Nuovo giro di vite di Google contro i risultati spam nelle SERP: dopo quelli già anticipati nel mese di giugno, è infatti partito il November Spam Update, che servirà proprio a ripulire le pagine dai risultati che gli algoritmi di Google rileveranno come spammy e poco utili.
Parte il November Spam Update di Google
La notizia è arrivata direttamente dall’account ufficiale @googlesearchliaison su Twitter, che nella serata italiana del 3 novembre ha comunicato il rilascio di questo aggiornamento “come parte del lavoro regolare per migliorare i risultati“, informando inoltre che sarebbe servita una settimana per la completa distribuzione dell’update.
Il tweet non offre altre spiegazioni, se non l’invito rivolto ai siti “a seguire le nostre best practices per la Ricerca”, con link alle linee guida Google per approfondire ciò che si intende come pratiche consigliate.
Pertanto, non abbiamo dettagli sul tipo di spam che sarà oggetto di questo intervento – tra link spam, content spam o altre forme di search spam – e quindi possiamo basarci solo su indicazioni generali.
Spam su Google, una lunga battaglia
Non è la prima volta che c’è un’azione mirata contro l’emersione di risultati spam nella Ricerca, e anzi Google pubblica regolarmente update che servono a mantenere elevata la qualità dei risultati di ricerca.
Solo in quest’anno solare ne abbiamo contati almeno due, ovvero quello lanciato a giugno in due diversi momenti (e incentrato in particolare al contrasto del phishing e dei siti predatori) e quello di fine luglio per arginare i link spam, ma più in generale l’attività di Google contro questi problemi è sempre intensa.
Lo testimoniano i numeri del rapporto annuale sulla lotta allo spam: nel solo 2020, i sistemi automatizzati di Google hanno bloccato ogni giorno l’indicizzazione di 40 miliardi di pagine di spam nei risultati di ricerca, e hanno consentito di mantenere senza spam oltre il 99% delle visite a siti posizionati in SERP.
Quali siti sono colpiti da questo update
È chiaro che l’annuncio del Novembre Spam Update non spaventa troppo i siti che seguono le linee guida di Google e che si mantengono nel campo delle tattiche SEO lecite.
Google in effetti ha una definizione rigorosa di ciò che considera spam, che include principalmente siti di bassa qualità che inducono gli utenti a fornire informazioni personali o a installare malware, come segnala Matt Southern, e altri tipi di spam includono quello UGC, truffe di phishing e siti Web che sono ingannevolmente costruiti in modo da somigliare ad altri siti affidabili – per una panoramica più ampia possiamo far riferimento ai problemi che possono causare un’azione manuale.
Detto questo, ci sono però casi in cui anche i siti che non tentano la strada della black hat SEO potrebbero essere colpevoli di spam senza nemmeno saperlo: se non adeguatamente protetto, un sito può vulnerabile alle violazioni, e quindi le sue pagine potrebbero pubblicare spam e/o malware per gli utenti senza che il webmaster ne sia a conoscenza.
Google non fa differenza di trattamento tra spam derivante da hacking o spam intenzionale, perché ritiene che sia compito e onere del proprietario del sito mantenerlo sicuro: se, quindi, in questi giorni e nei seguenti notiamo un calo improvviso di posizionamento per le nostre pagine, è bene controllare subito la sicurezza del sito attraverso il Rapporto Sicurezza di Search Console e cercare segni di un possibile attacco hacker, intervenire quanto prima per correggerlo e poi seguire la procedura di Google per ripulire un sito dallo spam e risollevare le performance.