Che cos’è l’EEAT di Google: la guida completa

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Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness. Oppure, per dirla in italiano, Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità. È questo che significa Google EEAT, il framework che da anni è un pilastro delle linee guida per la valutazione dei quality raters e che serve a determinare se la Ricerca fornisce contenuti utili e pertinenti nei risultati. Queste quattro semplici lettere nascondono un significato profondo, perché rappresentano l’insieme di fattori complessivi che gli algoritmi e i quality rater considerano per valutare se un contenuto online fornisce informazioni di qualità. Nonostante la continua attenzione riservata, il tema EEAT continua a essere piuttosto ostico per la community SEO, generando molta confusione e incomprensione su come funziona e su come Google utilizzi questo paradigma: è il caso quindi di chiarire le informazioni, approfondendo cosa significa questo acronimo, perché interessa tutti i siti, quali sono i metodi per rafforzare la percezione dei parametri quali, infine, i luoghi comuni che è il caso di sfatare e superare per non sbagliare.

EEAT: che cos’è, cosa significa e a cosa serve

EEAT è un quadro di valutazione utilizzato da Google per misurare la qualità dei contenuti online. Più precisamente, rappresenta il paradigma che aiuta Google a determinare se i contenuti proposti nei risultati di ricerca sono utili, pertinenti e affidabili, sulla base dei quattro punti cardine che identificano l’acronimo E-E-A-T: in inglese, Experience, Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness, che in italiano sono Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità.

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Esperienza esamina se l’autore del contenuto abbia vissuto direttamente l’argomento trattato, offrendo quindi una prospettiva autentica, personale e approfondita. Competenza riguarda la profondità della conoscenza dimostrata dall’autore nel campo specifico, evidenziando la padronanza del tema. Autorevolezza misura la reputazione complessiva del sito o dell’autore basata su riconoscimenti e citazioni da parte di altre fonti rispettabili. Affidabilità si concentra sulla precisione e l’integrità delle informazioni fornite, assicurandosi che siano supportate da prove e fonti verificate, e sostanzialmente valuta la capacità di guadagnare la fiducia degli utenti.

Il concetto di EEAT è esplicitato all’interno delle linee guida utilizzate dai quality raters di Google per stabilire se i risultati di ricerca presentano contenuti utili e pertinenti. Pur non essendo un fattore di ranking diretto – Google ha più volte ribadito che il lavoro dei quality rater non influenza direttamente il posizionamento delle pagine – è comunque evidente che Google mira a dare visibilità maggiore in SERP ai risultati che dimostrino forti segnali di EEAT.

Tuttavia, non dobbiamo pensare a questo paradigma come qualcosa che si aggiunge a una pagina web o che si dimostra in un modo specifico: è appunto un concetto “astratto” che si costruisce e fortifica in vari modi, contribuendo a creare contenuti che non solo rispondono alle esigenze degli utenti, ma che riescono anche a stabilire una fiducia robusta e di lungo termine tra il sito web e i suoi visitatori.

In sintesi, i principi EEAT forniscono utili suggerimenti e rappresentano una guida fondamentale per i creatori di contenuti e proprietari di siti che vogliono migliorare le proprie pagine sia per i motori di ricerca che per i lettori, e in generale per chiunque voglia creare contenuti di alta qualità e guadagnare un buon posizionamento su Google. Come rivelano i nostri più recenti studi, infatti, i fattori EEAT e in generale il peso del brand sono elementi centrali per diventare primi su Google.

La nascita e l’evoluzione dell’EEAT

L’algoritmo di Google evolve continuamente per migliorare la qualità dei contenuti proposti agli utenti, così da soddisfare la mission di migliorare costantemente l’esperienza e rispettare le aspettative delle persone che usano il motore di ricerca. L’introduzione del paradigma EEAT serve proprio a dare un punto di riferimento certo affinché i risultati delle ricerche siano effettivamente di alta qualità e rispondano nel modo ottimale alle intenzioni di ricerca delle persone.

Vale la pena notare che EEAT non è un concetto statico: così come la comprensione di Google della qualità della ricerca si è evoluta nel corso degli anni e le linee guida per la valutazione della qualità della ricerca sono cambiate, così è stato modificato anche il paradigma, in modo da assicurare che i suoi principi di base possa possano continuare a essere i pilastri fondamentali della qualità della ricerca anche nel prossimo futuro.

È infatti nel 2014 che leggiamo il primo riferimento esplicito ai concetti di Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness – e infatti all’epoca si parlava di EAT di Google – mentre con l’aggiornamento delle linee guida per i quality rater del dicembre 2022 Google ha introdotto la seconda E di Expertise, che diventa quindi uno dei nuovi cardini per determinare la qualità di una pagina.

L’inclusione dell’Esperienza come nuovo criterio riflette proprio la continua attenzione di Google nel migliorare l’affidabilità dei contenuti disponibili in rete e, in particolare, la necessità di rafforzare i parametri per rispondere alle esigenze degli utenti che cercano informazioni precise e affidabili. Inoltre, serve anche a cogliere meglio le sfumature di come le persone cercano informazioni online e la diversità della qualità delle informazioni disponibili nel mondo.

In questo modo, in particolare, si pone l’attenzione sul peso della distinzione tra contenuti realizzati da esperti e quelli prodotti senza una conoscenza approfondita del tema, che è fondamentale in alcuni campi per penalizzare le informazioni fuorvianti o di bassa qualità. Vale anche la pena nota che, forse non in maniera casuale, la seconda E è apparsa quasi in concomitanza con la crescente rilevanza delle tecnologie di AI generativa come ChatGPT per scrivere testo: in qualche modo, quindi, è come se Google abbia accentuato l’Experience – che già era per così dire “sottintesa” – per sottolineare l’importanza dei contenuti creati da esseri umani.

Paradigma E-E-A-T, una bussola per la creazione di contenuti di qualità

Anche nella nuova accezione E-E-A-T ogni pilastro gioca un ruolo cruciale: l’Esperienza offre una prospettiva vissuta sull’argomento, la Competenza garantisce che le informazioni siano corrette e dettagliate, l’Autorevolezza sostiene la legittimità del contenuto e l’Affidabilità rafforza la fiducia dei lettori. Questo equilibrio è fondamentale per l’ottimizzazione SEO e per creare contenuti che rispondano adeguatamente alle query degli utenti.

Più nello specifico:

  • Esperienza

Come detto, l’aggiunta del criterio Esperienza (Experience) nell’EEAT rappresenta una svolta significativa, perché Google invita a valutare (e valuta) se l’autore del contenuto ha un’esperienza diretta e personale sull’argomento trattato. Questo è particolarmente rilevante in settori come la medicina, la finanza o le recensioni di prodotti, dove l’esperienza diretta può fare la differenza tra un contenuto di alta qualità e uno superficiale. Gli articoli scritti da persone che hanno vissuto o sperimentato in prima persona ciò di cui parlano tendono a fornire dettagli più ricchi, consigli più utili e una maggiore autenticità. Pertanto, integrare esperienze personali nei propri contenuti può aumentare significativamente il loro valore agli occhi di Google.

  • Competenza

Competenza (Expertise) è uno dei pilastri storici del modello EAT, ora rafforzato con l’aggiunta dell’esperienza. Per Google, dimostrare competenza significa fornire contenuti che riflettano una conoscenza approfondita e aggiornata del tema trattato. La competenza si manifesta attraverso l’accuratezza delle informazioni, l’uso di terminologia specifica e l’approfondimento degli argomenti. Per essere considerati competenti, è fondamentale che i contenuti siano redatti da professionisti del settore o, se non è possibile, da persone che abbiano accesso a fonti molto affidabili. Ciò non solo aumenta la qualità percepita del contenuto, ma anche la sua rilevanza per il pubblico interessato.

  • Autorevolezza

L’Autorevolezza (Authoritativeness) si riferisce alla reputazione del sito o dell’autore all’interno del settore trattato. Google riconosce come autorevoli quei creatori di contenuti che sono riconosciuti, rispettati e citati da altri nel loro campo. Questo può includere citazioni da parte di altri professionisti, link da siti affidabili, o la partecipazione a discussioni e conferenze di settore. La costruzione di autorevolezza richiede tempo e implica la produzione costante di contenuti di alta qualità che risuonano con il pubblico e con altri esperti del settore. Utilizzare fonti di qualità e citare esperti riconosciuti può aiutare a costruire l’autorevolezza necessaria per ottenere un buon posizionamento nei motori di ricerca.

  • Affidabilità

Infine c’è il pilastro dell’Affidabilità (Trustworthiness), cruciale per guadagnare e mantenere la fiducia degli utenti. Google si impegna a privilegiare i contenuti che provengono da fonti affidabili, minimizzando il rischio di diffondere informazioni errate o fuorvianti. Per essere considerati affidabili, i contenuti devono essere chiari, trasparenti e facilmente verificabili. Ciò include la presentazione di informazioni accurate, l’uso di fonti legittime e la dichiarazione di eventuali conflitti di interesse. Inoltre, mantenere una politica editoriale rigorosa e rispondere prontamente alle correzioni può ulteriormente rafforzare la fiducia del pubblico nei confronti del sito. Proprio il Trust è stato definito il principio più importante di EEAT.

Comprendere l’EEAT: indicazioni pratiche e consigli per rafforzare i segnali del sito

Non ci sono interventi tecnici o elementi specifici da aggiungere alle pagine – anche se, come vedremo, in realtà possiamo migliorare i segnali che lanciamo a Google – per fortificare la percezione del nostro livello di EEAT. Serve piuttosto un approccio strutturato, attento e olistico: ogni contenuto deve riflettere un’alta qualità in ogni aspetto, dall’accuratezza delle informazioni, alla chiarezza della scrittura, fino alla rilevanza e autorità delle fonti citate.

In tal senso, per creare contenuti che rispettino i principi dell’EEAT e quindi avere un sito con un elevato EEAT è fondamentale iniziare dalla ricerca accurata delle informazioni, citando fonti autorevoli e aggiornate. Coinvolgere esperti nel processo di redazione o revisione dei contenuti può conferire maggiore autorevolezza e competenza. Inoltre, integrare esperienze personali o case study può arricchire il contenuto, rendendolo più coinvolgente e autentico, così come mantenere un aggiornamento costante dei contenuti per riflettere le ultime novità e tendenze del settore contribuisce a mantenere alta la competenza percepita. La trasparenza è essenziale: fornire informazioni dettagliate sull’autore, includere recensioni o testimonianze verificabili, e mantenere una comunicazione chiara e onesta con il pubblico rende il contenuto più affidabile.

Mettere in pratica questi suggerimenti ci aiuta a creare contenuti che soddisfano i criteri di Google, ma soprattutto che offrono anche un reale valore aggiunto al pubblico – fattore discriminante per la visibilità organica, come confermato dalla rilevanza data ai contenuti utili.

In concreto, EEAT si lega strettamente al concetto di autorità e autorevolezza tematica, o topic authority: creando contenuti che dimostrino esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità, e collegando tra loro questi contenuti, un sito può costruire autorità in un determinato settore e di conseguenza Google tenderà a mettere in risalto i contenuti di quel sito.

Andando più a fondo, questi concetti sono essenziali soprattutto per le tematiche YMYL (“Your Money or Your Life”), espressione coniata da Google per descrivere argomenti riguardanti la felicità futura, la salute, la stabilità finanziaria o la sicurezza di una persona o addirittura di una comunità più ampia. Per questi argomenti, come la scelta di un farmaco per la pressione sanguigna o la richiesta di un mutuo, l’EEAT assume un’importanza ancora maggiore: informazioni errate possono avere conseguenze dannose reali.

È per questa estrema varietà che il modo in cui si comprende e si dimostra l’EEAT varia a seconda del settore di copertura: mostrare esperienza in ambito gastronomico sarà molto diverso rispetto a quello che fa un autore di notizie in senso stretto. Ad esempio, per un autore di viaggi l’esperienza può includere il numero di Paesi visitati, mentre per un cronista giudiziario conta il numero di anni trascorsi nel settore. La fiducia in un sito che pubblica recensioni di prodotti può essere rafforzata attraverso una sezione che descrive le regole seguite per l’accettazione di prodotti gratuiti, mentre una rubrica finanziaria dovrebbe essere tenuta da un autore competente in questo campo. L’obiettivo è cercare sempre di mostrare ai lettori – in maniera esplicita, per quanto possibile – le competenze e l’affidabilità di chi scrive.

Perché l’EEAT è importante per la SEO?

L’EEAT è un concetto focalizzato sull’utente e sulla qualità del contenuto che gli viene fornito, e già solo per questo se ne dovrebbero comprendere le implicazioni per la SEO, che sostanzialmente si basa sugli stessi obiettivi.

Questo principio è particolarmente rilevante per le query in cui è fondamentale mostrare informazioni veritiere, come nel caso dei citati argomenti YMYL, dove la mancata accuratezza potrebbe avere conseguenze negative nella vita reale.

In linea di massima, quando facciamo una ricerca desideriamo che i risultati che troviamo offrano informazioni di qualità, con pubblicazioni affidabili che emergono rispetto a quella di siti poco qualificati o altre fonti scritte da persone non esperte. Fornire informazioni affidabili e non disinformazione è ancora più essenziale – anche per Google e per la sua serietà – per le query che possono influenzare significativamente la vita delle persone, motivo per cui i contenuti YMYL devono essere mantenuti accurati nel tempo attraverso aggiornamenti regolari.

Per i lettori alla ricerca di informazioni su argomenti sensibili – come risparmiare per la pensione o iniziare a fare esercizio fisico dopo il parto – è di fondamentale importanza che Google indirizzi gli utenti verso siti con informazioni corrette. Questo potrebbe non essere altrettanto cruciale se cerchiamo qualcosa di meno impattante, come i classici gattini che combinano guai o altri contenuti “leggeri”.

Google afferma che le pagine che “non tentano di aiutare gli utenti” sono considerate di qualità più bassa: questi URL pieni di spam e di bassa qualità non soddisfano l’intento di ricerca perché il loro obiettivo è (solo) manipolare il sistema per generare entrate, senza offrire alcun valore reale.

In definitiva, vale sempre lo stesso suggerimento per creare contenuti di qualità: concentriamoci sull’utente, non sull’algoritmo.

Come dimostrare l’EEAT sul sito: cosa valutare e cosa fare

L’utile lavoro di Jessie Willms e Shelby Blackley ci permette di andare più a fondo nell’analisi dei quattro pilastri dell’EEAT per l’applicazione pratica sul sito e su ogni nostro contenuto.

In linea teorica, un contenuto che possiede e dimostra un elevato livello EEAT è ben documentato e accurato, scritto da autori esperti con competenza nel proprio campo. Questo dovrebbe quindi ispirarci a scrivere con chiarezza e precisione, evitando però l’uso eccessivo di tecnicismi che potrebbero non essere compresi dai lettori o di termini gergali troppo bassi; dobbiamo anche lavorare per migliorare l’autorialità e fornire chiari segnali di fiducia, partendo dal comprendere chi è il nostro pubblico e dal ricordare sempre di scrivere per loro.

Non dobbiamo però caricare EEAT di un eccessivo valore “concreto”: è sicuramente un concetto fondamentale, ma non è da solo una soluzione miracolosa per ottenere un buon posizionamento, anche perché non esiste alcun mitico “punteggio EEAT“, come non mancano di ricordare i Googler. Più in generale, infatti, scrivere contenuti conformi agli standard EEAT significa pubblicare materiale che educa e coinvolge il pubblico, aumentando la fiducia e la credibilità del sito nel suo complesso – ed è questo a determinare un miglioramento della visibilità organica.

Ciò significa investire in fattori come ricerca e inserimento di informazioni accurate e aggiornate, chiarezza nella provenienza e nell’attribuzione delle fonti, investimento su competenza e credenziali dell’autore, ma anche attenzione a elementi tecnici quali design e navigazione intuitivi o infrastruttura web sicura e accessibile. Si tratta appunto di tutti i principali fattori di ranking di Google, attraverso cui i siti web possono inviare segnali forti agli utenti e ai motori di ricerca sulla qualità e l’affidabilità dei loro contenuti.

Vediamo alcuni esempi pratici per migliorare l’EEAT del sito analizzando ogni singolo aspetto del framework.

  1. Esperienza (Experience)

Come detto, la prima E si riferisce all’esperienza diretta del creatore di contenuti con l’argomento trattato.

Per fornire i segnali adeguati, dobbiamo rispondere a domande quali: Qual è l’esperienza personale dell’autore riguardo all’argomento di cui scrive? Se si tratta di un travel blogger o di un recensore di ristoranti, hanno provato personalmente gli hotel o i locali di cui parlano? E come comunicano questa esperienza di prima mano? Come ha spiegato Lily Ray, una delle massime esperte in questo campo, è utile includere frasi come “Durante il mio test…” o “Ho provato questo prodotto…”. Per i blogger di viaggio o gastronomici, questo potrebbe essere, ad esempio, “Quando sono arrivato in hotel…” o “Il mio primo piatto era…”. Un linguaggio che riflette un’esperienza vissuta trasmette fiducia sia a Google che ai lettori. Le intelligenze artificiali non possono vivere esperienze nel mondo reale, quindi pensa a come rendere i tuoi contenuti visibilmente umani. Come fare in modo che sia chiaro che sei una persona reale, che basa le proprie idee su esperienze concrete?

  1. Competenza (Expertise)

Expertise si riferisce alla competenza maturata e alla profondità di conoscenza dell’autore sull’argomento trattato.

Per fornire i segnali adeguati, dobbiamo rispondere a domande quali: Chi ha scritto questo contenuto e quanto è competente nel proprio campo? L’autore è una fonte riconosciuta e ha le credenziali per dimostrarlo? Come editore, come comunichi questa competenza a Google? È importante rivedere l’autorialità su tutto il sito: gli articoli devono avere intestazioni chiare (potenzialmente arricchite) e le pagine degli autori dovrebbero essere complete e ben strutturate.

  1. Autorevolezza (Authoritativeness)

L’autorevolezza misura la reputazione complessiva di una pubblicazione o di un autore.

Per fornire i segnali adeguati, dobbiamo rispondere a domande quali: Qual è la reputazione della pubblicazione? Quanto sono noti e integrati nella società i reporter? È una pubblicazione ben conosciuta nel settore — e dal pubblico — o è appena iniziata?

I segnali di autorità includono il numero di backlink da siti affidabili, la portata sui social media e il volume di ricerca del brand. Google analizza il brand nel suo complesso, compresi i redattori, per determinare l’autorevolezza di un sito.

  1. Affidabilità (Trustworthiness)

L’affidabilità complessiva del sito esamina se ciò che viene prodotto è fattualmente corretto e onesto, e se in generale le persone che leggono quel contenuto possono “credere” alle informazioni riportate con sufficiente sicurezza.

Per fornire i segnali adeguati, dobbiamo rispondere a domande quali: Chi è responsabile di questo contenuto, e sono legittimi? Questo include l’autore del contenuto, il contenuto stesso e il sito web complessivo. Per gli articoli di notizie: è fattualmente accurato e supportato dal consenso degli esperti?

La fiducia si guadagna e ci sono vari modi per costruire la fiducia e l’affidabilità. Dal punto di vista della valutazione, anche in questo caso Google guarda chi ha linkato al sito e il livello di autorevolezza e affidabilità dei siti linkanti – una sorta di evoluzione del vecchio sistema del PageRank di Google, che era (è) un algoritmo che misura l’importanza e l’autorevolezza di una pagina web in base alla quantità e alla qualità dei link che puntano ad essa.

Inoltre, è importante anche la salute del nostro sito: nelle linee guida, è citato l’esempio di una pagina di checkout di un sito di shopping con una connessione non sicura come caso di un sito inaffidabile.

Cosa dice Google su EEAT

Ma torniamo al nocciolo della questione e proviamo a capire direttamente dalla fonte originaria che cosa significa EEAT per Google. Nelle linee guida – anche nel più recente aggiornamento di marzo 2024 – si sancisce un principio: i raters devono considerare Experience, Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness per determinare la qualità della pagina che stanno esaminando, e più precisamente devono cercare di analizzare e comprendere

  • L’Esperienza di prima mano del creatore.
  • La Competenza del creatore.
  • L’Autorevolezza del creatore, dello stesso contenuto principale e del sito intero.
  • L’Affidabilità, quanto la pagina è accurata, onesta, sicura e attendibile.

I criteri EEAT: le definizioni di Google

Come detto, è proprio l’affidabilità l’elemento più importante di questo quartetto: Google dice espressamente che il Trust è al centro della famiglia E-E-A-T. La tipologia e la quantità di Trust che servono per ottenere elevati livelli di qualità dipendono dalla tipologia di pagina, e ad esempio:

  • I negozi online devono disporre di sistemi di pagamento online sicuri e di un servizio clienti affidabile.
  • Le recensioni di prodotti devono essere oneste e scritte per aiutare gli altri a prendere decisioni di acquisto informate (piuttosto che per vendere esclusivamente il prodotto).
  • Le pagine informative su argomenti chiaramente YMYL devono essere accurate per evitare danni alle persone e alla società.
  • I post sui social media su argomenti non YMYL possono non necessitare di un alto livello di fiducia, ad esempio quando lo scopo del post è intrattenere il pubblico e il contenuto del post non rischia di causare danni.

Lo schema EEAT secondo Google

Gli altri elementi della famiglia EEAT, e quindi Experience, Expertise e Authoritativeness, sono definiti “concetti importanti che possono supportare la valutazione della fiducia”, e rappresentano:

  • Esperienza: la misura in cui il creatore di contenuti ha la necessaria esperienza di prima mano o di vita per l’argomento. Molti tipi di pagine sono degni di fiducia e raggiungono il loro scopo quando sono creati da persone con una esperienza personale, dice Google, che invita a riflettere su cosa ispira maggior fiducia tra “una recensione di un prodotto fatta da qualcuno che ha personalmente provato il prodotto o una recensione di qualcuno che non l’ha usato”.
  • Competenza: la misura in cui il creatore del contenuto possiede le conoscenze o le competenze necessarie per l’argomento. Argomenti diversi richiedono livelli e tipi diversi di competenza per essere affidabili, e in questo caso Google chiede chi ispira maggior fiducia tra “i consigli di un elettricista esperto o quelli di un appassionato di case antiche che non ha alcuna conoscenza di cablaggio elettrico”.
  • Autorevolezza: la misura in cui il creatore del contenuto o il sito web è noto come fonte di riferimento per l’argomento. A volte non è possibile individuare un sito web o un creatore di contenuti ufficiale e autorevole, ma in alcuni casi uno specifico sito o creatore di contenuti è tra le fonti più affidabili e degne di fiducia. Gli esempi citati da Google riguardano,la pagina del profilo di un’azienda locale sui social media – che può essere la fonte autorevole e affidabile per ciò che è in vendita in questo momento – oppure la pagina ufficiale dell’ente governativo per ottenere un passaporto, che è la fonte unica, ufficiale e autorevole per il rinnovo del documento.

L’esperienza, la competenza e l’autorevolezza possono sovrapporsi per alcuni tipi di pagine e argomenti: ad esempio, una persona potrebbe sviluppare una competenza in un argomento grazie all’esperienza di prima mano accumulata nel tempo, e diverse combinazioni di E-E-A possono essere rilevanti per diversi argomenti. Di base, Google invita i suoi valutatori a considerare lo scopo, il tipo e l’argomento della pagina, e quindi a chiedersi che cosa renderebbe il creatore del contenuto una fonte affidabile in quel contesto.

Il documento aggiornato spiega anche ai raters che tipo di informazioni ricercare per comprendere l’EEAT del contenuto che stanno analizzando, e le fonti di riferimento sono:

  • Pagina “Chi siamo” del sito Web o pagina profilo del creatore di contenuti. Il punto di partenza è ciò che il sito web o i creatori di contenuti dicono di loro stessi, che può servire per iniziare a comprendere se quelle proposte sono informazioni che arrivano da una fonte affidabile.
  • Recensioni indipendenti, riferimenti, notizie e altre pagine credibili sul sito web o sui creatori di contenuti. Il secondo step è ricercare, se esistono, prove indipendenti e attendibili sul livello di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità del creatore di contenuti ad occhi estranei, e quindi capire cosa dicono gli altri del sito web o dei creatori di contenuti.
  • Contenuto principale della pagina, recensioni e commenti. Analizzare cosa è visibile sulla pagina è utile per alcuni tipi di contenuti: ad esempio, si può capire che una persona è esperta di acconciature guardando un video che lo ritrae in azione mentre sistema perfettamente acconciare i capelli di un’altra persona o leggendo i commenti degli utenti (i commentatori spesso evidenziano la competenza o, al contrario, sottolineano le mancanze).

La storia del paradigma EEAT, già EAT

Lo dicevamo più su: è nel 2014 che si comincia a parlare di un nuovo metodo per ricerca la qualità delle pagine messo a punto da Google, poi progressivamente introdotto anche nelle linee guida per i quality rater, il documento che serve appunto ad orientare il lavoro dei valutatori per conto di Google, col compito di rivedere manualmente un insieme di pagine Web e inviare feedback sul livello qualitativo di tali pagine al motore di ricerca.

Google utilizza le valutazioni manuali dei quality raters come dati di addestramento per gli algoritmi di autoapprendimento del ranking (ciò che si definisce apprendimento automatico supervisionato) per identificare modelli per contenuti e fonti di alta qualità.

E quindi, nell’edizione nell’edizione 2014 delle Linee guida sulla qualità della ricerca appare per la prima volta l’espressione EAT, acronimo di Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness, e quindi questi concetti diventano centrali per le valutazioni dei raters e per il lavoro di miglioramento degli algoritmi di Google. In pratica, è da quel momento che ufficialmente E-A-T diventa un criterio che Google chiede ai revisori di utilizzare per misurare quanto un sito Web offra contenuti di cui ci si possa fidare.

Nello specifico, quelle linee guida spiegavano che “per tutte le altre pagine che hanno un beneficial purpose, la quantità di competenza, autorevolezza e affidabilità (E-A-T) è molto importante” e Google raccomandava ai suoi rater di considerare:

  • L’E-A-T del contenuto principale della pagina web che stanno analizzando.
  • Il sito stesso.
  • I creatori del contenuto di quel sito web.

“Ricordate che il primo step per valutare la qualità della pagina è capire il vero scopo della pagina“, ovvero il purpose, e “i siti o le pagine senza alcun tipo di fine utile, incluse le pagine create senza intenzione di aiutare gli utenti, o che potenzialmente diffondono odio, provocano danni, ingannano o disinformano le persone dovrebbero ricevere il rating più basso”, si leggeva ancora.

Passando specificamente alla vecchia sigla EAT, il documento diceva che “per tutte le altre pagine che hanno un fine utile, la quantità di competenza, autorevolezza e affidabilità (E-A-T) è molto importante”. In più, Google aggiungeva che “ci sono alti valori E-A-T in pagine e siti web di tutti i tipi, persino siti di gossip, di moda, di umorismo, ma anche nei forum e nelle pagine Q&A”, perché in effetti “alcune tipologie di informazioni si trovano quasi esclusivamente sui forum e all’interno delle discussioni, dove una comunità di esperti può fornire preziose prospettive su argomenti specifici”.
Le vecchie linee Guida su EAT

Cosa significava la sigla E-A-T per Google: le definizioni di Esperienza, Autorevolezza, Affidabilità

Andiamo ad analizzare più da vicino le tre lettere che componevano la vecchia sigla EAT coniata da Google per ricercare la qualità nelle pagine web.

Con Expertise si faceva riferimento alla competenza che uno scrivente deve dimostrare di possedere rispetto a quella specifica materia, derivante dall’aver affrontato casi simili nella sua carriera professionale.

La parola Authoritativeness è forse più ambigua, perché in molti pensano immediatamente all’autorità: in realtà si parlano di autorevolezza, intesa come capacità di farsi riconoscere dalla comunità come esperti in un settore o materia.

Infine, Trustworthiness si traduce con affidabilità ed è un elemento legato allo scopo per cui il sito pubblica determinati contenuti, per evitare la pubblicazione di informazioni false o poco accurate o pagine create per motivazioni legate alla mera ricerca di visibilità o guadagno, senza alcun fine utile per l’utente.

In definitiva, dunque, l’obiettivo di Google con l’introduzione di EAT era l’istituzione di un sistema per proteggere gli utenti da risultati di bassa qualità in SERP che potrebbero offrire informazioni nocive, per assicurare (e assicurarsi) al contrario che le pagine posizionate nelle sue pagine di ricerca abbiano contenuti corretti e verificabili, soprattutto in argomenti delicati.

Spiegava questi temi un approfondimento di Dave Davies su SearchEngineJournal, che descriveva in maniera esaustiva i tre criteri del paradigma, offrendoci spunti validi ancora oggi

  • Esperienza / Competenza

È il parametro che fa riferimento all’esperienza e alla competenza di chi crea il contenuto, con specifico riferimento al singolo contenuto della pagina da giudicare e non al sito nel suo insieme.

I criteri di valutazione non sono fissati nella pietra, ma si basano piuttosto sul buon senso, sul contesto e sulle intenzioni degli utenti.

Quando si cercano informazioni sul tumore al polmone, uno studio approfondito su cause, impatto, statistiche, e così via prodotto da un’importante fondazione medica, da un’istituzione o da un’agenzia governativa otterrà probabilmente un punteggio elevato.

Se l’utente cerca informazioni su com’è vivere con questa malattia, un racconto personale di chi ha avuto convissuto con partner o assistito parenti malati potrebbe soddisfare i criteri di competenza in modo eccezionale. Potrebbe essere pubblicato su un sito importante o su un forum, ma il suo peso per questo parametro sarebbe sempre alto.

Quindi, la valutazione dell’expertise prende in esame il contesto e la capacità di affrontare un topic con competenza, in modo da soddisfare le necessità e le esigenze degli utenti.

  • Autorevolezza

L’autorevolezza del contenuto si giudica in base al valore del contenuto stesso e dal dominio.

In generale, questo si potrebbe basare su segnali esterni come link e loro qualità, citazioni e menzioni brand eccetera, sia per il contenuto della pagina particolare, sia per l’intero dominio. Bisogna però ricordare un brevetto di Google del 2015 che classifica i risultati della ricerca in base alle metriche delle entità, individuando in particolare alcune metriche chiave:

  1. Correlazione, rispondendo alla domanda “quanto sono correlate due entità?”
  2. Notabilità: “quanto è notevole un’entità nel suo dominio?”
  3. Contributo: “come viene vista un’entità dal mondo?”, ci sono recensioni critiche, classifiche di fama o altri riferimenti oggettivi da considerare?
  4. Premi: “l’entità ha ricevuto premi?”
  • Affidabilità / Fiducia

L’affidabilità del contenuto viene giudicata di nuovo sia dalla fiducia attribuita al contenuto in particolare che a quella goduta dal sito nella sua interezza.

È simile all’autorevolezza, ma con alcuni aspetti più specifici: anziché concentrarsi principalmente sul volume dei riferimenti di qualità, analizza maggiormente segnali e siti specifici.

Un esempio usato nelle linee guida è il BBB, Better Business Bureau, un’organizzazione statunitense che ha come mission offrire consigli ai consumatori e raccogliere informazioni sulle aziende per valutarne (e renderne nota) il livello di reputazione. Pur non parlando apertamente di un utilizzo di questo rating come segnale positivo, si legge che “una valutazione negativa basata su un volume significativo di utenti potrebbe essere utilizzata come un segnale negativo” per l’affidabilità del sito.

Google EAT e siti, le indicazioni da rispettare

Il documento di Google offriva anche indicazioni molto utili per migliorare i livelli di EAT su alcune tipologie specifiche di siti:

  • Nel settore medical advice (consulenza medica), i contenuti dovrebbero essere scritti o prodotti da persone/organizzazioni con adeguata competenza medica o certificazioni di livello. I consigli medici devono essere realizzati in uno stile professionale e devono essere modificati, rivisti e aggiornati regolarmente.
  • Nel settore news, gli articoli dovrebbero essere scritti con professionismo giornalistico e includere contenuti fattuali presentati in modo da aiutare gli utenti a comprendere meglio gli eventi. In genere, le fonti di news con alta EAT hanno pubblicato politiche editoriali consolidate e robusti processi di revisione.
  • Le pagine di informazione su argomenti scientifici dovrebbe essere prodotte da persone o organizzazioni con competenze scientifiche adeguate e rappresentare un consenso scientifico consolidato su questioni dove esiste tale consenso.
  • Per le pagine di consulenza finanziaria, legale, fiscale, ecc., i contenuti dovrebbero provenire da fonti affidabili ed essere controllati e aggiornati regolarmente.
  • Anche contenuti come la ristrutturazione domestica e consigli su questioni familiari dovrebbero essere scritti da esperti o rimandare a fonti di esperienza di cui gli utenti possono fidarsi.
  • Infine, anche per pagine su hobby sarebbe necessario mostrare competenza (expertise): non significa che bisogna dimostrare con prove di essere capaci in quel particolare campo, ma di far comprendere la competenza e le skill attraverso il contenuto pubblicato.

L’importanza dell’E-A-T per Google e i temi sensibili

Esperienza, competenza, autorità e affidabilità sono quindi criteri utilizzati dai raters per valutare la qualità e la credibilità dei contenuti mostrati nelle SERP, fornendo segnali utili anche per l’algoritmo di Google, che da parte sua utilizza vari sistemi per determinare se un sito Web è credibile e se i contenuti che pubblica sono meritevoli di posizionarsi in alto tra i risultati di Search o anche di apparire nel feed di Google Discover.

Il peso di E-E-A-T si fa sentire in particolare per la valutazione di qualità dei contenuti YMYL (“Your Money or Your Life”), per i quali più volte Google e le sue voci pubbliche hanno sottolineato l’esigenza di affidarsi ad autori esperti: per alcuni tipi di ricerche, infatti, c’è l’enorme possibilità di condividere informazioni che possano avere un impatto cruciale (anche in senso negativo) su aspetti privati della vita delle persone quali “felicità, salute o ricchezza”.

Detto in altri termini, Google è preoccupato che le sue SERP possano mostrare risultati di bassa qualità, con informazioni poco corrette oppure consigli e opinioni potenzialmente fraudolenti o fuorvianti, su topic quali finanza e investimenti, salute e medicina, informazioni legali e così via, che possono provocare seri danni agli utenti che eseguono la ricerca.

È quindi prioritariamente per proteggere le persone (e la qualità dei suoi risultati) che Google ha introdotto il concetto di E-A-T, poi diventato E-E-A-T, che quindi serve ad aumentare le possibilità che i siti posizionati offrano un alto livello di esperienza, competenza, autorità e affidabilità, soprattutto in materie delicate come le questioni mediche, sanitarie e finanziarie. In concreto, i quality rater sono invitati a prestare particolare cura nel verificare l’affidabilità e la credibilità e l’autorevolezza di siti che hanno pagine che consentono agli utenti di effettuare acquisti o trasferire denaro (anche home banking) e propongono contenuti informativi sulla finanza (come consigli su investimenti, acquisto casa e così via), per l’aspetto money.

Sul fronte più ampio del life, invece, sono sotto osservazione le pagine di informazioni mediche e di salute su vari aspetti (farmaci, nutrizione, malattie); pagine di informazioni legali (consulenza legale o contenuti informativi su argomenti forensi come divorzio, testamenti, tutele di minori e così via); contenuti di cittadinanza informata (informazioni pubbliche/ufficiali, aggiornamenti su leggi pubbliche e programmi governativi, notizie su argomenti importanti nei settori affari, eventi internazionali, politica eccetera).
Un altro elemento su cui concentrarsi è la distinzione tra Expertise ed Experience: per il documento, le persone che condividono le loro storie sulla base della propria esperienza diretta possono essere considerate contenuti affidabili in determinate situazioni, ma in altre serve sempre un riferimento più oggettivo e qualificato, ovvero la competenza (che si misura anche in relazione all’accuratezza delle informazioni e all’allineamento con il consenso degli esperti).

Cosa significa EEAT per le pagine web e la SEO

Per ottenere buoni posizionamenti su Google è dunque facile ipotizzare che servano alti livelli di EEAT, perché il motore di ricerca vuole tutelare l’utente e metterlo al sicuro quando naviga le pagine, soprattutto per contenuti così delicati, provando a offrirgli come risposta per tali query siti che offrono veramente consigli utili o una soluzione concreta a un problema in maniera trasparente e sicura.

Tuttavia, in merito alla relazione tra paradigma EEAT, SEO e posizionamento ci sono comunque alcuni elementi da comprendere a fondo: innanzitutto, EEAT influenza le classifiche ma non è un fattore di ranking diretto, quanto piuttosto un indicatore di qualità, un framework che comprende i molti segnali che Google utilizza per valutare e classificare i contenuti di qualità.

Inoltre, Google non utilizza metriche o punteggi specifici per calcolare tali caratteristiche, ma i suoi algoritmi cercano e identificano segnali sulle pagine che possano corrispondere all’E-E-A-T percepita dagli esseri umani.

Ne consegue che per migliorare l’EEAT del sito e dei creatori non possiamo far riferimento a interventi tecnici precisi e misurabili, ma dobbiamo piuttosto cercare di allineare concettualmente i nostri contenuti ai diversi segnali usati dai sistemi automatizzati di Google che classificano le pagine.

In aggiunta a quanto appena detto, possiamo dire che essenzialmente con i criteri EEAT Google e i suoi quality rater determinano il valore di un sito: i valutatori esterni al motore di ricerca esaminano le pagine tenendo bene a mente le indicazioni delle linee guida su questo punto, per verificare se il sito offre una buona esperienza all’utente e se i contenuti rispettano gli standard richiesti, sono leggibili e in qualche modo condivisibili e raccomandabili (anche in senso social). E quindi, questi criteri si riferiscono solo al modo in cui Google indirizza i quality rater nella loro attività di supporto al miglioramento generale del funzionamento degli algoritmi del motore di ricerca, e non servono a fare esami di singoli website.

Google EEAT, i chiarimenti ufficiali

Sulla questione è intervenuto varie volte John Mueller che, ad esempio, in un vecchio hangouts del 2020 riportato da seroundtable ha specificato che l’algoritmo del motore di ricerca non utilizza espressamente i dati strutturati per rafforzare l’EAT delle pagine del sito, ma non ha escluso che questo risultato possa essere raggiunto per via indiretta, per così dire.

Nello specifico, Mueller ha risposto a una domanda posta da un utente che chiedeva suggerimenti su come assicurare che i lettori e Google comprendessero la validità degli autori delle pagine di salute del suo sito. Nella sua risposta, il Googler chiarisce che tale questione che non può essere risolta semplicemente “mettendo un elemento come dati strutturati specifici o meta tag” su una pagina e dire “beh, la mia pagina è corretta o le mie informazioni sono corrette”, ma necessita di un lavoro più ampio e lungo nel tempo per far comprendere innanzitutto agli utenti che il contenuto è affidabile o prodotto da esperti.

Già in un precedente appuntamento del 2019, lo stesso Mueller diceva che l’allora paradigma EAT “non è qualcosa che devi ottimizzare sul tuo sito per l’accesso da parte dei quality rater” perché non è un requisito tecnico.

Per Mueller i criteri di Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness sono piuttosto un elemento legato alla qualità e all’user experience, per cui è possibile anche fare delle prove direttamente con i propri utenti per capire se percepiscono i contenuti in modo differente. Ad esempio, il Senior Webmaster Trends Analyst di Google suggeriva di “fare di analizzare i comportamenti degli utenti e le reazioni ai vari setup in pagina, e cercare di comprendere come si può mostrare nel miglior modo possibile che le persone che creano contenuti per il sito web sanno di cosa stanno parlando, hanno credenziali o altri fattori rilevanti e pertinente al topic”.

EEAT ha un impatto su molte aree negli algoritmi di ranking di Google

In tempi più recenti è stato Hyung-Jin Kim, VP di Search a Google, a rivelare che annunciato che Google “implementa i principi EAT per il posizionamento da oltre 10 anni”. Nel suo keynote a SMX 2022, Kim ha osservato che (l’allora) “EAT è un template per come valutiamo un singolo sito: lo facciamo per ogni singola query e ogni singolo risultato; è pervasivo in ogni singola cosa che facciamo”.

Da questa affermazione appare chiaro che EEAT è importante non solo per le pagine YMYL, ma per tutti gli argomenti e le parole chiave e sembra avere un impatto su molte aree diverse negli algoritmi di ranking di Google, perché Google vuole ottimizzare il proprio sistema di ricerca per fornire ottimi contenuti per le rispettive query di ricerca a seconda del contesto dell’utente, facendo emergere prima (o solo, a livello ideale) le fonti più affidabili.

Per il riconoscimento di EEAT i quality raters devono “fare ricerche reputazionali sulle fonti“, valutando esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità per determinare se le pagine che stanno esaminando “soddisfano le esigenze di informazioni in base alla loro comprensione di ciò che quella query stava cercando”, considerando elementi “come quanto autorevole e affidabile sembra essere quella fonte sull’argomento nella query”.

Possibili fattori usati per valutare EAT

Ancora troppa confusione sul peso dei criteri per la SEO e il ranking

Nonostante questi chiarimenti, il concetto di E-E-A-T di un sito e degli autori dei suoi contenuti continua a essere piuttosto ostico per la community, generando molta confusione e incomprensione su come funziona e su come Google utilizza questo paradigma, al punto che ci sono almeno 10 luoghi comuni che è il caso di sfatare e superare per non sbagliare.

L’operazione di debunking di questi pregiudizi e luoghi comuni su Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità è a cura di Lily Ray, che in realtà fa riferimento alla versione precedente del documento. La sua analisi, però, è ancora attuale, anche perché aveva già intuito che Expertise racchiudesse anche parte di Experience – mentre Google ha poi deciso di scindere meglio i due concetti.

Nella versione attuale delle Linee guida sulla qualità, aggiornate come detto a dicembre 2022, l’espressione E-A-T è menzionata 126 volte in 176 pagine, e più in generale il paradigma è diventato un importante argomento di discussione nel settore SEO, soprattutto nell’analisi dei cambiamenti delle prestazioni del traffico organico dopo i broad core update di Google che hanno fatto seguito a quello ormai famoso del 1 agosto 2018.

Come spiega Ray, i professionisti SEO hanno iniziato a speculare (e Google in seguito parzialmente confermato) che E-A-T (e oggi E-E-A-T) avesse un ruolo importante negli aggiornamenti algoritmici, che sembravano impattare in modo sensibile sui siti YMYL (your money your life) che lamentavano problemi significativi nei parametri di competenza, autorevolezza e affidabilità percepite dal motore di ricerca.

Come spesso accade con lo scambio di idee all’interno della comunità SEO, però, la discussione su E-A-T ha portato rapidamente a confusione, incomprensioni e fraintendimenti dei fatti: per l’esperta, molte di queste idee sbagliate derivano da una disconnessione tra ciò che è teoria e ciò che è attualmente presente nell’algoritmo di Google.

Far emergere risultati con un buon E-A-T è un obiettivo di Google ed è ciò che dovrebbero fare gli algoritmi, ma “E-A-T in sé non è una spiegazione di come funzionano attualmente gli algoritmi“, sintetizza.

I principali 10 luoghi comuni su Google EEAT

Grazie alla sua esperienza, Lily Ray ha quindi individuato 10 miti e luoghi comuni sbagliati che circondano l’argomento, sfatandoli per chiarire come funziona effettivamente E-E-A-T e come Google lo sta usando (tutte le immagini seguenti sono tratte dall’articolo).

  1. E-E-A-T non è un algoritmo

In molti pensano che E-E-A-T sia un algoritmo singolo e a sé stante, ma non è così. Già nel 2019, in un famoso Q&A al Pubcon, Gary Illyes diceva che “Google ha una raccolta di milioni di minuscoli algoritmi che lavorano all’unisono per generare un punteggio di ranking”, e che molti di questi baby alghoritm “cercano segnali in pagine o contenuti “che possono essere concettualizzati come E-A-T”.

Quindi, E-A-T e oggi E-E-A-T non è un algoritmo specifico, anche se gli algoritmi di Google cercano segnali sia offsite che onsite correlati a livelli buoni o cattivi di tali concetti, come il PageRank “che utilizza i link sul Web per comprendere l’autorevolezza”.

  1. Non esiste un punteggio E-E-A-T

Un altro luogo comune riguarda la presenza di un E-E-A-T score, ma nella stessa occasione citata prima Illyes assicurava che Google non ha “nessun punteggio E-A-T interno o punteggio YMYL”.

Oltre a non esistere un punteggio E-E-A-T assegnato dagli algoritmi di Google, dobbiamo ricordare che le valutazioni dei quality rater non influenzano direttamente il ranking di alcun singolo sito web, come ribadito esplicitamente da Google in molteplici occasioni.

  1. E-E-A-T non è un fattore di ranking diretto e Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità non sono singoli fattori di ranking

Abbiamo detto che E-E-A-T è un concetto rilevante per il posizionamento di un contenuto, ma comunque non possiamo definirlo tecnicamente come un fattore di ranking diretto, uno dei 200 e oltre segnali che Google usa per determinare la posizione di una specifica pagina nelle sue SERP.

E-E-A-T non può essere misurato direttamente e non funziona come “la velocità della pagina, HTTPS o l’uso di parole chiave nei title tag”, quindi il suo ruolo nelle classifiche è più indiretto seppur sensibile.

  1. Non tutti i siti devono preoccuparsi allo stesso modo di E-E-A-T

Nelle linee guida per i quality raters Google chiarisce esplicitamente che il livello di E-E-A-T atteso da un determinato sito dipende dagli argomenti presentati su quel sito e dalla misura in cui il suo contenuto è di natura YMYL e abbia potenziali fini pericolosi per le persone.

Ad esempio, diceva Ray, “i consigli medici ad alto E-E-A-Tdovrebbero essere scritti o prodotti da persone o organizzazioni con adeguate competenze mediche o accreditamento”, mentre un sito incentrato su un hobby, come il cucito, la fotografia o imparare a suonare la chitarra, richiede competenze meno formali e sarà tenuto a uno standard inferiore in termini di analisi E-E-A-T.

Per le aziende che trattano argomenti YMYL, che possono avere un impatto diretto sulla felicità, la salute, il successo finanziario o il benessere dei lettori, E-E-A-T è della massima importanza; anche i siti di e-Commerce sono considerati YMYL per definizione, perché accettano i dati della carta di credito.

E-A-T meter, misuratore del livello di EAT necessario per i topic dei siti

Il vecchio misuratore E-A-T (E-A-T Meter) nell’immagine aiuta a illustrare la misura in cui Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness sono importanti per i siti Web di diverse categorie.

  1. Migliorare E-E-A-T non sostituisce le altre ottimizzazioni SEO

Concentrarsi sui livelli di E-E-A-T percepiti da Google non sostituisce il lavoro di ottimizzazione SEO di routine e da solo non migliora le prestazioni e la visibilità delle pagine del sito.

Come diciamo spesso, per essere di successo la strategia SEO deve essere olistica, in cui tutti gli interventi – onpage, come la SEO tecnica o le ottimizzazioni del contenuto, e offpage come l’acquisizione di link di alta qualità – devono essere eseguite anche affinché gli sforzi di E-E-A-T portino risultati.

Anche per i siti che sono stati colpiti negativamente dagli aggiornamenti dell’algoritmo E-E-A-T è solo un’area da considerare, e il recupero dai core update richiede miglioramenti in molte aree diverse del sito, a cominciare dalla qualità complessiva delle pagine e dei contenuti passando per la risoluzione dei problemi di esperienza dell’utente, la riduzione dei problemi tecnici e il miglioramento dell’architettura del sito web.

Inoltre, se un sito contiene problemi tecnici gravi come tempi di caricamento della pagina lenti o difficoltà con la scansione o il rendering dei contenuti, Google potrebbe non essere nemmeno in grado di indicizzare correttamente le pagine.

Quindi, consiglia Ray, bisogna dare la priorità a E-E-A-T tra gli altri sforzi SEO solo in base alla gravità degli altri problemi che potrebbero influire sulle prestazioni del nostro sito.

  1. Aggiungere biografie degli autori non è un fattore di ranking di per sé

Una delle strategie più comuni e immediate per migliorare E-E-A-T è aggiungere un riferimento dell’autore in ogni contenuto e creare una biografia o una pagina dedicata che spiega chi sono gli autori e perché ci si può fidare che forniscano contributi di alta qualità.

Questo consiglio deriva da quanto scritto nelle Linee guida sulla qualità, dove Google raccomanda ripetutamente ai quality rater di esaminare le biografie dei singoli autori come un modo per determinare la misura in cui gli autori stessi sono competenti degli argomenti di cui scrivono.

Anche in questo caso, però, bisogna chiarire un aspetto: la sola aggiunta di biografie di autori non è di per sé un fattore di ranking, perché Google non è in grado di riconoscere o recuperare informazioni su ogni autore ma, come sappiamo, ragiona per entità.

Anche John Mueller ha suggerito che le biografie degli autori non sono un requisito tecnico, né richiedono un tipo specifico di markup Schema per essere efficaci, raccomandando piuttosto di cercare di comprendere quali sono le aspettative degli utenti rispetto ai contenuti del sito e, in particolare, come mostrare al meglio che “le persone che creano contenuti per il sito sono davvero fantastiche, sanno di cosa stanno parlando, hanno credenziali o qualunque cosa sia rilevante nel campo”.

Come detto, comunque, non bisogna lavorare tanto sulla persona/autore, quanto sull’entità: sebbene Google sia in grado di riconoscere gli autori affermati nel Knowledge Graph, potrebbe non avere le stesse capacità per riconoscere tutti gli autori, ma sta portando avanti una serie di iniziative relative alla autorialità negli ultimi anni e quindi potrebbero esserci evoluzioni per questa funzionalità.

  1. I core update non colpiscono solo i siti YMYL né si basano solo su E-E-A-T

È un altro chiarimento utile: anche se effettivamente alcuni broad core update hanno colpito in modo schiacciante i siti YMYL, in particolare quelli nel settore sanitario o medico, ci sono anche altre categorie che hanno risentito dell’impatto – ricordiamo ad esempio i siti food di ricette, che registrano enormi fluttuazioni dopo ogni aggiornamento principale da quello dell’agosto 2018, pur “avendo livelli simili di EAT e, di solito, essendo gestiti da appassionati di cucina che sono tutti ugualmente qualificati per pubblicare ricette online”.

Confronto tra 4 siti di ricette

Lily Ray ha studiato le prestazioni di quattro siti di ricette competitor che hanno visto importanti impatti durante i recenti aggiornamenti dell’algoritmo di base, nonostante avessero livelli simili di E-A-T. Ha scoperto che molti siti della nicchia affrontano una serie unica di sfide SEO che si estendono oltre E-A-T, come problemi di architettura del sito, annunci travolgenti e tempi di caricamento delle pagine scarsi, e proprio questi altri problemi possono più probabilmente essere responsabili del calo delle prestazioni durante i core update.

  1. E-A-T e E-E-A-T non sono elementi nuovi

Anche nella comunità SEO internazionale c’è chi è distratto e pensa che il discorso su E-A-T e ora E-E-A-T sia una novità recente, al massimo datando la partenza di questo focus intorno al 2018 e all’ormai famigerato medic update.

In realtà, l’espressione E-A-T è stata introdotta per la prima volta nella versione 2014 delle linee guida per i quality raters di Google, e dal 2015 è diventata di uso comune anche in ambito SEO; inoltre, gli sforzi di Google per ridurre la disinformazione e far emergere contenuti affidabili e di alta qualità sono anteriori all’aggiornamento del 2018, con diverse iniziative volte a migliorare l’affidabilità e la trasparenza dei suoi risultati di ricerca e a ridurre le fake news.

In effetti, Lily Ray rivela che il 51% dei siti Web, analizzati da un suo studio, che hanno registrato un calo delle prestazioni durante i broad core update di Google del 2018-2019 erano già stati colpiti negativamente dall’aggiornamento Fred di marzo 2017.

  1. Il core update del 1 agosto 2018 non si chiama medic update

È stato con ogni probabilità Barry Schwartz a battezzare il core update del 2018 “medic update“, notando un trend nelle prime fasi del rilascio, ma questo è un nome informale e in effetti gli aggiornamenti dell’algoritmo di base non hanno più nomi ufficiali da parte di Google diversi da quelli che identificano la loro temporalità.

Rispetto a quello del 2018, altri esperti di marketing digitale lo hanno chiamato “The E-A-T Update“, nome non solo errato ma anche fuorviante, dato che E-A-T non era l’unico problema che causava un calo delle prestazioni durante quell’aggiornamento.

  1. Affrontare E-E-A-T richiede tempo

I tempi della SEO sono lunghi in generale, e anche E-E-A-T non è qualcosa che possiamo applicare al sito e aspettarci immediati risultati positivi.

Mentre con alcune tattiche SEO, come l’ottimizzazione dei metadati o la risoluzione di problemi tecnici, è possibile vedere aumenti immediati delle prestazioni dopo che Google esegue nuovamente la scansione e indicizza i contenuti aggiornati, E-E-A-T non funziona esattamente in questo modo, visto che non è un fattore di ranking diretto.

Migliorare l’affidabilità percepita del nostro sito è un’attività ad alta intensità di risorse, che per essere completata richiede un investimento significativo di tempo e sforzi, ribadisce Lily Ray.

Serve tempo per migliorare la fiducia presso gli utenti e i motori di ricerca possono impiegare ancora più tempo per elaborare tali modifiche, soprattutto per i siti che sono stati colpiti da aggiornamenti dell’algoritmo a causa di problemi E-E-A-T.

Di solito, Google compie le sue rivalutazioni della qualità complessiva del sito solo con il lancio del successivo aggiornamento principale, quindi qualsiasi lavoro svolto per migliorare E-E-A-T potrebbe richiedere almeno diversi mesi per iniziare a dare frutti.

Tuttavia, ciò che dobbiamo comprendere e ricordare è che i vantaggi del miglioramento di E-E-A-T vanno oltre la semplice SEO, perché questi aspetti servono anche migliorare la forza del brand e l’esperienza dell’utente, perché le persone si sentono più sicure di potersi fidare del nostro sito Web, dei nostri autori e del nostro marchio.

Come migliorare l’E-E-A-T delle nostre pagine

Pur non essendo tecnicamente un fattore di ranking, E-E-A-T è un importante indicatore di qualità per le pagine di un sito, e ci sono comunque alcune strategie che possono aiutare a migliorare la percezione che Google ha del livello di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità dei nostri contenuti e di noi come autori.

Non dobbiamo pensare però a interventi tecnici di ottimizzazione, ribadiamo, perché Google non utilizza metriche o punteggi specifici per calcolare tali caratteristiche, ma piuttosto ad alcuni sistemi e segnali che possono aiutare gli algoritmi del motore di ricerca a comprendere (e valutare bene) la nostra E-E-A-T.

I principali consigli e interventi pratici su E-E-A-T

Il primo aspetto a cui prestare attenzione è la creazione stessa dei contenuti che, come sottolineano anche le linee guida di Google, devono essere aggiornati con costanza, soprattutto se sono sopraggiunte informazioni aggiuntive o diverse che l’utente dovrebbe conoscere. Non meno importante è fissare il purpose della pagina per ogni singola pagina, provando a coprire con un articolo un singolo topic con molte informazioni.

Ne consegue che, come ripetiamo spesso, i contenuti devono essere di qualità, unici, completi, originali, utili e non duplicati da altri siti o pagine interne; meglio evitare i “thin content“, articoli con informazioni scarse e bassa quantità di parole, facendo comunque riferimento al criterio di “cercare di dare le giuste informazioni con le giuste parole”.

Come aumentare l’autorevolezza degli articoli

Per aumentare il livello di autorevolezza della pagina si possono inserire link ad articoli pertinenti di fonti autorevoli, che segnalano a Google la rilevanza del contenuto. In molti poi consigliano di includere una biografia dell’autore per ogni contenuto editoriale pubblicato, che può fornire una sorta di garanzia delle competenze rispetto al tema trattato, pur non rappresentando un criterio valutato da Google in ottica ranking.

Ottimizzare i dati strutturati e curare la brand awareness

Investire nel personal branding e nella brand awareness può servire a migliorare il proprio EEAT score, così come è utile segnalare sul sito le eventuali certificazioni e gli accreditamenti ufficiali in campo sanitario, legale e così via. Inoltre, l’inserimento dei giusti markup schema e di dati strutturati può aiutare i crawler a inquadrare meglio le informazioni onpage ed eventualmente spingere Google a preferire il sito rispetto a quello dei competitor.

L’ultimo punto su cui gli analisti SEO sembrano concordare è limitare la presenza di User Generated Content per aggiungere più rilevanza onsite alla propria pagina: pur non rappresentando sempre un fattore negativo, ospitare contenuti liberamente inseriti dagli utenti espone a rischi di informazioni poco affidabili o provabili, contrastando i criteri EEAT.

Sfruttare i dati strutturati per rafforzare la EAT percepita del sito

Un metodo affidabile e sottovalutato che “possiamo usare per migliorare non solo EEAT, ma anche le prestazioni organiche globali” dei siti è, sempre secondo Lily Ray che come detto è una delle voci più autorevoli sul tema, sfruttare i dati strutturati di schema.org “alla loro massima capacità”.
In questo secondo approfondimento, l’esperta SEO sostiene che ci sono vari motivi per cui l’uso corretto di dati strutturati può aiutare anche a migliorare l’EEAT, innanzitutto perché “aiutano a stabilire e consolidare la relazione tra entità, in particolare tra i vari luoghi e siti in cui sono menzionati online”.

È proprio Google a spiegare che fornire questi markup significa aiutare il motore di ricerca, che può basare le sue analisi su “indizi espliciti sul significato di una pagina” che consentono di comprenderne meglio il suo contenuto e, più in generale, di raccogliere informazioni sul web e sul mondo.

In questo modo, infatti, agevoliamo la capacità di Google di valutare l’EEAT di una determinata pagina, sito Web o entità, poiché i dati strutturati e la relazione che creano possono:

  • Ridurre l’ambiguità tra le entità.
  • Creare nuove connessioni che altrimenti Google non avrebbe effettuato nel suo Knowledge Graph.
  • Fornire ulteriori informazioni su un’entità che Google non avrebbe ottenuto senza.

Le riflessioni di Bill Slawski

L’articolo riportava anche alcune considerazioni sul tema del compianto Bill Slawski, secondo cui “i dati strutturati aggiungono un livello di precisione di cui un motore di ricerca ha bisogno e che altrimenti potrebbe non comprendere, perché non ha il senso comune di un essere umano”.

Senza la certezza di quali entità siano incluse in una pagina, può essere una vera sfida per i motori di ricerca valutare accuratamente l’esperienza, la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità di tali elementi. Inoltre, i dati strutturati aiutano anche a chiarire le ambiguità delle entità con lo stesso nome, il che è indubbiamente importante quando si tratta di valutare EEAT.

È sempre Slawski, il più noto esperto di brevetti Google, che forniva qualche esempio pratico: “Quando hai una persona che è oggetto di una pagina, e condivide il nome con qualcuno, puoi utilizzare una proprietà SameAs e puntare a una pagina su di lui in una base di conoscenza come Wikipedia”.

In questo modo, possiamo “chiarire che quando fai riferimento a Michael Jackson intendi il re del pop, e non l’ex direttore della sicurezza nazionale statunitense”, persone evidentemente molto diverse. Inoltre, anche “le aziende o i brand a volte hanno nomi che potrebbero condividere con altri”, come nel caso del gruppo musicale Boston “che condivide un nome con una città”.

Il valore dei dati strutturati per il motore di ricerca

Ne consegue che dati strutturati servono essenzialmente per nutrire Google con informazioni cruciali sugli argomenti del nostro sito, nonché sulle persone che contribuiscono al progetto.

È un primo passo cruciale affinché il motore di ricerca sia in grado di valutare con precisione l’affidabilità e la credibilità del nostro sito e dei creatori del suo contenuto.

Implementare i dati strutturati per EEAT

Esistono diversi metodi per implementare i dati strutturati sul sito: oltre a JSON-LD (che è il preferito da Google), ci sono Microdata, RDFa e, di recente, anche l’aggiunta dinamica attraverso JavaScript e Google Tag Manager.

Per i siti web ospitati su WordPress, inoltre, il popolare plug-in Yoast integra molte funzionalità Schema e continua a estendere il suo supporto.

Ad ogni modo, per l’obiettivo di migliorare l’EEAT il metodo di implementazione dei dati strutturati è meno importante dei tipi di schema contrassegnati sul sito Web.

La priorità è infatti fornire ai motori di ricerca quante più informazioni sulla credibilità, la reputazione e l’affidabilità degli autori e degli esperti che contribuiscono al contenuto pubblicato sul sito e che fanno parte del nostro progetto. Ma EEAT riguarda anche la reputazione del brand e l’esperienza che gli utenti hanno sul sito e quando usano i nostri prodotti o servizi.

Qual è il processo di inserimento corretto

L’uso corretto dei markup Schema – ad esempio con il nesting, come suggerisce Ray – permette di visualizzare facilmente lo schema risultante e analizzarlo nello strumento di test di Google, ma anche di comprendere (e far comprendere) le principali entità della pagina e le loro relazioni reciproche.

Il nesting elimina anche il problema frequente di avere più tipi di Schema ridondanti o in conflitto sulla stessa pagina, che può dipendere dalla presenza simultanea di più plug-in che eseguono l’operazione.

Nella pagina di un prodotto, ad esempio, è importante descrivere e differenziare chiaramente le relazioni tra l’organizzazione che pubblica il sito Web e l’organizzazione che produce il prodotto: inserendo correttamente i dati in una struttura nidificata possiamo descrivere chiaramente la differenza nei loro ruoli, anziché semplicemente segnalare che sono entrambi “nella pagina”.

Quali markup usare per aumentare l’EEAT del sito

Esistono vari tipi e proprietà di schemi che è cruciale inserire sul sito “per inviare i segnali giusti ai motori di ricerca sull’EAT delle tue organizzazioni”, dice Lily Ray, che poi elenca 5 esempi di alcune dei casi prioritari in cui utilizzare Schema aiuta a rafforzare l’EAT – come in precedenza, questi consigli si possono applicare anche alla nuova concettualizzazione di EEAT.

  1. Person

La prima menzione a EEAT nelle Linee guida per la valutazione della qualità di Google è la richiesta ai quality raters di considerare “l’esperienza”, la “competenza” e “l’autorevolezza del creatore del contenuto principale“.

Queste informazioni possono essere comunicate ai motori di ricerca mediante l’uso del markup Person (pensato per individui vivi, morti, immortali o immaginari/finzionali), che include dozzine di opzioni per le proprietà da elencare, utili a fornire più contesto sulla persona.

Molte di queste supportano fortemente EEAT, come in particolare (ma non solo):

  • affiliation
  • alumniOf
  • award
  • brand
  • hasCredential
  • hasOccupation
  • honorificPrefix
  • honorificSuffix
  • jobTitle
  • sameAs

L’invito è valutare di includere lo schema persona con le proprietà sopra menzionate almeno una volta quando il fondatore, i creatori di contenuti e/o i collaboratori esperti sono elencati sul sito, ricordando che che queste informazioni devono obbligatoriamente essere visualizzate anche sulla pagina, un prerequisito per la conformità e per evitare un’azione manuale per spam di dati strutturati.

Come identificare una persona per Google

Una pagina della biografia dell’autore è un buon modo per presentare questo tipo di schema, che può servire anche a disambiguare il nome di quella persona da altri nomi identici nel Knowledge Graph di Google. In questo caso, conviene linkare all’url del grafo usando la proprietà sameAs.

Questo sforzo può dare a Google il minimo di confidenza di cui ha bisogno per esser certo di mostrare il giusto knowledge panel per un individuo preciso in caso di query a lui collegate.

Da qualche tempo, Google ha deprecato il markup sameAs per i profili social, ma è comunque possibile usarlo per altri scopi, con link verso:

  • L’URL del knowledge graph dell’individuo.
  • La sua pagina Wikipedia, un profilo Freebase o Crunchbase.
  • Altre fonti affidabili in cui l’individuo è menzionato online.

Inoltre, vale la pena ricordare che ci sono più motori di ricerca che usano Schema oltre a Google, quindi elencare i profili social usando sameAs è probabilmente ancora un buon approccio.

  1. Organization

Lo schema organization è senza dubbio uno dei migliori per supportare gli sforzi EEAT e offre una varietà di proprietà che possono fornire un contesto aggiuntivo sulla nostra azienda o brand, come ad esempio:

  • address
  • duns
  • founder
  • foundingDate
  • hasCredential
  • knowsAbout
  • memberOf
  • parentOrganization

Molte aziende implementano lo schema organizzazione senza sfruttare questi campi o le molte altre proprietà disponibili. Sul fronte pratico, sarebbe utile incorporare tutte queste informazioni nella pagina più pertinente della nostra organizzazione (generalmente una pagina “Chi siamo” o “Contatti”), contrassegnandola di conseguenza.

  1. Author

Autore è una proprietà Schema che può essere utilizzata per qualsiasi tipo che rientra nella classificazione CreativeWork o Review, ad esempio Article o NewsArticle.

Questa proprietà deve essere utilizzata come markup per la firma dell’autore su un contenuto. I tipi previsti per author sono Person o Organization, quindi se il nostro sito pubblica contenuti per conto dell’azienda è importante indicare l’autore come organizzazione e non come persona.

  1. reviewedBy

La proprietà reviewedby è una grande opportunità per mostrare un buon livello di EEAT di un sito: se usiamo revisori esperti sui nostri contenuti (ad esempio consulenti medici o legali), potrebbe essere utile inserire il loro nome sulla pagina per dare un segnale di accuratezza, usando appunto la proprietà per indicare il nome della persona o dell’organizzazione.

Si tratta di un ottimo approccio da utilizzare quando agli autori regolari del sito potrebbe mancare EEAT o una forte presenza online, mentre invece i revisori sono veri esperti con una presenza online nota,  e può aiutare ad esempio i siti o le pagine che trattano topic YMYL, dove il peso della competenza è più forte secondo Google.

  1. Citations

Utilizzando la proprietà citations possiamo elencare le altre pubblicazioni, articoli o lavori creativi citati all’interno dei contenuti o dei link presenti in pagina. È un buon sistema per mostrare ai motori di ricerca che facciamo riferimento a fonti autorevoli e affidabili per supportare il nostro lavoro, che rappresenta una grande strategia per EEAT.

Inoltre, elencare le citazioni nel markup Schema può aiutare a posizionare il brand in relazione agli altri a cui ci stiamo associando, e quindi potenzialmente fornire a Google informazioni qualitative sulla nostra affidabilità.

I dati strutturati per migliorare EEAT delle pagine

La libreria Schema.org viene continuamente aggiornata e ampliata, quindi è sempre utile controllare le novità. E anche se non sono un fattore di ranking diretto (come chiarito più volte pubblicamente), Google raccomanda costantemente di usare il più possibile i dati strutturati per aiutare il suo motore di ricerca a dare un senso al nostro sito.

Si può infatti presumere che, comprendendo meglio i contenuti e le entità inclusi nel sito grazie ai dati strutturati, Google potrà ottimizzare e migliorare il lavoro per valutare la qualità complessiva del sito e i suoi parametri di EEAT.

Segnali EEAT per Google: 8 elementi da aggiungere alle pagine del sito

I dati strutturati possono quindi aiutare ad aumentare la E-E-A-T percepita, e il contributo di Andrei Prakharevich ci permette di individuare altri 8 segnali da aggiungere alle pagine per migliorare l’E-E-A-T per Google.
Questi semplici interventi ovviamente servono solo da supporto alle nostre pagine, per cercare di convincere Google del livello di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità che abbiamo raggiunto, ma di certo non basta solo la creazione di qualche pagina in più o l’inserimento di informazioni aggiuntive.

Il punto di partenza resta sempre la creazione di contenuti di qualità, possibilmente creati da esperti veri: il passo successivo è usare queste strategie per comunicare a Google il valore di questi contenuti e cercare di trarne beneficio (anche) in termini di ranking.

  1. Aggiungere (e curare) la biografia dell’autore

Uno dei modi più comuni per conferire autorità ai nostri contenuti è farlo scrivere da un esperto comprovato o, almeno, da una persona che possa sembrare un esperto. Questo è il motivo per cui potrebbe essere preferibile indicare apertamente gli autori dei contenuti anziché marcare il testo con il nome del brand o con la dicitura staff/redazione.

Al momento, le best practices per rendere noto l’autore prevedono di indicarne il nome nella pagina dell’articolo e poi collegare tale nome a una pagina biografica, pubblicata sempre sullo stesso sito web.
Pagina profilo dell'autore
Questa pagina profilo, che serve a dare importanza al nome, ci aiuta a mostrare varie informazioni e – seguendo le ultime tendenze della SEO – possiamo considerarla quasi come un microsito, aggiungendo una varietà di media e link. In genere, la pagina bio dell’autore include i seguenti dati:

  • Foto
  • Nome
  • Titolo di lavoro
  • Descrizione
  • Link ai profili sui social media
  • Esperienza (anni sul campo, lavori pubblicati, progetti, ecc.)
  • Altri articoli pubblicati sul sito
  • Linktree

Inoltre, possiamo fare un altro passo avanti e rafforzare le informazioni sull’autore con i dati strutturati, così come indicato in precedenza.
Esempio di pagina dell'autore con tag

Lo schema article si usa nella pagina dell’articolo per evidenziare il nome dell’autore e altri dettagli sul contenuto stesso: si può aggiungere manualmente, attraverso un plug-in o con l’Assistente per il markup dei dati strutturati di Google.

Nella pagina biografica dell’autore, invece, possiamo usare lo schema person, che consente di taggare tutti i tipi di dettagli personali (fondamentalmente, quelli elencati sopra, come foto, descrizioni, link eccetera), badando in particolare a implementare correttamente la proprietà sameAs che permette di taggare i link ad altri profili dello stesso autore, il che aiuta Google a riconoscere la persona e stabilirla come entità.

Al momento non c’è possibilità di usare il tool di Google per implementare il markup person, che quindi può aggiunto solo manualmente o con un plug-in dedicato.

  1. Aggiungere una data all’articolo

Google ha affermato più volte che la data dell’articolo e la freschezza dell’articolo in generale non sono fattori di classificazione, ma ciò nonostante la comunità SEO ha portato avanti vari esperimenti per verificare o confutare queste affermazioni (ad esempio modificando le date di tutti gli articoli su un sito Web o rimuovendo del tutto le date), senza che però si sia individuata un’unica strategia che funzioni meglio per tutti.

Ad ogni modo, ciò che sappiamo è che la data dell’articolo è considerata importante per accedere a Google News ed è elencata nella sezione sulla trasparenza delle norme del servizio di notizie di Google; anche se non ci sono certezze se questa rilevanza si estenda (o meno) agli articoli non-news, è comunque un segnale del fatto che per Google le date contribuiscono alla credibilità dei contenuti in generale.

Quindi, anche nell’interesse della piena trasparenza, il consiglio è di includere sia la data di pubblicazione sia la data dell’ultimo aggiornamento dell’articolo, utilizzando l’article schema per evidenziarla.

  1. Uso delle fonti e citazioni

Per Prakharevich, “la comunità SEO è fissata sul guadagnare autorevolezza attraverso i backlink, facendo in modo che altre pagine si colleghino alla tua pagina, ma puoi effettivamente ottenere una certa autorità collegandoti ad altre fonti di informazioni credibili nel tuo campo”.

Secondo la sua esperienza, i proprietari di siti Web sono spesso riluttanti a linkare verso altri siti Web, “perché hanno paura di perdere traffico e sprecare link juice“, ma questa non dovrebbe essere una grande preoccupazione “fintanto che linki a siti non concorrenti” e in qualche modo “sminuisci l’importanza di tali collegamenti, impostandoli in un modo noioso che non incoraggia i clic”. Per i siti nuovi, in particolare, i vantaggi potenziali derivanti dall’essere associati ad altri siti autorevoli “superano di gran lunga i rischi di versare un po’ di link juice”.

Ci sono alcuni modi in cui possiamo incorporare i riferimenti alle fonti nelle nostre pagine, come ad esempio l’inserimento di:

  • Crediti per le immagini.
  • Citazioni da esperti del settore.
  • Link correttamente ancorati all’interno del testo.
  • Blocchi di riferimenti dedicati alla fine della pagina.

Esempio di riferimenti in pagina con link esterni

Per l’esperto, proprio i blocchi di riferimenti sono un po’ sottovalutati negli “articoli regolari”, ma è “uno spreco, perché soddisfano tutti i criteri per un dispositivo SEO perfetto: la sezione è chiaramente intitolata a beneficio di Google, ogni fonte è descritta correttamente e il tutto sembra troppo noioso perché i lettori reali facciano clic su qualsiasi cosa”, come nell’esempio da Wikipedia.

  1. Inserire pagine policy

Sono molteplici i documenti Google che sottolineano come avere pagine di norme e assistenza clienti facilmente accessibili sia molto importante per la credibilità e la facilità d’uso di un sito web, e i quality rater hanno lo specifico incarico di cercare queste pagine al fine di stabilire l’affidabilità del sito.

Esempio di policy da aggiungere al footer

Ne consegue, quindi, che può essere utile creare pagine dedicate a tutti i tipi di policy pertinenti al nostro sito e di linkarle nel footer, specialmente se stiamo eseguendo più promozioni e programmi di fidelizzazione dei clienti.

  1. Fornire dettagli dell’azienda

In maniera un po’ simile al punto precedente, un altro segnale di trasparenza è la divulgazione di informazioni sull’azienda stessa: se forniamo beni, servizi, consigli o anche solo informazioni, gli utenti hanno interesse a vedere chi c’è dietro il sito. Essere trasparenti sulla proprietà del sito è un forte segnale EEAT – e, nel senso più pratico, serve anche perché c’è qualcuno da ritenere responsabile nel caso qualcosa vada storto.

Alcune delle pagine che possono aiutarci a creare un senso di trasparenza sono:

  • About (vision, mission, storia, vantaggi competitivi)
  • Team
  • Il nostro ufficio
  • Dettagli del contatto

Queste quattro pagine raccontano l’azienda da diverse angolazioni: “questo è quello che facciamo, chi siamo, dove lavoriamo, ed è così che puoi entrare in contatto con noi”, rendendola per così dire tangibile e offrendo un senso di sicurezza alle persone che navigano il sito.

I dettagli sull'attività da inserire nei dati strutturati

Anche in questo caso, i dati strutturati ci aiutano affinché Google riconosca il nostro tentativo di trasparenza, e possiamo taggare i dettagli aziendali divulgati dalle nostre pagine utilizzando il markup Local Business.

  1. L’approccio agli UGC, i contenuti generati dagli utenti

Avere contenuti generati dagli utenti sul sito può essere un modo per “dimostrare che il tuo sito web attrae utenti reali e li coinvolge abbastanza da lasciare commenti e recensioni”, e quindi può valere la pena, in termini di EEAT, consentire ai visitatori di lasciare commenti, recensioni, domande e altri tipi di UGC.

Come sappiamo, però, questo è anche uno dei fronti più comuni di spam e Google potrebbe effettivamente penalizzare il sito a causa di una sezione di commenti non adeguatamente mantenuta, ma con alcune contromisure si possono evitare problemi – ad esempio impedendo la creazione automatica di account, attivando le funzioni di moderazione e revisionando i contenuti degli utenti per cercare eventuali post generati automaticamente, link spam o commenti dannosi che potrebbero diffondere informazioni sensibili o offendere altri utenti.

  1. Servire pagine HTTPS

Non ci sono molti dubbi sull’importanza di HTTPS come segnale di affidabilità di un sito, ribadito sia dalle linee guida per i quality rater che dalla Page Experience (di cui è uno dei fattori tecnici, insieme ai Core Web Vitals, all’ottimizzazione per dispositivi mobili e all’assenza di interstitial).

Perciò, se non abbiamo ancora abilitato HTTPS sul sito è bene verificare con il provider di hosting (che spesso offrono un SSL gratuito) o ottenere un certificato SSL gratuito da Let’s Encrypt, che però deve essere aggiornato ogni sei mesi.

  1. Sfruttare i segnali esterni

L’ultimo consiglio di Prakharevich “è un po’ un trucco”, perché i segnali esterni non vengono aggiunti al sito web di per sé, ma contribuiscono a rafforzare il profilo EEAT generale e possono anche essere “controllati”, come nel caso del profilo backlink e della scheda Profilo dell’attività (già Google My Business).

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La qualità e le dimensioni del profilo backlink del sito “sono gli unici segnali EEAT che Google può misurare algoritmicamente”, ma ovviamente dobbiamo cercare di inviare il segnale opposto, ovvero un profilo innaturale con backlink provenienti da pagine o siti spam.

Se abbiamo una sede commerciale, poi, una scheda è fondamentale, perché questo strumento è ora la directory aziendale definitiva e il luogo chiave a cui gli utenti si andare per conoscere un’attività commerciale locale.

Esemepio di elenco Google My Business

La qualità del Profilo – ovvero la completezza delle informazioni, il numero di recensioni e la valutazione media – vengono presi in considerazione per il posizionamento su Google Maps, così come su altre piattaforme Google. Inoltre, il profilo dell’attività è anche uno dei posti che i quality rater controllano quando valutano la posizione EEAT di un brand, motivo per il quale è cruciale curare bene le informazioni inserite. Un ulteriore passo avanti sarebbe incentivare i feedback degli utenti, rispondendo alle recensioni positive, provando a risolvere i problema segnalati da quelle negative e incoraggiando la nostra base di clienti ad andare su Google e lasciare effettivamente una recensione.

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