Esiste una tecnica rapida e veloce per rubare traffico ai nostri competitor – certo, il verbo scelto non è elegante, forse, ma descrive ciò che più o meno facciamo continuamente nelle attività editoriali. Parliamo di analisi del content gap o content gap analysis, una strategia che permette di trovare nuovi spunti e idee per il nostro piano editoriale analizzando le parole chiave che le persone ricercano e che portano più traffico ai nostri diretti competitor. Si tratta quindi di identificare e colmare le “lacune” informative che esistono tra il nostro sito e quelli dei competitor, che rappresentano dei “buchi” che invece gli avversari sfruttano, per provare a invertire la rotta e smettere di perdere opportunità redditizie.
Che cos’è e a cosa serve la content gap analysis
L’analisi del content gap è un processo di ricerca che ci permette di scoprire quali argomenti o parole chiave i nostri concorrenti stanno coprendo in maniera efficace, mentre noi no.
Eseguire una content gap analysis è quindi un modo intelligente per individuare le “lacune” nei nostri contenuti e ottenere spunti da trasformare in contenuti strategici che attireranno più traffico, convertiranno più clienti e forniranno ancora più valore al nostro pubblico di destinazione.
In sostanza, questo processo ci aiuta a trovare le keyword per le quali i nostri concorrenti si classificano in SERP mentre il nostro sito web è assente.
Il significato di gap analysis
In gergo giornalistico, si definisce buco quando sul giornale non è trattata una notizia molto rilevante di cui invece si parla sugli altri giornali competitor; in pratica, è il contrario dello scoop – una notizia data in esclusiva da un solo giornale – ed è considerato uno dei più grandi errori che la redazione possa commettere, perché indirizza i lettori verso i concorrenti alla ricerca dell’informazione che ha destato tanto interesse.
Lo stesso meccanismo vale anche per i contenuti editoriali sul Web, dove si utilizza l’espressione content gap per indicare appunto i contenuti (topic rilevanti e keyword) che sono assenti su un sito e che invece sono ben trattati dai suoi competitor, posizionando le relative pagine su Google e conquistando così le visite e le conversioni degli utenti.
Più in generale, la gap analysis o analisi del gap è una metodologia utilizzata in ambito manageriale per valutare e identificare la differenza (appunto il “gap”) tra la situazione attuale di un’organizzazione e i suoi obiettivi futuri desiderati. Questo tipo di analisi si concentra su vari aspetti dell’operato aziendale, come le performance, le competenze, i processi e le tecnologie, e ha l’obiettivo è di rilevare le aree che necessitano di miglioramento per permettere all’azienda di raggiungere il suo stato ideale.
Analisi del gap di contenuti: migliorare il posizionamento studiando i competitor
La content gap analysis è un processo per scoprire idee di contenuti che mancano nel nostro sito web ma sono invece trattati dalle pagine dei nostri principali competitor, che anzi ottengono da queste traggono rilevante traffico organico. L’analisi può riguardare landing page, social media, contenuti scaricabili e qualsiasi altro contenuto di nostra proprietà, ma solitamente si concentra sul blog o sul sito nella sua interezza, per ottimizzare il livello dei contenuti proposti e, al tempo stesso, il modo in cui guidiamo i visitatori in ogni fase della loro journey.
Possiamo ipotizzare con sufficiente sicurezza che la maggior parte delle aziende o delle persone che utilizzano qualsiasi tipo di tattiche SEO di solito pubblicano contenuti con l’obiettivo di arrivare sulla prima pagina di Google.
In molti casi, però, rischiamo di mettere in campo una strategia dispersiva e poco utile: facciamo una keyword research per cercare gli argomenti che sembrano potenzialmente più interessanti, magari lanciamo un rapido raffronto con alcuni dei competitor, e poi lavoriamo alla produzione di contenuti da pubblicare sul sito.
In realtà, partire studiando ciò che è già disponibile per le principali parole chiave ci permette di trovare facilmente e rapidamente molte idee su quali contenuti creare successivamente, ed è un modo più diretto ed efficace per sapere (almeno orientativamente) quale tipo di contenuto piace al motore di ricerca perché più rilevante rispetto alle esigenze degli utenti – in altri termini, quali caratteristiche possono aumentare le possibilità di ottenere quel ranking.
Con l’analisi del content gap, infatti, possiamo ottenere dati e insights preziosi per elaborare una strategia di contenuto più mirata, individuando opportunità inesplorate e rispondendo a domande che il nostro pubblico si pone, ma che non abbiamo ancora affrontato. Inoltre, ci aiuta a comprendere meglio il nostro target e a rafforzare la nostra presenza online, servendo contenuti che soddisfano specifiche esigenze informative.
Perché è utile la content gap analysis
In sintesi, questo lavoro è utile perché ci consente di allinearci meglio con le intenzioni di ricerca degli utenti e di rispondere in modo più efficace alle loro esigenze, realizzando ovviamente contenuti perfetti che offrano un valore aggiunto che ci distingue dai competitor.
Inoltre, ci aiuta a ottimizzare il nostro calendario editoriale, investendo risorse in contenuti che hanno maggiori possibilità di generare traffico qualificato e conversioni.
Più precisamente, un’analisi del gap di contenuto può portarci una serie di vantaggi, tra cui:
- Identificare quali topic e quali tipi di contenuto mancano sul nostro sito, individuando i punti in cui manchiamo di contenuti cruciali per i clienti che si spostano lungo il loro percorso, snodi in cui le persone potrebbero facilmente andarsene e preferire direttamente un concorrente con informazioni più rilevanti.
- Scoprire argomenti che si collegano e risuonano con il nostro pubblico di destinazione.
- Trovare falle nella nostra strategia, da riempire con contenuti di qualità: rafforzare la SEO migliorerà l’autorità del sito, attirando nuovi contatti e clienti per la nostra attività.
- Il processo di analisi del divario di contenuti implica la definizione di obiettivi concreti, la comprensione profonda delle Buyer Personas, la mappatura del percorso dell’acquirente, l’esecuzione di ricerche di mercato e della concorrenza e la conduzione di un audit delle nostre risorse di contenuti.
Dopo aver identificato le lacune, possiamo colmarle e sviluppare contenuti freschi, pertinenti e accattivanti che il pubblico apprezzerà.
L’analisi del gap ci permette anche di rendere il percorso del cliente più agevole e facile da seguire, attivando esperienze più olistiche e connesse che soddisfano le esigenze delle persone in ogni fase e le aiutano a muoversi più rapidamente attraverso il funnel di vendita.
Questa verifica dei contenuti presenti sui siti competitor, ma assenti sulle nostre pagine, ci permette di individuare le lacune e le parti di contenuto del nostro sito che hanno prestazioni insufficienti; in particolare, ci possiamo concentrare sull’analisi di aspetti quali:
- Freschezza dei contenuti – quando è stato pubblicato o aggiornato l’ultima volta il contenuto.
- Completezza – la pagine fornisce all’utente tutti i dettagli a cui potrebbe essere interessato per completare il suo obiettivo e intento.
- Domande senza risposta – assenza di informazioni cruciali.
- Usabilità – l’utente può leggere e capire facilmente cosa c’è nella pagina.
- Intenzione dell’utente – livello di soddisfazione dell’user intent.
- Fattore wow – grado di piacevolezza, interesse ed engagement del contenuto, tale da favorire la condivisione da parte degli utenti.
Come fare una content gap analysis
Ci sono vari modi per eseguire un’efficace content gap analysis con cui tener d’occhio le strategie dei competitor, verificare la nostra content strategy e migliorare la SEO del sito: con SEOZoom abbiamo una serie di strumenti che ci accompagnano in questo processo nell’area dedicata alla Competizione, oltre a una funzione più specifica chiamata proprio Content Gap che, come vedremo dopo in dettaglio, permette di capire cosa manca al nostro contenuto per essere davvero rispondente al search intent individuato da Google.
Ma ci sono anche altri metodi per eseguire questa analisi, e Alex Valencia su Search Engine Journal ci offre i suoi consigli per individuare i buchi di contenuto presenti nel nostro sito, colmarli e guadagnare posizioni e traffico su Google.
Prima di lanciarci a capofitto nel processo, però, è importante soffermarci sull’analisi preventiva di alcuni prerequisiti, e in particolare identificare in anticipo gli obiettivi primari che vorremmo raggiungere e comprendere con precisione chi è il pubblico di destinazione a cui facciamo riferimento e che vogliamo intercettare.
Per quanto riguarda gli obiettivi, dobbiamo chiederci perché stiamo analizzando i contenuti del nostro sito confrontandoli con quelli dei competitor, e poi ancora prevedere cosa speriamo di ottenere attraverso questo processo e cosa vogliamo migliorare; gli obiettivi potrebbero concentrarsi su traffico, lead, ranking dei motori di ricerca e qualsiasi altra cosa che ci aiuterà a migliorare la tua strategia di content marketing e ottenere risultati migliori.
Sul versante pubblico di destinazione, invece, dobbiamo innanzitutto avere consapevolezza di quanto conosciamo il nostro target, di quale sia il suo livello di interazione col sito e con i contenuti, e poi mappare le Buyer Personas identificando elementi come dati demografici di base, interessi, bisogni, tratti comportamentali, sfide e punti deboli.
Individuare e colmare i buchi di contenuto
Secondo l’esperto, per essere efficace la content gap analysis deve portare all’identificazione di parti di contenuto mancanti che potrebbero e dovrebbero allinearsi con le varie fasi del customer journey dell’audience di riferimento. Lavorando in questo modo, troveremo i buchi da riempire con nuovi contenuti, che renderanno più facile per gli utenti trovare il nostro sito e acquistare i nostri prodotti.
Il primo passo è analizzare la proposta di contenuti esistenti, che ci permette di vedere dove rischiamo di perdere risorse preziose che “potrebbero guidare i lettori fino al punto di acquisto”, seguito dall’individuazione di nuove opportunità di keyword che al momento non stiamo sfruttando con i contenuti esistenti.
In genere, una analisi dei gap nel contenuto prevede un audit su:
- Pagine web.
- Articoli del blog.
- Contenuti sui social media.
- Landing page.
- Ebook e risorse scaricabili.
- Altri content asset.
Mappare i contenuti rispetto alla buyer’s journey
Non tutti i visitatori “che accedono al nostro sito web saranno pronti per l’acquisto”, ricorda l’autore: spesso sono semplicemente alla ricerca di informazioni, vogliono confrontare le loro opzioni o fare acquisti per la soluzione migliore.
Il nostro obiettivo è quindi provare a creare contenuti per ogni fase della buyer’s journey, che sia quella della consapevolezza dei problemi, della consapevolezza della soluzione o in quella finale del suo percorso di acquisto.
Molti brand si concentrano sulla creazione di contenuti informativi sotto forma di blog post per attirare un pubblico più ampio e pagine “money” per convertire quegli utenti in acquirenti: questa strategia può però creare gap per le persone che stanno ancora valutando varie opzioni e non trovano quindi ciò che serve loro.
Organizzare i contenuti per il funnel
Nel condurre la content gap analysis, l’esperto consiglia di identificare la presenza di contenuti per le classiche fasi del funnel – Awareness, Consideration, Decision e Success – per ciascuna delle offerte del nostro sito web (servizi, prodotti, compilazioni di form, download e così via), così da non far cadere gli utenti in questi “buchi”.
Le pagine di awareness sono costruite intorno a keyword correlate a un problema che il pubblico sta affrontando: questi contenuti aiutano ad affrontare questo problema e offrono informazioni preziose, ma non convertono immediatamente il lettore in un cliente.
Nella fase di consideration, le persone stanno confrontando varie soluzioni al loro problema e potrebbero quindi essere interessati a leggere guide comparative, recensioni o post con i “best of”. Possiamo creare contenuti che confrontino il nostro servizio / prodotto con quello dei competitor, o semplicemente proporre il nostro brand come una delle tante soluzioni in un round-up post (un post di raccolta di opinioni o di recensioni su un topic/prodotto/servizio).
La fase decisionale è quella in cui si trovano la maggior parte delle pagine “money“, come le pagine di vendita o le pagine di servizio, che servono come punto di controllo finale prima che un utente completi l’acquisto o richieda un contatto. Queste pagine devono essere maggiormente brandizzate rispetto a quelle precedenti.
Infine, il contenuto per la fase success serve a rassicurare i clienti che otterranno il risultato desiderato: rientrano in questa categoria una semplice pagina di ringraziamento o una più complessa sequenza di e-mail di follow-up che mette in collegamento gli utenti con un’assistenza continua o chiede loro un feedback.
I 4 passaggi per fare un’analisi del content gap
Il lavoro dell’analisi di content gap non è semplicemente setacciare i post del blog per scoprire se stiamo perdendo idee per contenuti stuzzicanti: Valencia ci accompagna quindi in un processo step-by-step alla ricerca di evidenti buchi nei nostri contenuti, spiegando i 4 passaggi per colmare le lacune e realizzare una migliore content strategy.
- Mappare il percorso dell’utente
L’autore suggerisce di iniziare dalla mappatura del percorso dell’acquirente, per identificare i passaggi che l’audience deve eseguire per passare da A a B a C: in pratica, questo significa letteralmente disegnare o scrivere le domande principali del pubblico, le varie opzioni che potrebbero prendere in considerazione, ciò che stanno cercando prima di acquistare e quali call to action potrebbero spingerli più probabilmente a contattarci.
Per esempio:
- Il proprietario di una piccola impresa potrebbe avere difficoltà a far quadrare le sue finanze.
- Tenendo presente questo problema, cerca “come gestire le finanze della mia piccola impresa”.
- Ciò produce diversi articoli che parlano degli “X modi migliori per gestire le finanze aziendali”. Fa clic su un articolo intitolato “10 metodi per tenere sotto controllo le finanze delle piccole imprese”.
- Questo articolo fornisce 10 suggerimenti utili, uno dei quali è l’utilizzo di un software di amministrazione e contabilità online.
- Il titolare dell’attività torna su Google e cerca “il miglior software di contabilità online”.
- Viene indirizzato a un roundup post con i primi cinque fornitori di software di contabilità.
- L’imprenditore effettua una ricerca per due di queste società, confrontando i pro e i contro di ciascuna.
- Una volta assicuratosi di quale azienda sia meglio per le sue esigenze, atterra sulla pagina di iscrizione dell’azienda e si iscrive per una prova gratuita.
- Dopo circa una settimana, la compagnia fa follow-up con una sequenza di e-mail che promuove il suo software di contabilità a pagamento.
- Convinto da questo processo, l’imprenditore decide di sottoscrivere un abbonamento a pagamento.
Questo elenco ci permette di vedere dove nascono diverse opportunità per creare contenuti in ogni fase del viaggio di questo acquirente: il nostro obiettivo è mappare questo aspetto per la nostra attività, in base ai vari servizi e / prodotti che abbiamo da offrire.
- Condurre ricerche di mercato
Uno dei modi migliori per trovare idee di contenuto che siano in linea con ciò che desidera il nostro pubblico è semplicemente “chiedere loro cosa vogliono”. Fare un sondaggio di ricerca di mercato ci può aiutare a scoprire le domande più scottanti, le preoccupazioni, i punti deboli, le esigenze e gli obiettivi del target audience.
Dai feedback così ottenuti possiamo modellare di conseguenza la strategia dei contenuti del sito web.
Tra le domande da porre, Valencia suggerisce di includere:
- Quali domande hai su [topic]?
- Con cosa hai più difficoltà quando si tratta di [topic]?
- Quali soluzioni hai provato in passato?
- Perché queste soluzioni non hanno funzionato per te?
- Quali sono le tre cose principali che stai cercando in un [servizio / prodotto]?
- Dove vai per trovare / cercare soluzioni come [servizio / prodotto]?
- Qual è il fattore decisivo tra la scelta di [Soluzione A] o [Soluzione B]?
Le risposte che otterremo alla nostra indagine di ricerca di mercato ci forniranno un tesoro di idee per i contenuti, tutte in linea con le reali esigenze e preoccupazioni dei nostri potenziali clienti.
- Analizzare il contenuto del nostro sito web
Mentre vanno avanti le pubblicazioni o condivisioni di contenuti su una varietà di piattaforme, è importante essere sicuri che i contenuti del nostro sito siano, come minimo, in linea con il percorso dell’acquirente e non lascino gap per i potenziali clienti.
Dobbiamo quindi lanciare una scansione del sito per tutti gli URL e determinare come (o se) si allineano a ciascuna fase, così da scoprire se mancano contenuti che colmano il divario tra una fase e l’altra.
Ad esempio, se siamo uno studio legale, abbiamo un articolo intitolato “Come presentare istanza di divorzio”, una call to action che dice “Assumi un avvocato” con link alla pagina di contatto, potremmo scoraggiare le persone che non sono ancora sicuri di aver bisogno di un avvocato.
Una strategia migliore potrebbe essere indirizzare a un articolo come “12 cose da sapere prima di assumere un avvocato divorzista” o “4 passaggi per trovare il miglior avvocato divorzista nella tua zona”, in modo da poter dare informazioni ai lettori prima di colpirli con il nostro invito all’assunzione.
Può essere anche utile sfruttare i tool per la keyword research per analizzare le nostre pagine e verificare se ci sono temi affini o keyword correlate per cui non abbiamo contenuti posizionati, sempre nell’ottica di cogliere tutte queste opportunità per massimizzare il traffico e consolidare la canalizzazione dei contenuti.
- Spiare i contenuti dei competitor
Capire ciò che manca nel nostro sito significa spesso riuscire a fare una sorta di processo di eliminazione, ma per trovare buchi aggiuntivi e più gravi è opportuno monitorare ciò che stanno facendo i nostri concorrenti e confrontare i progetti.
Se il funnel di un competitor è più o meno uguale al nostro, possiamo approfondire l’indagine e osservare quali contenuti ha creato per guidare gli utenti da una fase all’altra. Ad esempio, i suoi articoli indirizzano immediatamente i lettori a una pagina di contatto, oppure ci sono altri contenuti che nutrono l’utente prima dell’acquisto (come guide comparative, pagine di domande frequenti, casi di studio, eccetera)?
È sempre importante ricordare che non sempre “ciò che funziona per un sito va bene anche per un altro” e, in generale, non possiamo copiare acriticamente la strategia del concorrente. Più utile è sfruttare la competitive analysis per scoprire dove potrebbero esserci crepe nella nostra strategia, in modo da “poter inventare qualcosa di meglio di quello che stanno facendo i concorrenti”.
Attenzione ai buchi!
Molti professionisti del marketing e imprenditori commettono l’errore di concentrarsi sulle pagine “money” per spingere la vendita, o su articoli informativi di blog per attirare i lettori.
In realtà, conclude Valencia, non solo abbiamo bisogno di entrambe le tipologie, ma anche di contenuti che colmino il gap tra ogni fase del percorso dell’acquirente, da quando sono per la prima volta “consapevoli del problema” a quando sono sul punto di prendere una decisione di acquisto.
Eseguire un’analisi del content gap è la chiave per trovare buchi nella nostra content strategy esistente, in modo da poter essere sicuro di creare nuove risorse di contenuto che generino traffico e incanalino gli utenti al punto di acquisto. Inoltre, ci offre la possibilità di identificare nuove opportunità di parole chiave in base a ciò che i competitor stanno (o non stanno) prendendo di mira.
Per essere efficace, questa analisi implica il controllo di ciò che abbiamo attualmente sul sito, e quindi la definizione di una strategia di contenuto che soddisfi gli utenti in più punti di contatto: solo così possiamo avere contenuti di valore, che trasforma che il pubblico più freddo in un cliente pronto per l’acquisto.
Come fare la content gap analysis con SEOZoom
Riuscire a identificare il divario tra domanda e offerta è fondamentale in qualsiasi tipo di attività e il mondo dell’online non fa certo eccezione, come detto: uno dei primi metodi per verificare le proprie carenze (oltre l’analisi dei dati che rivela prestazioni non esaltanti) è proprio il confronto con i competitor che invece risultano vincenti e che, evidentemente, hanno messo a punto strategie migliori o propongono contenuti che rispondono meglio alle esigenze di motori di ricerca e utenti.
Lo studio delle “lacune” del nostro sito web serve a capire quali sono le tendenze dei contenuti, consente di concentrarci su aree specifiche, di rafforzare la nostra reputazione online e di attirare traffico rilevante, ma soprattutto offre spunti e idee su come posizionare più in alto le nostre pagine in aree strategiche rispetto alla concorrenza.
Colmare il divario e ridurre le distanze (o preparare il sorpasso) è l’obiettivo di alcune feature presenti all’interno di SEOZoom, che consentono non solo di scoprire, analizzare e intervenire sui possibili “buchi” presenti rispetto ai contenuti vincenti dei competitor, ma anche di individuare le carenze di focus che una nostra pagina Web denota rispetto a quelle che stanno ottenendo prestazioni migliori su Google.
Nello specifico, le funzionalità di analisi del gap di contenuto con i competitor si trovano in quattro aree della suite, ovvero nei Progetti, tra le feature di analisi dominio, negli strumenti di Competizione e nei tool per la Keyword research.
Le quattro funzionalità di SEOZoom per l’analisi dei gap di contenuto
Come sanno i nostri utenti, inserire un sito a progetto è la scelta ottimale per gestire al meglio le strategie di ottimizzazione, con dati più aggiornati e funzioni più specifiche. Ed è proprio qui che si trova un apposito tool di studio e controllo dei divari di contenuto, raggiungibile dalla sezione Keyword: con Analisi Content Gap, SEOZoom ci propone un’analisi sulle keyword selezionate analizzando i competitor principali che trattano argomenti simili a quelli del sito a Progetto.
Per ogni parola chiave, nella tabella si trovano informazioni precise sui valori e sui volumi (ad esempio, tipologia di intent, volume di ricerca stimato, livello di Keyword Difficulty e Keyword Opportunity) che possono farci comprendere a colpo d’occhio il valore strategico di un contenuto ottimizzato per la visibilità organica.
Lo strumento ci può aiutare a trovare idee per contenuti su cui ancora non abbiamo preparato pagine o post, ma potrebbe anche mostrare keyword a cui abbiamo già dedicato dei contenuti, che però non hanno ottenuto un buon posizionamento in SERP. In tal caso, cliccando su una keyword, troveremo nella tabella a destra le pagine esistenti del sito web che trattano topic inerenti alla keyword, a cui potrebbe essere proficuo dedicare un intervento di ottimizzazione perché presentano un problema di focus del contenuto, a cominciare da mancata soddisfazione dell’intento di ricerca principale secondo Google.
Lavorando fuori dal “progetto” e allargando l’analisi a ogni tipo di sito, possiamo sfruttare gli strumenti della sezione “Competitor Organici” per eseguire rapidamente controllo e confronto dei dati del sito analizzati con quelli della diretta concorrenza online, automaticamente individuata da SEOZoom sulla base del livello di keyword in comune. Anche qui compare la funzione Content GAP, che elenca le Top keyword del Competitor per le quali al sito analizzato mancano contenuti in SERP.
Possiamo approfondire questi aspetti con il tool Dominio vs dominio, che ci consente di confrontare il nostro sito con un massimo di 5 competitor per scovare i loro punti di forza e identificare le aree tematiche dove potremmo essere più carenti.
Nello specifico, lo strumento elenca le Top keyword del Competitor rispetto alle quali non emergono contenuti presenti in SERP nel sito principale.
L’ultima funzione utile alla content gap analysis lo troviamo nella sezione keyword research, all’interno di Indaga Settore, lo strumento che ci accompagna ad analizzare una nicchia di riferimento, studiare i siti presenti, scoprire quali sono le keyword più interessanti di quella nicchia e, quindi, ottenere degli spunti per migliorare il nostro sito web scovando nuove parole chiave ad alta redditività, che hanno volumi interessanti ma pochi risultati indicizzati (o poco ottimizzati). Qui c’è “Content Gap”, che ci permette di scoprire se stiamo perdendo opportunità redditizie a causa di lacune nei contenuti del nostro sito, che presenta dei veri e propri “buchi” rispetto a quello che pubblicano i concorrenti e che le persone ricercano. Anche in questo caso la ricerca inizia inserendo un sito da analizzare: SEOZoom scandaglia il sito, il settore e i competitor, presentando poi una tabella con le keyword rilevanti per la nicchia, ma sulle quali il sito analizzato non presenta contenuti specifici o ha contenuti non posizionati nelle prime 50 posizioni di Google.
Mettere a fuoco il search intent con l’analisi dei competitor
In aggiunta a questi strumenti, gli algoritmi di SEOZoom ci supportano anche nell’individuazione di eventuali intent gap con i competitor, segnalando in varie tipologie di analisi tutte le keyword e i topic che per la pagina o la sezione del sito in esame dovrebbero essere rilevanti perché lo sono per i competitor riconosciuti dal sistema, ovvero scovare termini rilevanti e topic correlati che potrebbero sembrare irrilevanti, ma che Google si aspetta di trovare per l’argomento specifico perché cruciali per rispondere al search intent.
La soddisfazione delle intenzioni e delle esigenze delle persone che usano Google dovrebbe ormai essere il riferimento principale nella fase di keyword research e creazione dei contenuti, e le stesse voci pubbliche di Mountain View ci invitano da tempo a prestare attenzione all’analisi dei cambiamenti in atto nelle SERP del motore di ricerca più utilizzato del mondo.
Ad esempio, già nel 2018 il Senior Webmaster Trends Analyst di Google John Mueller si soffermava, all’interno di quello che ancora all’epoca si chiamava English Google Webmaster Central office-hours hangout, sul rinnovato approccio di Google nell’adattare le SERP per rilevare il search intent, spiegando in particolare come fosse cambiato il modo con cui il motore di ricerca interpreta l’intento dei ricerca dell’utente e, allo stesso tempo, il modo in cui i robots interpretano a quale intento di ricerca le pagine rispondano. Facendo una battuta, poi, Mueller aggiungeva che se un sito perde tante posizioni con gli aggiornamenti non significa semplicisticamente che il contenuto proposto è scarso, ma che “secondo l’intento dell’utente rilevato da Google quella pagina non è più la migliore risposta“. Allo stesso tempo, Mueller continuava a evidenziare come non esistesse un “magic bullet” o trucco per riuscire a posizionare un sito al di sopra degli altri, ma che bisogna lavorare su quelle che sono le possibili aspettative degli utenti e sul modo di accontentarle al meglio attraverso i contenuti del proprio sito, cercando anche di interagire con altri webmaster per confrontarsi sulle idee e sulle possibili soluzioni.
Questo confronto suggerito da Mueller può essere anche interpretato in un’altra direzione, spingendo proprio sull’analisi dei competitor per cercare di capire quale sia l’intent di ricerca dei lettori o, quanto meno, quale sia il tipo di richiesta che viene interpretata e premiata dai motori di ricerca, e quindi controllando i nostri contenuti per essere certi che la nostra strategia sia sempre focalizzata, intervenendo quando necessario con la creazione di nuovi articoli o con l’ottimizzazione di vecchi contenuti per scalare le classifiche.