giusto, e ora Google offre alcune indicazioni per sfruttare a dovere questa opportunità sul motore di ricerca, in particolare con i momenti chiave.

Momenti chiave dei video nella Ricerca, le indicazioni di Google

I nuovi consigli per l’ottimizzazione SEO dei video arrivano da Danielle Marshak, Product Manager for Videos di Google, che in un nuovo appuntamento con i Search Central Lightning Talks su YouTube spiega appunto che cosa sono i momenti chiave – key moments, come abilitarli per le proprie risorse e come, quindi, farli apparire nella Ricerca.

Che cosa sono i momenti chiave dei video

I key moments in Google Search sono un modo per aumentare e rendere più profondo l’engagement degli utenti con i video pubblicati sul sito: si tratta di una funzione che permette agli utenti, infatti, di saltare direttamente al punto all’interno di un video che è più rilevante per la loro query.

In Google Search, sia da navigazione mobile che da desktop, i momenti chiave possono apparire accanto a un risultato video: per ogni momento chiave nel video, si vede una marcatura temporale che indica dove inizia quel momento, un’etichetta che descrive cosa succede in quel momento e, a volte, una miniatura di quel momento nel video.

Cosa sono i momenti chiave

Quando la persona clicca su un momento chiave e atterra sulla pagina del video, quel contenuto inizierà a essere riprodotto dal momento specifico che ha selezionato. Quindi, se abilitati correttamente i key moments permettono agli utenti di vedere se c’è una parte di quel video che propone ciò a cui sono interessati e che stanno cercando, con maggiori probabilità di intercettare il loro interesse e ingaggiarli.

I momenti chiave possono apparire per i risultati in cui un video è il contenuto principale della pagina, ma non appaiono al momento per le pagine che mescolano i video con altri contenuti, come un articolo di notizie o una pagina prodotto di e-Commerce.

Come abilitare i momenti chiave per un video

Marshak ci spiega che, con il setup giusto, Google può identificare e visualizzare automaticamente i momenti chiave di un video, ma gli editor possono anche scegliere di etichettare manualmente e personalmente i key moments, o ancora usare il meta tag nosnippet per impedire che siano visualizzati nella Ricerca.

Le due strade per abilitare i key moments

Dal punto di vista tecnico, Google utilizza diversi segnali per cercare i momenti chiave nei video: ad esempio, grazie al riconoscimento vocale Google analizza le parole che vengono pronunciate in un video per dedurre gli argomenti chiave che vengono discussi; attraverso il riconoscimento ottico dei caratteri, invece, cerca il testo che compare all’interno del video, che potrebbe indicare sezioni importanti di un video. In casi limitati, poi, può anche usare segnali visivi per capire cosa sta succedendo in un video, come ad esempio individuare il momento in cui viene segnato un gol in una partita di calcio, ed è probabile che ci siano altri casi d’uso per i segnali visivi in futuro.

L'approccio di Google ai momenti chiave

Queste tecnologie “permettono a Google di fare il lavoro al posto tuo e ti fanno risparmiare tempo”, dice la Product Manager, perché non dovremo scegliere manualmente i momenti chiave in ciascuno dei video pubblicati sul sito.

Gli aspetti da controllare per attivare l’individuazione automatica di Google

Se scegliamo la strada comoda, e quindi di lasciar identificare automaticamente i momenti chiave dei video a Google, servirà solo “un po’ di lavoro di configurazione una tantum“, per controllare che Google possa recuperare i file di contenuto video e aggiungere il markup schema.org alle pagine.

Per analizzare i video, infatti, Google deve essere prima di tutto in grado di recuperare i video content files, e le best practices condivise da questa lezione su YouTube invitano a usare la proprietà contentUrl all’interno del markup schema.org di VideoObject per identificare l’URL del file video, assicurarci che Googlebot possa accedere a quel file e che sia in un formato supportato elencato nei documenti per gli sviluppatori.

 

A questo proposito, un’insidia comune è l’utilizzo di expiring URL che cambiano frequentemente come metodo di controllo dell’accesso: questa tecnica impedisce anche a Googlebot di recuperare il file video e, di conseguenza, non consente a Google di analizzare il video per identificare i momenti chiave. Se abbiamo timori che “cattivi attori” possano accedere ai nostri file video, suggerisce Marshak, possiamo “mostrare una versione stabile dell’URL del contenuto solo ai crawler fidati come Googlebot”.

Google “non espone pubblicamente questi content URL”, che servono solo per l’elaborazione interna, mentre i link che Google visualizza nei risultati di ricerca sono gli URL delle pagine web in cui i video sono incorporati.

Per attivare i momenti chiave, questi URL delle pagine video devono supportare un parametro che avviare la riproduzione da un numero specifico di secondi nel video: nell’esempio dell’immagine, il parametro t=30 nell’URL indica che il video dovrebbe iniziare la riproduzione a partire dai 30 secondi.

Esempio di url con timestamp

L’ultimo step è aggiungere il markup schema.org, che permette di comunicare a Google dove inserire il numero di secondi nell’URL; praticamente, bisogna includere all’interno del markup VideoObject una proprietà di azione potenziale – di “@type”: “SeekToAction” – e impostare una proprietà di destinazione che contiene l’URL della pagina video, con un segnaposto per dove Google può inserire il numero di secondi a cui saltare nel video.

Questo placeholder è la stringa seek_to_second_number che vediamo nell’immagine e dice a Google che per collegarsi ad un particolare momento del video, per esempio 30 secondi dopo l’inizio, deve sostituire la stringa segnaposto con un numero (30, proseguendo l’esempio) e mostrare quel link nei risultati di ricerca. Quando gli utenti cliccano, il video inizierà a essere riprodotto a partire dai 30 secondi.

Esempio di uso di markup seektonumber

Il markup SeekToAction per i file video è necessario solo per i video incorporati sul proprio dominio web, mentre per i video che carichiamo su una piattaforma di terze parti come YouTube “è compito di quella piattaforma implementare queste best practice in tutti i loro video, poiché i singoli creatori non possono controllare il markup del sito”, ricorda la Googler.

Il percorso per l’implementazione manuale

Quando Google non trova automaticamente questi momenti chiave, o se preferiamo sostituire le selezioni di Google con momenti scelti personalmente, abbiamo la possibilità di indicare e selezionare i key moments manualmente.

Per i video incorporati sul nostro dominio possiamo usare il markup Clip: all’interno del markup schema.org del VideoObject, usiamo la proprietà hasPart per specificare ogni momento come clip, dando a ogni clip un nome per etichettare ciò che accade in quel momento e includendo il tempo di inizio e di fine della clip.

Come funziona il markup clip

Proprio come il markup SeekToAction, gli URL di pagina devono supportare i parametri che avviano la riproduzione del video da un particolare timestamp all’interno del video.

La proprietà URL serve a specificare tale URL, che dovrebbe essere quello della pagina in cui appare il markup dell’oggetto video con un parametro aggiunto per avviare il video dal momento giusto.

Per i video che carichiamo su una piattaforma di terze parti invece che sul nostro dominio, “è compito di quella piattaforma offrire un metodo per identificare i momenti nel video”, aggiungendo ad esempio il clip markup per identificare i momenti che scegliamo.

Esempio dei momenti chiave abilitati in YouTube

Su YouTube, ad esempio, possiamo contrassegnare i momenti chiave nella descrizione, e tali momenti saranno idonei per apparire su Google Search e come capitoli di YouTube.

Due strade per abilitare i momenti chiave

In conclusione della lezione, Danielle Marshak ricapitola quali sono i due modi per abilitare i momenti chiave per i video che carichiamo sul nostro dominio e sulle nostre pagine del sito.

Se vogliamo che Google identifichi automaticamente i key moments del video, possiamo usare il markup SeekToAction e verificare che Google possa recuperare i file dei contenuti video.

Se, al contrario, vogliamo scegliere personalmente i momenti chiave per ogni video, possiamo usare il markup Clip a cui Google darà la priorità, mostrando i momenti chiave che definiamo.

In entrambi i casi – sia per Clip che per SeekToAction markup – è importante ricordare che gli URL delle pagine web devono supportare parametri che iniziano a riprodurre un video in un determinato momento.

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