Come fare SEO oggi: emergere su Google tra AI, brand e social

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La SEO è morta, viva la SEO! La storica formula con cui si annunciava la successione nella monarchia francese si adatta bene anche al lavoro di ricerca della visibilità organica, tanto più perché riporta alla mente anche un altro “topos” che non manca mai di fare capolino, ovvero la morte della SEO. Ci troviamo in una fase di transizione dalla vecchia attività di ottimizzazione per i motori di ricerca verso un futuro prossimo che sembra sempre più assumere la forma di SEO for AI che abbiamo già descritto. Eppure, questo non ci deve far sottovalutare il presente, che richiede un approccio molto più strategico, in continua evoluzione e attento a una serie di variabili sempre più sofisticate. Google, da parte sua, non è più il semplice “elenco di risultati” che eravamo abituati a conoscere, ma incorpora metriche di autorevolezza, tiene in considerazione segnali social e ha introdotto concetti come l’EEAT per misurare la fiducia che ripone nei siti. Insomma, fare SEO è diventato molto di più che ottimizzare qualche parola chiave e sperare di ottenere un buon posizionamento sul motore di ricerca: avere una buona strategia oggi richiede di saper dominare una serie di strumenti avanzati che capitalizzino la dinamicità del mondo digitale, l’evoluzione delle SERP e le nuove possibilità fornite dalle innovazioni tecnologiche.

La SEO oggi in questa fase di transizione

Sconfortati dalla competizione su Google e preoccupati o speranzosi per le evoluzioni in arrivo, rischiamo quindi di sottovalutare i cambiamenti che sono già avvenuti nella SEO e che impongono questo cambio di paradigma.

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Per dirla in altri termini, fare SEO oggi non è più solo una questione di keyword research e ottimizzazione del sito, ma di strategia complessiva, tecnologia e autorevolezza. Essere competitivi all’interno di questo scenario significa comprendere non solo la tecnologia che si cela dietro a Google e ai suoi algoritmi, ma anche cogliere le opportunità offerte dall’AI, che non mira a sostituire i content creator, ma a potenziarli.

Come messo in luce dal nostro CEO Ivano Di Biasi nel recente intervento a Marketers World 2024, possiamo notare come le dinamiche che guidano i motori di ricerca sono cambiate al punto che la fiducia che Google ripone nei brand e nei contenuti gioca un ruolo decisivo. Allo stesso tempo, le piattaforme digitali modificano continuamente le regole del gioco, valutando per il posizionamento contenuti da social network, AI generativa e fattori sempre più legati al trust e alla qualità percepita.

Di fronte a brand che monopolizzano le SERP bisogna comprendere che la visibilità non si raggiunge solo apparendo tra i primi risultati, ma comprendendo come adeguarsi ai continui aggiornamenti di Google, un motore che ormai integra nel proprio algoritmo autorevolezza e affidabilità come mai prima d’ora. Oggi, dominare la SEO richiede un approccio olistico che unisca intelligenza artificiale, strumenti avanzati come SEOZoom e una chiara strategia volta a massimizzare il dialogo tra contenuti e utenti.

Siamo davanti a una SEO in costante trasformazione, dove gli strumenti tecnologici e la rilevanza del brand giocano un ruolo centrale, e dove ogni content creator ha a sua disposizione opportunità un tempo inimmaginabili — purché sappia come sfruttarle.

L’obiettivo resta massimizzare visibilità e conversioni

Il cambiamento che coinvolge la SEO oggi non si limita quindi a portare sfide, ma offre nuove opportunità per tutti quei brand e creator che sono pronti a sfruttare al massimo le tecnologie emergenti e ad adattarsi alle dinamiche in evoluzione delle SERP. Il successo, infatti, non è solo una questione di posizionamento tecnico o di predominio di keyword singole: il vero obiettivo è massimizzare la visibilità su più fronti e tradurre quell’aumento di visibilità in azioni concrete da parte dell’utente.

La rilevanza del brand dipende sempre più dalla capacità di costruire autorevolezza e di generare un dialogo continuo con l’utente, non solo attraverso contenuti ottimizzati, ma attraverso una presenza coerente e riconoscibile su più piattaforme. Integrando nuovi segnali social e puntando maggiormente sulle metriche di fiducia, Google rafforza questa tendenza e premia i brand capaci di dimostrare affidabilità lungo tutto il percorso dell’utente online. Ciò significa che un contenuto non deve solo risponde alle query generiche, ma deve essere capace di costruire fiducia, posizionandosi in modo da rispondere a una gamma completa di intenti di ricerca.

Parallelamente, le nuove tecnologie come l’AI generativa mettono a disposizione strumenti che consentono di ottimizzare la struttura del contenuto e anche la sua risonanza con il pubblico. Grazie a SEOZoom possiamo ad esempio individuare cluster di keyword che possono garantire un traffico qualificato, intercettando utenti che non cercano solo informazioni, ma sono pronti a compiere azioni specifiche. Ad esempio, generare contenuti che rispondano a intenti di acquisto o che colmino esigenze specifiche di lead generation diventa parte essenziale di una strategia SEO olistica, in cui la visibilità si traduce automaticamente in conversioni.

In questo contesto, la SEO multicanale rappresenta un’altra leva fondamentale. Le piattaforme social, come YouTube o TikTok, non svolgono più solo il ruolo di canali indipendenti, ma contribuiscono direttamente alla SEO globale, inserendo i loro contenuti nelle prime posizioni di Google. I social media , oggi, rappresentano veri nodi di scoperta per il pubblico e possono estendere la visibilità organica ben oltre i risultati tradizionali del motore di ricerca. Un approccio multicanale efficace unisce quindi SEO e social in una sinergia che amplifica la portata dei contenuti e consente ai brand di posizionarsi meglio – non solo su Google, ma in ogni tappa del journey dell’utente.

Allo stesso tempo, non possiamo sottovalutare il fatto che la visibilità senza conversioni significhi poco. Ogni brand o creator deve costruire le condizioni necessarie affinché la visibilità si trasformi in risultati tangibili: che si tratti di aumentare le vendite, raccogliere iscrizioni o ottenere lead qualificati, il focus deve mirare a trovare non solo visitatori, ma utenti coinvolti. La scelta di strumenti strategici come l’AI non si limita a migliorare i contenuti per le SERP, ma possono ottimizzare call to action e interazioni personalizzate che incidono direttamente sulla capacità di spingere il pubblico all’azione finale.

Il panorama SEO di oggi non è quindi solo più complesso, ma anche ricco di potenzialità. Il vero valore emerge attraverso la nostra capacità di adattamento a queste trasformazioni e dalla scelta di utilizzare tecnologie avanzate, strategie multicanale e un approccio sia tecnico che emozionale che tenga al centro le esigenze dell’utente.

La situazione di Google: tra brand, EEAT e staticità delle SERP

Negli anni recenti, il comportamento di Google è cambiato significativamente, e oggi possiamo affermare che il motore di ricerca è diventato molto più pigro nel decidere quali contenuti premiare, andando a garantire i migliori rendimenti organici in base all’autorevolezza del brand e freezando praticamente le SERP, la cui staticità che ci spinge a rivalutare le nostre strategie SEO.

Il brand è ormai un fattore essenziale nelle decisioni di ranking da parte di Google. Dati alla mano, emerge chiaramente che i siti appartenenti ai brand più autorevoli godono di una posizione di vantaggio pressoché costante. La monopolizzazione delle prime posizioni da parte di grandi domini è ormai un dato di fatto: come rilevato dalle indagini di SEOZoom, in settori come il travel o il food siti come Booking, Tripadvisor e GialloZafferano detengono più del 50% del traffico generato per alcune delle principali query. Questo significa che, anche a fronte di un’ottimizzazione tecnica impeccabile, la visibilità per i piccoli o medi competitor risulta fortemente ridotta.

Il motivo va ricercato in un sistema che “assegna il podio” quasi automaticamente ai brand che già godono di un’enorme autenticità e trust, ovvero a quei domini che Google percepisce come altamente affidabili lungo quattro assi fondamentali: l’esperienza, la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità. EEAT non è solo un concetto astratto, ma un vero e proprio indicatore di valore percepito: più un sito riesce a convincere Google della sua qualità complessiva, più è probabile che occupi stabilmente le prime posizioni. E questo porta alla stabilizzazione di alcuni grandi protagonisti del mercato.

Il Traffic Share — una metrica avanzata disponibile proprio su SEOZoom — evidenzia come i primi tre risultati in SERP conquistino, in media, il 77% dei clic legati a una determinata query. Il resto del traffico disponibile è distribuito fra le posizioni inferiori, che competono per porzioni estremamente ridotte della “torta organica”. Ma c’è di più: la staticità delle SERP riduce ulteriormente le prospettive di visibilità per i player minori. Una volta in cima, certi domini mantengono una posizione di leadership costante. È quasi come se Google, una volta stabilita la propria “confidenza” in un gruppo ristretto di domini, li ricompensasse con la massima esposizione possibile, mentre tutti gli altri — dice ancora il nostro studio — rischiano di rimanere esclusi dalle prime posizioni a lungo termine.

Il fenomeno delle SERP congelate è visibile in quasi tutti i settori analizzati, dove i top player mantengono praticamente inalterata la loro presenza in TOP 3. Per la maggioranza dei siti più piccoli, quindi, ciò si traduce in una lotta continua per intercettare le briciole del traffico e, soprattutto, tentare di scalare le posizioni basse, le uniche ad essere soggette a una rotazione più frequente. Google sembra quasi adottare un sistema di “rotazione” per le pagine meno autorevoli, una sorta di test in cui, se non riesci a dimostrarti “all’altezza” delle aspettative in poco tempo, vieni spinto indietro nuovamente.

Tutto questo rafforza l’idea che la SEO di oggi non possa più solo basarsi su buone pratiche tecniche o caccia alle parole chiave, ma debba piuttosto concentrarsi su un lavoro di costruzione dell’autorevolezza del brand, aiutato da fattori chiave come il trust percepito e la capacità di consolidare il proprio status non solo sui siti ma anche sui canali esterni, come i social o le menzioni sui media.

Per questo SEOZoom ha introdottoi l’Opportunity Finder, che sfrutta algoritmi intelligenti per individuare cluster di keyword in cui i grandi player, quelli saldamente ancorati ai vertici delle SERP, non riescono a dominare in maniera assoluta. Ciò apre finestre di occasioni per posizionarsi bene su nuove parole chiave, evitando le query monopolizzate dai pesi massimi del settore. SEOZoom ci aiuta così a navigare strategicamente nel mondo della SEO, evitando scontri frontali contro competitor troppo forti e indirizzando il nostro focus verso cluster in cui non si è ancora generata saturazione. È una logica che va oltre la caccia alla singola parola chiave: si tratta di presidiare temi, intercettare intenti di ricerca e costruire contenuti basati su insights data-driven che nessuna analisi tradizionale sarebbe in grado di rilevare con questa prontezza.

L’evoluzione delle SERP e l’ingresso dei social

Un aspetto da non sottovalutare è poi il fatto che Google abbia iniziato a includere anche contenuti provenienti dalle piattaforme social tra i risultati di ricerca. Questo cambiamento, parte del costante sforzo del motore di ricerca di rispondere meglio alle nuove tendenze e abitudini degli utenti, ci conferma che limitarsi alla SEO tradizionale possa non essere più sufficiente.

Fino a poco tempo fa, le SERP di Google erano dominate dai classici risultati provenienti da pagine Web: i Creator non avevano chance di essere visibili su Google, perché il motore di ricerca non indicizzava i contenuti pubblicati sulle piattaforme social, limitandosi a misurare segnali quali l’autorevolezza di un brand o di personaggi famosi attraverso il sistema di backlink e menzioni che riceveva il sito web di riferimento.

Negli ultimi due anni, Google ha deciso di ampliare il proprio ecosistema, iniziando a a raccogliere segnali sociali e contenuti da tutte le piattaforme esistenti per misurare l’autorevolezza di brand, prodotti, personalità e così via.

Ma soprattutto, nelle SERP sono diventati sempre più presenti i contenuti dei Creator, a prescindere dalla piattaforma utilizzata. Oggi infatti vediamo sempre più spesso post, video e contenuti visivi provenienti da piattaforme come YouTube, Instagram e TikTok emergere tra le prime posizioni.

Giusto per avere un’idea, con SEOZoom abbiamo scoperto che più del 38% delle ricerche – e quindi oltre una su tre – presenta in SERP un contenuto proveniente da un Social Network o da YouTube.

Anche il classico commento “Il contenuto è diventato virale” può allora nascondere una chiave interpretativa differente: forse si è semplicemente posizionato su Google ed è salito alla ribalta.

L’ingresso dei social media nelle SERP di Google non introduce soltanto un nuovo tipo di competizione, ma apre una nuova traiettoria per chi cerca di emergere in un contesto di visibilità dominato da brand consolidati. I social offrono la possibilità di diversificare i contenuti e di rispondere a micro-intenti di ricerca con formati rapidi e interattivi, integrandosi perfettamente nelle abitudini degli utenti sempre più orientati verso i contenuti dinamici.

Questo fenomeno non riguarda solo i settori ad alto tasso di interazione visiva: SEOZoom ha rilevato come piattaforme social, quali Facebook e YouTube , ottengano posizioni di rilievo nelle SERP per keyword appartenenti a segmenti anche più specifici e con un forte risvolto informativo, come nel caso del turismo o delle ricette. Questo perché i social media, con la loro capacità di generare interazioni immediate, riescono a rispondere all’intento di ricerca dell’utente in modo rapido ed efficace, dando la possibilità ai creator di raggiungere un pubblico più ampio anche fuori dalle proprie piattaforme native.

E quindi, ogni pezzetto della torta di traffico disponibile oggi via Google è suddiviso tra siti tradizionali, video provenienti da YouTube, post virali, immagini e piattaforme di contenuti generati dagli utenti (UGC). Questa distribuzione è tutt’altro che statica e ci offre una finestra essenziale per capire come affrontare la SEO: massimizzare la visibilità richiede di guardare non solo al sito principale, ma all’intera rete di content touchpoints che danno origine a query più complesse e forti dinamiche social.

Multicanalità e l’importanza dei social media nei risultati di ricerca

Le piattaforme più presenti in SERP sono ovviamente YouTube e Facebook, ma anche le altre offrono delle opportunità davvero uniche per crescere con il proprio brand.  Inoltre, ogni piattaforma risulta più o meno indicata per settori specifici ed è fondamentale non sbagliare nella scelta della strategia.

Questo rappresenta una svolta importante per chi cerca di ottenere visibilità organica: Google riconosce il valore aggiunto offerto dai contenuti multimediali e social, e questo rende fondamentale per i brand ampliare la loro strategia SEO verso una presenza multicanale.

Tradotto in operatività, significa che la SEO, per com’è concepita oggi, non può più prescindere da questo approccio multicanale, perché appunto anche i contenuti social si sono ormai affermati come una componente centrale nelle SERP di Google, guadagnando posizioni cruciali grazie alla loro capacità di intercettare il pubblico su più livelli, e ciò apre nuove opportunità anche per i brand meno consolidati.

Non dobbiamo però commettere l’errore di produrre in maniera acritica, perché al contrario serve ragionare su quali contenuti ottimizzare e su quale piattaforma, perché ogni settore trova visibilità con un canale diverso. Prendiamo ad esempio il settore del viaggio e del turismo: al momento, Facebook è la piattaforma più spesso premiata da Google in questa nicchia, facendosi spazio tra i primi risultati per query relative a destinazioni o recensioni. Ma non è lo stesso per altre aree. Se ci spostiamo nel segmento musica e audio, è evidente come YouTube risulti il canale preferenziale su cui puntare per ottenere visibilità; utilizzando formati social diversi, come post visuali o brevi video su Instagram, un brand può ottenere un forte impatto in altri settori, come nel design e arredamento, dove gli utenti sono spesso alla ricerca di ispirazione visiva per decisioni d’acquisto più emotive.

Siamo di fronte a un cambiamento che impatta sia i grandi brand che i piccoli creator: grazie alla forza dei contenuti social, oggi anche chi non ha una forte presenza tramite il proprio sito web può raggiungere rilevanza sfruttando le piattaforme giuste. Un esempio concreto è il video pubblicato sulla pagina Facebook di Dovealsud: nonostante l’autorevolezza del sito stesso sia limitata, il contenuto ha raggiunto la quarta posizione su Google per la keyword “Crema Pasticcera” (subito dopo l’intoccabile triade del settore food). È stato il potenziale della piattaforma social a spingerlo in alto, slegato dai soliti parametri di notorietà del dominio: il valore del contenuto social ottimizzato può offrire visibilità anche per keyword ad alto volume.

Il posizionamento in SERP del contenuto social

 

Altro dato importante, possiamo nota come spesso questi contenuti provenienti dai social media occupino posizioni comprese tra la quarta e la settima nelle SERP: si tratta di posizioni ambite, che la maggioranza dei siti web fatica a raggiungere, a maggior ragione in settori dove i domini leader monopolizzano costantemente le prime tre posizioni. Ed è proprio qui che risiede una delle più grandi potenzialità per i creator emergenti e i brand meno conosciuti: sfruttare l’autorevolezza dei social media non come fine, ma come veicolo per posizionarsi in modo solido su Google.

Un altro esempio significativo legato a questo cambiamento riguarda la query “Pesce”: chi ha ricercato questo termine negli ultimi giorni ha notato come le SERP siano state dominate da meme e contenuti social legati all’opera dell’artista Gaetano Pesce ospitata a Napoli (qui nell’immagine da Il Post).
L'opera di Gaetano Pesce a Napoli
Questo dimostra come eventi virali o movimenti culturali sui social possano impattare significativamente anche le ricerche organiche su Google, offrendo nuove angolazioni di visibilità che un tempo non erano nemmeno immaginabili con le logiche SEO tradizionali.

Scegliere il canale giusto per il settore giusto

Questi dati ci indicano che la strategia SEO multicanale va personalizzata non solo in base ai contenuti, ma soprattutto in base al settore di appartenenza. In una SERP standard, dal quarto al settimo posto possiamo trovare post, immagini o video che difficilmente supererebbero le “grandi firme” online, ma che rispondono in modo perfetto agli intenti di ricerca visivi o immediati dell’utente.

Non possiamo semplicemente pensare di posizionare un sito come entità separata: ottenere risultati concreti in chiave SEO multicanale significa saper adattare la strategia alle esigenze del pubblico di riferimento e al tipo di contenuto. Infatti, come detto, ogni settore vede la predominanza di una piattaforma sociale specifica, che riesce a rispondere al meglio alle esigenze degli utenti. Il successo di una strategia multicanale dipende, quindi, dalla corretta personalizzazione dei contenuti e dalla scelta della piattaforma social più idonea a raggiungere il pubblico giusto.

Facciamo alcuni esempi pratici. Come rilevato nel contesto del settore musicale, Google preferisce utilizzare YouTube come canale principale per i contenuti che riguardano musica e audio. Questo significa che ogni brand operante in questo settore deve orientarsi verso la produzione di contenuti video di alta qualità per rispondere efficacemente ai bisogni e agli intenti di ricerca dell’utente. Pubblicare video che trattano album, brani musicali, concerti live o perfino tutorial può non solo generare engagement all’interno della piattaforma YouTube, ma anche spingere in modo significativo le performance SEO del brand, posizionando quei video nelle prime pagine delle SERP di Google.

Un discorso simile si applica ai settori legati al design e all’arredamento. Qui la chiave del successo è, chiaramente, la forza visiva dei contenuti. Gli utenti, quando cercano ispirazione o idee per arredare, fanno ampiamente affidamento su contenuti visivi come quelli ospitati su Instagram. Pubblicare immagini di alta qualità, correttamente ottimizzate e integrate in un flusso visivo che tiene conto delle preferenze del target, può aiutare a ottenere visibilità immediata sia nelle ricerche di Instagram che nelle SERP di Google.

D’altra parte, per chi si occupa di turismo e viaggi sono le recensioni e i consigli personali a fare la differenza. Facebook si distingue in questo settore grazie alla possibilità di creare conversazioni e ottenere feedback in tempo reale sugli alloggi, le esperienze e le destinazioni, arricchendo il contesto SEO del sito legato al brand e creando quel valore aggiunto sociale che Google tende a premiare.

Il messaggio chiaro che emerge è che l’ottimizzazione settoriale è un processo necessario per chi vuole competere nel nuovo panorama SEO. Social diversi hanno un impatto differente a seconda del settore e del formato del contenuto. Una scelta accurata della piattaforma e una strategia intelligente di pubblicazione non solo aumentano le probabilità di ottenere interazione social, ma aprono anche un varco per scalare le SERP di Google, specialmente quando l’ambito di ricerca è dominato da brand più forti nel contesto tradizionale del web.

Gli strumenti per una strategia multicanale di successo

Il grande valore di questa evoluzione non risiede solo nelle SERP arricchite da contenuti multimediali , ma anche nella sinergia tra i vari canali utilizzati da un utente durante il proprio customer journey. Qui entra in gioco l’importanza di una strategia multicanale : la nostra presenza su differenti piattaforme non è più un “di più” strategico, ma parte essenziale per massimizzare il traffico utile. Sfruttare SEO e social media in parallelo significa moltiplicare le possibilità di coinvolgimento dell’utente, chiudendo il gap tra intenti diversificati e creando esperienze cross-platform in grado di influenzare il comportamento dell’utente dall’interazione alla conversione.

Sul fronte pratico e analitico , strumenti come l’Opportunità Social di SEOZoom ci consentono di trovare keyword particolarmente rilevanti che vedono, accanto ai classici risultati web, anche contenuti da piattaforme social. Questo non solo aiuta a identificare aree meno sature dove nuovi player possono arrivare, ma consente di vedere quali tipologie di contenuti social performano meglio in determinati settori. In ambiti come il food, pagine sociali come quelle di GialloZafferano ottengono enormi volumi di traffico non solo attraverso il sito, ma anche tramite post condivisi su Facebook e YouTube, che si posizionano tra i primi risultati su Google in modo continuativo. La pagina di Facebook di GialloZafferano, ad esempio, si posiziona stabilmente nella TOP 10 per keyword legate a ricette, amplificando la portata del contenuto originariamente pensato per il sito web.

Integrare social e SEO all’interno di una logica strategica ci dà quindi la possibilità di ottenere visibilità trasversale, posizionare contenuti non solo su un sito proprietario, ma anche attraverso quella struttura social che oggi Google premia con una posizione di rilievo. Approfittare degli insight offerti dall’Opportunità Social permette di diversificare i contenuti, assicurandosi che essi siano multicanale e capaci di generare traffico qualificato che si converta in azioni concrete, come iscrizioni, richieste di informazioni o acquisti.

AI: il nuovo alleato nella creazione di contenuti

Abbiamo compreso come i social media e la SEO multicanale possano dare ai brand una visibilità che va oltre il dominio tradizionale delle SERP. Ma individuare le piattaforme giuste e comprenderne le dinamiche non è sufficiente: occorre anche garantire un flusso continuo e massimizzato di contenuti efficaci e differenziati su tutti i canali. È qui che entra in gioco una leva fondamentale per ottimizzare non solo la presenza ma anche la gestione operativa: l’intelligenza artificiale.

Automatizzare non significa solo velocizzare il processo, ma liberarsi dai task ripetitivi per concentrarci su ciò che fa davvero la differenza: la strategia, la creatività e il miglioramento mirato delle metriche di engagement e conversione. Creare contenuti personalizzati per ogni canale, che siano ottimizzati per la SEO e risuonino con il target giusto, è ormai possibile grazie agli strumenti basati su AI. Pensiamo ad esempio alla creazione di centinaia di post ottimizzati per YouTube, Facebook o Instagram, pianificati simultaneamente grazie alla combinazione di SEO data e AI, senza dover sacrificare la qualità del risultato.

L’automazione attraverso l’AI non prende mai scorciatoie: permette di perseguire i nostri obiettivi di marketing, riducendo il peso dei compiti più noiosi e ripetitivi e offrendo supporto sui punti veramente strategici. Ciò che prima richiedeva settimane di lavoro manuale, come la gestione simultanea di post su più canali o la scrittura di testi specifici per video script o blog post, può essere gestito in batch, semplificando l’intero processo di creazione dei contenuti.

Grazie a questo, anche i piccoli brand e i content creator meno consolidati possono competere in maniera strategica contro i colossi del settore, mettendo il proprio ingegno a potenziamento della loro creatività grazie alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia.

Gli strumenti AI di SEOZoom: superpoteri per copy e content creator

La SEO odierna richiede quindi l’utilizzo consapevole di strumenti avanzati, capaci di snellire i processi massivi senza perdere qualità o precisione strategica. Ed è qui che entrano in gioco i superpoteri offerti dagli strumenti AI di SEOZoom, che mettono a disposizione tecnologia avanzata per migliorare tutte le fasi del content marketing: dalla scrittura di testi all’ottimizzazione SEO, fino alla creazione automatizzata di contenuti multicanale.

Grazie a SEOZoom e al potere dei dati della suite, possiamo fare molto di più che usare l’intelligenza artificiale per generare testi: la possiamo considerare un alleato che ci aiuta analizzare, creare e ottimizzare contenuti in maniera completamente nuova, con prompt già orientati a massimizzare le opportunità di posizionamento e gradimento degli utenti.

Al centro di questa “cassetta degli attrezzi” c’è AI Writer, l’unico generatore di testo potenziato da dati SEO: grazie all’integrazione con l’Assistente Editoriale di SEOZoom, abbiamo la possibilità di ottimizzare i nostri contenuti lato SEO analizzando in tempo reale le pagine dei competitor che stanno vincendo in SERP e ottenendo tutte le informazioni preziose su come ottenere il massimo.

Ma siamo andati oltre con AI Assistant, un tool che è capace di eseguire una radiografia completa del contenuto, esaminando oltre 25 criteri della scrittura per evidenziare eventuali problemi e fornire suggerimenti applicativi rapidi per apportare modifiche che migliorano l’articolo.

In questo modo, lo strumento ci offre un’analisi critica sul nostro lavoro permettendoci di metterlo più a fuoco sull’obiettivo che vogliamo raggiungere e, soprattutto, di garantire la qualità percepita dai lettori. La revisione si spinge infatti oltre i semplici suggerimenti tecnici, fornendo indicazioni su tono di voce, formattazione ottimale e coinvolgimento emotivo del testo, e di fatto permette di migliorare l’intera user experience, affinando tutte le fasi della scrittura. AI Assistant ci aiuta quindi a massimizzare la leggibilità e l’engagement con il pubblico, collegando questi aspetti non solo all’ottimizzazione SEO, ma anche alla comprensione dell’intento di ricerca dell’utente. In questo modo, possiamo adattare il contenuto sia alle necessità dell’algoritmo di Google sia a quelle del lettore finale, mantenendo alta l’attenzione e rendendo il testo fluido e persuasivo.

A questo si aggiunge un’altra funzione determinante per chi vuole accelerare la creazione di contenuti, il Riempimento Generativo, che ci permette di scrivere o modificare porzioni estese di contenuto in pochissimo tempo, partendo da una semplice descrizione o da una traccia di partenza, in modo da riempire e ristrutturare il contenuto selezionando e riscrivendo paragrafi, generando titoli e migliorando sezioni intere del testo con il semplice clic di un pulsante. Ma l’utilizzo pratico del Riempimento Generativo si presta a una varietà di casi, permettendo la riscrittura creativa di contenuti, adattando il messaggio al tipo di pubblico target e includendo keyword strategiche puntualmente per migliorare il ranking dei contenuti.

Dal posizionamento al traffico utile: strategie per competere nella SEO di oggi

Insomma: ottenere una buona posizione sui motori di ricerca è solo un aspetto della strategia SEO di oggi. La vera sfida consiste nell’attrarre traffico utile, ossia un traffico qualificato che non solo visita il sito, ma interagisce, compie azioni e genera conversioni tangibili. Per competere realmente nella SEO contemporanea dobbiamo quindi andare oltre il semplice ranking, potenziando la nostra visibilità tramite tecniche che integrino Authority Building, un uso mirato della linking interna e l’utilizzo intelligente degli strumenti offerti dall’Intelligenza Artificiale, come quelli disponibili su SEOZoom.

Il concetto di Authority Building è ora più rilevante che mai. Google premia siti web che dimostrano fiducia, competenza e autorevolezza nel loro settore. Costruire l’autorità del proprio sito non si limita solo ai backlink, ma include il creare solidi collegamenti tra contenuti di valore e pagine di riferimento, che a loro volta generano trust sia per i motori di ricerca sia per gli utenti finali. In SEOZoom, strumenti avanzati come l’Opportunity Finder diventano centrali in questo processo, permettendoci di individuare parole chiave e argomenti strategici non saturi, dove la concorrenza non ha ancora consolidato la propria autorità e dove ci sono margini di crescita interessanti.

Ma la SEO odierna non può fare affidamento solo sulla costruzione dell’autorità esterna e le dinamiche interne del sito giocano un ruolo altrettanto cruciale. Una delle leve fondamentali che spesso viene sottovalutata è la linking interna, una pratica che permette di ottimizzare direttamente il flusso di navigazione e di potenziare la distribuzione di link juice tra le pagine del sito. Collegando in modo strategico i contenuti di approfondimento o le schede di conversione, e creando percorsi di lettura lineari, possiamo tenere gli utenti all’interno del sito più a lungo, riducendo il bounce rate e migliorando l’esperienza utente complessiva. Si tratta di una strategia che non richiede l’acquisizione di backlink esterni, ma può migliorare significativamente il ranking complessivo del sito e il traffico utile.

L’uso strategico dell’AI per scalare la creazione e ottimizzazione dei contenuti

Per ottimizzare il traffico, oggi i brand non possono più fare affidamento solo sui metodi tradizionali della SEO, ma devono riuscire a creare un volume costante di contenuti, che siano continuamente aggiornati e all’altezza delle aspettative sia di Google sia degli utenti finali. La buona notizia è che, grazie all’avanzamento tecnologico, possiamo delegare molti dei compiti più ripetitivi all’AI, liberando tempo prezioso da dedicare agli aspetti strategici e creativi.

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In questo contesto, gli Strumenti AI di SEOZoom sono pensati per aiutare copywriter e marketer a gestire in modo scalabile e veloce la produzione di testi, schede prodotto, articoli, post social e script video: non serve conoscere ogni dettaglio di un argomento complesso, perché grazie a questi strumenti è possibile generare spunti, topic rilevanti e keyword strategiche anche in aree meno familiari, mantenendo sempre un focus sulla qualità del testo.

Uno dei vantaggi principali offerti consiste nella possibilità di adattare il contenuto per specifiche piattaforme social. Ad esempio, con il set di strumenti “Post per…” puoi generare un copy destinato a Facebook, LinkedIn, Instagram o TikTok, ottimizzando il testo in base alle particolarità di ciascuna piattaforma, come il tone of voice e la lunghezza ottimale. Grazie a questo processo automatizzato, è possibile gestire in modo efficiente la multipubblicazione di contenuti, mantenendo sempre coerente la qualità e garantendo che ogni post rispecchi il linguaggio e le aspettative del suo pubblico specifico.

Non solo: all’interno della suite di SEOZoom troviamo anche lo strumento “Script per video”, pensato proprio per semplificare la fase attraverso la quale brand o content creator creano testi per video. Questo strumento tiene conto di variabili come il numero di speaker, la durata ottimale del video e persino il tono di voce richiesto per il pubblico. In questo modo, creiamo contenuti cross-piattaforma che non solo seguono una narrazione fluida, ma sono personalizzati e versatili, adatti a qualsiasi tipologia di formato comunicativo, come i sempre più predominanti podcast.

Creare traffico utile grazie alle giuste opportunità

Ma ottimizzare la creazione di contenuti diversificati è solo un tassello del quadro. Per generare traffico utile, ossia traffico qualificato che porta realmente a conversioni e interazione con il sito, bisogna saper intercettare gli intenti di ricerca corretti e sfruttare le opportunità ancora non presidiate dai grandi competitor.

È proprio qui che entra in gioco l’importanza di combinare l’authority building con il corretto impiego degli strumenti SEO: uno dei più potenti per questo scopo è sicuramente Opportunity Finder, progettato per identificare aree dormienti dove il traffico può essere qualificato e dove non si è ancora generata saturazione. Questo significa che, anche se non abbiamo l’autorevolezza di un grande brand, possiamo posizionarci strategicamente su long-tail keyword o cluster tematici meno popolati. L’Opportunity Finder facilita la scoperta di spazi di crescita, evidenziando keyword per cui i principali competitor non sono ancora stati in grado di presidiare in modo dominante.

Lo strumento è particolarmente utile anche per il traffico organico: scoprendo aree tematiche alternative, possiamo costruire contenuti specializzati che offrono risposte dirette e complete alle ricerche degli utenti. I topic long-tail o i cluster tematici su cui un brand può riflettere, spesso laser-targetizzati, possono diventare una fonte di traffico utile —utenti in cerca di risposte e attenti alle specificità della query.

Per competere nella SEO oggi non possiamo fare a meno di unire creatività, automatizzazione dei processi e un approccio strategico basato sugli strumenti che ci aiutano a scalare la creazione e l’ottimizzazione. Questi fattori, combinati all’opportunità strategica di scoperta di nicchie che SEOZoom rende possibile, possono garantire non solo un buon posizionamento, ma anche un traffico utile con un impatto reale sulle conversioni.

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