La pandemia di Coronavirus è un dramma su scala mondiale, ormai, e i suoi effetti si fanno sentire in ogni campo della nostra vita, economia inclusa. Se qualche settimana fa abbiamo raccontato del crollo immediato dei siti a tema turismo, col passare dei giorni anche altri settori hanno dovuto forzatamente chiudere o ridurre i propri affari. Per tutti quelli che hanno un’attività danneggiata dalla situazione arriva un consiglio di Google, che invita a non fermare il sito ma a limitarne le funzioni: vediamo come.
Molti siti e attività fermi per le conseguenze dei lockdown
Qualche ora fa, il blog Google Webmasters ha pubblicato infatti un articolo di John Mueller per spiegare come “mettere in pausa la tua attività online nella Ricerca Google”, per evitare di chiudere definitivamente il sito e perdere tutti gli sforzi e i traguardi sin qui raggiunti in termini di posizionamento e traffico sul motore di ricerca.
“Con la crescita degli effetti del coronavirus”, scrive Mueller, “abbiamo visto aziende di tutto il mondo alla ricerca di modi per mettere in pausa le loro attività online”, e quindi Google offre una panoramica di consigli su come stoppare temporaneamente il sito e ridurre al minimo gli impatti con Ricerca Google, “con la prospettiva di tornare ed essere presente per i tuoi clienti”.
Resistere e trovare nuove soluzioni
Questa è una situazione senza precedenti e le aziende di ogni tipo ne risentono. Al momento non è chiaro per quanto tempo durerà lo status quo, ma probabilmente le restrizioni continueranno per diverse settimane, se non mesi, e quindi le aziende devono avere la capacità di adattarsi per soddisfare le nuove esigenze dei loro clienti e trovare soluzioni per continuare a fare business. Le raccomandazioni di Google sono applicabili a qualsiasi azienda con presenza online, ma sono pensate in particolare per quanti hanno sospeso la vendita dei propri prodotti o servizi online a causa della pandemia.
Cosa fare: limitare le funzionalità del sito
Il consiglio di base di Google – se la situazione di stallo è temporanea e prevediamo di riaprire l’attività online quanto prima e quando possibile – è mantenere il sito online e di limitarne la funzionalità. Ad esempio, “è possibile contrassegnare gli articoli come esauriti o limitare il carrello e la procedura di pagamento”.
Questo è l’approccio migliore “poiché riduce al minimo gli effetti negativi sulla presenza del tuo sito nella ricerca”: ovvero, le persone possono ancora trovare i nostri prodotti, leggere recensioni o aggiungere liste dei desideri in modo da poterli acquistare in un secondo momento.
Gli altri passaggi
Mueller elenca anche altre “buone pratiche” da attuare sul sito, che servono anche a essere trasparenti con gli utenti e a fornire indicazioni al motore di ricerca. In particolare:
- Disabilita la funzionalità del carrello, l’intervento più immediato e che non cambia nulla per la visibilità del sito in Ricerca.
- Spiega ai tuoi clienti cosa sta succedendo: mostra un banner o un popup con le informazioni appropriate per gli utenti, in modo che siano consapevoli dello stato dell’azienda. Indica anticipatamente “eventuali ritardi, tempi di spedizione previsti, opzioni di ritiro o consegna a disposizione eccetera”, in modo che gli utenti possano proseguire in piena consapevolezza.
- Aggiorna i tuoi dati strutturati. Se il nostro sito utilizza dati strutturati (come Prodotti, Libri o Eventi), dobbiamo aggiornarli in modo appropriato, segnalando la disponibilità attuale del prodotto o modificando gli eventi in cancellati. Se abbiamo anche un negozio fisico, si consiglia di aggiornare i dati strutturati delle attività locali per riflettere gli orari di apertura effettivi al momento.
- Controlla il feed di Merchant Center e segui le best practices per l’attributo di disponibilità per i prodotti mostrati in Google Shopping.
- Informa Google degli aggiornamenti. Attraverso la Search Console possiamo chiedere a Google di ripetere la scansione di un numero limitato di pagine (ad esempio, la home page), oppure possiamo usare la Sitemap per la scansione di un numero maggiore di pagine (ad esempio, tutte le pagine dei prodotti).
Come gestire questa situazione di emergenza
Nell’articolo sono segnalati anche consigli più specifici: ad esempio, è possibile anche bloccare temporaneamente solo gli acquisti di tutti i prodotti non essenziali, limitando la funzionalità del sito solo ai generi di prima necessità.
Sul fronte tecnico, nella maggior parte dei casi non è consigliabile limitare la scansione con Search Console perché potrebbe influire sulla freschezza dei risultati nella ricerca. Ad esempio, “la ricerca potrebbe impiegare più tempo a controllare e informare che al momento tutti i tuoi prodotti non sono disponibili”, dice Mueller. Tuttavia, “se la scansione di Googlebot causa problemi critici alle risorse del server, questo è un approccio valido, ma ti consigliamo di impostare un promemoria per ripristinare la velocità di scansione una volta che inizi a pianificare di tornare in attività” regolarmente.
Non è poi necessario utilizzare lo strumento rimozioni per rimuovere i prodotti esauriti, ma è preferibile comunque consentire l’accesso quella pagina e contrassegnarla come esaurita: rimuovendo il prodotto dalla ricerca, le persone non sanno perché non è presente, mentre lasciandola online “le persone possono ancora capire cosa sta succedendo, anche se non possono acquistare l’oggetto”.
Infine, non è un’opzione suggerito bloccare l’accesso al sito da un’area geografica specifica: “Google generalmente esegue la scansione dagli Stati Uniti, quindi se blocchi gli Stati Uniti, la Ricerca Google in genere non sarà in grado di accedere al tuo sito”, spiega Mueller. Quindi è meglio “limitare le funzionalità del tuo sito per quella regione”.
Cosa non fare: disabilitare l’intero sito
Esiste anche una misura estrema, “l’ultima risorsa”: disabilitare l’intero sito web. Secondo Google, è un’azione che dovrebbe essere presa solo per un periodo di tempo molto breve, al massimo pochi giorni, poiché “altrimenti avrebbe effetti significativi sul sito Web in Ricerca, anche se implementato correttamente”.
Anche in questa fase ci potrebbero essere clienti che cercano “informazioni sui tuoi prodotti, i tuoi servizi e la tua azienda, anche se non stai vendendo nulla in questo momento”, per questo “si consiglia vivamente solo di limitare la funzionalità del tuo sito”.
Come disabilitare il sito (se necessario)
Ad ogni modo, chi vuole disabilitare completare il sito ha alcune opzioni:
- Se è necessario disabilitare urgentemente il sito per un paio di giorni, possiamo “restituire una pagina di errore informativo con uno status code HTTP 503 anziché tutto il contenuto regolare”.
- Se è necessario disabilitare il sito per un periodo di tempo più lungo, “possiamo servire una homepage indicizzabile in sostituzione temporanea per gli utenti, da trovare nella ricerca utilizzando il codice di stato HTTP 200”.
- Se vogliamo velocemente nascondere il sito dalla Ricerca mentre valutiamo situazioni e prospettive, possiamo rimuoverlo temporaneamente con lo strumento rimozioni della GSC.
Attenzione agli effetti collaterali
È necessario procedere con cautela, perché questo passaggio rischia di generare effetti collaterali problematici per il sito, e John Mueller ne elenca alcuni.
- Se non riescono a trovare per nulla e improvvisamente il sito online, i nostri clienti “non sapranno cosa sta succedendo” alla nostra attività.
- I clienti non possono trovare o leggere informazioni di prima mano sulla nostra attività e sui nostri prodotti e servizi. Ad esempio, “non saranno disponibili recensioni, dettagli, ordini passati, guide di riparazione o manuali: le informazioni di terze parti potrebbero non essere corrette o complete” come quelle che invece forniamo noi direttamente, e questo spesso influisce anche sulle future decisioni di acquisto.
- I knowledge panel “potrebbero perdere informazioni, come i numeri di telefono di contatto e il logo del sito”.
- La verifica di Search Console “non andrà a buon fine e perderai tutto l’accesso alle informazioni sulla tua attività in Ricerca”: i rapporti aggregati in Search Console perdono i dati quando le pagine vengono eliminate dall’Indice.
- Provare a recuperare posizioni e traffico “dopo un periodo di tempo prolungato sarà significativamente più difficile se il tuo sito Web deve essere prima reindicizzato”. Inoltre, aggiunge il Googler, “non è possibile quantificare quando e se il sito apparirà in seguito su Ricerca Google allo stesso modo di prima”.
Altri aspetti da considerare
Oltre al funzionamento complessivo del sito web, ci sono altre azioni che possiamo intraprendere per mettere in pausa la nostra attività online nella Ricerca Google. Ad esempio:
- Se organizziamo/ospitiamo eventi, possiamo far riferimento alle nuove proprietà di Schema markup per segnare se saranno posticipati, annullati o trasmessi in streaming virtuale.
- Se usiamo Google My Business, dobbiamo modificare l’orario di apertura o indicare chiusure temporanee.
- Possiamo suggerire le modifiche al nostro knowledge panel di Google (o rivendicarlo, se non l’abbiamo già fatto).
- Google ha attivato risorse per consentire alle piccole imprese di comunicare con clienti e dipendenti, per lavorare in remoto e modificare le campagne pubblicitarie (qui qualche informazione in più).