Come cambiano le professioni con l’AI? Rischi e opportunità

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L’intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole in svariati ambiti delle nostre vite, digitali e non. L’AI non è più una tecnologia del futuro: è qui, e sta cambiando tutto. Non si limita ad automatizzare i compiti ripetitivi; sta rivoluzionando interi settori, trasformando le dinamiche del lavoro e spalancando le porte a opportunità inimmaginabili. La sua capacità di apprendere, analizzare enormi quantità di dati e ottimizzare i processi va ben oltre l’efficienza: sta creando nuove professioni, ridefinendo quelle esistenti e obbligandoci a ripensare il nostro ruolo nel mondo del lavoro. Ma cosa significa tutto questo per chi lavora nel digitale, e in particolare per la SEO? Scopriamo insieme quali sono le professioni più richieste e come il professionista SEO può evolvere per rimanere rilevante in un mercato sempre più dominato dall’AI.

Cos’è l’Intelligenza Artificiale: la definizione dell’OCSE

L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) definisce l’intelligenza artificiale come un sistema capace di interagire con l’ambiente circostante e generare risultati come previsioni, raccomandazioni o decisioni per raggiungere specifici obiettivi.

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Questo processo avviene attraverso:

  • La percezione dell’ambiente (che sia reale o virtuale).
  • L’analisi delle informazioni per costruire modelli.
  • L’utilizzo di questi modelli per proporre opzioni e supportare il processo decisionale.

Un esempio concreto della definizione fornita dall’OCSE è ChatGPT, che rappresenta l’AI come uno strumento per automatizzare compiti cognitivamente complessi tipici dell’essere umano, come il ragionamento e la comunicazione naturale. Questa abilità non solo permette alle macchine di eseguire lavori umani, ma ne aumenta anche l’efficienza. Tuttavia, è importante considerare anche le implicazioni etiche e sociali legate all’adozione di tali tecnologie.

Automazione e impatto sui lavoratori

L’intelligenza artificiale ha ampliato la gamma di attività automatizzabili. A differenza delle tecnologie precedenti focalizzate su lavori ripetitivi e routinari, l’AI è capace di automatizzare anche compiti “non-routinari”, come ad esempio l’analisi delle immagini mediche, la traduzione linguistica o la diagnosi tecnica. Questo sviluppo mette a rischio settori molto specializzati come quello dell’ingegneria chimica, del controllo qualità e della gestione delle centrali energetiche.

Un esempio di questa tendenza è rappresentato dall’evoluzione dei chatbot avanzati per l’assistenza clienti o dai sistemi predittivi nel settore medico. Tali innovazioni potrebbero ridurre drasticamente la domanda di alcune posizioni tradizionali, aumentando al contempo la necessità di professionisti in grado di progettare, gestire e ottimizzare questi strumenti tecnologici. Quali sono le professioni IA emergenti e sempre più richieste dalle aziende? Di seguito, i dati emersi da un’analisi su Google Trends.

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Google Trends e le nuove figure professionali AI

La ricerca effettuata su Google Trends analizza le tendenze di interesse globale per diverse professioni legate all’intelligenza artificiale (AI Developer, AI Engineer, AI Manager, AI Architect, Prompt Engineer) in un arco temporale compreso tra il 1° gennaio 2014 e il 1° gennaio 2024.

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La ricerca mette in luce come la ricerca di specifiche figure professionali legate all’AI sia in costante crescita. Queste nuove opportunità non rappresentano solo l’evoluzione del lavoro tecnico e operativo, ma coinvolgono anche ruoli strategici ed etici.

Spieghiamo chi sono i nuovi “professionisti AI”.

  • AI Developer (linea blu): specialista nello sviluppo di algoritmi, modelli e sistemi di intelligenza artificiale generativa. Utilizza tecniche avanzate come le reti neurali, i modelli di linguaggio naturale (NLP) e l’apprendimento per rinforzo per creare e migliorare soluzioni AI. La loro capacità di integrare diverse tecnologie permette innovazioni in diversi ambiti.
  • AI Engineer (linea rossa): figura chiave per l’integrazione dell’AI in applicazioni più estese. Questo professionista si occupa della selezione e preparazione dei dati, monitora i processi di input, valuta le performance dei modelli e assicura la qualità dei risultati. È incaricato di rilevare anomalie e implementare miglioramenti nei sistemi AI. È il ruolo che mostra la crescita più significativa.
  • AI Manager (linea gialla): supervisiona lo sviluppo e l’implementazione dei sistemi AI. Collabora con team interdisciplinari per pianificare progetti e garantire che rispettino standard di qualità e sostenibilità. Il Manager AI osserva anche le tendenze globali per scoprire nuove opportunità tecnologiche.
  • AI Architect (linea verde): disegna la struttura strategica dell’AI, fungendo da collegamento tra sviluppatori, data scientist e dirigenti aziendali. Valuta gli strumenti, monitora rischi come l’avvelenamento dei dati e implementa processi di feedback per migliorare costantemente i sistemi IA. L’Architetto AI svolge un ruolo fondamentale nell’applicazione etica e scalabile dell’intelligenza artificiale.
  • Prompt Engineer (linea viola): esperto nella creazione di istruzioni (prompt) per ottimizzare la generazione di contenuti AI. Si occupa di testare e perfezionare i prompt per assicurarsi che i risultati siano allineati agli obiettivi prefissati e integrati con altri strumenti o piattaforme.

Com’è cambiata la professione del Copywriter con l’AI?

Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, il ruolo del copywriter si è trasformato profondamente, diventando un equilibrio tra creatività, analisi e adattamento continuo. Oggi, il copywriter non è più soltanto un creatore di slogan e campagne pubblicitarie tradizionali; è un professionista camaleontico che incarna molteplici identità e competenze.

Chi è il copywriter oggi? Un mix di narratore e tecnico, capace di raccontare storie avvincenti e, al contempo, ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca. L’integrazione delle best practices SEO e l’uso strategico di strumenti analitici sono diventati imprescindibili per rispondere a un ambiente digitale dominato dagli algoritmi e dalla ricerca organica. Alcuni dati significativi dimostrano questa centralità: il 68% delle esperienze online inizia con un motore di ricerca e il 53,3% del traffico web proviene dalla ricerca organica.

La trasformazione tecnologica ha portato alla nascita di una figura sempre più ibrida, dove il confine tra copywriter e content creator si assottiglia.

Competenze multiple: tra creatività e analisi

La figura del copywriter si sviluppa su più dimensioni:

  • Giornalista: con l’introduzione del concetto di E-E-A-T (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità) da parte di Google, la qualità e la validità delle informazioni sono fondamentali. Il copywriter deve condurre ricerche approfondite e garantire che i contenuti siano autorevoli e ben informati.
  • Analista: attraverso l’interpretazione dei dati e delle parole chiave, il copywriter deve anticipare le intenzioni degli utenti, proponendo contenuti utili che rispondano a bisogni specifici.
  • Tecnico: una conoscenza di base di HTML e dei CMS consente di creare contenuti esteticamente curati e SEO-friendly, migliorando la sinergia con i team di sviluppo.
  • Marketer: la capacità di persuadere e comprendere il pubblico è essenziale. Tecniche come la narrazione e l’uso della prova sociale permettono di generare emozioni e spingere all’azione.

L’Intelligenza Artificiale sostituisce il copywriter? Assolutamente NO!

L’AI non ha sostituito il copywriter, ma ne ha amplificato il raggio d’azione, spingendolo a integrare nuovi strumenti e tecniche per rimanere competitivo.

Strumenti come AI Writer velocizzano i processi di scrittura, lasciando al professionista più tempo per dedicarsi alla strategia, alla creatività e all’empatia nei contenuti. L’intelligenza artificiale è un mezzo, non un fine, che aiuta a migliorare l’efficienza senza sacrificare la qualità. Gli strumenti AI, insomma, aiutano a generare idee, creare bozze o personalizzare i messaggi per specifici segmenti di pubblico, ma è il copywriter a garantire che il risultato finale sia autentico e coerente con la voce del brand.

Essere un copywriter oggi significa, quindi:

  • Avere uno stile unico e una voce autentica, che utilizza per creare contenuti distintivi e memorabili.
  • Gestire e orchestrare l’intero ciclo di creazione dei contenuti, lavorando a stretto contatto con altri professionisti come content creator, designer e social media manager.
  • Essere un professionista capace di adattarsi a toni, stili e registri diversi, mantenendo la coerenza e l’autenticità del brand.

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Google Trends: Copywriter Vs Content creator

“Il content creator è un’evoluzione del copywriter?” Secondo i dati di Google Trends, l’interesse per il copywriter ha subito un declino significativo negli ultimi dieci anni, mentre il content creator è diventato una figura sempre più ricercata. Questo dato solleva una domanda interessante: il content creator rappresenta una naturale evoluzione del copywriter?

Google Trends confronto professioni copywriter e content creator

In un certo senso, sì. Il content creator non sostituisce il copywriter, ma ne amplia le competenze, adattandole a un contesto digitale in continua evoluzione. Se il copywriter si concentra principalmente sui testi, il content creator opera su una gamma molto più ampia di formati e piattaforme, incorporando competenze visive, audio e strategiche.

Questo non significa che il copywriter sia una figura obsoleta, ma piuttosto che i due ruoli stanno convergendo in un’unica figura sempre più multidisciplinare. La capacità di integrare storytelling, ottimizzazione per i motori di ricerca e produzione multimediale è ormai essenziale per rispondere alle esigenze dei brand moderni, dove ogni contenuto deve essere strategico e adattabile.

Il ruolo del SEO nell’era dell’Intelligenza Artificiale

In un’era in cui algoritmi avanzati e modelli di linguaggio come GPT-4 e BERT trasformano le dinamiche della ricerca online, il professionista SEO non è più solo un ottimizzatore tecnico, ma evolve verso una figura strategica e multidisciplinare.

Ivano Di Biasi, nel suo libro “SEO for AI” sostiene che i motori di ricerca tradizionali, come Google e Bing, stanno perdendo centralità a favore di assistenti vocali e chatbot basati su AI. Questi strumenti forniscono risposte immediate e precise, riducendo la necessità di navigare tra i risultati di ricerca. Come adattarsi a questo cambiamento?

Come fare SEO per l’AI: gli aspetti da ottimizzare sul sito

  • Crea contenuti dettagliati e pertinenti: affronta in modo esaustivo gli argomenti, rispondendo alle esigenze specifiche degli utenti.
  • Utilizza dati strutturati: implementa markup come schema.org per facilitare la comprensione del contenuto da parte delle AI.
  • Mantieni una struttura del sito chiara: assicura una navigazione intuitiva e una gerarchia logica delle informazioni.
  • Aggiorna regolarmente i contenuti: fornisci informazioni attuali e accurate per mantenere la rilevanza.
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Strumenti AI di SEOZoom come l’AI Writer combina l’intelligenza artificiale con i dati SEO per generare contenuti ottimizzati, mentre l’Assistente Editoriale offre analisi SEO in tempo reale, guidando la creazione di contenuti che rispondono agli intenti di ricerca degli utenti.

Il tool Question Explorer, invece a differenza della keyword research tradizionale, si concentra sulle domande che gli utenti pongono direttamente ai motori di ricerca, mentre SEO Spider consente di analizzare la struttura del sito, identificando eventuali problemi e suggerendo miglioramenti per ottimizzare la navigazione.

Nuove competenze, rischi e adattamenti necessari

L’adozione dell’AI richiede un ripensamento del design dei ruoli lavorativi. Competenze che prima non erano richieste diventano essenziali, mentre altre perdono rilevanza. Questo pone un’enfasi cruciale sulla necessità di formazione continua per adattare i lavoratori alle nuove esigenze:

  • Skill digitali avanzate: competenze in analisi dei dati, linguaggi di programmazione e comprensione dei modelli di machine learning.
  • Competenze trasversali: pensiero critico, gestione del cambiamento e collaborazione interdisciplinare.
  • Formazione verticale: i lavoratori con una formazione verticale specifica traggono maggiore beneficio dall’introduzione dell’AI, grazie alle loro competenze mirate che facilitano l’adozione delle nuove tecnologie.

Le trasformazioni portate dall’intelligenza artificiale comportano anche dei rischi. La sostituzione di certe mansioni può generare disuguaglianze, soprattutto nei settori meno qualificati. Inoltre, gli algoritmi possono introdurre pregiudizi, come evidenziato da studi sui sistemi di selezione del personale e sugli algoritmi medici. Questo mette in luce la necessità di una solida governance per assicurarsi che l’AI sia impiegata in maniera etica e inclusiva. Tuttavia, molti lavoratori nutrono anche speranze, vedendo nell’AI un’opportunità per migliorare la propria produttività e per concentrarsi su compiti più creativi e strategici.

AI nelle strategie aziendali: a che punto siamo?

Secondo un recente Studio condotto da Plus Company e Statista, che ha coinvolto 350 professionisti del marketing tra cui Vice Presidenti del Marketing e decision-maker senior di aziende con oltre 1.500 dipendenti, operanti in settori come manifatturiero, servizi finanziari, retail/e-commerce, automotive, trasporti/logistica e telecomunicazioni, emerge un dato significativo:

l’89% dei leader del marketing riconosce l’utilità dell’AI nella creazione e strategia creativa. Tuttavia, solo il 54% ha effettivamente integrato l’AI nei propri flussi di lavoro.

Tra le principali difficoltà emergono la resistenza al cambiamento, citata dal 45% dei marketer, e il timore dei costi, considerati un ostacolo soprattutto dai dirigenti di alto livello. Nelle piccole aziende, questa resistenza è ancora più marcata, arrivando a colpire il 71% delle organizzazioni. A ciò si aggiungono sfide tecniche come la difficoltà di implementare soluzioni IA su larga scala e la mancanza di competenze interne specifiche.

infografica ostacoli ai nelle aziende

Lo studio, che ha interessato mercati chiave come Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Germania, mette in evidenza una discrepanza importante: sebbene le opportunità offerte dall’AI siano evidenti, molte aziende devono ancora affrontare sfide pratiche e culturali che ostacolano un’adozione più ampia e completa. Tu a che punto sei?

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