“Scrivere in ottica SEO è ormai diventato sinonimo di scrittura di bassissima qualità”: è con queste parole che Ivano Di Biasi introduce il nostro ebook “Il SEO copywriting moderno” (scaricabile gratuitamente da questa pagina), soffermandosi poi sul delicato rapporto tra mondo del giornalismo e Web. Di recente, anche il notissimo quotidiano Le Monde sembra essersi posto lo stesso problema, trovando – a quanto pare – la formula vincente.
Giornalismo, web e qualità
Ripartiamo dalle considerazioni del CEO di SEOZoom, secondo cui con l’avvento e la diffusione della Rete “le testate di prestigio hanno lavorato per formare i giornalisti ed effettuare una sorta di migrazione professionale, facendoli diventare dei bravi web writer; ma, sfortunatamente, le testate più piccole hanno invece fatto a meno dei giornalisti professionisti affidandosi a copy che, a un costo inferiore, riescono a procurare più traffico organico dai motori di ricerca”.
Non meno importanti, in questo processo verso il basso, le motivazioni economiche: “Perché pagare uno stipendio a un giornalista che mi scrive un buon articolo al giorno, quando posso farmene scrivere anche 20 al giorno da tanti web writer a basso costo e che mi produrranno sicuramente più traffico?”, sintetizza il nostro boss.
Il risultato finale è che “alcuni editori pubblicano ormai contenuti con una qualità paragonabile a quella del piccolo giornalino indipendente di paese perché, ormai, tutti pensano che quella sia la direzione”, riducendo in questo modo “il web a un’enorme pattumiera piena di carta straccia, un fast food scadente dell’informazione”.
L’esperimento di Le Monde
Dalla Francia, come accennato, arriva però una storia dal segno completamente opposto, con un esperimento che sembra testimoniare come sia possibile continuare a produrre contenuti di qualità nel mondo del giornalismo contemporaneo. Ad accendere i riflettori su Le Monde sono degli articoli de La Repubblica e de Il Foglio, che spiegano come lo storico quotidiano transalpino abbia trovato la formula del successo nell’era digitale.
Sul quotidiano romano, Riccardo Luna anticipa che questa partita è “complicata almeno da due fattori: il primo è che il mercato della pubblicità online è in gran parte appannaggio di Facebook e Google, che lasciano a tutti gli altri risorse insufficienti a sostenere i costi; il secondo è la lunga crisi, forse non inarrestabile sotto una certa soglia, delle copie cartacee“. Quindi, per uscire dallo stallo gli editori hanno puntato sul “contenimento dei costi“, attraverso la riduzione dei giornalisti, insieme a “un aumento della produttività, misurata soltanto in termini di articoli pubblicati”.
La strada classica: più articoli, meno qualità
È, in pratica, il concetto espresso nel nostro ebook, esplicato in questo modo dai francesi: “Con le nuove tecnologie, una persona può confezionare molti più articoli di prima: più articoli, più clic, più utenti unici e più guadagni“. Un ragionamento sensato ma che non ha “salvato” nessun quotidiano, “oppure lo ha fatto a detrimento della qualità”.
Più attenzione ai contenuti
Parte da qui la sfida di Le Monde e del suo direttore di redazione, Luc Bronner, che su Twitter ha riepilogato la strada intrapresa fra il 2018 e il 2019: riduzione degli articoli, aumento dei giornalisti. Un’inversione di tendenza netta, che sembra aver prodotto frutti interessanti, perché “il numero di utenti sul web e sulla carta è aumentato, dell’11 per cento in ciascun settore”. Anzi, “negli ultimi tre anni, il numero di abbonati web è passato da 120 mila a 220 mila, e se a questi si aggiungono gli abbonati alla versione cartacea fanno più di 300 mila in tutto”, dato più alto mai avuto nella storia del quotidiano.
Le Monde: meno articoli, più giornalisti al lavoro
Per la precisione, “Le Monde ha ridotto del 14 per cento il numero degli articoli (addirittura del 25 per cento nei due anni)”, mentre nel frattempo ha ampliato la base di scrittori (oggi più di 500), concedendo loro più tempo per produrre contenuti e fare inchieste.
Risultato: i lettori apprezzano gli articoli di qualità
L’effetto è stato sorprendente, con l’equazione “più giornalisti meno articoli uguale più lettori” che è di successo perché accontenta “una variabile nascosta”, la qualità del giornalismo, garantita appunto dalla possibilità per i professionisti di dedicare più cura e attenzione nella creazione dei contenuti.
Come fare giornalismo di qualità online
Mauro Zanon del Foglio riprende le dichiarazioni di Jérôme Fenoglio, direttore di pubblicazione (directeur de publication) del giornale parigino, che si interroga su “come si fa un giornalismo di qualità“, rispondendo con queste parole: “Scrivendo degli articoli elaborati, che raccontano la complessità del mondo in cui viviamo, degli articoli in cui i lettori possono trovare delle cose inedite, esclusive”.
La gestione della redazione di Le Monde
Ma questi contenuti “richiedono tempo”, perché devono essere “utili, capaci di creare una sorpresa nel lettore, di rivelargli qualcosa che non leggerebbe da nessun’altra parte” (sembra quasi di leggere i consigli di Google per fare un sito di qualità!). In termini pratici, Le Monde ha gestito così questa strategia: non ha rinunciato a seguire il flusso dell’attualità, affidando a “un desk specifico le notizie che necessitano di una reazione immediata“, mentre altri giornalisti hanno avuto il compito “di scrivere pezzi più complessi, di fare inchieste sul campo, di prendersi tutto il tempo di cui hanno bisogno per produrre un testo approfondito”.
Mettere in evidenza gli articoli approfonditi
Inoltre, è stato importante dare visibilità e privilegiare i contenuti di qualità rispetto alla “massa di articoli interscambiabili”, dice ancora Fenoglio, perché “contrariamente a un certo modo di pensare, secondo cui, nell’epoca del digitale, la produzione giornalistica sarebbe sopravvissuta solo grazie alle pubblicità che si mettono attorno ai pezzi e alle attività legate al giornale, è un’informazione di qualità, un trattamento dei temi più approfondito che produce il maggior valore economico”.
Rispetto per i lettori
La formula francese non mette in secondo piano gli utenti, a cui viene lasciato il tempo di approfondire gli articoli. È ancora Fenoglio a dire che “non possiamo bombardare i nostri lettori ogni giorno, dobbiamo proporre loro contenuti che permettano di respirare e andare in profondità”. Un esempio dimostra la validità di questa filosofia: uno degli articoli più letti del mese di gennaio 2020 è stato un ritratto da 20 mila battute di Jacques Bloch, resistente sopravvissuto al campo di concentramento di Buchenwald.
La formula vincente di Le Monde
“C’è un pubblico disposto a pagare per un prodotto unico, di qualità, con una forte identità e affidabilità“, ci dice in chiusura Repubblica, e questa può essere una soluzione al problema di infobesità, la sindrome da sovraccarico di informazioni che rischia di produrre solo effetti negativi. Perché, da un lato, porta alla produzione di articoli di scarso valore e al sovraccarico di lavoro per i giornalisti, e dall’altro non attrae lettori, che cercano invece informazioni più valide.